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TRIONFO DELLA MORTE.

O ciechi, il tanto affaticar che giova?
Tutti tornate alla gran madre antica,
El nome vostro appena si ritrova.
Trionfo della Morte, Cap. I.

CAPITOLO I.

In questo capitolo racchiude il Petrarca la descrizione del ritorno da Roma in Provenza di Laura vittoriosa; lo scontro della Morte in lei; il ragionamento della Morte e di Laura; una sua digressione contro la vanità delle cose mondane, presa cagione dalla moltitudine de' morti potenti; la morte di Laura, amplificata dalle persone presenti, dal modo d' uccidere della Morte, dagli atti e dalle parole degli astanti, dal tempo, dall'assenza dei demonj, e dalla qualità piacevole del morire.

Questa leggiadra e gloriosa donna,`

Ch'è oggi nudo spirto e poca terra,
E fu già di valor alta colonna,

Tornava con onor dalla sua guerra,

Allegra, avendo vinto il gran nemico

Che con suo' inganni tutto 'l mondo atterra,

Non con altr' arme che col cor pudico,

E d'un bel viso e di pensieri schivi,
D'un parlar saggio e d'onestate amico.

Era miracol novo a veder quivi

Rotte l'arme d'Amor, arco e saette;
E quai morti da lui, quai presi vivi.
La bella donna e le compagne elette,
Tornando dalla nobile vittoria,
In un bel drappelletto ivan ristrette.
Poche eran, perchè rara è vera gloria;
Ma ciascuna per se parea ben degna
Di poema chiarissimo e d'istoria.

Verso 7. Non con altr'
arme. Di-
pende dalle parole avendo vinto.
8. E d'un bel viso. E coll' arme di

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un bel viso.-10. Miracol novo. Maraviglia non più veduta. A veder. Il vedere. 12. Morti. Uccisi.

Era la lor vittoriosa insegna

In campo verde un candido armellino,
Ch'oro fino e topazii al collo tegna.

Non uman veramente, ma divino

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Lor andar era e lor sante parole:
Beato è ben chi nasce a tal destino!
Stelle chiare pareano, in mezzo un Sole
Che tutte ornava e non togliea lor vista,
Di rose incoronate e di viole.
E come gentil cor onore acquista,
Cosi venia quella brigata allegra :

Quand' io vidi un'insegna oscura e trista.

Ed una donna involta in veste negra,

Con un furor qual io non so se mai
Al tempo de' giganti fosse a Flegra,
Si mosse, e disse: o tu, donna, che vai
Di gioventute e di bellezza altera,

E di tua vita il termine non sai;
Io son colei che si importuna e fera
Chiamala son da voi e șorda e cieca,
Gente a cui si fa notte innanzi sera.

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te.-32. Qual. Cioè, simile al quale.
- 36. Di tua vita il termine. Cioè
qual sia il termine destinato alla tua
vita, quando abbia a finir la tua vita.
38. Da voi. Da voi mortali.
39. Vuol dir gente sciocca, di corta
veduta, di poco intendimento, di giu-
dizio torto. Dipende da voi. Innanzi
sera. Prima di sera.

I' ho condott' alfin la gente greca

E la troiana, all' ultimo i Romani,
Con la mia spada, la qual punge e seca,

E popoli altri barbareschi e strani;

E giungendo quand' altri non m'aspetta,
Ho interrotti mille pensier vani.
Or a voi, quand' il viver più diletta,

Drizzo 'l mio corso, innanzi che Fortuna
Nel vostro dolce qualche amaro metta.
In costor non hai tu ragione alcuna,

Ed in me poca; solo in questa spoglia:
Rispose quella che fu nel mondo una.
Altri so che n'arà più di me doglia,

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La cui salute dal mio viver pende ;
A me fia grazia che di qui mi scioglia.
Qual è chi 'n cosa nova gli occhi intende,
E vede ond' al principio non s'accorse;
Si ch'or si maraviglia, or si riprende;
Tal si fe quella fera: e poi che 'n forse
Fu stata un poco: ben le riconosco,
Disse, e so quando 'l mio dente le morse.

Verso 44. All'ultimo. Finalmente. -42. Seca. Taglia. - 43. E popoli altri. Ed altri popoli. Dipende dalle parole della terzina precedente, l' ho condott' al fin. -44. Altri. La gente.

46. Diletta. Verbo. Ripetasi a voi. -48. Dolce. Nome sostantivo. Amaro. Sostantivo. 49. In costor. In queste mie compagne già morte. Ragione. Diritto. Potestà. 50. In questa spoglia. Cioè nel mio corpo. -51. Una. Unica. Singolare. 52. So che altri

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(il Poeta intende qui di se stesso) avrà di questa cosa, cioè della mia fine, maggior dolore di quello che n'avrò io. 53. La cui salute. Dipende da altri. Pende. Dipende.-54. Io avrò per grazia, a me sarà caro, che tu mi sciolga di qui, cioè mi liberi da questa prigione terrena.-55. Intende. Fissa.

56. Onde. Cosa di cui. — 58. Si fe. Si fece. Divenne. Quella fera. La Morte. 59. Le riconosco. Cioè coteste tue compagne.

Poi col ciglio men torbido e men fosco,
Disse tu che la bella schiera guidi,
Pur non sentisti mai mio duro toseo.
Se del consiglio mio punto ti fidi,

Che sforzar posso, egli è pur il migliore
Fuggir vecchiezza e suoi molti fastidi.

I' son disposta farti un tal onore

Qual altrui far non soglio, e che tu passi
Senza paura e senz' alcun dolore.

