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che è in Spagna già da trent'anni, non è stato alla corte; è germano di questo papa. Il Cardinal Monreale (1) è da tre anni contumace col papa, e non gli parla; faria volentieri vita da mercadante; vorria avere trentamila ducati sui banchi, e darli ad usura; è miserissimo, e stima molto un ducato. Il reverendissimo Santacroce (2) è cattolico savio, e tiene a cuore l'impresa nostra contra infedeli; è amico del signor Lodovico e di Ascanio; disse che ha preso ad acconciare le loro cose, quando fu legato a Milano; nel resto è nemico nostro, e il papa diede la colpa a lui e all'oratore Ispano, che l'armata non sia venuta. E ciò fu per due cause: la prima, per non essere stato mandato avanti in Spagna l' orator nostro, come fu scritto; l'altra per non essere stato risposto alla proposizione fatta da loro. Il reverendissimo Agrigentino (3) è vero e dabbene e cattolico gentiluomo, ma è povero; era prima castellano di Castel Sant'Angelo. Il reverendissimo di Capua (4), olim Datario, sta sempre appresso il papa, e sa quello che vuole il papa, e tutti i secreti. Dei Francesi, il reverendissimo Curcense (5) ha gran pensiere alle cose del Turco, ma può poco. Gli altri non sono stati alla corte; cioè San Malò (6) Cenomanense (7), Roano (8), e il cardinal di Lione (9), che sono in Francia. E del gran maestro di Rodi (10), che è

(1) Giovanni Borgia, arcivescovo di Monreale, fatto cardinale da AlessanIdro VI suo zio.

(2) Bernardino Carvajale, spagnuolo, fatto cardinale da Alessandro VI. (3) Giovanni de Castro, spagnuolo, vescovo d' Agrigento, fatto cardinale da Alessandro VI.

(4) Giovanni Lopez, spagnuolo, arcivescovo di Capua, creato Cardinale nel 1496 e morto in Roma nel 1501.

(5) Raimondo Perauld, dal Ciaconio e dal Garimberti detto Peraululo, francese, vescovo di Gurk, fatto cardinale nel 1493 ad istanza di Massimiliano I. (6) Guglielmo Brissonet, vescovo di San Malò, fatto cardinale nel 1495. (7) Filippo di Lucemburgo, fatto cardinale nel 1497.

(8) Giorgio d'Amboise, arcivescovo di Rouen, fatto cardinale nel 1498. (9) Lodovico Spinai, arcivescovo di Lione, creato cardinale da Innocenzo VIII e morto nel mese di novembre 1500.

(10) Pietro d'Aubusson, fatto cardinale da Innocenzo VIII.

francese, e di quel d'Inghilterra, (1) che è Gran Cancelliere, e di quel di Polonia (2), fratello del re, nulla disse.

Disse poi che la Signoria nostra è odiata in corte per tre cause. La prima, per avere acquistato Cremona e Geradada; la seconda per la lega fatta col re di Francia (e ritengono che il re o la Signoria nostra, saranno signori d'Italia); la terza, per il dare dei beneficii, massime i minimi; e lui oratore aveva forzieri pieni di lettere di raccomandazione, e di beneficii e di lettere della banca contraditorie. Conclude, che a Roma tutti i beneficii si vendono, e il papa medesimo dice che è povero. E disse del canonicato di Leonardo Anselmi, che il papa ha dato al Datario, ferrarese, vescovo di Modena (3), nemicissimo nostro: tuttavia conforta che gli si dia, perchè l'Anselmi non l'avrà mai. E il detto Datario, in proposito delle quattro decime che il papa ci avria date per polvere, durante la guerra dei Turchi, disse: Santo Padre, è troppo; ciò non fu mai fatto: sicchè può molto.

Quanto alla disposizione del papa col re Cristianissimo, egli fece tre capitoli con Sua Maestà: il primo, di dar la figlia del re Federico per moglie al duca; secondo, uno stato in Francia, che abbia ventottomila franchi di entrata; terzo, di non s'impacciare nel regno di Napoli, se non per aiutare il papa contro di quello. All' incontro il papa gli promise solamente la sentenza della dispensa dal matrimonio (4): e mandò il duca suo figliuolo in Francia; e il re

(1) Giovanni Morton, primate d'Inghilterra, gran cancelliere, d'Enrico VII, fatto cardinale nel 1493, morto nel 1500.

