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cioè si querela. Tene sta per tiene.12. Com' ei ver noi. Come egli è pieno di errore verso noi, cioè nel giudizio che fa di noi. 13-14. Che solo da

poi che ci ha conosciuti, è in grazia, cioè accetto e gradito, a Dio ed agli uomini. 15. E pente. E si duole:

E gliene dispiace.

Ancor (e questo è quel che tutto avanza)
Da volar sopra 'l ciel gli avea dať ali
Per le cose mortali,

Che son scala al Fattor, chi ben l'estima.
Che mirando ei ben fiso quante e quali
Eran virtuti in quella sua speranza,
D'una in altra sembianza

Potea levarsi all' alta cagion prima:

5

Ed ei l' ha detto alcuna volta in rima.

Or m' ha posto in obblio con quella donna
Ch'i'li die' per colonna

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Al fin ambo conversi al giusto seggio,

Io con tremanti, ei con voci alte e crude,

Ciascun per se conchiude:

Nobile donna, tua sentenza attendo.

Ella allor sorridendo:

Piacemi aver vostre questioni udite;
Ma più tempo bisogna a tanta lite.

Verso 1. Conversi. Rivolti. Al giusto seggio. Al tribunale della Ragione. 2. Con tremanti. Suppliscasi voci.

scuno de' due.

3. Ciascun. Cia

Per se. Per la

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5

sua parte. Dalla sua parte. Conchiude. Conchiude dicendo. - 7. A tanta lile. A sciorre, à decidere, tanta lite, cioè lite sì difficile o di tanto momento.

SONETTO LXXXI.

La sua grave età e i saggi consigli di lei lo fanno rientrare in se stesso,

Dicemi spesso il mio fidato speglio,

L'animo stanco e la cangiala scorza

E la scemata mia destrezza e forza:
Non ti nasconder più; tu se' pur veglio.
Obbedir a Natura in tutto è il meglio;

Ch' a contender con lei il tempo ne sforza.
Subito allor, com' acqua il foco ammorza,
D'un lungo e grave sonno mi risveglio:
E veggio ben che 'l nostro viver vola,

E ch'esser non si può più d' una volta ;
E'n mezzo 'l cor mi sona una parola
Di lei ch'è or dal suo bel nodo sciolta,

Ma ne' suoi giorni al mondo fu si sola,
Ch'a tutte, s'i' non erro, fama ha tolta.

Verso 1. Fidato. Fido. Speglio.
Specchio. - 2. Scorza. Cioè corpo.

4. Non ti nasconder più. A te stesso. Non dissimular più il vero a te medesimo.-5. In tutto. Onninamente. Dipende dalle parole è il meglio, non da obbedir. -6. Che il tempo ci toglie le forze, ne sforza, da

poter contrastare a lei, cioè alla Na-
tura. 10. Esser. Cioè al mondo. Vi-
yere. 14. Una parola. Intende di
qualche documento o ricordo morale
datogli da Laura.-12. Dal suo bel
nodo. Cioè dai lacci del corpo.
15. Ne' suoi giorni. Mentre visse.
Sola. Singolare. Senza pari.

SONETTO LXXXII.

Ha si fiso in Laura il pensiero, che gli par d'esser in cielo, e di parlar seco lei.

Volo con l'ali de' pensieri al Cielo

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Si spesse volte, che quasi un di loro
Esser mi par c' hann' ivi il suo tesoro,
Lasciando in terra lo squarciato velo.
Talor mi trema 'l cor d' un dolce gelo,
Udendo lei per ch' io mi discoloro,

:

Dirmi amico, or t'am' io ed or t'onoro,
Perc' hai costumi variati e 'l pelo.

Menami al suo Signor: allor m'inchino,
Pregando umilemente che consenta

Ch' i' sti' a veder e l'uno e l'altro volto.

Risponde: egli è ben fermo il tuo destino;
E per tardar ancor vent'anni o trenta,
Parrà a te troppo, e non fia però molto.

Verso 2. Di loro. Di coloro.
3. C' hann' ivi. Che hanno ivi. Di-
pende da loro. Il suo tesoro. Il lor
tesoro, che è Dio.-4. Lasciando. Cioè
avendo lasciato. Lo squarciato velo.
Cioè il loro corpo morto. -6. Per-
ch' io. Per cagion della quale io.
1. Tam' io. Ti amo io. 8. Perchè
hai variati, cioè cangiati, i costumi e
il pelo.-9. Menami. Mi mena. Per-
sona terza. Al suo Signor. Dinanzi a
Dio.-10. Pregando. Pregando lui,

cioè Dio. Consenta. Permetta. Conceda.-14. Sti. Stia. Cioè mi fermi, rimanga, in cielo. L'uno e l'altro volto. Cioè il volto di Dio e quel di Laura.

12. Egli. Voce che soprabbonda. Fermo. Fermato. Stabilito. Il tuo destino. Cioè che tu venga a star quassù in cielo. 13. E per tardar. E se questo tuo destino, cioè l'adempimento di esso, tarderà. 14. Parrà. Suppliscasi questo spazio di tempo, questa tardanza, o cosa simile.

SONETTO LXXXIII.

Sciolto da lacci d'Amore, infastidito e stanco di sua vita, ritornasi a Dio.

Morte ha spento quel Sol ch' abbagliar suolmi,
E 'n tenebre son gli occhi interi e saldi;
Terra è quella ond' io ebbi e freddi e caldi:
Spenti son i miei lauri, or querce ed olmi:
Di ch' io veggio 'l mio ben; e parte duolmi.
Non è chi faccia e paventosi e baldi

I miei pensier, nè chi gli agghiacci e scaldi,
Nè chi gli empia di speme e di duol colmi.
Fuor di man di colui che punge e molce,
Che già fece di me si lungo strazio,
Mi trovo in libertate amara e dolce:
Ed al Signor ch'i' adoro e ch' i' ringrazio,
Che pur col ciglio il ciel governa e folce,
Torno stanco di viver, non che sazio.

