Sayfadaki görseller
PDF
ePub

To son però d' opinione che Dante aspirasse a piacere agli uomini d'ogni classe, e che mentre rapiva l'Italia tutta colla bellezza de' suoi versi, volesse pure far sì che i Dottori stessi ammirassero la sua scienza. Egli avrebbe certamente dovuto attenersi al primo partito, e preferire il semplice detto della donna Veronese alle acclamazioni de' Corifei delle scuole. Il suo Poema sarebbe stato più corto, ma sarebbe stato Poema da capo a fondo, meno difforme nell' insieme, e d'un interesse generale e più sostenuto. Vi regnerebbe un'azione più continuata e meno soffocata dalla lunghigiana dei ragionamenti. Poichè se si togliesse dalla Divina Commedia tutto ciò che v' ha di scientifico, ella sarebbe d'un buon terzo più corta: d'intieri canti del Purgatorio e di più della metà del Paradiso si farebbe sacrifizio alle Muse ed alle Grazie le quali sono nemiche giurate del Sillogismo, del domma e della filosofica scienza.

Abbiamo veduto di che tempra fu Dante, inspirato dalle Grazie e dalle Muse: vedrem❜ adesso quale egli sia, inspirato da Aristotile e da San Tommaso.

Bramerei qui poterlo seguire su per la scala enciclopedica, dalle scienze che hanno il mondo materiale per oggetto, ed i sensi per primi stromenti, fino alla filosofia razionale; e quindi per frapposti gradi fino alla filosofia più sublime. Ma siccome a' tempi suoi questa scala era capovolta, e la scienza più astratta occupavane il più basso scalino incambio d' occuparne il più alto, così la metafisica e la profonda Teologia molto si son mischiate in tutte le altre speculazioni del Poeta; lo che rende impossibile il porre tra di esse precisi limiti: bisognerà dunque, in cambio dell' ordine esatto, contentarsi di quello che si accosterà alla maggiore esattezza possibile.

Dopo aver veduto lo stato delle Scienze ne tempi di Dante, uno non potrà aspettarsi delle grandi scoperte nella Fisica o nelle matematiche. Ma quel cieco entusiasmo che ha creduto scorgere in Omero tutto ciò che fu scoperto posteriormente, ha prodotto i medesimi effetti nelle menti degli ammiratori di Dante, alcuni de' quali

son giunti fino a sostenere che gli era nota la circolazione del sangue. Egli è vero che la

loro asserzione non è fondata sulla divina Commedia, nella quale niente v' ha che possa appoggiarla, ma sopra un' altr' opera del Poeta. Il celebre Conte Magalotti nega ch' egli avesse tal cognizione: crede però ch' il Petrarca ne abbia indovinato qualche cosa, e tien per certo che fosse cosa nota al Davanzati. (Let. fam.

vol. i. 38.) In quanto a me, non essendomi note le prove, mi astengo dal giudicarne, poichè vi potrebbe aver luogo l'errore. Non si è mai dubitato che il sangue non fosse in moto in quasi tutte le parti del corpo umano; ma la natura di questo moto, l' espulsione del sangue per le arterie, ed il suo flusso per le vene in virtù della sistole e della diastole del cuore son quelle cose che formano la vera circolazione, la quale fu scoperta da Harvey nel 1628.

Con tutta la sterilità delle scoperte del Secolo di Dante, due n' erano però state fatte della più grande importanza pel genere umano; quella ciòe dell' orologio, e quella della proprietà dell' ago calamitato d'indicare il Polo. In quanto

all'orologio, quantunque se ne trovino antichis sime tracce in Boezio, in Cassiodoro ed in Vi truvio, fu però rinnovato e perferzionato verso il XIV Secolo, nel quale vediamo tali Cronometri a ruote, a contrappesi ed a tintinni (26). La scoperta della proprietà dell' ago calamitato si pone generalmente nel secolo XIII, e si attri buisce ai navigatori d' Amalfi, i quali probabilmente altro non fecero che impararla dai Saraceni. Dante allude in varj luoghi all' ago della bussola; e descrive in maniera molto poetica un orologio che suona a mattutino. (Par. x. 139.) Come orologio che ne chiami

Nell' ora che la sposa di Dio surge.
A mattinar lo sposo perchè l' ami;

Che l' una parte e l' altra tira ed urge,

(26) Nel secolo IX v'è l'orologio di Pacifico arcidiacono di Verona, ed un altro mandato a Carlo Magno nell' 807 da Aarone Raschild Re di Persia, o Califfe degli Abassidi; ed uno più antico dato da Papa Paolo I a Pipino Re di Francia verso il 557. Vedete su ciò La Raccolta Ferrarese, Tom. X. Dis. i. sopra l' Epitaffio di Pacifico Arcidiacono di Verona, del Padre Don Girolamo del Prato dell' Oratorio.

Tintin suonando con sì dolce nota,

Che 'l ben disposto spirto d' amor turge.

- I fenomeni della natura esposti a' nostri sguardi sono molto ben dipinti nella Divina Commedia, e produrrebbero un più grand' effetto, se il Poeta soccombesse meno alla tentazion di spiegarli. Le sue spiegazioni stesse, quando al merito della brevità uniscon quella d' essere intelligibili a tutti, non cessano di piacere.

S' egli dà mala ragione dell' arco baleno, facendo passare l'arco esteriore per riflesso dell' interno nella maniera seguente:

Come si volgon per tenera nube

Du' archi paralleli e concolori Quando Junone a sua ancella jube, Nascendo di quel dentro quel di fuori, Par. xii. 10. egli descrive però il fenomeno illusorio delle stelle cadenti, e meglio ne giudica. Quel vapore infiammato che si presenta allo sguardo, strisciando all' ingiù in un cielo calmo e sereno sembrerebbe veramente una stella che cangia di luogo, se non osservassimo che dal luogo donde

« ÖncekiDevam »