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Che non altronde il cor doglioso chiama,
Vien da' begli occhi al fin dolce tremanti,
Ultima speme de' cortesi amanti.

Verso 2. Che io non ho doni naturali da meritare che Laura mi volga l'animo. 4. Procuro di supplire il difetto della natura collo studio, e di rendermi tale, ec. - 5. All'alta speranza. Di piacere a Laura. Si conface. Si confà. Si conviene. È corrispondente. -7. Se pronto al bene, ed al male restio. 9. Per sollicito studio. Per mezzo di un sollecito, cioè diligente, studio. Farme. Farmi.-10. Aitarme. Aiutarmi. Cioè giovarmi, favorirmi.—

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44. Nel benigno giudicio. Nel concetto di Laura. Nell'animo di Laura. Una tal fama. Cioè quella di essere, come ha detto innanzi, al ben veloce, ed al contrario tardo, e Dispregiator di quan to'l mondo brama.-13. Che. Il qual fine. Accusativo. Altronde. Da altra cosa. Il cor. Il mio cuore. Chiama. Chiede. 44. Vien. Dee venire. Non può venire se non. Da' begli occhi. Di Laura. Dolce tremanti. Per amore. Dolce qui vale dolcemente.

Canzon, l' una sorella è poco innanzi,
E l'altra sento in quel medesmo albergo
Apparecchiarsi; ond'io più carta vergo.

Verso 1. L'una sorella. Cioè la Canzone antecedente, che pure è sopra gli occhi di Laura. E poco innanzi. Cioè a dire, è venuta al mondo, è uscita in luce, poco dianzi. — 2. L'altra. Cioè la Canzone che segue. In

quel medesmo albergo. Cioè nella mia mente, ovvero nella medesima parte della mia mente, ovvero sopra la stessa materia. 3. Ond' io più carta vergo. Sicchè io seguito a scri

vere.

CANZONE VIII.

Trova ogni bene negli occhi di Laura, e protesta che non finirà mai di lodarli.

Poi che per mio destino

A dir mi sforza quell'accesa voglia

Che m'ha sforzato a sospirar mai sempre,
Amor, ch' a ciò m'invoglia,

Sia la mia scorta e 'nsegnimi 'l cammino,

E col desio le mie rime contempre;

Ma non in guisa che lo cor si stempre

Di soverchia dolcezza; com' io temo

Per quel ch'i sento ov' occhio altrui non giugne;
Che 'l dir m' infiamma e pugne;

Nè per mio ingegno (ond' io pavento e tremo),
Siccome talor sole,

Trovo 'l gran foco della mente scemo;

Anzi mi struggo al suon delle parole,

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Pur com' io fossi un uom di ghiaccio al Sole. 15

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Trovar, parlando, al mio ardente desire
Qualche breve riposo e qualche tregua.
Questa speranza ardire

Mi porse a ragionar quel ch'i' senlia:
Or m' abbandona al tempo, e si dilegua.

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Ma pur conven che l' alta impresa segua,
Continuando l' amorose note;

Si possente è il voler che mi trasporta;

E la ragione è morta,

Che tenea 'l freno, e contrastar nol pote.
Mostrimi almen ch' io dica

Amor, in guisa che se mai percote
Gli orecchi della dolce mia nemica,

| Non mia ma di pietà la faccia amica.

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Verso 1. Credia. Io credeva. 5. Mi porse. Mi diede. 6. Al tempo. Nel tempo che ella dovrebbe avere effetto. 7. Conven. Conviene. L'alta impresa. Di ragionar di quegli occhi. Segua. Io segua, cioè prosegua. 8. L'amorose note. Il mio canto amoroso. 9. Il voler. La voglia. 10-11. E la ragione, la quale già per l'addietro teneva il governo delle mie facoltà, ovvero di quel voler

Dico: se'n quella etate

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che mi trasporta, ora non può impedir questa cosa, ovvero non può contrastare a esso volere, perocchè ella è spenta. Pote sta per puote. 12-15. M'insegni Amore, se non altro, di favellare in modo che se per avventura le mie parole vengono agli orecchi di Laura, la facciano amica non mia ma di pietà, cioè operino che ella, non dico mi usi cortesia, ma mi abbia compassione.

Ch' al ver onor fur gli animi si accesi,
L'industria d' alquanti uomini s' avvolse
Per diversi paesi,

Poggi ed onde passando; e l' onorate
Cose cercando, il più bel fior ne colse;
Poi che Dio e Natura ed Amor volse

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Locar compitamente ogni virtute

In quei be' lumi ond' io gioioso vivo,
Questo e quell' altro rivo

Non conven ch'i' trapasse e terra mute;

A lor sempre ricorro,

Come a fontana d'ogni mia salute;
E quando a morte desiando corro,
Sol di lor vista al mio stato soccorro.

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8. Locar. Col

per volle. 9. Onde. Per li quali. 11. Non conven. Non fa di bisogno. Trapasse. Trapassi. E terra mute. E muti paese. 12. A lor. A quei lumi, cioè occhi. 44. Cioè, quando desidero di morire. 15. Con solo mirar quegli occhi mi riconforto. Non prendo conforto da altro che dalla loro vista.

Stanco nocchier di notte alza la testa
A' duo lumi c' ha sempre il nostro polo;
Cosi nella tempesta

Ch'i' sostengo d'amor, gli occhi lucenti
Sono il mio segno e 'l mio conforto solo.

