Dacchè, per chi non lo sappia, uno dei Ministri che han seduto sulle cose della istruzion pubblica in Italia (non il Bonghi o il De Sanctis, che s'intende) credette suo dovere, non che suo diritto, di schiudere quel ghiotto tesoro di appunti, di ricordi, di abbozzi o primi getti, di pensieri, di lettere, di componimenti lasciati inediti un tesoro che somigliava molto a un bottino di guerra! —, non già a tutta la repubblica dei letterati, bensì a una oligarchia di cinque critici, che si assottigliò subito a quattro e più tardi a tre. E mentre questo insigne triumvirato, con una cautela che potè sembrare eccessiva, s'indugiava a frugare, a trascrivere, a riordinare i preziosi cimelii per prepararli alla stampa ufficiale, ciascuno dei triumviri s'affrettava per suo conto a imbandire ai profani ansiosi i bocconi più appetitosi e le leccornie più stuzzicanti. Finalmente, in questo anno di grazia, anche la lungamente protratta stampa ufficiale è terminata, e le carte napoletane, sempre cara buccia d'un limone da illustri mani spremuto, son tornate laggiù, presso alle ceneri del loro poeta. Da sacro cineri flores !... Comunque, « dopo l'antica obblivion » e dopo le recenti e abbondanti delibazioni, i volumi dei Pensieri e degli Scritti vari sono, alla buonora, accessibili anche a noi. Tutto quel maraviglioso mondo di meditazioni e di poesie è riapparso, anche per noi oramai, « al celeste raggio », come sepolto Scheletro, cui di terra Avarizia o pietà rende all'aperto. E inebriandoci nelle infinite bellezze di questa nuova Pompei intellettuale, possiamo, se Dio vuole, anche di menticare le ambizioni e le indiscrezioni di Marco Antonio, di Ottaviano, di Lepido. L'oligarchia, per quanto illuminata, non è una forma simpatica di governo, pur nella repubblica letteraria; e la poesia del Leopardi non è e non può costituire un monopolio. Del resto, all's well that ends well, come nella commedia shakespeariana. Ed io son lieto d'esser il primo tra gli studiosi dell'altissimo poeta che abbia potuto, in questa ristampa, giovarmi, absque peccato, del tesoro divenuto proprietà dello Stato. Varese, 3 luglio 1907. MICHELE SCHERILLO. III. Monaldo Leopardi e la sua autobiografia 11 24 V. La repugnanza di Giacomo alla prelatura, e la rinunzia 30 34 - Il saggio di traduzione dell' Odissea e dell'Eneide. Le prime lettere al Mai, La genesi dell' ammirazione e dell'amicizia pel Giordani, prima ancora di conoscerlo di persona VIII. Le lettere recanatesi al Giordani. La cantica Appressamento della morte. Recanati e i mali fisici e morali di Giacomo. - Il vagheggiato suicidio IX. Il miraggio del mondo di là dall'Appennino. del Giordani a Recanati. X. Il Giordani a Recanati. . La visita I colloqui con Giacomo e i L'accusa del Gioberti e del Capponi in danno del Giordani . sospetti di Monaldo. . XI. Giacomo esce finalmente dal nido. I buoni uffici dello zio Carlo Antici. A Roma, nell' inverno 1822-1823. Niebuhr. Ritorno a Recanati. seux a collaborare nell' Antologia L'invito del Viens 44 51 61 75 84 Pag. XII. Giacomo a Milano e a Bologna (1825-1826). L'inte- L'in 91 XIII. La primavera del 1826 a Bologna. Una gita in Ro- magna. renze. . XIV. A Pisa, nell' inverno 1827-1828. Il Risorgimento e - XV. L'ultima dimora a Recanati, dal novembre 1828 all'aprile 1830. Nuove smanie d'uscirne. L'interessamento del Colletta. Il matrimonio di Carlo. mancato premio della Crusca. La sottoscrizione fiorentina XVI. Giacomo torna a Firenze (maggio 1830). L'edizione XIX. Il seppellimento della salma. Il dolore, l'interessamento e l'epicedio di Alessandro Poerio. nel portico di San Vitale. La Scuola del De Sanctis. 110 117 125 La ristampa L'ultima lettera. La 132 Notizia intorno alle edizioni di questi Canti 148 I............... ALL' ITALIA. 149 II. SOPRA IL MONUMENTO DI DANTE CHE SI PRE- III............ AD ANGELO MAI, QUAND' EBBE TROVATO I LIBRI 158 IV............ NELLE NOZZE DELLA SORELLA PAOLINA 163 CANTI |