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scienze, di tanti modelli, in tanti trampoli, ne' quali un gusto severo, talor giusto ; capriccioso ed artificiale sovente, inceppa i nostri scrittori, avrebbe sviluppato il suo genio col medesimo ardire? Avrebb' egli preso il medesimo volo ? Io posso crederlo appena. In simile schiavitù, lo spirito perde il suo naturale vigore; le forze creatrici si rallentano: temesi d' abbandonar la strada battuta; si fa come gli altri e non si ha nulla d'originale.

E' dunque possibile, a considerar la cosa all' ingrosso, che Omero e Dante abbian piuttosto acquistato che perduto dal non esser vissuti fra noi. E per non dipartirmi da Dante, lungi dal provar dispiacere del non aver egli saputo le scienze che sono sparse a' dì nostrì, mi rincresce anzi ch' egli abbia saputo quelle che il suo secolo gli forniva ; poichè questo è precisamente lo scoglio sul quale la sua Musa dà in secco.

Dico la sua Musa, poichè in quanto alla lingua italiana non dubito punto ch' ella non ne sia stata arricchita, e che non abbia acquistato il linguaggio delle scienze, al quale egli fu il primo a piegarla, Confesserò pure, che i termini da

lui inventati in questa materia portano anch' essi l'impronta del genio; ma non è meno vero che la sua scienza abbia nuociuto alla sua poesia, e che l'amor pel Liceo lo abbia deviato dal sentier del Parnasso.

La Storia della Filosofia mostraci che l' ottavo, il nono e decimo secolo dell' Era nostra, furono immersi nella profonda notte dell' ignoranza, e nella nebbia della superstizione. Tutta la scienza d'allora era in deposito presso i Preti, i quali sapevan leggere appena, e di rado capivano quel che leggevano. Verso la fine dell' undecimo secolo, la Dialettica d' Aristotile cominciò a ricomparire, ma soltanto nelle tratraduzioni fatte altre volte da Vittorino e da Boezio.

Nel secolo duodecimo, e principalmente per cura di Federico Secondo, le Opere di questo Filosofo furon mal tradotte dalla lingua arabica nella latina, e quell' arabico testo era pur anche una traduzione cattiva d' un' altra cattiva traduzione Siriaca fatta dal greco originale.

La Fisica e la Metafisica di quel Filosofo, fuse insiem colla filosofia saracena, dettero origine alla Filosofia scolastica. La Teologia fu gettata nelle medesime forme dai famosi Dottori, Lanfranco ed Anselmo. Nel decimo terzo secolo l'Arabico Aristotile estese le sue conqueste, e nel decimo quarto ascese al trono delle scuole, su cui regnò fino al risorgimento delle lettere, e dal quale in alcuni paesi d'Europa, non è an

cora sceso.

Dante ve lo trovò molto stabile e fermo. La maggior parte di quei polverosi campioni, forti appoggi del suo impero, erano già comparsi, ed una numerosa milizia s'era arruolata sotto le loro bandiere. Si erano già suddivisi nelle Sette de' Formali e de' Realisti; dei Nominali e dei Concettuali; degli Scotisti e dei Tomisti; degli Averroisti ma chi contar gli potrebbe ? Veneravasi il maestro delle sentenze, il non confutabile, il maraviglioso, il sottile; Alberto cognominato il Magno; Tommaso d' Aquino e Buonaventura, ed eran già canonizzati nelle Scuole, sebbene ancor non lo fossero nella Chiesa.

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Della Geometria e della Fisica de' Greci era

già accaduta l' istessa cosa che della Filosofia. Erano giunte in Europa per mezzo degli Arabi ed in foggia arabica travestite da Averroe e da Avicenna. Si spiegava la Natura per mezzo d' Aristotile, ch' era l' oracolo universale, sebbene più inintelligibile sovente che quello di Delfo.

Le

Il poco che d' astronomia si sapeva era consacrato al servizio dell' astrologia, la quale era pur fomentata dalla scienza degli Arabi. città ebbero i loro astrologi titolati e stipendiati dal Fisco i Principi ed i Grandi non potevano stare senza questi ciarlatani all' intorno, e se gli strascicavan dietro ne' loro viaggi e nelle loro militari spedizioni.

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Alcuni pochi uomini, come Gerberto, Alberto Magno, Ruggero Bacone, erano andati più lungi ch' il loro secolo, ed avevano scoperto o previsto delle cose le quali han ricevuto intiera luce nella scienza moderna. Ma per le loro ingegnose invenzioni di mecanica, d'ottica, di Fisica, altro non acquistaronsi che il disonorevole e reo nome di Fattucchieri. Alberto ebbe fama d' essere in corrispondenza col Diavolo; Gerberto d'essere stato da lui portato via in virtù

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d'un patto solenne; Pietro d' Apone che fiorì pel XIII e XIV secolo, di tenere in una caraffa sette familiari demonj, e di farsi insegnare le sette arti liberali. Dopo la sua morte, che accadde nel 1315, il suo corpo fu dissotterrato ed arso.

Dante aveva, per sua sventura tutto il garbuglio scolastico in testa, e non voleva che vi fosse inutilmente. Voleva, al dir del Cardinal Bembo, non solo farla da Bacalare, ma eziandio da Filosofo, e da esimio Teologo; e tal mostrossi a detrimento della sua qualità di Poeta.

Gravina, credendo giustificarlo, il condanna, dicendo che, 66 non si è astenuto dai vocaboli "proprj delle scienze e da locuzioni astratte, "come colui che ha voluto fabbricar Poema più "da scuola che da Teatro." Rag. Poet. Lib. II. §. x.) Quest' è appunto ciò che un buono e leal Poeta non dovrebbe fare, ed è ciò che secondo l'opinion dell' istesso Gravina ha reso Dante meno celebre che Omero, il quale fu il Poeta della sua, e divenne quindi quello d' ogni altra nazione.

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