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piegare, cioè volgere, la speranza. E vuol dire non so in che sperare, con che fondamento sperare. E tradita. È stata tradita. 5. Non è chi. Non

vi è, non ci ha, nessuno che. Ascolte. Ascolti. - -5-10. Ma se pure ancora non mi è negato di finire una volta questi miei lamenti prima che io muoia, cioè se la mia presente infelicità non è destinata a durar sempre, non gravi,

cioè non sia grave, non dispiaccia, ad
Amore che io di nuovo lo preghi di po-
tere un giorno dire allegramente tra
l'erba e i fiori, cioè in luoghi di sol-
lazzo e piacere: diritto e ragione è
che io canti e mi trastulli. Le parole
s'egli avvien che ancor non mi si
nieghi sono un modo di parlare ridon-
dante, e importano lo stesso che se
ancora non mi si niega.

Ragion è ben ch' alcuna volta i' canti,
Però c' ho sospirato si gran tempo;
Che mai non incomincio assai per tempo
Per adeguar col riso i dolor lanti.

E s'io potessi far ch' agli occhi santi
Porgesse alcun diletto

Qualche dolce mio detto,

O me beato sopra gli altri amanti !

Ma più quand' io dirò senza mentire:

>> Donna mi prega; perch' io voglio dire.

Verso 1. Ragion. Ragionevole. Giusto. 2. Però c' ho. Perocchè ho.

5-4. Anzi se io incomincio ora a cantare, cioè a prendere un poco di spasso, io non incomincio già tanto presto, quanto bisognerebbe perchè io potessi agguagliar col riso i tanti miei dolori, cioè sollazzarmi tanto quanto ho penato. 5. Agli occhi santi. 6. Porgesse. Recasse.

Di Laura.

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7. Qualche mia parola lieta che ella leggesse. Qualche mio verso allegro. 9-10. Ma più beato se io potrò dire con verità: una donna mi prega, cioè a parlare; perchè, cioè per la qual cosa, io voglio dire. E vuole intendere: ma beatissimo me se Laura non solo mi ascoltasse con qualche diletto, ma eziandio mi pregasse a parlare.

Vaghi pensier, che cosi passo passo
Scorto m' avete a ragionar tant' alto,
Vedete che Madonna ha 'l cor di smalto
Si forte, ch' io per me dentro nol passo.
Ella non degna di mirar si basso,
Che di nostre parole

Curi; che 'l Ciel non vole;

Al qual pur contrastando i' son già lasso
Onde, come nel cor m'induro e 'nnaspro,
>> Cosi nel mio parlar voglio esser aspro.

Verso 1. Vaghi. Vagabondi. Leggeri. Vani.-2. Scorto. Condotto. Menato. A ragionar tant'alto. A presumer

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tanto di me stesso, cioè ad immaginare che Laura si muova a pregarmi che io parli.-3. Vedete. Imperativo. Guar

date. Avvertite. Sappiate.-4. Si for-
te. Si duro. Si riferisce a smalto. lo
per me dentro nol passo. Io quanto a
me, cioè, non so degli altri, ma certa-
mente io, non ho forza di penetrarlo.
-5. Non degna. Non si degna.
7. Curi. Si curi. Che. Perciocchè. Vole.

Vuole. - 8. Contro il quale io ho già combattuto tanto che io ne sono stanco. 9-10. Per tanto, come io divengo duro e aspro nel cuore per la fierezza di Laura, così voglio essere aspro e tristo nelle parole, in luogo di cantar lietamente, come io proponeva di sopra.

Che parlo? o dove sono? e chi m'inganna
Altri ch' io stesso e 'l desiar soverchio?

Già, s'i trascorro il ciel di cerchio in cerchio,
Nessun pianeta a pianger mi condanna.
Se mortal velo il mio veder appanna,
Che colpa è delle stelle

O delle cose belle?

Meco si sta chi di e notte m' affanna,
Poi che del suo piacer mi fe gir grave
>> La dolce vista e 'l bel guardo soave.