(2) Federico Casimiro, fratello del re di Polonia, fatto cardinale da Alessandro VI nel 1493, morto nel 1503.

(3) Giambattista Ferrari, vescovo di Modena, fatto cardinale sul finire del 1500. Le sue ricchezze, male acquistate, gli furono due anni dopo fatali. Si fece (dicono il Garimberti e il Tomasi) spugna del papa; il quale vuolsi lo facesse avvelenare da un suo cameriere.

(4) Si accenna al divorzio di Lodovico XII dalla moglie Giovanna, sorella di Carlo VIII, per isposare Anna duchessa di Bretagna vedova di quest' ultimo. Il papa mandò in Francia il Valentino (in quei giorni scardinalato) colla bolla della dispensa, alle condizioni riferite nel testo. Vuolsi che l'In

non volle far nulla di quanto gli promise, nè gli fece dare per moglie la figlia di Monsignor di Candala; ma alla fine ebbe il duca la figlia di Monsignor di Libret, al quale mandò in Francia il vescovo di Amalfi, e fece col detto Libret tre capitoli. Primo, che il papa dovesse fare suo figlio cardinale, e con centottantamila ducati, oltre quelli che darà il re, comprare uno stato in Francia, ch' abbia dodicimila ducati all' anno d'entrata; il quale sia per cauzione della dote. E fu comprato il detto stato coi denari del papa; e non dà ducati tremila cinquecento d'entrata ; e la moglie è rimasa in Francia col padre. Conclude, che il papa è nemico del re; cosicchè quando il re Ludovico entrò in Milano, diceva pubblicamente male di lui. Al presente sta bene; tuttavia con inimico riconciliato non est fidandum in æternum. E il papa volle dare al cardinal di Roano cinquantamila ducati, affinchè gli desse gente da discacciare messer Giovanni Bentivoglio da Bologna; e poi andare a tor Pesaro; e questo fu quando i Francesi andarono a Pisa ma Roano non volle, dicendo di aver ducati mille al giorno di spesa, e si accordò col detto messer Giovanni Bentivoglio; il che il papa ebbe molto a male.

Col re Federico il papa è nemicissimo; e l'oratore disse del caso del principe di Salerno, duca di Bisceglia, nepote del re Federico (1); e narrò come fu ferito, a tre ore di notte presso il palazzo, dal duca Valentino suo cognato; e il principe corse dal papa dicendo: sono stato ferito; e gli disse da chi; e madonna Lucrezia figlia del papa, sua

fante Carlotta, figliuola di Federigo di Napoli, allora in Francia, ricusasse fermamente per marito, un prete figlio di prete; il quale sposò poi l'Alibret. figlia di Giovanni re di Navarra (12 maggio 1499). Il vescovo d'Amalfi era un Giovanni Borgia, nepote del papa, morto pochi anni dopo di veleno.

(1) Don Alfonso d'Aragona duca di Bisceglia, nipote di Federigo re di Napoli, terzo marito di Lucrezia Borgia; dell' assassinio del quale, raccontato da tutti gli storici, il nostro Cappello ci offre i più minuti particolari. - Lo strangolatore don Michele o Micheletto, era il fido ministro di quasi tutte le scelleraggini del Valentino.

