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ARGOMENTO.

Vista dell'ottava bolgia tutta risplendente di fiamme giranti per la gola del fosso, entro alle quali si martirano i fraudolenti consiglieri. Ulisse e Diomede in un fuoco medesimo di sopra diviso insieme puniti: racconto fatto dal primo del suo ultimo viaggio, e fine.

GODI, Firenze, poi che se'sì grande,

Che per mare per terra batti l'ali,
E per lo 'nferno il tuo nome si spande.
Tra gli ladron trovai cinque cotali

Tuoi cittadini, onde mi vien vergogna,
E tu in grande onranza non ne sali.
Ma, se presso al mattin del ver si sogna,

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1-3. Alf. not. Fa gran colpo il principio del presente Canto per quest'apostrofe di fierissima ironia ripiena, con versi di maestà nuova e di eloquente stile ridondante. Molto poetico è questo dire batti l'ali per mare e per terra a dimostrar la celebrità di Firenze, per le discordie e le iniquità de' suoi cittadini famosa; è grande l'idea delle parole E per lo 'nferno il nome tuo si spande, facendo intendere che, in ogni cerchio dell' inferno incontrandosi Fiorentini, in essa città più ch'altrove commettevansi le maggiori scelleratezze.

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4-6. Tra gli ladron e però più ontoso. Cinque, gli annoverati di sopra. Cotali, intendi quali veduti gli hai, cioè non plebei, ma de' tuoi primari. E tus in grande onranza, ecc., maniera di dire, ch'usasi anche nel parlar domestico, e significa e tu n'acquisti onta e disonore.

7-9. Ma se è vero che presso al mattino sognasi l'imagine del vero, ecc. Che i sogni del mattino sieno Dante, vol. I.

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Tu sentirai, di qua da picciol tempo, Di quel che Prato, non ch'altri, t'agogna: 10 E, se già fosse, non saria per tempo.

piuttosto visioni che altro, eccone altre poetiche prove. Ovidio :

Namque sub auroram jam dormitante lucerná, (Tempore quo cerni somnia vera solent).

Il Petrarca, oltre al sonetto già fiammeggiava, ecc.
Il dolce estivo gelo,

Che con la bianca amica di Titone
Suol de' sogni confusi torre il velo.

Il Buonar. nella Tancia:

Io ti vorrei sognare in su l'aurora,
Ch'i' sogni veri son, vero ben mio.

che

Ma non si creda, come creduto ha Lombardi sognasse il Poeta in su l'aurora le cose che dirà. Oibò! Vuol dire che, siccome i sogni del mattino mostrano del vero, così il guasto e disordinato vivere della città faceva antivedere i disastri ch'erano per sopravvenire alla medesima. Tu sentirai, ecc. Costruzione: tu sentirai di qua da picciol tempo gli effetti di quello che non solo altri popoli t'agognano, ma che Prato stesso t'agogna. Tanto alla rattezza del pensiero adopera la ellissi! E agognare significando desiderare veementemente e con desiderio strabocchevole, s'arguisce da questo quanto si rallegrarono delle calamità di Firenze, non solo le ville lontane, che non potevano essere afflitte, ma Prato stessa che, per la vicinanza poteva ben esserlo, quanto, dico, si rallegrarono di quelle calamità, le quali, dal Poeta nostro ingegnosamente pronosticate, seguite erano e furono la rovina del Ponte alla Caraia, pieno di popolo spettatore d'uno spettacolo fatto in Arno; l'incendio di circa 1700 case, con infiniti tesori consumati dalle fiamme; e infine le terribili discordie tra i Bianchi e i Neri.

10-12. Alf. nota il 12. E, se già fosse, ecc. E, se il male che ti si agogna fosse accaduto già, egli non sarebbe accaduto troppo tosto, meritandolo tu da

Cosi foss'ei, da che pure esser dee;
Che più mi graverà com' più m'attempo,

un gran pezzo. Così foss'ei. Slancio d'animo altamente sdegnato, e di vendetta avidissimo; e vuol dire : e poichè egli debbe inevitabilmente avvenire, vorrei che fosse avvenuto già. Che più mi graverà, ecc., significa perchè quanto più invecchio, tanto più mi sarà grave questo male. Ma quale si è la ragione di si fatto fenomeno? Il Landino, il Daniello, ed altri saltano questo luogo. Il Vellutello, cui segue il Venturi, chiosa così: quanto più l'uomo invecchia, tanto più gli pesano i suoi mali. Il Lombardi diversamente: bramando il Poeta l'esiglio suo in più fresca età, per aver seco nella disgrazia minor numero di figliuoli, e per non esser costretto a cercarsi paese " casa e pane, mentre cominciava ad aver bisogno di quiete e riposo. La prima interpretazione si dimostra falsa per le sottoposte parole ricavate dall'opera di P. J. Cabanis, intitolata Rapports du physique et du moral de l'homme; tome 1, 4 mémoire, le quali sono: on a remarqué depuis long-temps, que, dans la vieillesse, les impressions les plus récentes s'effacent aisément.. Le cerveau perdant le point d'appui que lui prétaient la force des muscles, et l'ensemble des abitudes acquises pendant la vie, se retrouve, pour ainsi dire, au méme point, que lorsque la mollesse des organes ne lui opposait aucune résistance.