Come piace al signor che 'n cielo stassi,

Ed indi regge e tempra l'universo,

Farai di me quel che degli altri fassi:
Cosi rispose. Ed ecco da traverso

Piena di morti tutta la campagna,
Che comprender non può prosa ně verso.
Da India, dal Cataio, Marocco e Spagna
Il mezzo avea già pieno e le pendici
Per molti tempi quella turba magna.
Verso 63. Pur. Sola tra le altre di
questa schiera.· 65. Che. La quale.
Dipende dal pronome mio, che vale di
me. Sforzar posso. Ti potrei se voles-

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si, sforzare, in cambio di consigliarti. Egli. Voce che ridonda. Il migliore. Il meglio. Il miglior partito. 68. Altrui. Agli altri. E che tu passi. Sono

disposta, dico, a tare che tu passi di
questa vita. 71. Indi. Di lassù.
13. Ed ecco. Suppl:scasi io vidi.
75. Che. In guisa che. Compren-
der. Abbracciare. Esporre compiuta-
mente.—76-78. Cioè, dalla estre-
mità orientale della terra alla estre-

mità occidentale, quella gran moltitudine di gente, morta in lunga successione di tempo, aveva già empiuto il mezzo, cioè il tratto interposto, e le pendici, cioè le rive, i contorni. Pieno, Empiuto. Magna. Grande.

Ivi eran quei che fur detti felici,

Pontefici, regnanti e 'mperatori;
Or sono ignudi, poveri e mendici.
U' son or le ricchezze ? u' son gli onori
E le gemme e gli scettri e le corone
E le mitre ei purpurei colori?

Miser chi speme in cosa mortal pone !

(Ma chi non ve la pone?) e s'ei si trova
Alla fine ingannato, è ben ragione.

O ciechi, il tanto affaticar che giova?

Tutti tornate alla gran madre antica,
E'l nome vostro appena si ritrova.
Pur delle mille un' utile fatica,

-

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la gran madre antica. Alla ter91-95. Vuol dire: chi ha

ra.

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Che non sian tutte vanità palesi; Chi 'ntende i vostri studi, si mel dica. Verso 82. U. Dove. * 84. II Leopardi, seguendo sempre il Marsand, leggeva: E le mitre con purpurei colori. Noi abbiam preferita la lezione dei Codici estensi proposta dal Muratori, e adottata dal Carrer. 87. Ragione. Ragionevole. -88. Affaticar. Verbo neutro. 89. Al

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diritta cognizione dei vostri studj, cioè delle vostre cure ed occupazioni, mi dica se in mille vostre fatiche ce ne ha una sola utile; sicchè non sieno tutte quante vanità manifeste.

Che vale a soggiogar tanti paesi

E tributarie far le genti strane

Con gli animi al suo danno sempre accesi?

Dopo l'imprese perigliose e vane,

E col sangue acquistar terra e tesoro,
Via più dolce si trova l'acqua e 'l pane,
E 'l vetro e 'l legno, che le gemme e l'oro.

Ma per non seguir più si lungo tema,
Temp'è ch' io torni al mio primo lavoro.

I' dico che giunt' era l'ora estrema

Di quella breve vila gloriosa,

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E'l dubbio passo di che 'l mondo trema.
Er' a vederla un' altra valorosa

Schiera di donne non dal corpo sciolta,

Per saper s'esser può Morte pietosa.
Quella bella compagna er' ivi accolta
Pur a veder e contemplar il fine

Che far conviensi, e non più d' una volta.

Verso 92. Vale. Giova. A soggiogar. Di soggiogare. Il soggiogare. 95. Strane. Straniere. 96. Al suo danno. Al proprio danno. A procacciare il proprio danno. 98. E dopo gli acquisti di terre e di ricchezze fatti col sangue. 99. Via. Vie. Assai. 101. Si lungo tema. Argomento che vorrebbe tante parole. 102. Temp'è. È tempo. Lavoro. Proposito. 104. Cioè della vita di Laura.

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105. Il dubbio passo. Cioè il passo
della morte. Di che. Di cui.
106. Er' a vederla. Era quivi pre-
sente a vederla, cioè a veder Laura.

407. Non dal corpo sciolta. Cioè ancora in vita. 108. Dipende dalle parole er' a vederla. -109 Compagna. Compagnia. Accolta. Raccolta. -110. Pur. Solo. - 111. Che far conviensi. Che a tutti i mortali bisogna fare.

Tutte sue amiche, e tutte eran vicine.

Allor di quella bionda testa svelse
Morte con la sua mano un aureo crine.

Cosi del mondo il più bel fiore scelse;

Non già per odio, ma per dimostrarsi
Più chiaramente nelle cose eccelse.

Quanti lamenti lagrimosi sparsi

Fur ivi, essendo quei begli occhi asciutti,
Per ch' io lunga stagion cantai ed arsi !

E fra tanti sospiri e tanti lutti

Tacita e lieta sola si sedea,

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Del suo bel viver già cogliendo i frutti.
Vattene in pace, o vera mortal Dea,

Diceano e tal fu ben; ma non le valse
Contra la Morte in sua ragion si rea.
Che fia dell' altre, se quest' arse ed alse
In poche notti e si cangiò più volte?
O umane speranze cieche e false !

Se la terra bagnar lagrime molte

Per la pietà di quell' alma gentile,

Chi 'l vide il sa; tu 'l pensa che l'ascolle.

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Verso 112. Tutte sue amiche. Suppliscasi erano.—115. Del mondo il

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