Verso 1. Abbagliar suolmi. Mi suole abbagliare. Vuol dire, m'abbagliava.-2. Gli occhi interi e saldi. Gli occhi puri e costanti. Cioè gli occhi di Laura. 3. E freddi e caldi. Nomi sostantivi.--4. Or querce ed olmi. Cioè divenuti querce ed olmi, alberi rozzi. 5. Di ch' io veggio 'l mio ben. Della qual cosa io veggo il mio bene, cioè veggo l'utile spirituale che

-

me ne segue. Parte, Insieme. Al me-
desimo tempo. Duolmi, Me ne duole.
6. Non è. Non ci ha. E paventosi
e baldi. Or paurosi ora arditi.
8. Colmi. Li colmi. 9. Di colui.
Cioè d'Amore.-12. Al Signor. Vuol
dire a Dio. - 15. Pur Solo. Sempli-
cemente. Folce. Regge. Sostiene.
14. Stanco di viver non che sazio.
Non
pur sazio ma stanco di vivere.

SONETTO LXXXIV.

Conosce i suoi falli; se ne duole; e prega Dio di salvarlo dall'eterna pena.

Tennemi Amor anni ventuno ardendo

Lieto nel foco, e nel duol pien di speme;
Poi che Madonna e 'l mio cor seco insieme
Saliro al ciel, dieci altri anni piangendo.
Omai son stanco, e mia vita riprendo

Di tanto error, che di virtute il seme
Ha quasi spento; e le mie parti estreme,
Alto Dio, a te devotamente rendo,
Pentito e tristo de' miei si spesi anni;

Che spender si deveano in miglior uso,
In cercar pace ed in fuggir affanni.
Signor, che 'n questo carcer m' hai rinchiuso,
Trammene salvo dagli eterni danni;

Ch'i' conosco 'l mio fallo, e non lo scuso.

Verso 3. Seco insieme. Insieme con lei.-4. Dieci altri anni piangendo. Suppliscasi: tennemi Amore.-5. Riprendo. Sgrido. Biasimo. -7. Ha quasi spento. Suppliscasi in me. Le

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mie parli estreme. L'ultima parte
della mia vita.
spesi.

- 9. Si spesi. Cosi 10. Deveano. Doveano.

12. In questo carcer. Cioè in questo

corpo.

SONETTO LXXXV.

Si umilia dinanzi a Dio, e, piangendo, ne implora la grazia al punto di morte.

I'vo piangendo i miei passati tempi

I quai posi in amar cosa mortale,
Senza levarmi a volo, avend' io l' ale
Per dar forse di me non bassi esempi.
Tu, che vedi i miei mali indegni ed empi,
Re del cielo, invisibile, immortale,
Soccorri all' alma disviata e frale,
E'l suo difetto di tua grazia adempi:
Si che, s'io vissi in guerra ed in tempesta,
Mora in pace ed in porto; e se la stanza
Fu vana, almen sia la partita onesta.

A quel poco di viver che m' avanza

Ed al morir degni esser tua man presta.
Tu sai ben che n' altrui non ho speranza.

Verso 2. Posi. Spesi.-5-4 Avend' io l'ale Per dar forse di me non bassi esempi. Bench'io avessi indole e disposizioni tali da poter forse fare opere non ignobili. —7. All'alma. All' alma mia. - 8. E supplisci il suo difetto colla tua grazia.-10. La stanza. Cioè la mia dimora in terra.

11. Vana. Senza utilità. La partita.
La mia partenza dal mondo. Cioè
la morte. Onesta. Onorevole.
13. Al morir. Al morir mio. Alla
mia morte. Degni. Si degni. Esser
presta. Esser pronta. Cioè porgere
-14. In altrui. In altri che

aiuto.

in te.

SONETTO LXXXVI.

Ei deve la propria salvezza alla virtuosa condotta di Laura verso di lui.

Dolci durezze e placide repulse,

Piene di casto amore e di pietate;
Leggiadri sdegni, che le mie infiammale
Voglie tempraro (or me n'accorgo) e 'nsulse;
Gentil parlar, in cui chiaro refulse

Con somma cortesia somma onestate;
Fior di virtù, fontana di beltate,

Ch' ogni basso pensier del cor m' avulse;
Divino sguardo, da far l'uom felice,

Or fiero in affrenar la mente ardita
A quel che giustamente si disdice,
Or presto a confortar mia frale vita;
Questo bel variar fu la radice
Di mia salute, che altramente era ita.

Verso quello. Dipende da ardila. Si di-
sdice. Sconviene. Sta male.-12. Pre-
sto. Pronto. Sollecito. -45. La radi-
ce. Il principio. La causa. — -14. Ita.

Verso 4. Insulse. Stolte.-5. Chiaro. Avverbio. Refulse. Risplendette. 8. Del. Dal. Avulse. Svelse. 9. Da. Tale da.. 10. La mente. La mia mente.-14. A quel. A far quello. Spacciata. Perduta.

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Era sì piena di grazie, che, in sua morte, partirsi del mondo Cortesia, ed Amore.

Spirto felice, che si dolcemente

Volgei quegli occhi più chiari che 'l sole,

E formavi i sospiri e le parole
Vive ch'ancor mi sonan nella mente,

Già ti vid' io d' onesto foco ardente
Mover i piè fra l' erbe e le viole,
Non come donna ma com' angel sole,
Di quella ch' or m' è più che mai presente;

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