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Poi, quando 'l verno l' aer si rinfresca,
Tepidi Soli e giochi e cibi ed ozio
Lento, ch'e' simplicetti cori invesca.

Verso 112. Il Signor gentile.Amore. — 115. D'altri tutti. Di tutti gli altri. Ad un laccio. Ad uno stesso laccio. 445. In grembo. Dentro. E vanitate in braccio. Vuol dir che gli amanti non istringono altro che ombre e cose vane. 116. Ferma. Stabile. Durevole. Noia. Dispiacere. Travaglio. 119. Penitenza. Pentimento. Dopo. Dietro. 120. Come fu nel re

Tarquinio per l'amor di Lucrezia, e in Paride per quello di Elena. 124. Suppliscasi erano o sono quivi. Di. Da. 125-126. E'l caldo tempo. E nel tempo caldo evvi su per l'erba fresca l'ombra di alberi folti e il venticello dolce di state.-127. Il verno. Nel verno. 128. Tepidi Soli. Sonovi, hannovi, Soli tepidi. 129. Lento. Pigro. Invesca. Învischia.

Era nella stagion che l'equinozio

Fa vincitor il giorno, e Progne riede,
Con la sorella, al suo dolce negozio.

O di nostra fortuna instabil fede!

In quel loco, in quel tempo ed in quell' ora
Che più largo tributo agli occhi chiede,
Trionfar volse quel che 'l vulgo adora:

E vidi a qual servaggio ed a qual morte
Ed a che strazio va chi s'innamora.
Errori, sogni ed immagini smorte

Eran d'intorno al carro trionfale;
E false opinioni in su le porte;

E lubrico sperar su per le scale;

E dannoso guadagno, ed util danno ;
E gradi ove più scende chi più sale;
Stanco riposo, e riposato affanno ;

Chiaro disnor, e gloria oscura e nigra ;
Perfida lealtate, e fido inganno ;

Sollicito furor, e ragion pigra;

Carcer ove si vien per strade aperte,
Onde per strette a gran pena si migra;
Ratte scese all' intrar, all' uscir erte;

Dentro, confusion turbida, e mischia
Di doglie certe e d'allegrezze incerte.

Verso 150. Era nella stagion che. Era la stagione in cui. L'equinozio. Di primavera. 131. Vincitor. Cioè più

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Jungo della notte. Progne. Cioè la rondine. Riede. Ritorna. - 132. Con la sorella. Con Filomena. Cioè coll' usi

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gnuolo. Al suo dolce negozio. Alla
cura del nido.
-155. Così esclama
mosso dal tornargli alla mente che in
quella stagione ebbe principio l'amor
suo, e che in quella medesima la sua
donna passò di vita.-154. In quel-
l'ora. Nell' ora del levar del sole. Veg-
gansi il settimo e l'ottavo verso del
Sonetto ventesimo della prima Par-
155. Tributo. Di lagrime.
136. Volse. Volle. Quel. Colui. Cioè
Amore. Che. Accusativo.-159. Smor-
te. Pallide. Cioè oscure, confuse.
141. In su le porte. Del palagio d'Amo-

te.

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re.-142. Lubrico sperar. Speranza sdrucciolevole. Cioè pericolosa o instabile.145. Dannoso. Cioè all'anima. Util. All' anima. 144. Gradi. Gradini. Scaglioni. 146. Disnor. Disonore. Nigra. Nera. 147. Perfida. Infida. - 148. Sollecito furor. Insania operosa. 149. Aperte. Larghe.

- 150. Onde. E dal quale. Per strette. Suppliscasi strade. Si migra. Si esce. Si parte. 151. Scese. Nome sostantivo. Intrar. Entrare. Erte. Nome sostantivo. Salite. 152. Turbida. Torbida. Mischia. Mischiata. Mista.

Non bolli mai Vulcan, Lipari od Ischia,
Stromboli o Mongibello in tanta rabbia.
Poco ama se chi 'n tal gioco s'arrischia.
In cosi tenebrosa e stretta gabbia

Rinchiusi fummo; ove le penne usate
Mulai per tempo e la mia prima labbia.