Verso 1. Si ridice il Poeta di quello che egli ha detto di sopra nell'altra stanza, che il cielo e la fierezza di Laura sono causa della sua infelicità.— 2. Altri che. Se non. Fuorchè. Il desiar. Il desiderio. 5. Già. Voce che serve a crescer forza alla negazione. S'i' trascorro il ciel di cerchio in cerchio. Per quanto io voglia cercare tra tutte le sfere del cielo. 5. Mortal velo. Cioè il corpo. Il mio veder appanna. Mi appanna la vista, cioè mi offusca l'intelletto, e fa che io creda che il

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Cielo e Laura sieno cagione del mio male. 6-7. Non è però che la colpa della mia infelicità sia veramente del Cielo, o pur delle cose belle, tra le quali è Laura. 8. Cioè, la causa del mio travaglio non è cosa alcuna che sia fuori di me, ma ella dimora in me stesso, e non è altro se non che il mio desiderio. 9-10. Da che il sembiante di Laura mi fece andar grave, cioè m'inebbriò, m' empiè il cuore, del suo piacere, cioè della sua dolcezza e del desiderio di esso.

Tutte le cose di che 'l mondo è adorno
Uscir buone di man del Mastro eterno:
Ma me, che cosi addentro non discerno,
Abbaglia il bel che mi si mostra intorno;
E s' al vero splendor giammai ritorno,
L'occhio non può star fermo;

Così l'ha fatto infermo

Pur la sua propria colpa, e non quel giorno
Ch'i' volsi inver l' angelica beltade

>> Nel dolce tempo della prima etade.

Versi 1-6. Tutte le cose belle del mondo furono da Dio create buone, e

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però Laura non può esser causa di male: ma io che non penetro collo in

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Grande elogio de' begli occhi di Laura è la difficoltà di saper lodarli.

Perchè la vita è breve

E l'ingegno paventa all' alta impresa,
Nè di lui nè di lei molto mi fido;

Ma spero che sia intesa

Là dov' io bramo e là dov' esser deve

La doglia mia, la qual tacendo i' grido.
Occhi leggiadri, dov' Amor fa nido,
A voi rivolgo il mio debile stile

Pigro da sẻ, ma 'l gran piacer lo sprona;
E chi di voi ragiona,

Tien dal suggetto un abito gentile,
Che con l' ale amorose

Levando, il parte d' ogni pensier vile.
Con queste alzato vengo a dire or cose
C'ho portate nel cor gran tempo ascose.

Questa Canzone e le due seguenti sono sopra gli occhi di Laura, e si chiamano le Canzoni degli occhi.

Verso 2. E l'ingegno mio si spaventa della difficoltà del sublime assunto di lodare gli occhi di Laura. 3. Di lui. Dell'ingegno mio. Di lei. Della vita. 5. Là dov' iv bramo. Cioè dove io bramo che sia intesa. E là dov' esser deve. E dove debbe essere intesa. 6. La qual tacendo i grido. La quale io grido anche tacendo. Dice il Poeta che se bene egli si fida poco che la vita e l'ingegno gli bastino a parlar sufficientemente degli occhi di Laura, nondimeno spera che comun

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que egli ne parlerà, il dolore che cagionano a lui questi occhi, dovrà essere inteso dalla medesima Laura, poichè esso lo dà ad intendere eziandio tacendo. 8. Cioè, prendo a ragionar di voi. 9. Da sè. Quanto a sè. Quanto alla natura sua. Il gran piacer. Il gran desiderio che ha di lodarvi.-11. Tien. Ha. Dal suggetto. Dall' argomento del suo dire. Un abito gentile. Una nobile disposizione d'animo.-12. Con l'ale amorose. Colla forza del sentimento amoroso.-13. Levando. Levandolo. Cioè innalzandolo. Il parte. Lo divide. Lo allontana.-14. Con queste. Cioè con l'ale amorose.

Non perch' io non m'avveggia
Quanto mia laude è ingiuriosa a voi;

Ma contrastar non posso al gran desio
Lo quale è in me dappoi

Ch'i' vidi quel che pensier non pareggia,
Non che l'agguagli altrui parlar o mio.
Principio del mio dolce stato rio,

Altri che voi so ben che non m'intende.
Quando agli ardenti rai neve divegno,
Vostro gentile sdegno

Forse ch' allor mia indegnitate offende.
O, se questa temenza

Non temprasse l' arsura che m'incende,
Beato venir men! che 'n lor presenza
M'è più caro il morir, che 'l viver senza.