Lasso, ma troppo è più quel ch' io ne 'nvolo

Or quinci, or quindi, com' Amor m' informa,
Che quel che vien da grazioso dono.

E quel poco ch'i' sono

Mi fa di loro una perpetua norma:

Poi ch'io li vidi in prima,

Senza lor a ben far non mossi un' orma:

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quel poco valore che è in me.
12. Da quando io li vidi la pri-
ma volta. 13. Un'orma. Un pas-
80. 14-15. E gli ho talmente
fatti signori e moderatori di me,

I' non poria giammai

che mal si può giudicare del mio valore se egli si considera solo in se stesso, cioè in quanto a ciò che è veramente proprio mio. Falso qui sta per falsamente.

Immaginar, non che narrar, gli effetti,
Che nel mio cor gli occhi soavi fanno.
Tutti gli altri diletti

Di questa vita ho per minori assai;
E tutt' altre bellezze indietro vanno.
Pace tranquilla, senza alcuno affanno,
Simile a quella che nel cielo eterna,
Move dal lor innamorato riso.
Cosi vedess' io fiso

Com' Amor dolcemente gli governa,
Sol un giorno da presso,

Senza volger giammai rota superna;
Nè pensassi d'altrui nè di me stesso;
E'l batter gli occhi miei non fosse spesso.

Verso 1. Poria. Potrei. - 2. Immaginar, non che narrar. Non dico narrare, ma nè anco immaginare.

6. Tutt'altre. Tutte le altre. Indietro
vanno. Restano indietro, cedono, sono
inferiori, alla bellezza di questi occhi.
-8. Eterna. Verbo. Rende eterni.-
9. Move. Nasce. Deriva. Innamorato.

Lasso, che desiando

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Amoroso. Che innamora. 10. Pia. cesse a Dio che io potessi stare a mirar fissamente. 12. Sol un giorno. Per ispazio solamente di un giorno.15. Senza che mai si movesse veruna delle sfere celesti, di modo che quel giorno durasse sempre.-15. Spesso. Aggettivo. Frequente.

Vo quel ch'esser non puote in alcun modo;
E vivo del desir fuor di speranza.

Solamente quel nodo

Ch' Amor circonda alla mia lingua, quando
L'umana vista il troppo lume avanza,
Fosse disciolto; i' prenderei baldanza
Di dir parole in quel punto si nove,
Che farian lacrimar chi le 'ntendesse.
Ma le ferite impresse

Volgon per forza il cor piagato altrove:
Ond' io divento smorto,

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E'l sangue si nasconde i' non so dove,
Nè rimango qual era; e sonmi accorto

Che questo è'l colpo di che Amor m' ha morto. 15
allora io ricevo nel cuore, mi distrag-

Verso 3. E vivo del solo desiderio senza alcuna speranza. 4. Solamente. Se almeno. 5. Che. Accusativo. Circonda. Pone intorno. 6. Il troppo splendore di quegli occhi vince la potenza della mia vista debole, come quella che è vista umana. -7. I' prenderei baldanza. Io prenderei ardimento. Io ardirei.-8.Ñove. Inusitate. Mirabili.-9. Intendesse. Udisse. 10-11. Ma le ferite che

gono per forza il pensiero dalle cose
che io vorrei dire.-14. Nè rimango
qual era. E io non son più quello di
prima. 15. Che questo privarm
in tali occasioni dell' uso della pa-
rola, si è il colpo col quale Amore mi
ha ucciso, si è il maggior danno che
Amore mi abbia fatto. Di che vale
di cui, cioè con cui; morto sta per
ucciso.

Canzone, i' sento già stancar la penna
Del lungo e dolce ragionar con lei,
Ma non di parlar meco i pensier miei.

Verso 1. Stancar. Stancarsi.

stancarsi di parlar meco.

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- 3. Ma non però sento i miei pensieri

SONETTO XLVI.

Se non ragiona di Laura com' essa merita, è colpa d'Amore che la fece sì bella.

Io son già stanco di pensar si come

I miei pensier in voi stanchi non sono;
E come vita ancor non abbandono
Per fuggir de' sospir si gravi some;

E come a dir del viso e delle chiome

E de' begli occhi, ond' io sempre ragiono,
Non è mancata omai la lingua e 'l suono,
Di e notte chiamando il vostro nome;
E ch' e' piè miei non son fiaccati e lassi
A seguir l'orme vostre in ogni parte,
Perdendo inutilmente tanti passi;
Ed onde vien l' inchiostro, onde le carte
Ch'i' vo empiendo di voi: se 'n ciò fallassi,
Colpa d' Amor, non già difetto d'arte.

Versi 1-2. Io sono già stanco di pensare come egli avvenga che i miei pensieri non sono ancora stanchi di raggirarsi dintorno a voi. 3. Vila. La vita. 4. Per liberarmi dal peso di tanta miseria. - 5. A dir. A forza

di dire, di favellare. 6. Onde. Di
cui. Delle quali cose.-7. Non è man-
cata. Non mi è venuta meno. E'l
suono. E la voce. - 8. Chiamando.
Invocando. Profferendo. Gridando.
9. E'piè. I piedi. Fiaccati. Rotti, cioè

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