E'ntanto, pur sognando libertate,

L'alma, che 'l gran desio fea pronta e leve,
Consolai con veder le cose andate.

Rimirando, er' io fatto al Sol di neve,

Tanti spirti e si chiari in carcer tetro,
Quasi lunga pittura in tempo breve,

Che 'l piè va innanzi, e l'occhio torna indietro.

Verso 154. Vulcan. Isola vicina alla Sicilia.-155.In.Con.-156.Ama sè. Ama sè stesso. 157. Gabbia. Cioè prigione. 158-159. Le penne usate Mutai. Vuol dire incanutii. Dice le penne piuttosto che il pelo, continuando la metafora degli uccelli rinchiusi in gabbia. Per tempo. Immaturamente. Prima del tempo. * Non le mie prime labbia, come leggeva il Leopardi, ma la mia prima labbia, come ha letto, e doveva leggere il Carrer, e significa il giovenile aspetto, come dice nella prima Parte, Canzone

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prima, stanza seconda.*-161. L'alma. L'alma mia. Che. Accusativo. Fea. Facea. Leve. Leggera. Spedita. -162. Le cose andate. Le cose passate. Cioè i casi degli amanti più antichi. - 163. Io era divenuto di neve al sole, cioè mi struggea come neve al sole, rimirando. 164. Chiari. Famosi. In carcer telro. Nel carcere dove io era, cioè in quello di Amore. 165. Rimirandoli dico, come chi mira in tempo breve una lunga tela dipin166. Che. Nel mirar la qual pittura in tempo breve.

ta.

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Con queste e con alquante anime chiare

Trionfar vidi di colui che pria
Veduto avea del mondo trionfare.
Trionfo della Castità.

CAPITOLO UNICO.

Primieramente si consola del non essere egli stato risparmiato da Amore, veggendo che non lo furono nè gl' Iddii, nè gli uomini grandissimi; e appresso si conforta dell' essere stata da lui risparmiata Laura, scorgendo che Amore non ha ciò fatto di volontà, ma per più non potere. Poi descrive l'assalto d' Amore e di Laura, dimostrando la fierezza di quello per alcune comparazioni; e racconta la vittoria avuta da Laura sopra il nemico, e la confusione di esso. Indi nomina alcune donne che assistettero al trionfo di Laura, e segna il luogo dov' ella trionfò; e narra come parimente Scipione l'accompagnasse infino a Roma al tempio della Pudicizia, al quale ella consacrò le spoglie della vittoria, e diede Amore prigione in guardia al toscano Spurina e ad altri.

Quando ad un giogo ed in un tempo quivi
Domita l'alterezza degli Dei,

E degli uomini vidi al mondo divi;
I' presi esempio de' lor stati rei,

Facendomi profitto l' altrui male

In consolar i casi e dolor miei:
Che s' io veggio d'un arco e d' uno strale

Febo percosso e 'l giovine d'Abido,
L'un detto Dio, l' altr' uom puro mortale;

E veggio ad un lacciuol Giunone e Dido,

Ch' amor pio del suo sposo a morte spinse,
Non quel d'Enea com'è 'l pubblico grido;
Non mi debbo doler s' altri mi vinse

Giovine, incauto, disarmato e solo.
E se la mia nemica Amor non strinse,
Non è ancor giusta assai cagion di duolo :
Che in abito il rividi ch' io ne piansi;
Si tolte gli eran l' ali e 'l gire a volo.

Verso 1. Quivi. Nella prigione di Amore. 2. Domita. Doma.-5. Divi. Divini.-4. De'. Dai. Rei. Miseri.

5-6. Servendomi il male degli altri a consolarmi delle disavventure e delle pene mie. 7. D'un arco e d'uno strale. D' un medesimo arco e strale. Cioè dall' arco e dallo strale di

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Amore. 8. Il giovine d'Abido. Leandro. 10. Ad un lacciuol. A uno stesso lacciuolo. Suppliscasi prese. Dido. Didone. 11. Che. Accusativo. Del suo sposo. Di Sicheo. 12. Non l'amore di Enea, come ge neralmente si dice. 13. Altri. Cioè Amore. 44. Dipende dal pronome

