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essi oratori, che il signor Alberto da Carpi (1), oratore di Francia a Roma, gli disse che il re suo verria in Italia ad aiutare l'Imperatore per riaver le sue terre, giusta i capitoli della lega di Cambrai; e che il papa gli rispose: bisogna che il re venga. Il papa vorria che la Signoria si accordasse con Francia, facendolo sicuro che non voglia andar più oltre di Peschiera ec. Inoltre, quando quel Nunzio del re d'Ungheria (ma più presto della Dieta) venne a Roma a dimandar aiuto per torre a noi la Dalmazia, il papa gli disse: non vogliamo darvi alcun aiuto contro cristiani, ma bensì contro infedeli; e vorria adoperare quel re per capitano dalle parti di terra ec. (2).

Disse come stava il Pontefice coi principi cristiani. La Francia gli vuole malissimo, per causa di un benefizio di cinquecento ducati d'entrata, dato dal papa a uno suo (3). E in concistoro il cardinal San Malò parlò lungamente contro il papa; onde il re sospese le entrate di tutti i prelati ch'erano a Roma; perchè il papa non volle dare il cappello al cardinal d'Albi, nipote del Roano: e si convenne levare questa sospensione; e il cardinal di Lucemburgo promise di dar lui circa ducati ventimila che mancavano, in caso che il re non restituisse ovvero levasse. Tuttavia pare che ab

(1) Alberto Pio, conte di Carpi, persona di grande spirito e destrezza; al quale, secondo il Guicciardini, furono date in quella occasione dal re di Francia << amplissime commissioni, non solo di offerire in tutti i casi al pontefice le forze ed autorità del re, ma di comunicargli sinceramente tutte le cose che si trattavano e le richieste fattegli dal re dei Romani, e di rimettere finalmente in arbitrio suo il passare o non passare in Italia, l'aiutare più lentamente o più prontamente le cose di Cesare ». Gli fu ancora commesso di dissuadere l'assoluzione dei Veneziani; ma il pontefice l'aveva, alla sua venuta, già deliberata e promessa.

(2) I principi di Germania radunati a parlamento in Augusta parevano propensi alla pace coi Veneziani. Il re dei Romani però era d' avviso contrario; e seppe, di conserva col re di Francia, eccitare il re d'Ungheria a togliere la Dalmazia alla Repubblica di Venezia, che l'aveva comperata da Ladislao per centomila ducati, durante la guerra coi Turchi, e trentamila da pagarglisi ogni anno.

(3) Il re di Francia fondavasi sopra il diritto concessogli prima dallo stesso papa Giulio, di conferire ad arbitrio suo i vescovati di qua dai monti; e il papa ora aveva dato a una sua creatura il primo vescovato vacante.

biano stretto lega insieme a difensione degli Stati acquistati di nuovo (1); il qual re ha gran paura della Spagna, che vorria torgli il regno. Dell' Inghilterra, per ciò che spetta alla Chiesa (2), non fa quella estimazione che si richiede; o perchè sia lontano, o perchè non ha pratica di quel regno. L'Ungheria è nulla al proposito di qui; è un re di poche faccende (3). Stima l' imperatore infantem nudum; ma ben stima gli elettori e l' Alemagna. Colla Signoria nostra ritiene di aver fatto quel che ha voluto; ed è battuta forte e ha perse le forze. Coi Fiorentini mostra di aver gran potere ; e sebbene sono francesi, si promette di loro assai contro Francia; e il cardinal di Volterra, è stato nostro gran nemico. Vuol male al duca di Ferrara, che vorria aver per la Chiesa, per serrar la Romagna; e fu contento che patisse quei danni che gli fece la Signoria nostra (4). Con Mantova si è imparentato; e il nipote duca di Urbino colla moglie, che è figlia d' esso marchese, e la duchessa vecchia di Urbino, sorella del marchese, sono a Roma; e il papa instato da queste vorria liberarlo, dando cauzione di fedeltà ec. (5). I senesi dicono essere il papa il loro protettore; perchè li suoi furono senesi di casa Giandoni (6); e gli hanno date entrate e case e possessioni per ducati dodicimila all'anno.

