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Questa edizione è fatta non soltanto per gli alunni de' Licei, i quali colla scorta del solerte professore possono da se medesimi cavare il disegno e l'ossatura de' sonetti e delle canzoni, ma eziandio per invogliarne le donne gentili; affinchè con la Vita Nuova, disimpacciata dalle aride divisioni scolastiche, riforbiscano l'animo arruginito dalle novelle sgarbate e oscene, messe in voga dal verismo plebeo.

Ritengo con l'Allighieri che le lettere, eziandio le poetiche, hanno ad avere uno scopo onesto ed utile; e perciò accenno talvolta al costume, in questo libro, che porge una morale aurea di nobilissimo amore alla nostra età, quando pare che questo affetto, per il novello indirizzo de' moderni materialisti, sovente s'ispiri d'odio, d'invidia di rancore e di libidine. Dell' amor suo dice Dante nella dichiarazione al § XIX: - E acciocchè quinci si levi ogni vizioso pensiero, ricordisi chi legge, che di sopra è scritto, che il saluto di questa donna, lo quale era operazione della sua bocca, fu fine de' miei desideri, mentre che io lo potei ricevere. » E Leonardo Aretino nella Vita di lui scrive che « fu usante in giovinezza sua con giovani innamorati, ed egli ancora di simile passione occupato, non per libidine ma per gentilezza di cuore. » Amori cosiffatti educano alla patria donne di virtù, e prodi e saggi cittadini; poichè il bene amare è radice di buoni pensieri, di assennati parlari, e di egregie opere. Chi ben ama ben sa; ma ben non ama colui che, ne' suoi affetti, scompagna la famiglia, la patria e la religione, da Dio e dalla natura congiunte, e in ogni bella cosa non vede il divino lume

<< Che ne mostra la via ch'al ciel conduce. »>

II.

Dante Allighieri, scrive Vincenzo Gioberti, è il principe della nucva letteratura, romanza e cristiana, italiana ed europea, e, quanto all' Italia propriamente, lo studio e l'amore de' suoi volumi, sono, come già altri osservò, la misura del sorgere e del declinare delle nostre lettere e della nostra vita civile. Egli, in una grande città, che Bonifacio VIII chiamava uno degli elementi del mondo, fu giovane amante della donna, della scienza, dell' arte, della patria e della religione, fu guerriero e magistrato, maestro e giudice delle umane cose e delle divine.

Nacque in Firenze, nella primavera del MCCLXV, quando Carlo d'Angiò, chiamato in Italia da Clemente IV, e trionfalmente ricevuto in Roma, veniva a fondare in sede omai certa, le speranze de' Guelfi, a schiantare l'ancor giovane tronco dell' arbore ghibellina, a recare il lusso e il contagio de' dorati arnesi, delle vesti eleganti, delle adulazioni turpi, delle signorili mollezze, e ad aprire il duello che dovevasi poi, per tanti secoli, combattere tra Francia e Alemagna sui campi d'Italia. Nella puerizia sua, nutrito liberalmente, e dato a' precettori delle lettere, subito apparve in lui ingegno grandissimo e attissimo a cose eccellenti. Il padre Aldighiero, disceso da messer Cacciaguida, cavalier fiorentino, il quale militò nella seconda crociata sotto l'imperador Corrado, pèrdè nella puerizia; nientedimeno, confortato da' propinqui, da donna Bella sua madre, e da Brunetto Latini, valentissimo uomo secondo quel tempo, a tutti gli studi liberali si diede, niente lasciando indietro che appartenga a far l'animo eccellente. Per la bramosia degli amati studi non curò, dice Boccaccio, nè caldo, nè freddo, nè vigilie, nè digiuni, nè alcun altro corporale disagio: ed egli medesimo parla

de' lunghi studi con grande amore consumati, e della fame, del freddo, delle vigilie sofferte, che lo ferono « per più anni macro: » studi fatti sopra i Padri e Dottori della Chiesa e sopra la Bibbia, in Aristotele e la sua scuola, ne' filosofi morali, ne' poeti latini e provenzali, e ne' nostri rimatori. Nè per questi studi si racchiuse in ozio o privossi del secolo, ma col pensiero intento alle cose civili della patria, costumato, accorto e valoroso, ad ogni esercizio giovanile si trovava, intantochè in quella battaglia grandissima che fu a Campaldino, combattendo vigorosamente a cavallo nella prima schiera, passò gravissimo pericolo, avendo sulle prime « temenza molta e nella fine grandissima allegrezza. » Partitasi di questo mondo Beatrice, figlia di Folco Portinari, la quale sin dall'età di nove anni aveva egli ardentemente amato, percosso di gravissimo dolore, scrisse la Vita Nuova; e due anni dipoi, confortato da parenti ed amici, prese in moglie Gemma Donati, dalla quale ebbe più figliuoli.