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Non con altro romor di petto dansi
Duo leon fieri, o duo folgori ardenti,
Ch' a cielo e terra e mar dar loco fansi,
Ch'i' vidi Amor con tutti suo' argomenti

Mover contra colei di ch' io ragiono,
E lei più presta assai che fiamma o venti.
Non fan si grande e si terribil suono

Etna qualor da Encelado è più scossa,
Scilla e Cariddi quand' irate sono,
Che via maggior in su la prima mossa

Non fosse del dubbioso e grave assalto,
Ch'i' non credo ridir sappia nè possa.
Ciascun per se si ritraeva in alto,

Per veder meglio; e l'orror dell' impresa
I cori e gli occhi avea fatti di smalto.
Quel vincitor che prima era all' offesa,

Da man dritta lo stral, dall' altra l'arco,
E la corda all' orecchia avea già tesa.

Verso 19. Di petto dansi. Si danno di petto. Cioè: si avventano l'un contro l'altro, si vanno a scontrare, a urtare. 21. Che si fanno dar luogo dall' aria, dalla terra e dal mare. 22. Che. Dipende dal pronome altro, che sta nel principio della terzina antecedente. Argomenti. Arnesi. Strumenti. Armi. Macchine. Ingegni. 25. Mover. Verbo neutro. 24. E lei. Suppliscasi vidi muovere.

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26. Qualor. Qualvolta. Qualunque
volta. 28. Via. Vie. Assai.-29. Non
fosse. Suppliscasi il suono.-30. II
quale io non mi credo saper nè poter
dare ad intendere.-31. Ciascun per
se. Ciascuno dei circostanti per la sua
parte. 34. Quel vincitor. Cioè
Amore. Che prima era all'offesa.
Vuol dire che era l'assalitore.
55. Suppliscasi avea, che sta nel verso
seguente.

Non corse mai si levemente al varco
Di fuggitiva cerva un leopardo
Libero in selva, o di catene scarco,
Che non fosse stato ivi lento e tardo;

Tanto Amor venne pronto a lei ferire
Con le faville al volto ond' io tutt' ardo.

Combattea in me con la pietà il desire:

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Che dolce m'era si fatta compagna;
Duro a vederla in tal modo perire.
Ma virtù che da' buon non si scompagna

Mostrò a quel punto ben com'a gran torto
Chi abbandona lei, d'altrui si lagna.

Che giammai schermidor non fu si accorto
A schifar colpo, nè nocchier si presto
A volger nave dagli scogli in porto,
Come uno schermo intrepido ed onesto
Subito ricoperse quel bel viso

Dal colpo, a chi l' attende, agro e funesto.

Verso 57. Levemente. Velocemen

te. Varco. Passo. 42. Onde. Delle quali. Per le quali. — 48. Lei. Cioè,

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essa virtù. 50. Schifar. Schivare. -52. Schermo. Riparo.-54. Agro. Acerbo.

I' era al fin con gli occhi attento e fiso,
Sperando la vittoria ond' esser sole;
E per non esser più da lei diviso,
Come chi smisuratamente vole,

C' ha scritto, innanzi ch' a parlar cominci,
Negli occhi e nella fronte le parole,

Volea dir io Signor mio, se tu vinci,

Legami con costei s' io ne son degno;

Ne temer che giammai mi scioglia quinci :
Quand' io 'l vidi pien d'ira e di disdegno

Si grave, ch'a ridirlo sarian vinti

Tutti i maggior, non che 'l mio basso ingegno:
Che già in fredda onestate erano estinti

I dorati suoi strali accesi in fiamma
D'amorosa beltate e 'n piacer tinti.

Non ebbe mai di vero valor dramma

Camilla e l'altre andar use in battaglia Con la sinistra sola intera mamma: Non fu si ardente Cesare in Farsaglia Contra 'l genero suo, com' ella fue Contra colui ch' ogni lorica smaglia. Verso 55. Al fin. All' esito, al successo della battaglia. 56. Sperando che la vittoria sarebbe da quella parte dalla quale ella suole essere

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cioè dalla parte di Amore.-58. Vole.
Vuole. Brama. 59. C' ha scritto.
Che porta, che mostra, scritte.
63. Mi scioglia. Io mi sciolga. Quin-

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