356 TRIONFO DELLA MORTE. O ciechi, il tanto affaticar che giova? CAPITOLO I. In questo capitolo racchiude il Petrarca la descrizione del ritorno da Roma in Provenza di Laura vittoriosa; lo scontro della Morte in lei; il ragionamento della Morte e di Laura; una sua digressione contro la vanità delle cose mondane, presa cagione dalla moltitudine de' morti potenti; la morte di Laura, amplificata dalle persone presenti, dal modo d' uccidere della Morte, dagli atti e dalle parole degli astanti, dal tempo, dall'assenza dei demonj, e dalla qualità piacevole del morire. Questa leggiadra e gloriosa donna,` Ch'è oggi nudo spirto e poca terra, Tornava con onor dalla sua guerra, Allegra, avendo vinto il gran nemico Che con suo' inganni tutto 'l mondo atterra, Non con altr' arme che col cor pudico, E d'un bel viso e di pensieri schivi, Era miracol novo a veder quivi Rotte l'arme d'Amor, arco e saette; Verso 7. Non con altr' 5 10 15 un bel viso.-10. Miracol novo. Maraviglia non più veduta. A veder. Il vedere. 12. Morti. Uccisi. Era la lor vittoriosa insegna In campo verde un candido armellino, Non uman veramente, ma divino 20 Lor andar era e lor sante parole: Quand' io vidi un'insegna oscura e trista. Ed una donna involta in veste negra, Con un furor qual io non so se mai E di tua vita il termine non sai; te.-32. Qual. Cioè, simile al quale. I' ho condott' alfin la gente greca E la troiana, all' ultimo i Romani, E popoli altri barbareschi e strani; E giungendo quand' altri non m'aspetta, Drizzo 'l mio corso, innanzi che Fortuna Ed in me poca; solo in questa spoglia: La cui salute dal mio viver pende ; Verso 44. All'ultimo. Finalmente. -42. Seca. Taglia. - 43. E popoli altri. Ed altri popoli. Dipende dalle parole della terzina precedente, l' ho condott' al fin. -44. Altri. La gente. 46. Diletta. Verbo. Ripetasi a voi. -48. Dolce. Nome sostantivo. Amaro. Sostantivo. 49. In costor. In queste mie compagne già morte. Ragione. Diritto. Potestà. 50. In questa spoglia. Cioè nel mio corpo. -51. Una. Unica. Singolare. 52. So che altri 55 60 (il Poeta intende qui di se stesso) avrà di questa cosa, cioè della mia fine, maggior dolore di quello che n'avrò io. 53. La cui salute. Dipende da altri. Pende. Dipende.-54. Io avrò per grazia, a me sarà caro, che tu mi sciolga di qui, cioè mi liberi da questa prigione terrena.-55. Intende. Fissa. 56. Onde. Cosa di cui. — 58. Si fe. Si fece. Divenne. Quella fera. La Morte. 59. Le riconosco. Cioè coteste tue compagne. Poi col ciglio men torbido e men fosco, Che sforzar posso, egli è pur il migliore I' son disposta farti un tal onore Qual altrui far non soglio, e che tu passi Come piace al signor che 'n cielo stassi, Ed indi regge e tempra l'universo, Farai di me quel che degli altri fassi: Piena di morti tutta la campagna, 65 70 75 si, sforzare, in cambio di consigliarti. Egli. Voce che ridonda. Il migliore. Il meglio. Il miglior partito. 68. Altrui. Agli altri. E che tu passi. Sono disposta, dico, a tare che tu passi di mità occidentale, quella gran moltitudine di gente, morta in lunga successione di tempo, aveva già empiuto il mezzo, cioè il tratto interposto, e le pendici, cioè le rive, i contorni. Pieno, Empiuto. Magna. Grande. Ivi eran quei che fur detti felici, Pontefici, regnanti e 'mperatori; Miser chi speme in cosa mortal pone ! (Ma chi non ve la pone?) e s'ei si trova O ciechi, il tanto affaticar che giova? Tutti tornate alla gran madre antica, - 80 85 90 la gran madre antica. Alla ter91-95. Vuol dire: chi ha ra. Che non sian tutte vanità palesi; Chi 'ntende i vostri studi, si mel dica. Verso 82. U. Dove. * 84. II Leopardi, seguendo sempre il Marsand, leggeva: E le mitre con purpurei colori. Noi abbiam preferita la lezione dei Codici estensi proposta dal Muratori, e adottata dal Carrer. 87. Ragione. Ragionevole. -88. Affaticar. Verbo neutro. 89. Al diritta cognizione dei vostri studj, cioè delle vostre cure ed occupazioni, mi dica se in mille vostre fatiche ce ne ha una sola utile; sicchè non sieno tutte quante vanità manifeste. Che vale a soggiogar tanti paesi E tributarie far le genti strane Con gli animi al suo danno sempre accesi? Dopo l'imprese perigliose e vane, E col sangue acquistar terra e tesoro, Ma per non seguir più si lungo tema, I' dico che giunt' era l'ora estrema Di quella breve vila gloriosa, 95 100 E'l dubbio passo di che 'l mondo trema. Schiera di donne non dal corpo sciolta, Per saper s'esser può Morte pietosa. Che far conviensi, e non più d' una volta. Verso 92. Vale. Giova. A soggiogar. Di soggiogare. Il soggiogare. 95. Strane. Straniere. 96. Al suo danno. Al proprio danno. A procacciare il proprio danno. 98. E dopo gli acquisti di terre e di ricchezze fatti col sangue. 99. Via. Vie. Assai. 101. Si lungo tema. Argomento che vorrebbe tante parole. 102. Temp'è. È tempo. Lavoro. Proposito. 104. Cioè della vita di Laura. 105 110 105. Il dubbio passo. Cioè il passo 407. Non dal corpo sciolta. Cioè ancora in vita. 108. Dipende dalle parole er' a vederla. -109 Compagna. Compagnia. Accolta. Raccolta. -110. Pur. Solo. - 111. Che far conviensi. Che a tutti i mortali bisogna fare. Tutte sue amiche, e tutte eran vicine. Allor di quella bionda testa svelse Cosi del mondo il più bel fiore scelse; Non già per odio, ma per dimostrarsi Quanti lamenti lagrimosi sparsi Fur ivi, essendo quei begli occhi asciutti, E fra tanti sospiri e tanti lutti Tacita e lieta sola si sedea, 115 120 Del suo bel viver già cogliendo i frutti. Diceano e tal fu ben; ma non le valse Se la terra bagnar lagrime molte Per la pietà di quell' alma gentile, Chi 'l vide il sa; tu 'l pensa che l'ascolle. 125 130 Verso 112. Tutte sue amiche. Suppliscasi erano.—115. Del mondo il |