(1) La lega però non si strinse che fra Massimiliano e il re di Francia, riserbando facoltà al papa di entrarvi in fra due mesi prossimi, e al re di Spagna e a quel d'Ungheria in fra quattro.

(2) Chi avesse detto a papa Giulio, che, pochi anni dopo, la non estimata Inghilterra s'alienerebbe dalla Chiesa di Roma!

(3) Re torpido e inetto chiama Ladislao anche il Palma: Notitia rerum Hungaricarum, Pars II. p. 529.

(4) I Veneziani, eccitati dal papa, corsero e depredarono tutto il paese di là dal Po; ma furono poscia vigorosamente ribattuti da Alfonso.

(5) Francesco Maria della Rovere, nipote di Giulio II, adottato nella famiglia di quelli da Montefeltro, era divenuto duca d'Urbino. Il marchese di Mantova era prigione dei Veneziani (vedi la precedente relazione), e per la sua liberazione pregavano in Roma la figlia Eleonora Gonzaga e la sorella Elisabetta, vedova di Guidobaldo duca d'Urbino.

(6) La famiglia Ghiandaroni (non Giandoni, come dice il Trevisano o il Sanuto) fu dei Grandi di Siena e possedette la contea della Suvera nel territorio senese. Scacciati dalla patria per le civili discordie, e privati di

Quando il papa determinò di assolverne dall'interdetto, gli oratori della lega instarono che non lo levasse; ma aveva avuto consiglio fino dai dottori dello studio di Bologna, che con dignità della Santa Sede non poteva mantenere questa scomunica ec.

Il papa è sagace, gran praticone, d' anni sessantacinque; ha mal vecchio gallico e gotte; tuttavia è prosperoso e fa gran fatica. Niuno puote sopra di lui; ode tutti, ma fa quello che gli pare; è ritenuto della bocca e di altro, per voler vivere più moderato.. Si dice che ha in contanti almeno settecentomila ducati, tutti in Castel Sant' Angelo; con ordine al castellano, che è di casa Rovere, savonese, che se muore, non dia questi danari ad altri che al papa eletto in suo luogo, da mettersi contro infedeli; alla qual cosa mostra di avere gran fantasia. Ed ha modo di avere quanti danari vuole; perchè, vacando un benefizio, non lo dà se non a chi ha un ufficio, e quello ufficio dà a un altro; sicchè tocca per questo assai danari; e sul vender gli uffici ci sono sensali più del solito in Roma (1). Il papa ha di entrata ordinaria ducati duecentomila; e di straordinaria, si dice, centocinquantamila; ma questo ha due terzi dello straordinario, e dell'ordinario ammigliora d'un terzo di più le entrate. Dove soleano pagare il censo carlini dieci al ducato (perchè la Chiesa era ingannata, che vale carlini tredici e mezzo al ducato) vuole che paghino quello che corre il carlino; e ha fatto una nuova stampa che vale dieci al ducato; e son buoni, di argento; dal che ammigliora da dieci a tredici e mezzo la en

tutte le facultà, si ritirarono in Torino, quindi in Savona, dove formarono la loro discendenza. Di tal famiglia, variato il nome dal frutto alla pianta e chiamatisi della Rovere, nacque Sisto IV, e da un suo fratello, Giuliano, che fu poi papa Giulio II. A lui nel 1507 restituirono i Senesi la contea della Suvera, stata già de' suoi antenati; e nel 1530 Niccolò della Rovere la vendette ai figli di Sigismondo Ghigi, suo zio.

(1) La venalità degli uffici ecclesiastici era già introdotta in Roma nel secolo XV. Crebbe poscia smisuratamente sino alla metà del secolo XVI. Di essa ragiona con critica imparzialità Leopoldo Ranke nella sua Storia dei Papi, vol. I. lib. I, pag. 56 e seg. e lib. IV, pag. 400 e seg.

Vol. VII.

