Ma 'l ciel pur di vederla intera brama. Verso 121. Questi cinque Trionf. D'Amore, della Castità, della Morte, della Fama e del Tempo. In terra giuso. Quaggiù in terra. 122. Avem. Abbiamo. Il sesto. Il Trionfo della Di- - leggiamo col Castelvetro ai giorni ladri, questo luogo si vuole intender così: tornando più che mai belli, lasceranno l'obblivione e le sembianze oscure ed adre, cioè atre, alla Morte impetuosa e al Tempo rapace. 433. Nell' età più fiorita e verde. Suppliscasi ritornati. Aranno. Avranno.- 155. Ch'a rifar si vanno. Cioè che hanno a risorgere a vita e bellezza immortale. 136. Quella. Cioè Laura. Che. Accusativo. 137. E con la stanca penna. Ripetasi mia. 138. Intera. Cioè in anima e in corpo insieme. A riva un fiume che nasce in Gebenna, Felice sasso che 'l bel viso serra! Che poi ch' avrà ripreso il suo bel velo, Or che fia dunque a rivederla in cielo ? 140 145 443. Che. La quale. Cioè Laura. Velo. Cioè corpo.-145. Cioè: quanto sarà dolce il tornare a vederla in cielo. PARTE QUARTA. SONETTI E CANZONI. SOPRA VARJ ARGOMENTI. SONETTO I. Rincora un amico allo studio delle lettere e all' amore della filosofia. La gola e 'l sonno e l'oziose piume entione Del ciel, per cui s'informa umana vita,, Chi vuol far d' Elicona nascer fiume.. Dice la turba al vil guadagno intesa. Pochi compagni avrai per l'altra via: Tanto ti prego più, gentile spirto, Non lassar la magnanima tua impresa. Conforta un amico a perseverare nefrutto nelle buone lettere. 9. Qual gli studj delle lettere e della filosofia. vaghezza. Qual desiderio. Supplisca81: si trova, si rede, a questi tempi. Di lauro e di mirto vagliono di gloria poetica e letteraria. 10. Vai. Cioè sei. 11. La turba. La moltitudine. Al vil guadagno intesa. Intenta ai vili guadagni. Occupata da basse voglie. Per l'altra via. Coè per la via de' buoni studj. 15. Tanto ti prego più. Tanto più ti prego. 14. Cioè non Verso A. L'oziose piume. Il sedere scioperatamente. L'ozio.-2. Del mondo. Dal mondo. Vertù. Virtù.—3. È dal corso suo quasi smarrita. H quasi smarrita la sua strada. È quasi al tutto sviata. 4. Dal costume. Dalla consuetudine. Dalla mala usanza. 5-8. E ogni benigno influsso degli astri, dai quali la vita umana riceve qualità e forma, è venuto meno in guisa, che si suol mostrare a dito come cosa mirabile, chi si sforza di far - lasciar l'onorato cammino che hai preso. SONETTO II. A Stefano Colonna il vecchio, ch'era già stato in Avignone, e si dipartiva. Gloriosa Colonna, in cui s' appoggia Nostra speranza e 'l gran nome latino ; Ch' ancor non torse dal vero cammino L'ira di Giove per ventosa pioggia; Qui non palazzi, non teatro o loggia, Ma 'n lor vece un abete, un faggio, un pino Tra l'erba verde e 'l bel monte vicino, -Onde si scende poetando e poggia, Levan di terra al ciel nostr' intelletto; E'l rosignuol, che dolcemente all'ombra Tutte le notti si lamenta e piagne, D'amorosi pensieri il cor ne 'ngombra: Ma tanto ben sol tronchi e fa' imperfetto Tu che da noi, signor mio, ti scompagne. A uno dei Colonna. Versi 3-4. Accenna la persecuzione fatta dal pontefice Bonifazio ottavo alla casa Colonna. Che. Accusativo. Non torse dal vero cammino. Non rimosse dalla buona strada, dal diritto procedere.-5. Qui. Dove io mi trovo ora e ti scrivo.-8. E poggia. E onde, cioè per cui si poggia, cioè si sale, poetando.— 9. Nostr' intelletto. Cioè il mio intelletto.-40. All'ombra. Tra i rami degli alberi.-12. Ne'ngombra. C'ingombra. Cioè m' ingombra.—44. Ti scompagne. Ti scompagni. Cioè: sei lontano. SONETTO III. Risponde a Stramazzo da Perugia, che lo invitava a poetare. L'ira del ciel quando 'l gran Giove tona, I' era amico a queste vostre Dive, Le qua' vilmente il secolo abbandona: Sotto 'I più ardente Sol, com' io sfavillo Che 'l mio d'ogni liquor sostene inopia, Salvo di quel che lagrimando stillo. Risposta a un Sonetto di Stramazzo da Perugia. Versi 1-2. L'onorata fronde. Il lauro. Allegoria di Laura. Prescrive l'ira del ciel. Pon limite all'ira del cielo. Accenna la proprietà, che si credeva, del lauro, di non esser tocco dal fulmine. 5-4. Cioè: non mi avesse co' suoi mali trattamenti e sdegni, e col travaglio che me ne segue, renduto incapace di guadagnarmi la gloria poetica. Disdetta. Negata. 5. A queste vostre Dive. Alle muse.-6. Le qua'. Le quali. Il secolo. Il nostro seco- SONETTO IV. Si consola con l'amico Boccaccio di vederlo sciolto dagl' intrighi amorosi. Amor piangeva, ed io con lui talvolta (Dal qual miei passi non fur mai lontani), Per farvi al bel desio volger le spalle, Si congratula a Giovanni Boccaccio che sia tornato a vita amorosa.* Il Passigli nella sua Prefazione dichiara: « si sono aggiunti gli Argomenti del Marsand, senza perciò eliminarne i pochi che qua e colà detto esso Leopardi, an»corchè talvolta fra di loro discordino; » lasciando per tal modo perfezione alla » opera dei due Eruditi, e campo alla » critica degli arguti lettori. » Noi abbiamo creduto di non dovere per tale discordanza di Argomenti introdurre innovazioni.* Verso 2. Dal quale amore io non mi sono mai dilungato, come è convenuto a te di fare. -5. Effetti. Avve-. conven ch' uom poggi. |