Sayfadaki görseller
PDF
ePub

dell'arcivescovo di Ravenna; da cui la tolse nel 729 il papa Gregorio II, ad istanza del re Luitprando, per assoggettarla al patriarcato di Aquileja.

Avvenne dipoi, nell'anno 804, che si venisse a trovare, per disposizione divina, il sacro deposito, che Longino aveva occultato nell' orto dell' ospitale, settecensessantollo anni addietro: nè poteva insorgervi dubbiezza veruna, perchè abbastanza chiaramente ne faceva attestazione la lamina di piombo, incisavi dal pio soldato allorchè lo aveva nascosto. Clamorosissimo riusci questo avvenimento e si che ne parlarono tutti gli storici di quell' età, come di cosa interessantissima alla causa della religione. Carlo magno ne scrisse al pontefice Leone III, il quale recossi appositamente a Mantova a conoscerne personalmente la verità. Vi giunse nel settembre del dello anno 804: « et esaminato con ogni diligenza quanto intorno al detto ⚫ sacratissimo Sangue occorreva; et essendovisi anco trovato la spugna ⚫ appresso, si come Longino già l'baveva acconcia nella cassetta di piombo, ⚫ quando la sotterrò; et parimente il corpo del detto santo Martire non molto quindi lontano nel medesimo horto dello spedale, con uno scritto appresso; conchiuse quello indubitantemente essere del vero sangue di Christo, per noi nella sua santissima passione sparso in Croce, et non ⚫ di quel miracoloso, che dalla raccontata imagine di Beritto (la cui istoria era famosa all' hora, per essere di poco occorsa) già fu dello, ch'era ⚫ uscito. Il che autenticò Lione con un Breve: il quale con altre scritture » appresso di ciò trattanti, si conservò per molte centinaia d'anni nella » Sacristia di santo Andrea, come raccontano le istorie particolari di - Mantova; Ma per cagione del fuoco, che vi s' accese l'anno MCCCLXX, » il tutto poi si perdè (4). » Di questo fatto, distesamente narrato, così conchiude il Baronio (2): Ceterum quod ad sanguinem Christi pertinet, ⚫re multum examinata, inventus est et comprobatus ille fuisse, qui ex ⚫ Christi corpore fluxit tempore passionis ejus, non autem ille, qui Beryti » (ut vidimus) ex sacra crucifixi imagine fluxerat, de qua veritate extare » dicuntur sacra Diplomata Romanorum Pontificum, ut de his non sit amplius dubitandum. D

Fu in questa occasione ed a memoria di un tanto evento, che il pontefice volle decorare dell' onore della cattedra vescovile la città di Mantova, già si felicemente decorata dal ritrovamento di sì prezioso tesoro. Colà

(1) Douesmondi, pag. 140 della part. I.

Vol. XII.

(2) Annal. Eccl. sotto l'an. 804.

3

intanto dov' era stato trovato, volle si fabbricasse un tempio, ch' egli stesso consecrò, intitolandolo al Sangue di Cristo ed all'apostolo sant' Andrea. Al governo della nuova diocesi istituita, stabili primo vescovo GREGORIO, e lo dichiarò suffraganeo dell' aquilejese metropoli. Perciò intervenne con gli altri suffraganei nell' 845 in Verona, alla consecrazione della chiesa di san Giorgio, celebrata dal patriarca Massenzio, e sottoscrisse anche al privilegio di Rotaldo vescovo di quella città, che assoggettò alla giurisdizione patriarcale i canonici della sua chiesa; come alla sua volta ho narrato. Sembra appartenere a questo vescovo Gregorio, ed esserne anzi stata l'epigrafe sepolcrale, il frammento che nel 1780 ne fu trovato su alcuni pezzi di pietra, sterrati tra i ruderi della basilica del monastero di Beleno, due miglia lungi da Aquileja. Offrono cotesti rottami la figura, che pongo qui sotto, e recano le parole, che vi trascrivo:

[merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][merged small]

Dei quali frammenti fece erudita illustrazione il p. Angelo Cortinovis, studiandosi di unirne e di spiegarne l' epigrafe, ed espose con le seguenti parole le sue conghietture (1): «Primum versum ita legerem: Si mortis » metas doctrina moveret et etas. In secundo fortasse aderat nomen viri » illustris, cui posita erat haec epigraphe. Anne legendum: Gregorius ? » Gregorius fuit primus Mantuae episcopus ab Leone III. anno DCCCVIII. » inauguratus, ut Ughellus affirmat. Hic subscripsit tabulis quibus Rotal» dus episcopus Veronensis Collegium Canonicorum Veronensium tradidit »in tutelam Maxentii Patriarchae Aquilejensis et successorum anno aerae » vulgaris DCCCXIII. datis. In tertio vero Mantua memoratur, et, si ario»lari licet, Roma, quem ita libenter legerem: Qui tibi Roma omen dederat,

