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SOMMARIO

DELLA

RELAZIONE DI ROMA

DI

PAOLO CAPPELLO

28 SETTEMBRE 1500 (1)

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(1) Diarii inediti di Marin Sanuto, Vol. III. pag. 616 e seguenti, (Biblioteca di San Marco a Venezia).

Vol. VII,

CENNI BIOGRAFICI INTORNO A PAOLO CAPPELLO

Paolo Cappello, figliuolo di Vettore, nacque in Venezia circa il 1454. Nel 1492, in compagnia di Marco Dandolo, fu spedito ambasciatore in Ungheria per esortare il re Ladislao a far la guerra contro i Turchi. Nel 1496 fu mandato oratore a Napoli; e ai 15 di Settembre del 1498 fu eletto in luogo di Paolo Trevisano, ambasciatore ordinario a Roma; ma non partì che nel 1499, e ripatriò ai 28 di Settembre 1500. Tenne in Senato la relazione lodatissima della sua ambasceria, della quale il Sanuto ci conservò il sunto nei preziosissimi suoi Diarii. Nel 1509, impedito da altri magistrati, rifiutò la carica di Provveditore dell'esercito per la lega di Cambrai; e in questo stesso anno fu inviato nuovamente a Roma con altri cinque oratori; e tornato a Venezia nell'Aprile del 1500, recitò in Senato la sua relazione, della quale ci ha pur conservato un sommario il Sanuto. Fatto in quell'anno medesimo Provveditore con Andrea Gritti, ricuperò Vicenza e le terre circostanti: poscia costrinse a rendersi i fanti di Ficarolo: unì le proprie genti con quelle del Papa per difenderlo dai Francesi; abbattè le mura della Concordia e presela. Nel 1511 il Cappello, passato il fiume Secchia, fugò i Francesi; ricuperò al Papa la Mirandola. Fu poi rotto dai Francesi sul bolognese; nondimeno, raccolte alcune delle sue genti, potè ritornare salvo a Venezia: e di qua passò Provveditore a Lonigo. Queste e più altre cose di lui sono narrate dal Bembo, dal Sanuto e da altri storici nostri; aggiungendo il Sanuto (Vol. XIV. XV.) che il Cappello si mostrò valoroso specialmente nel 1512 all'impresa di Brescia. Non isfuggì però la taccia di non essersi talora diretto con quella premura che si conveniva; ma dal processo formatosi intorno a cotesta accusa, risultò pienissima la innocenza di lui; anzi, essendo ripatriato ai 6 di Marzo 1513, recitò in Senato la relazione delle cose da lui operate in vantaggio della patria, come Provveditore in Campo. Nello stesso anno 1513 fu destinato a Roma con altri oratori, per congratularsi della elezione di Leone X; ma non partirono, attesa la contrarietà dimostrata dal Papa verso la Repubblica. Fu poscia Capo dei X, e più volte Savio del Consiglio; registrandosi dal Sanuto varie arringhe da lui tenute in Senato. Finalmente, mori a Venezia nella notte del 26 Ottobre 1532. Il ritratto di Paolo vedevasi, fra quelli degli uomini illustri, nella sala del gran Consiglio, inanzi l'incendio. Di lui veggasi anche il volume III. p. 376-378 delle Iscrizioni Veneziane.

Disse l'Oratore, di non voler parlare di quello che di tempo in tempo avea scritto, ma solamente di quattro cose principali: primo, della condizione dei reverendissimi cardinali e di quel Sacro Collegio: secondo, della disposizione del papa colla Maestà Cristianissima e colla Signoria nostra; terzo, del desiderio di Sua Santità; quarto, di quello che si può sperare che Sua Santità abbia a fare per la Signoria nostra: pregando che tale relazione sia secreta.

Dei cardinali sono vivi al presente trentacinque; ventuno Italiani e quattordici oltramontani. E cominciando dai primi, il cardinal di Napoli di casa Caraffa (1), degnissimo prelato, capo del Collegio, fu con Messer Piero Mocenigo in armata; ha gran desiderio contro i Turchi ; nel resto è nemico della Signoria nostra. Il cardinal di Aragona non è stato alla corte (2). Dei Genovesi, il reverendissimo San Piero in Vincula è molto pericoloso (3); e quando fu il caso del pontefice, si

(1) Oliviero Caraffa, napoletano, creato cardinale da Paolo II nel 1464. Nella guerra contro i Turchi (1471-1474) comandò col titolo di legato la flotta papale, che operava di accordo colla veneziana capitanata da Piero Mocenigo.

(2) Lodovico figlio di Ferdinando I re d'Aragona e fratello naturale di Alfonso re di Napoli; fatto cardinale da papa Alessandro VI, per condizione del matrimonio di Goffredo Borgia con Sancia d'Aragona, Morì a Roma nel 1518 d'anni 46.