Verso 1. Non già che io non m'avvegga. Non fo già questo (cioè di pigliare a lodarvi) perchè io non conosca.-4-6. Dappoi Ch'i vidi. Insin dall' ora che io vidi. Quel che pensier non pareggia, Non che l'agguagli altrui parlar o mio. Quello che non solo non possiamo agguagliar con parole nè io nè altri, ma non si può pareggiare eziandio col pensiero. Intende di quegli occhi.-7. Vocativo. Occhi, autori del mio stato dolce e doloroso. 8. So ben che nessuno m'intende, altro che voi. 9-11. Quando ai vostri raggi ardenti io divengo come neve al sole; e vuol dire quando io vi

Dunque, ch'i' non mi

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miro da vicino, forse allora la mia
indegnità, cioè il mio essere indegno
di mirarvi da presso, vi offende, e
muove il vostro gentile sdegno. * Gen-
tile sdegno par che voglia significare
quell' alterezza o nobiltà d'animo al-
tre volte lodata in Laura, onde sde-
gnava tutto ciò ch' era basso e vol-
gare.
12. O. Oh. Interiezione.
Temenza. Timore. 14-15. In tal
caso io verrei meno, io mi disfarei ; e
beato me se ciò avvenisse! perocchè
mi è più caro il morire in presenza
loro, cioè di quegli occhi, che il vivere
senza essa, cioè a dire, lontano da essa
presenza.

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sfaccia,

Si frale oggetto a si possente foco,
Non è proprio valor che me ne scampi:
Ma la paura un poco,

Che 'l sangue vago per le vene agghiaccia,
Risalda 'l cor, perchè più tempo avvampi.

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O poggi, o valli, o fiumi, o selve, o campi,
O testimon della mia grave vita,

Quante volte m' udiste chiamar Morte!

Ahi dolorosa sorte!

Lo star mi strugge, e 'l fuggir non m' aita.
Ma, se maggior paura

Non m'affrenasse, via corta e spedita

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Trarrebbe a fin quest' aspra pena e dura:
E la colpa è di (al che non ha cura.

Versi 1-3. Dunque se io, che sono un oggetto così fragile, pure non mi distruggo a un fuoco così attivo, ciò non procede già da forza mia propria. -4. Un poco. Dipende dal verbo risalda del secondo verso dopo questo. - 5. Che. La qual paura. Vago. Errante. 6. Risalda. Rassoda. Più tempo. Più lungamente.-8. Testimon. Testimoni. Grave. Misera.. 11. Lo star. Il fermarmi alla presenza di quegli occhi. Non m' aita. Non mi giova.

Dolor, perchè mi meni

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12-13. Se maggior paura Non m'affrenasse. Se non mi ritenesse la paura di una pena maggiore, cioè della pena dell' altra vita. Via corta e spedita. Un modo breve e facile. Un mezzo pronto e speditivo. Cioè l'uccidermi da me stesso.-15. Di tal che, Di una che. Intende della morte, ov vero di Laura. Non ha cura. Non si dà pensiero della mia infelicità, e non mi uccide, ovvero non si muove a usarmi pietà.

Fuor di cammin a dir quel ch' i' non voglio?
Sostien ch' io vada ove 'l piacer mi spigne.
Già di voi non mi doglio,

Occhi sopra 'l mortal corso sereni,

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Nè di lui ch' a tal nodo mi distrigne.

Vedele ben quanti color dipigne

Con

Amor sovente in mezzo del mio volto,
E potrete pensar qual dentro fammi,
Là've di e notte stammi

Addosso col poder c'ha in voi raccolto,
Luci beate e liete;

Se non che 'l veder voi stesse v'è tolto:
Ma quante volte a me vi rivolgete,
Conoscete in altrui quel che voi siete.

Verso 2. Quel ch'i' non voglio. Cose aliene dal mio proposito.-3. Sostien. Sopporta. Lascia. Imperativo. Ch'io vada ove 'l piacer mi spigne. Ch'io parli degli occhi di Laura come io aveva incominciato. Piacere qui, come sopra nella prima stanza, signi fica desiderio, appetito.-5. Sopra'l mortal corso. Oltre l'uso mortale. Più del consueto tra mortali.-6. Di lui. Di colui. Cioè d'Amore. A tal nodo. Intende l'amore di quegli occhi. Mi distrigne. Mi stringe. Mi tiene stretto, legato.-7. Vedete ben. Guardate

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bene. Imperativo.-9-15. E da quello
che egli opera in me di fuori, potrete
congetturare quale egli mi riduca den-
tro, dove mi sta sempre addosso; cioè
attende continuamente a travagliarmi,
con quella forza che egli prende da
voi, occhi beati e lieti. Dico beati e
lieti, eccetto che vi manca la beatitu-
dine e
la contentezza di veder voi mc-
desimi. Ma ogni volta che vi rivolgete
in me, potete conoscere in altrui, cioè
dagli effetti che voi fate nell' aspetto
mio, quello che voi siete. Là 've sta
per là dove, cioè dove.

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