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Oimè perchè non latra1

Per me, com' io per lei nel caldo borro?
Che tosto griderei: Io vi soccorro;
E farei volentier2, siccome quelli,
Che ne' biondi capelli,

Ch' amor per consumarmi increspa, e dora,
Metterei mano, e sazierémi allora.

S' io avessi le bionde trecce prese3,

Che fatte son per me scudiscio e ferza,
Pigliandole anzi terza,

1 Oimè perchè

di giorno, sia di notte: rezzo, ombra. non latra, ec. perchè non stride di dolore anch' ella per me, com' io nel caldo borro, agghiaccio per lei.

2

E farei volentier, come quelli, cioè, come colui (intendi) che per vendicarsi mette mano ne' capelli altrui, così anch' io metterei mano in quei biondi capelli, che Amore increspa e indora per maggiormente consumarmi, e così sazierémi, mi soddisfarei allora.

3 S' io avessi nelle mie mani le sue bionde trecce, che fatte son, ec. che in vece di diletto mi cagionan pena e tormento: (scudiscio, sottil bacchetta): pigliandole anzi terza, cioè, potendole aver in mano prima di terza, ossia la mattina di buon' ora, quando sono an

Con esse passarei vespro e le squille :
E non sarei pietoso nè cortese ;
Anzi farei come orso, quando scherza:
Es' amor me ne sferza,

Io mi vendicherei di più di mille :

E' suoi begli occhj, onde escon le faville,
Che m'infiammano il cor ch' io porto anciso,
Guarderei presso e fiso,

Per vendicar lo fuggir, che mi fáce ;

E poi le renderei con amor pace.

Canzon, vattene dritto a quella donna, Che m' ha ferito il core, e che m' invola Quello ond' io ho più gola;

E dálle per lo cor d'una saetta;

Chè bello onor s' acquista in far vendetta.

cora scompigliate e sciolte, Con esse passarei, ec. non lascerei di farne strazio sera e mattina: vespro, l' ora tarda verso la sera: squilla, campana; qui per ora determinata di suono di campane sul far del giorno.

1 E non sarei, ec. e non le userei nè pietà nè cortesia, anzi gliele sgraffierei a guisa d' un orso. E se amor si serve di dette trecce per tormentarmi, io mi vendicherei di più di mille torti. 2 Per vendicar, ec. per vendicarmi di tutte le volte ch' ella da me si fugge, e sol le renderei pace, quando Amor mi fosse propizio.

Oimè perchè non latra1

Per me, com' io per lei nel caldo borro?
Che tosto griderei : Io vi soccorro;
E farei volentier2, siccome quelli,
Che ne' biondi capelli,

Ch' amor per consumarmi increspa, e dora,
Metterei mano, e sazierémi allora.

S' io avessi le bionde trecce prese 3,

Che fatte son per me scudiscio e ferza,
Pigliandole anzi terza,

di giorno, sia di notte: rezzo, ombra. 1 Oimè perchè non latra, ec. perchè non stride di dolore anch' ella per me, com' io nel caldo borro, agghiaccio per lei.

2

E farei volentier, come quelli, cioè, come colui (intendi) che per vendicarsi mette mano ne' capelli altrui, così anch' io metterei mano in quei biondi capelli, che Amore increspa e indora per maggiormente consumarmi, e così sazierémi, mi soddisfarei allora.

3 S'io avessi nelle mie mani le sue bionde trecce, che fatte son, ec. che in vece di diletto mi cagionan pena e tormento: (scudiscio, sottil bacchetta): pigliandole anzi terza, cioè, potendole aver in mano prima di terza, ossia la mattina di buon' ora, quando sono an

Con esse passarei vespro e le squille :
E non sarei pietoso nè cortese ;
Anzi farei come orso, quando scherza:
Es' amor me ne sferza,

Io mi vendicherei di più di mille :

E' suoi begli occhj, onde escon le faville,
Che m' infiammano il cor ch' io porto anciso,
Guarderei presso e fiso,

2

Per vendicar lo fuggir, che mi fáce;

E poi le renderei con amor pace.

Canzon, vattene dritto a quella donna, Che m' ha ferito il core, e che m' invola Quello ond' io ho più gola;

E dálle per lo cor d'una saetta;

Chè bello onor s' acquista in far vendetta.

cora scompigliate e sciolte, Con esse passarei, ec. non lascerei di farne strazio sera e mattina: vespro, l' ora tarda verso la sera: squilla, campana; qui per ora determinata di suono di campane sul far del giorno.

1

1 E non sarei, ec. e non le userei nè pietà nè cortesia, anzi gliele sgraffierei a guisa d' un orso. E se amor si serve di dette trecce per tormentarmi, io mi vendicherei di più di mille torti. Per vendicar, ec. per vendicarmi di tutte le volte ch' ella da me si fugge, e sol le renderei pace, quando Amor mi fosse propizio.

2

CANZONE JI.

AMOR,1 che muovi tua vertù dal cielo,
Come 'l Sol lo splendore,

Che là si apprende più lo suo valore
Dove più nobiltà suo raggio trova ;
E come el fuga oscuritate e gelo,
Così, alto signore,

Tu scacci la viltate altrui del core,
Nè ira contra te fa lunga prova;

Da te convien che ciascun ben si mova,
Per lo qual si travaglia il mondo tutto:
Senza te è distrutto

Quanto avemo in potenza di ben fare;
Come pintura in tenebrosa parte,
Che non si può mostrare,

Nè dar diletto di color, nè d' arte.

1

Amor, che muovi, che derivi tua virtù dal cielo, come il Sole da esso deriva il suo splendore, che là, ec. il quale con maggior valor risplende là dove il suo raggio trova più nobiltà, cioè, corpo più suscettibile dei suoi raggi, e come el, ec. e siccome egli disperde oscurità e gelo, così anche tu, Amore, scacci ogni viltà dal cuore altrui, nè ira contra te, ec. nè sdegno può lungamente resistere contra di te.

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