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§. III.

46-77

Beatrice saluta la prima volta il Poeta. Visione che lo sorprende dormendo. Ne chiede altrui la spiegazione in un sonetto, cui Guido Cavalcanti, primo dei suoi amici, tra gli altri, diede risposta.

Poichè furono passati tanti dì, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l'apparimento soprascritto di questa gentilissima, nell' ultimo di questi dì avvenne, che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo in mezzo di due gentili donne, le quali erano di più lunga etade, e passando per una via volse gli occhi verso quella parte ov' io era molto pauroso; e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata 1 nel gran secolo, 2 mi salutò virtuosamente tanto, che mi parve alTora vedere tutti i termini della beatitudine. L'ora che il suo dolcissimo salutare mi giunse era fermamente nona di quel giorno: e perocchè quella fu la prima volta che le suc parole vennero a' miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partii dalle genti. E ricorso al solingo luogo d'una mia camera, puosimi a pensare di questa cortesissima; e pensando di lei, mi sopraggiunse un soave sonno, nel quale m' apparve una maravigliosa visione: chè mi parea vedere nella mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro alla quale io discernea una figura d'uno signore, di pauroso 3 aspetto a chi il guardasse e pareami con tanta letizia, quanto a sè, che mi

1 Rimeritata.

2 Nella vita eterna, in cielo. Inf II, 14: « Secolo immortale » è chiamato il regno dell' altra vita. Psal. CXII: Usque in saeculum.

3 Che fa paura. Inf. II, 90: « Dell'altre no, chè non son paurose. »

rabil cosa era; e nelle sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche, tra le quali io intendea queste: Ego dominus tuus. 1 Nelle sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in un drappo sanguigno 2 legger mente, la quale io riguardando molto intentivamente conobbi ch'era la donna della salute, la quale m' avea lo giorno dinanzi degnato di salutare, e nell' una delle mani mi parea che questi tenesse una cosa la quale ardesse tutta; e pareami che mi dicesse queste parole: Vide cor tuum. 3 E quando egli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia: e tanto si sforzava per suo ingegno, che le facea mangiare quella cosa che in mano gli ardeva, la quale ella mangiava dubitosamente. Appresso ciò poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo si ricogliea questa donna nelle sue braccia, et con essa mi parea che se ne gisse verso il cielo; ond' io sostenea si grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non potè sostenere, anzi si ruppe, e fui disvegliato.

Ed immantinente cominciai a pensare, e trovai che l'ora, nella quale mi era questa visione apparita, era stata la quarta della notte; sì che appare manifestamente che ella fu la prima ora delle nove ultime ore della notte. 4 E pensando io a ciò che m' era apparito, proposi di farlo

1 Son io il tuo Signore. Amore parla in latino, perchè non si conviene che un iddio parli con parole di volgo.

2 Simbolo di carità. Vestimentum mistum sanguine, Isaia, X, 3 Ecco il tuo cuore. Donna della salute: del saluto.

4 Gli antichi, così il giorno come la notte, dividevano in dodici ore, contandole tre a tre, pcr. es. prima, terza, sesta e nona, che sommate ne dan ventiquattro; ma il giorno e la notte le ore « eran grandi o piccole secondo la quantità del sole. » Convito, IV, 23.

sentire a molti i quali erano famosi trovatori 1 in quel tempo e conciofossecosach' io avessi già veduto per me medesimo l'arte del dire parole per rima, proposi di fare un sonetto, nel quale io salutassi tutti i fedeli d'Amore, 2 e pregandoli che giudicassono la mia visione, scrissi loro ciò ch' io avea nel mio sonno veduto; e cominciai allora questo sonetto:

A ciascun' alma presa 3 e gentil core,

Nel cui cospetto viene il dir presente,
A ciò che mi rescrivan suo parvente, 4
Salute in lor signor, cioè Amore.
Già eran quasi ch' atterzate l'ore 5

Del tempo ch' ogni stella è più lucente,
Quando m' apparve Amor subitamente,
Cui essenza 6 membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor, tenendo

Mio core in mano, e nelle braccia avea
Madonna involta in un drappo, dormendo. 7
Poi lo svegliava, e d'esto core ardendo
Lei paventosa umilmente pascea:
Appresso gir lo ne vedea piangendo.