(1) Ved. il Coleti, ms. ined. della Marciana, cod. CLVI della clas. IX.

tibi Mantua nomen. In quinto versu Belinensis monasterii, ubi fuerat tumulatus, videtur mentio haberi. Erat ergo vir iste Aquilejensibus » aeque ac Mantuanis addictus, et ecclesiae dicatus, ut ex quarto versu » deduci potest, si ibi legatur: Lux decus Ecclesie. Poterat ergo esse pri» mus Mantuae Episcopus, qui cum successoribus suis Aquilejensis Sedis suffraganeus fuerit ab initio factus, et occasione se sistendi Metropolitae » suo, quae erat eo tempore consuetudo, Aquilejae obierit et in Caemeterio Belinensis Monasterii sepultus fuerit. Si aliquando reliqua lapidis frusta emerserint, lumen conjecturae adjicient, aut eam penitus infir» mabunt.. Anche la notizia, qualunque essa sia, derivatavi da questi frantumi di lapide sepolcrale, giova a farci conoscere sottoposta, sino dalla primitiva sua fondazione, cotesta chiesa alla metropolitica giurisdizione di Aquileja e vi rimase sino al 1455, in cui Nicolò V, sommo pontefice, la tolse da quella ecclesiastica provincia e la dichiarò immediatamente soggetta alla santa sede: nè variò dipendenza sino al secolo presente, in cui fu aggregala tra le suffraganee dell' arcivescovato di Milano: come lo è oggidi.

Successore di Gregorio fu il vescovo ERFVLFO, detto altresi Ersulfo e Lajulfo era francese di nazione: fu consecrato dal patriarca di Aquileja nell 825, se ne legge il nome anche tra i vescovi, che nell' 827 furono al concilio famoso di Mantova, radunato per trattare sulla controversia del dirillo patriarcale di Aquileja e di Grado (1). Nel tempo del pastorale governo di lui, furono erette in Mantova le chiese di san Martino, di santa Anna e di santo Stefano. Ottenne poscia l' episcopale seggio EGILVLFO, cui gli storici mantovani, e dietro ad essi l'Ughelli, nominarono Giovanni Eginulfo. Fu eletto circa l'anno 859, e consecrollo il patriarca di Aquileja. Col solo nome di Egilulfo egli è appellato in una lettera del papa Giovanni VIII diretta ad Adalchisio vescovo di Trento, nell' 881, non che in un'altra, scritta ai vescovi di Bologna, di Vicenza, di Ferrara ed a lui stesso. Fu sua cura, che si fabbricassero le chiese di san Michele del Porto, di san Giorgio in Borgo, de' santi Gervasio e Marco, e di san Barnaba. A lui e alla sua chiesa nell' 894, addi 21 novembre, concesse il re Berengario una conferma dei privilegi precedentemente largiti, ma di cui n'erano andali arsi i documenti. Anche il diploma, che qui soggiungo, era perito nel suo

(1) Ved. il De Rabeis, Monum. Eccl. Aquil, pag. 420 e seg.

[ocr errors]

originale a cagione dell' incendio summentovato del 1570, ma ci fu conservato dal Muratori (1) ed è il seguente:

[ocr errors]