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trata del papato; e i detti carlini nuovi si chiamano giuli. Inoltre, è misero; ha poca spesa; si accorda col suo maestro di casa, e gli dà al mese per le spese ducati millecinquecento e non più. Ha degli argenti assai in armari, per ducati tremila. Fa la chiesa di San Piero di nuovo, cosa bellissima; per la quale ha posto certa crociata; ed un solo frate di San Francesco, di quello che avea raccolto per il mondo, gli portò in una botte ducati ventisettemila. Sicchè per questo oggetto tocca quanti danari vuole; è gran cosa; si lavora, ma non si compirà così in fretta; e ha dato a questa fabbrica una parte dell' entrata di Santa Maria di Loreto, e tolto a questo parte del vescovato di Recanati (1).

Il papa vuol essere il signore e maestro del giuoco del mondo; teme di Francia per Roano; il quale certo sarà papa, per i voti che poi avrà, se non fa altri cardinali italiani. Si dice anche che sarà papa il Sangiorgio, il quale ha gran fantasia ed è cardinale mal andato. Anche il Regino si mette avanti al papato.

Inoltre, toccò l'oratore, che il signor Costantino Arniti si è affaticato per la Signoria nostra; e che Santacroce e i cardinali francesi fecero di tutto, affinchè il papa non ci assolvesse; fino a dire al papa: questo assolvere è dare di uno coltello nel petto del re.

Sono vivi al presente trentotto cardinali; i quali tutti hanno cinquecento e cinquanta ducati d'entrata. Il cardinal di Napoli che è il primo, ha anni ottanta; è un vecchio insensato. San Giorgio è gran nemico di Francia, e amico della Signoria nostra; e Santacroce, che è dottissimo, è tutto per il re dei Romani, più che per il suo re di Spagna ec.

(1) A questa grand'opera della fabbrica di San Pietro prepose Giulio II il Bramante, e Paolo III Michelangelo Buonaroti. Alla maggior parte dei Romani ed anche a molti dei cardinali doleva però la demolizione dell'antica basilica. La nuova non fu veramente finita che sotto il pontefice Sisto V. Altre aggiunte, ma non tutte felici, furono fatte sotto i pontefici successivi sino a Pio VI.

E lodò i due cardinali veneti; e disse che del Cornaro, se vive, è da sperare assai; e che tra i due cardinali nepoti del Roano, Aix ed Albi, è grande odio; e questo, perchè Albi, che è nuovo, si vuol tirare avanti in trattare pel re; ed Aix se ne duole: tanto che il cardinal di Volterra si mette in mezzo e cerca di pacificarli insieme con desinari.

Il papa ha un capitano bargello, figlio di messer Obietto dal Fiesco (1), il quale in Roma ha grande autorità e si fa temere. Non seguono gli omicidi che seguivano, massime quando il Trevisano fu oratore al tempo di Innocenzio, chè non si poteva andare per Roma. Ora tutti vanno securamente, e non si sente quello che si sentiva prima.

Il papa ha ducento svizzeri alla sua guardia; ha gente d'arme: il duca d'Urbino, capitano della chiesa, ed altri condottieri; e in tutto avrà mille uomini d'arme. Tiene in Bologna alla piazza fanti trecento, ed in rocca fanti ducento; e ha mandato agli Svizzeri il vescovo Sedunense (2) per averne buona quantità; e si dice che gli avrà, per aver promesso il cappello. In Roma non corre molto danaro, come prima. I cardinali attendono a cumulare per il papato, e il papa non apre mai lo scrigno.

Dal papa si possono sperare quattro cose: primo, che non ci sia contro nè dia favore ai contrarii; secondo, che dia brevi in favor nostro; terzo, vettovaglie; quarto, fanterie e commerci; ma altro no. Quanto alli capitoli del signor Prospero, lui non si potrà avere. Ne è desideroso e ne ha scritto in Spagna: tuttavia il papa, quando l'oratore gliene parlò, disse: vi daremo chi volete, con modo però che giurino nelle nostre mani di non venire contro la Chiesa. Giovan Paolo Baglione è col papa; ha cento uomini d'ar

(1) Il quale ebbe molta parte negli sconvolgimenti di Genova al tempo di Carlo VIII re di Francia.

(2) Matteo Schiner, vescovo di Sion nella Svizzera, fatto cardinale l'anno seguente.

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