Creato, a' quindici Giugno del MCCC, de' Priori della sua terra, da qui ebber principio tutti i suoi mali, come diceva lui stesso; poichè divisa essendo già la città in Bianchi e Neri, e venute più volte le parti al sangue, al saccheggio ed alle arsioni, mentre Dante dimorava in Roma, mandatovi oratore al papa Bonifacio VIII, « per offerire la concordia e la pace della città, » accusato disonestamente di baratteria per opera di Corso Donati, capo de' Neri, contuttochè assente, governando in Firenze come paciere Carlo Valesio, fu per ben tre volte in quattro mesi condannato a grave multa, e pubblicati i suoi beni, già prima rubati e guasti: e, s'e' torna, lo brucian vivo!

Allora, cospirante alcuni anni cogli esuli ghibellini, compagnia malvagia e scempia, errante di su di giù per l'Italia, pascendosi d'ira, di dolore e di speranza, per amore lodando e imprecando per amore, scrisse il Convito,

dove intendeva filosoficamente commentare quattordici sue canzoni, in lode di Beatrice, fatta simbolo della purissima sapienza, e due libri sopra la lingua e la poesia volgare, e varie lettere e la Monarchia, e, la più eccellente tra le sue opere e tra quelle degli antichi e de' moderni poeti, la Commedia, a cui i contemporanei e i posteri diedero il titolo di divina. Ardendo sempre di amoroso desiderio della sua terra, e del riordinamento della serva Italia, ospite or qua or là sperimentò

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<< Lo pane altrui, e come è duro calle

« Lo scendere e il salir per l'altrui scale. »

Paradiso, XVII, 58.

Dopo aver vagato, intorno a quattro lustri, in Toscana, nell' Umbria, in Lunigiana, nell'Emilia, in Lombardia, in Francia, e fors' anco di là dal mare, col pallor della morte sul viso e la speranza, finalmente riposò presso Guido da Polenta, signor di Ravenna; dove nel MCCCXXI, con vivo dolore de' suoi falli, fermamente cattolico, come vissuto cra, morì, salendo, da questo esilio, alla « eterna pace. »

III.

La Vita Nuova 1 racconta la storia dell'amor di Dante

1 Vita nuova vuol dire vita giovanile, « il dolce tempo della prima etade, » l'età dell' amore. Purgatorio XXX, 115. « Questi fu tal nella sua vita nuova. » Petrarca, canzone XII, 2. « Tutta l'età mia nuova. » Dante insegna che l'adolescenza, contenente nel suo principio la puerizia, « dura infino al venticinquesimo anno. » Convito, IV, 24. Vedi anche Purgatorio, XXX, 42. La cosa a me par chiara tanto che più « parole non ci appulcro. › Dante istesso chiarisce la cosa:

verso Beatrice Portinari, amore non già allegorico 1, ma vero e sentito nel cuore, messo in dubbio soltanto da coloro (Filelfo, Biscioni, Rossetti) che, postisi un' idea in capo e notomizzandola, ci si riscaldano tanto da veder trasfigurata la natura delle cose. È dettata in forma di commento o di legame storico ad alcune sue poesie, che dichiara l'argomento, il tempo, il luogo, le circostanze, le occasioni, le cause e gli effetti di esse. Dante è insieme in questo libro narratore e poeta; e se talvolta ha secchezze peripatetiche e concetti astrusi, nè lo stile ci si scorge sempre maturo, con locuzioni e costrutti spediti e corretti, è tuttavia schietto, nitido, ingenuo. Senza sforzate inversioni, senza ricercate armonie, ordinando le parole, sempre pure, a quel modo che il cuore dentro le detta, somiglia ad un amico che vi fa le sue confidenze; e, con semplice eppur viva favella, vi rapisce. Nel descriver poi le caste visioni la prosa riesce animata e forte, adorna di colori accesi e smaglianti, fervida e passionata, ma senza smanie e senza gonfiezze, ritraendo le più alte fantasie con lingua piana e domestica. 2 Del contenuto della Vita Nuova, e di quelle immaginazioni o rapimenti, e di quella vita intellettuale piena d'amore, non ci ha esempio, nè tra i Greci nè tra i Latini. È prosa e poesia interiore, spiri

<< Io sono stato con Amore insieme

« Dalla circolazione del sol mia nona. »

DANTE, Canzoniere, son V.

1 Gradi dell'amore di Dante. Beatrice, donna viva e vera, nella Vita Nuova. Beatrice, simbolo dell'umana sapienza (filosofia) nel Convito. Beatrice, simbolo della sapienza divina (teologia) nella Commedia.

2 « Quella Vita Nuova) fervida e passionata, questa (Conrito) temperata e virile esser si conviene. » Convito, I, 1.

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