« In nomine Domini Jesu Christi Dei eterni. Berengarius divina favente » clementia rex. Si in sacratis omnipotenti Deo locis a quibuslibet deso» latis, recuperationis argumentum pro favore largimur, id nobis et ad » regni nostri stabilimentum atque ad eterne remunerationis emolumen» tum credimus absque dubio profuturum. Quapropter omnium Sancte » Dei Ecclesie nostrorumque, presentium scilicet ac futurorum, noverit industria, Ingilfredum comitem, carissimum fidelem nostrum, magnitu» dini nostre significasse, quod pro peccatis, Mantuane Sedis Ecclesia cum » Preceptis et Cartarum firmitatibus, quarum scriptionibus res et familias » sibi collatas hactenus meruit obtinere, combusta, videatur, flagitantem » et postulantem, ut ad plenitudinis restaurationem hoc nostre miseratio»nis preceptum Egilulfo venerabili Episcopo ejusdem Mantuanensis Ec» clesie concedere dignaremur. Cujus precibus libenter acquiescentes, et » quoniain dignum est, ne res Ecclesiarum Dei a quibuslibet depraventur, » aut ab earum ditione contra legem auferantur, decrevimus ita fieri. » Concedentes igitur confirmamus suprascripto Mantuanensi Episcopatui » omnes res, quas usque modo de donis Regum seu Imperatorum prede»cessorum nostrorum, ceterorumque hominum concessionibus, traditio» nibus, offersionibus pro suarum remediis animarum, comparationibus » quoque, commutationibus Libellorum, et qualiumcumque legalium Car» tarum conscriptionibus, seu emphiothecarii, vel emphiteosi ipse sanctus >> locus obtinuit, quocumque modo, cum domibus et edificiis, Ecclesiis » Baptismalibus etc. etc. Datum XI kalendas Decembris, anno Incarnatio»> nis Domini DCCCXCIV. Domni autem Berengarii . . .

>>

Dopo il vescovo Egilulfo, dev'essere collocato un AMBROGIO, ignoralo dagli scrittori mantovani egualmente che dall' Ughelli. Di lui abbiamo notizia da un documento autografo dell' archivio abaziale di Nonantola, ove Ambrosius Mantuanus Episcopus vedesi presente, nel gennaro del 918, ad una sentenza pronunziata dal marchese Odelrico, insieme con Adalberto vescovo di Treviso e con Notkero vescovo di Verona (2). E ne possedeva il pastoral seggio questo stesso Ambrogio, quando nel 926 Ugo, conte della

(1) Antiq. Med. aevi, tom. III, pag. 5.

(2) Tiraboschi, Stor. dell'abaz, di Nonant., tom. II, pag. 97, Docum. LXXVI.

provincia, eletto re d'Italia, venne a Mantova, ubi et Joannes Papa ei occurrens foedus cum eo percussit (1).

Qui devesi escludere dalla serie dei mantovani prelati quel Manasse, arcivescovo di Arles, che, sotto l'anno 955, ha inserito l' Ughelli e lo si deve escludere per la stessa ragione, per cui l'ho escluso dalle altre chiese, ch'egli intorno a questo tempo aveva usurpato, protetto dal favore che godeva presso il re Ugo, suo affine. Successore di Ambrogio devesi invece sostituire il vescovo PIETRO, tedesco di nazione, il quale nel 945 ottenne dal re Lotario la potestà di far coniare moneta: ed il diploma, che gli e ne concede la potestà, è il seguente (2):

D

« IN NOMINE SANCTAE ET INDIVIDVAE TRINITATIS. Lotharius divina favente clementia Rex. Si rectis nostrorum fidelium petitionibus → assensum praebemus, promptiores eos in nostri obsequio fore non dubitamus, quocirca omnium Sanctae Dei Ecclesiae fidelium nostrorum, › praesentium scilicet et futurorum devoti noverint, qualiter consultu et petitionc Berengarii Marchionis, summique regni nostri Consiliarii, et Manfredi comitis, per hoc nostrae confirmationis praeceptum, prout jus dicere et legaliter possumus, confirmamus, concedimus, restauramus ■ Sanctae Mantuanae Ecclesiae, ubi Petrus venerabilis Pontifex praeesse videtur, publicam ipsius Civitatis Monetam a praedecessoribus nostris jam dictae sedi concessam, statuentes, ut in his tribus Civitatibus, Mantua videlicet, Verona atque Brixia, firmum et inviolabilem habeat roborem, et absque alicujus interdicto firmiter discurrat. Volumus tamen secundum libitum et conventum Civium praedictarum urbium constet atque permaneat mixtio argenti et ponderis quantitas. Praecipimus itaque › et regia auctoritate jubemus, ut quod a nobis praefatae Sanctae Mantuanae Ecclesiae, sicut etiam a nostris Praedecessoribus concessum est, ⚫ a nullo interdicatur, aut refutetur, sed perpetuo observetur ac custodiatur. Si quis igitur hujus nostri praecepti violator extiterit, sciat, se com› positurum auri optimi libras quinquaginta, medietatem camerae nostrae et medietatem praedictae Sanctae Mantuanae Ecclesiae, quod ut verius credatur diligentiusque ab omnibus observetur, manu propria roborantes,

(1) Liutprand. lib. III, cap. IV.

(2) E portato dal Volta, Orig. Mon. Mant., pag. 241.

« ÖncekiDevam »