(3) Giuliano della Rovere, divenuto poi papa sotto il nome di Giulio II. La costante sua inimicizia contro papa Alessandro è notissima.

volea far papa; cosicchè è in odio alla corte. Il reverendissimo Recanati (1), parlando ingenuamente, val poco; non è buono nè per sè nè per altri; e così il reverendissimo Benevento (2); hanno poca riputazione; e di questi due cardinali non si ha alcuna speranza. Il reverendissimo Santa Prassede (3), olim Santa Anastasia, è uomo molto dabbene; tuttavia non fa nulla; vuole esser papa; sa ben simulare; è capitalissimo nemico della Signoria nostra ; e quando si perse Modone, ebbe a dire ai Genovesi: adesso staranno bene; chè potranno mercadantare. Il reverendissimo San Giorgio, fratello del conte Girolamo (4), è stimato poco dai Veneziani. Il reverendissimo Michiel di Sant' Angiolo (5), degnissimo, butta lacrime per il Turco; faria ogni cosa, ma non può operare per le podagre; e se potesse, anderia legato dove si voglia, per far bene alla Cristianità ed alla Signoria nostra. Del Zeno e del Grimani nulla disse (6). Il reverendissimo San Clemente, savoino, da Torino (7), ama molto la Signoria nostra, ed è di vita esemplare; saria stato papa, se si avesse fatto il papa senza forze: contra il Turco si ha offerto di fare ogni cosa.

Dei Romani, il reverendissimo Orsini è nemico nostro (8); e tuttavia si danno ottantamila ducati di condotta a quella casa; è amico del duca di Milano, e nemico del

(1) Girolamo Basso della Rovere, vescovo di Recanati, fatto cardinale da Sisto IV suo zio.

(2) Lorenzo Cibo, genovese, arcivescovo di Benevento, creato cardinale da Innocenzo VIII suo zio.

(3) Antoniotto Palavicini, genovese, creato cardinale da Innocenzo VIII. (4) Raffaello Riario, savonese, creato cardinale da Sisto IV. Il conte Girolamo Riario fu signore di Forlì, rapito allora dal Valentino alla intrepida vedova Caterina Sforza.

(5) Giovanni Michele, veneziano, creato cardinale da Paolo II.

(6) Di Battista Zeno, cardinale di Paolo II, e di Domenico Grimani, cardinale di Alessandro VI, parlano le relazioni seguenti.

(7) Domenico della Rovere, nato a Torino, e fatto cardinale da Sisto IV. (8) Giovanni Battista Orsini, creato cardinale da Sisto IV, e fatto avvelenare in Roma nel 1502, Fra i condottieri di quella casa allo stipendio de'Veneziani, si distinguevano allora Niccolò conte di Pitigliano, e Bartolomeo di Alviano.

re Federigo; attende all' impresa del regno per farvi venire il re di Francia, al quale fu eletto nuncio a Milano. Alle cose del Turco non pensa nè faria un passo. Il reverendissimo Colonna (1) è meglio amico nostro, ed è gentiluomo nostro. Il reverendissimo Cesarino e il Farnese, fratello di madonna Giulia, sono giovani di poca reputazione in corte (2). Dei Milanesi nulla disse, cioè di Ascanio, del vice-cancelliere Sanseverino e dello Alessandrino (3). Il reverendissimo di Siena (4), più vecchio cardinale di tutti, fu fatto da Pio, del quale era nepote; è partito dalla corte, per non vedere andar le cose come andavano; è amico del re Federigo; e questo, per il nepote che ha nel regno, che è il duca di Amalfi. Il reverendissimo Medici (5) ha poca riputazione; è lodato però di modi singolari; si mostra tutto della Signoria nostra. Di Ferrara nulla disse (6).

Degli oltramontani, il reverendissimo Ulisbonense ovvero di Portogallo (7), di anni ottantaquattro, è molto stimato in corte; parla apertamente contro il papa, e il papa se la ride e non gli risponde: tuttavia esso cardinale lo stringe molto, e se potesse faria; ma i cardinali senza il papa non possono far nulla. Il cardinale de'Santiquattro (8),

(1) Giovanni Colonna, creato cardinale da Sisto IV. (2) Giuliano Cesarini, creato cardinale da Alessandro VI. Farnese, che fu poi papa Paolo III.

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Alessandro

(3) Ascanio, figlio di Francesco Sforza duca di Milano, fatto cardinale da Sisto IV. Federigo, figlio di Roberto Sanseverino, fatto cardinale da Innocenzo VIII. —- Giovanni Antonio di San Giorgio, milanese, vescovo di Alessandria, fatto cardinale da Alessandro VI.

(4) Francesco Todeschini Piccolomini, arcivescovo di Siena sua patria fatto cardinale da Pio II, e divenuto poi papa sotto il nome di Pio III. Il ducato d'Amalfi fu concesso in dote da Ferdinando re di Napoli alla propria figlia che sposò Antonio dei Piccolomini, fratello di Pio III.

(5) Giovanni di Lorenzo de' Medici, fatto cardinale da Innocenzo VIII; poi papa Leone X.

(6) Ippolito d'Este, cardinal di Ferrara, eletto da Alessandro VI nel 1493. (7) Giorgio Costa, portoghese, arcivescovo di Lisbona, fatto cardinale da

Sisto IV.

(8) Lodovico Milan, spagnuolo, fatto cardinale del titolo dei Santiquattro da Callisto III.

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