A questo sonetto fu risposto da molti e di diverse sentenze; 8 tra li quali fu risponditore quegli cui io chia

1 Voce di origine provenzale. Rimatori, poeti.

2 Questo titolo avean gl' innamorati nel Codice di Amore. 3 Innamorata. Inf. V, 104.

4 Ciascun alma dica il suo parere.

5 Passata già la terza parte della notte.

6 La cui natura o l'indole, manifesta sul viso. ecc.

7 Dormiente, come poi ardendo invece di ardente ecc. Purg. IX, 38; Ariosto, XI, 58.

8 Il primo degli amici è Guido Cavalcanti, l'altro rispondi

mo primo de' miei amici; e disse allora un sonetto il quale comincia Vedesti, al mio parere, ogni valore. E questo fu quasi il principio dell'amistà tra lui e me, quando egli seppe ch' io era quegli che gli avea ciò mandato. Il verace giudicio 1 del detto sogno non fu veduto allora per alcuno, ma ora è manifesto alli più semplici.

§. IV.

Dante ne soffre nella salute, e non può celare che amor n'è cagione.

Da questa visione innanzi cominciò il mio spirito naturale ad essere impedito nella sua operazione, perocchè l'anima era tutta data nel pensare di questa gentilissima: ond' io divenni in piccolo tempo poi di sì frale e debole condizione, che a molti amici pesava della mia vista; 2 e molti pieni d'invidia, 3 già si procacciavano di sapere di me quello ch' io voleva del tutto celare ad altrui. Ed io, accorgendomi del malvagio domandare che mi faceano, per la volontà di Amore, il quale mi comandava secondo

tore Cino da Pistoia. Dante da Maiano rispose ancor egli, si veramente con isdegnoso dispregio. Ma il giovanetto Dante fiorentino ha cacciato poi di nido quello arrogante da Maiano. - Osserva ne' primi versi della puerizia, serenità, candore e spontanea fioritura di pensieri e di affetti, e accenti soavi, e immagini nuove e costrutti conformi, e note amorose e leggiadre.

1 Il vero senso. Questa prima visione è già una primizia delle scene meravigliose della Commedia divina. Amore che pasce Beatrice, umilmente paventosa, del cuore ardente di Dante, risente il forte concepire del profeta Ezechiele ed è un degno preludio del poema sacro.

2 Elegante locuzione che dice: faceva pena il mio aspetto. 3 Curiosità maliziosa.

il consiglio della ragione, rispondea loro, che Amore era quegli che così m' avea governato: 1 dicea d'Amore, perocchè io portava nel viso tante delle sue insegne, 2 che questo non si potea ricoprire. E quando mi domandavano: per cui t'ha così disfatto questo Amore? ed io sorridendo li guardava, e nulla dicea loro.

§. V.

Coglie anzi opportunità di far credere, che altra sia la donna dell' amor suo e " non Beatrice. E ciò gli vien fatto per alquanti anni e mesi.

Un giorno avvenne, che questa gentilissima sedea in parte 3 ove s'udiano parole della Regina della gloria, ed io era in luogo dal quale vedea la mia beatitudine; e nel mezzo di lei e di me per la retta linea sedea una gentile donna di molto piacevole aspetto, la quale mi mirava spesse volte, maravigliandosi del mio riguardare, che parea che sopra lei terminasse; onde molti s'accorsero del suo mirare. Ed in tanto vi fu posto mente, che partendomi di questo luogo, mi sentii dire appresso: « Vedi come cotale donna distrugge la persona di costui? » e nominandola, intesi che diceano di colei che mezza era stata nella linea retta che movea dalla gentilissima Beatrice, e terminava negli occhi miei.

Allora mi confortai molto, assicurandomi che il mio segreto non era comunicato, lo giorno, 4 altrui per mia vista ed immantinente pensai di fare di questa gentile

1 Consumato, disfatto. Purg. XXII, 21, 35.

Qui vale segni del sembiante, propri de' fedeli d'amore. 3 In chiesa, forse nel suo bel S. Giovanni, ove si cantavan

le lodi della Reina benedetta Maria.

4 Quel giorno, in quel dì. Vita Nuova XIV.

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