moglie, ch' era in camera col papa, cadde in angoscia. Ora il detto duca di Bisceglia (che sta appresso il palazzo di San Piero, nella casa del cardinale di Santa Maria in Portico, e per dubbio avea mandato a torre medici a Napoli) stette trentatrè di ammalato; e il cardinal di Capua lo confessò, e la moglie e la sorella, che è moglie del principe di Squillace, altro figlio del papa, stavano con lui e gli cucinavano in una pignatella per dubbio di veleno, per l'odio che gli aveva il duca Valentino. E il papa lo faceva custodire da sedici persone, per dubbio che il duca non l' ammazzasse. E quando il papa lo visitava, il duca non vi andava; se non una volta, che disse: quello che non si è fatto a desinare si farà a cena. E avendo l'oratore parlato col papa di questo, il papa gli disse: il duca dice di non lo aver ferito; ma se l'avesse ferito lo meriteria ec. Ora un giorno (fu ai 17 di Agosto) entrò in camera, chè era già sollevato, e fece uscire la moglie e sorella, e Don Michele chiamato strangolò il detto giovane ; e la notte fu sepolto. Caso molto pietoso; sì che tutta Roma ne parlò; ma non si osava parlare apertamente per paura e il duca ebbe a dire di averlo fatto ammazzare, perchè tramava di ammazzar lui, e di questo faria il processo, e lo volea mandare alla Signoria. Tuttavia mai non venne; come fu quello che dissero di mandare i Fiorentini di Paolo Vitelli; chè gli fecero il processo dopo tagliata la testa (1).

Coi reali di Spagna, se l'uno può fare un' offesa all'altro, va da catalano a catalano (2). Pure, quei reali gli diedero il possesso dell' arcivescovado di Valenza, e Sua Santità diede loro la dispensa del matrimonio del re di Portogallo, per causa come dice, di aver l'annata (3); e che il

(1) Paolo Vitelli, capitano dei Fiorentini nella guerra di Pisa, accusato di tradimento e decapitato il dì 1 di ottobre 1499.

(2) Vale a dire: se la fanno di tutto cuore, come da italiano a italiano. (3) Annata dicevasi la rendita di un anno d'ogni benefizio ecclesiastico, che dovevasi nell'atto dell' investitura pagare alla cancelleria pontificia. Vedi la nota 2, p. 252 del vol. I delle Relazioni degli ambasciatori veneti.

Vol. VII.

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papa non si fida del re di Spagna, nè il re del papa, e patteggiano a questo modo: fa questo, acciò io faccia questo.

Col re d'Ungheria cerca di star benissimo; e alla dispensazione del matrimonio ebbe venticinquemila ducati, se non furono trentamila; e ciò anche per causa della Signoria nostra (1).

Con Massimiliano non sta molto bene; pure tace, per le annate. E male ancora coi Fiorentini, i quali dicono, Sua Santità essere stata causa che non ebbero Pisa.

Colla Signoria nostra, prima, quando l' oratore andò a Roma, era amico; poi venne a tanto che ultimamente disse (era Marino Giorgi presente): per la Fede cristiana contra i Turchi faremo ogni cosa; ma per la Signoria in particolare, nè per alcun gentiluomo, non si pensi di aver nulla da noi; poichè non ci vuol compiacere. Giunta la risposta di Rimini e di Faenza (2), andarono tutti e due gli oratori a dirgliela. E prima non la intese; ma lettogli il tutto, n'ebbe grandissima allegrezza, e pregò si tenesse secreta: tuttavia il papa non può tener nulla celato; sicchè, intesala tutto il palazzo, quella notte ne fece festa e giubilo.

Il papa ama ed ha gran paura del figliuolo duca; il quale è di anni ventisette, bellissimo di corpo e grande, ben fatto, e meglio del re Ferrandino (3). Il quale duca, in un luogo a San Piero, serrato intorno di tavole, ammazzò sei tori selvatici, combattendo a cavallo alla giannetta; ed a uno tagliò la testa alla prima botta; cosa che a tutta Roma parve grande. È realissimo, anzi prodigo; e questo al papa dispiace. E altra volta ammazzò di sua mano, sotto il manto del papa, messer Pierotto; sì che il sangue saltò alla faccia del papa, del quale messer Pierotto era favorito (4). Am

(1) Ladislao, re d'Ungheria e di Boemia, ripudiò Beatrice figlia del re Ferdinando di Napoli, e vedova del re Mattia Corvino.

(2) Cioè dell'acquisto di queste due città, fatto dal Valentino nel 1500. (3) Ferdinando, ultimo re di Napoli, ch' era stimato assai bello.

(4) Pietro Caldes, spagnuolo, cameriere segreto del papa.

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