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tuale, incorporea, che deriva dal nuovo indirizzo dato dal Vangelo alla coscienza cristiana: non ha ebbrezza ed esultanza di sensi, non riso, non emozioni geniali e artistiche, non libero giuoco della immaginativa, che seco medesima capricciosamente. si trastulli, ma la forte fantasia « che mai non posa » è vinta dal furore del cuore. Il quale ama nella donna la Virtù divina, che in lei discende, e uno spirito gentile, creatore d'ogni pensier buono, contro.

<< Gl'innati vizi che fanno altrui vile. »

DANTE, Canzoniere, II, canz. 2.

Il dramma intimo dello spirito non era presso gli antichi, nè così manifesto, nè così sentito, nè così ingenuo. Essi vedevano le passioni per cieco destino cozzanti nel cuore, come gli atomi nel caos oscuro di Democrito. Ma poi che gli uomini divenner figliuoli di Dio con questo commandamento che fosser perfetti, come il padre che è ne' cieli; 1 la nuova letteratura cristiana dipinse le battaglie e le vittorie, le agonie e la pace dell'anima, e nelle vite e nelle legende, e specialmente nelle Confessioni di S. Agostino, ritrasse la filosofia e l'arte della volontà, e quelli affetti, forti e soavi, miti e dolorosi, que' sentimenti, melanconici e sereni, inquieti e pazienti, tristi e lieti, che finiti aspirano all'infinito, e dalla terra si sollevano incessantemente al cielo.

1 Joan. I, 12; Matth. V, 45, 48.

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In quella parte del libro della mia memoria 1 dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica 2 la qual dice: Incipit Vita Nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte molte cose, e le parole le quali è mio intendimento d'assemprare 3 in questo libello 4 e se non tutte, almeno la loro sentenza.

1 Parad. XIII, 54. « Del libro che il preterito rassegn a. Dante, Canzoniere, parte I, canz. II, 5: « Nel libro della mente. > Confronta Inferno, II, 8.

2 Capitolo che dice: Incomincia la Vita Nuova. Ne' codici si soleva scrivere la prima lettera in color rosso. Dice che dinanzi poco si poteva leggere, perchè le cose che ci accadono prima dell'età di nove anni non si ricordano chiaramente.

3 Ritrarre, copiare. Inf. XXIV, 4. « Quando la brina in su la terra assempra. » La sentenzia: il sentimento, il succo.

4 Libretto. Convito II, 2; Vita Nuova XIX. Oggi questo diminutivo si adopera a indicare per lo più uno scritto fatto per infamare altrui.

§. II.

Tempi, occasione, ed effetti del primo amore di Dante.

Nove fiate già, appresso al mio nascimento, era tornato il cielo della luce 1 quasi ad uno medesimo punto, quanto alla sua propria girazione, quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, li quali non sapeano che si chiamare. 2 Ella era in questa vita già stata tanto, che nel suo tempo il cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente delle dodici parti l'una d'un grado; 3 si che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi al fine del mio nono anno. Ella apparvemi vestita di nobilissimo colore, umile ed onesto, sanguigno, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenia. In quel punto dico veramente, che lo spirito della vita 4 il quale dimora nella segretissima camera del cuore, 5 cominciò a tremare si fortemente, che apparia

1 Il sole. Inf. VII, 74. « Fece li cieli » cioè gli astri. Psal. XVIII: Coeli enarrant gloriam Dei. Purg. IV, 59: « Carro della luce. » 2 Non sapevano quanto meritamente il nome di Beatrice convenisse alla gloriosa donna di virtù e distruggitrice di tutti i vizi. Vita Nuova X. Inf. II, 76.

3 La dodicesima parte d'un secolo, otto anni e quattro mesi; dacchè il movimento della stellata spera da occidente a oriente, compie in cento anni un grado. Convito II, 6. Leggi il bel racconto di Boccaccio (Vita di Dante) che svolge ampiamente le circostanze accennate in questo capitolo.

4 Sentimento fondamentale interiore, animale e spirituale. 5 Nel cuore. Inf. 1, 20: « Nel lago del cor. »

nelli enomi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur mihi. 1 In quel punto lo spirito animale 2 il quale dimora nell'alta camera, nella quale tutti gli spiriti sensitivi apportano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente agli spiriti del viso, disse. queste parole: Apparuit jam beatitudo vestra. 3 In quel punto lo spirito naturale, 4 il quale dimora in quella parte ove si ministra il nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo disse queste parole: Heu miser! quia frequenter impeditus ero deinceps. 5 D'allora innanzi dico ch'Amore signoreggiò l'anima mia, la quale fu si tosto a lui disposta e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria, per la virtù che gli dava la mia immaginazione, che convenia fare compiutamente tutti i suoi piaceri. Egli mi comandava molte volte che io cercassi per vedere quest' angiola giovanissima: ond' io nella mia puerizia molte fiate l'andai cercando e vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: « Ella non pare figliuola

1 Ecco un dio di me più forte che viene a signoreggiarmi. Aen. I, 722: Inscia Dido insideat quantus miserae Deus. Catullo: Quis huic Deo compararier ausit?

2 Il principio delle funzioni animali, che, secondo Aristotele (Della gen. anim. II, 3) ha sua sede nell'alta camera, cioè nel cervello.

3 Apparve già la vostra beatitudine (Beatrice).

4 Il sangue più puro, che va per le vene a ricostituire l'organismo, secondo Aristotele. Queste sottili distinzioni peripatetiche son conformi al genio dell'età, e qui propriamente il poeta vuol ritrarre con esse l'emozione del suo animo, e gli effetti che ne risentia in tutte le membra.

50 me misero! chè per l'avvenire sarò impedito sovente nella mia circolazione.

d'uomo mortale, ma di Dio. 1 » Ed avvegna che la sua immagine, la quale continuamente meco stava,

baldanza d'Amore 3 a signoreggiarmi, tuttavia era di si nobilissima virtù, 4 che nulla volta 5 sofferse, che Amore mi reggesse senza il fedele consiglio della ragione, in quelle cose, là dove cotal consiglio fosse utile a udire. E però che soprastare 6 alle passioni ed atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, 8 mi partirò da esse, e trapassando molte cose le quali si potrebbero trarre dall'esempio onde nascono queste, verrò a quelle parole. le quali sono scritte nella mia memoria sotto maggiori paragrafi.

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1 Il verso di Omero a cui accenna Dante, nota l'illustre Giuliani, è quello riportato da Aristotele (Dei Mor. a Nicomaco, VII, 1) che dice di Ettore: « Non pareva d'uomo mortale esser figliuolo ma di Dio. » Aen. I, 409: Et vera incessu patuit Dea.

2 Aen. IV, 80: Illum absens absentem auditque videtque.

3 Modo stringato e forte. Vuol dire : Fosse Amore istesso baldanzoso a signoreggiarmi. L'immagine di Beatrice ha egual virtù (baldanza) di Amore.

4 « Mostrando gli occhi giovanetti a lui

<< Meco il menava in dritta parte volto. » Purg. XXX, 122. 5 Niuna volta, giammai.

6 Trattenersi a ricordare.

7 Età così giovanile. Gioventudine dal gen. di inventus.

8 Par che tenga della favola.

9 La memoria, che è quasi esempio o specchio delle cose, in quanto ne contiene le idee, distinte per capitoli e paragrafi come ne libri.

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