Leggasi l'intero paragrafo a maggior prova della verità che si dimostra. Quello che il Lombardi dice non ha punto che fare coll' intenzione del Poeta; e poi quello ch'ei dice, agli animi vulgari può solo applicarsi, perchè gli animi della vecchiezza sono quelli nei quali alio sentimento genera nei magnanimi più disdegno. Ma considerando che il savio debbe anzi desiderare che gli avvengano le traverse piuttosto nella vecchiezza che nella giovinezza, poichè la cortezza e la lunghezza del tempo raccorcia e allunga la noia, e niente puote nella vecchiezza esser lungo, la vecchiezza medesima non essendo lunga; leggendo nel Boccaccio, di cui pur sono le soprascritte parole, che non sa

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Noi ci partimmo, e, su per le scalée

Che n'avean fatte i borni a scender pria,
Rimoatòl Duca mio, e trasse mee.

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quanto dolce si sia la vendetta, nè con quanto ardor si desideri, se non chi riceve l'offese; ricavando da mille luoghi del presente poema, siccome dai versi del presente passo, quanto bramoso della vendetta fosse Dante, e quanto in ciò l'animo e l'ingegno adoperasse; rainmentandomi quel detto di Publio Siro: inimicum ulcisci vitam accipere est alteram; leggendo che Biante diceva ad un malvagio: so che tosto o tardi sarai punito ma temo di non poterlo vedere ; compiangendo gli Orchomeni, perchè la punizione che ebbe Licisco del tradimento fatto loro, accadeva in tempo che non restava più alcun di quelli che vi dovevano aver più parte, appartenendo più a loro che ad altri i godimento di quella vendetta, conchiudo essere intendimento del Poeta nostro, che maggiore sarà la pena sua della ritardata vendetta, perchè minore sarà, per la vecchiezza sua, il tempo che potrà goder il piacere della vendetta medesima. E vagliami d'argomento questa parola del divino Michel Agnolo Buonarroti: Che 'l gioir vecchio picciol tempo dura. Com' più m'attempo. Com' per come è licenza presa pur dal Petrarca: Com' perde agevolmente in un mattino. E il gran Buonarroti, imitando pur il sentimento e la parola: E quel più scaccia com' più m'attempo.

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13-15. E su per le scalee, ecc. Ho già detto che la testa del ponte, appoggiata nell'argine, forma un rialto che s'alza sopra l'argine medesimo. Da questo scesi erano sull'ottava ripa, dalla quale si dipartono, rimontando per quel medesimo rialto pieno di scabrose punte, che fan loro le scalee, o vero scale come già avean fatto a scender prima. Borni, così con parola presa dal francese bornes, (pietre vicino ai muri piantate a ripararli dagli urti delle ruote) appella il Poeta i rocchi o sia morsi della detta testa del ponte, e non già, come vuol Lombardi, dell'erto scoglioso argine. Mee, per me, lic. poet.

E, proseguendo la solinga via

Tra le schegge e tra' rocchi dello scoglio, Lo piè, senza la man, non si spedia. Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio,

Quando drizzo la mente a ciò ch'io vidi, 20 E più lo 'ngegno affreno ch'i' non soglio; Perchè non corra che virtù nol guidi;

Si che, se stella buona o miglior cosa

16-18. Si not. da Alf. Solinga. Forse a ricor darci che tale non fu di sopra, quand'erano in compagnia de' diavoli. Schegge... rocchi, quelle scabre punte ineguali del nuovo ponte Lo pie, senza la man, non si spedia, è bel modo d'esprimere l'andar car. pone; che altrove nel Purgatorio dice così: E piedi e man voleva il suol di souo, rappresentando le nuove immagini con sempre nuove e più leggiadre maniere.

e sa

19—24. Alf. li nota salvo il primo. Vuole in questi versi preparar già l'animo del lettore alle cose maravigliose ch'è per dire e per quello che di sè e fra se far suole, insegnargli come affrenar debbe le voglie sue in presente, per non essere in futuro eternamente punito. Ma questo avvertimento risguarda in particolare gli uomini d'ingegno, i quali adoprano, Ovvero possono adoprar male l'argomento della mente. Allor, vedendo quello che vidi; e mi dolgo ora di nuovo, ripensando a ciò che vidi. E più, ecc., pendo esser quel tormento per coloro che piegano l' ingegno al male, io affreno l'ingegno mio più del solito, affinchè non corra senza esser guidato da virtù (perciocchè qualunque altissimo ingegno, se non ha la virtù che lo guidi, corre sfrenatamente al male). Se stella buona... mi ha dato 'l ben. Il bene di cui si intende qui si è l'acutezza e sublimità dell' ingegno, che da propizio influsso del cielo riconosceva il Poeta, come apertamente ne' seguenti versi dichiara, Parad. XXII, 112 e seg.

O gloriose stelle, o lume pregno

Di gran virtù, dal quale io riconosco
Tutto, qual che si sia, il mio ingegno,

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