E poco stando meco1 il mio Signore, E, siccome la mente mi ridice, E quella ha nome, Amor; sì mi somiglia. SONETTO XV. TANTO gentile e tanto onesta pare onore; e appena restò seco, che guardando verso donde era Amor venuto. 1 Meco il mio, ec. al. me col mio. 2 Venía, veniva. 'Io vidi monna Vanna, cioè madonna Giovanna. Era costei donna del suo amico Guido Cavalcanti, qui forse dal poeta intesa per la Filosofia che precede ed è più prossima alla Teologia per la quale egli vuol intesa Bice ossia Beatrice; e alla prima da' il nome di Primavera, alla seconda di Amore. SON. XV. Pregia il Poeta in questo Sonetto le belle qualità di Beatrice, che coronata e vestita d umiltà s'andava, nulla gloria mostrando di ciò ch' E gli occhj non l' ardiscon di guardare. Di Cielo in Terra a miracol mostrare. Che dà per gli occhj una dolcezza al core, SONETTO XVI. Vede perfettamente ogni salute Chi la mia donna tra le donne vede : ella vedeva ed udiva; e tanto gentile si mostrava, che quei che la miravano sentivano in loro una dolcezza onesta, e soave tanto, che ridire nol sapevano; nè alcuno era, il quale potesse mirar lei, che nel principio non gli convenisse sospirare. 1 Benignamente d' umiltà; altre edizioni: Umilemente d'onestà. 2 Labbia, voce antica e della sola poesia, che s' usa per faccia, aspetto. SON. XVI. Manifesta in questo, che la sua donna Quelle, che vanno con lei, son tenute1 Ed è negli atti suoi tanto gentile, CANZONE III. Sì lungamente m' ha tenuto amore, E costumato alla sua signoria, non solo era lodata e onorata, ma che per lei erano onorate e lodate molte. 1 Son tenute render mercede, son obbligate a ringraziare. 'Per lei, altre ediz. per sè. 3 La si può recare a mente, può ricordarsi di lei. CANZ. III. In questa Canzone, ossia prima stanza di Canzone, che il Poeta non terminò per la soprav vegnente morte di Beatrice, parla degli effetti che Che così com' el' m' era forte in pria, Che gli spiriti par che fuggan via, Tanta dolcezza che l' viso ne smuore : La donna mia per darmi più salute: CANZONE IV. GLI Occhj dolenti per pietà del core Hanno di lagrimar sofferto pena, Sicchè per vinti son rimasi omai: Ora s'io voglio sfogar il dolore, cagionavagli Amore, e come operava ìn lui la sua virtù. 1 Com' el, ec. come egli m' era duro dapprima. CANZ. IV, Scrisse Dante questa bellissima Canzonę lugubre per la seguìta morte di Beatrice, nella quale sfoga la sua tristizia con alquante parole lagrimose. Ch' a poco a poco alla morte mi mena, Se non a cor gentil che in donna sia; Nella prima parte espone il suo doloroso stato, per cui dice che gli convien parlare traendo guai, cioè, lamentandosi e piangendo; e indirizza il suo discorso a donne di cor gentile. 1 Conviemmi per mi conviene. Vedi l' osservazione fatta alla nota 3, pagina 224. 2 Pui per poi. 3 Ita n'è Beatrice, ec. Ita per andata. Parla della di lei morte, e dice non esser ella stata tolta di questo mondo per qualità di gelo nè di calore, come accade generalmente nelle altre donne; ma che la |