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dritto di fermarmi nel mio istorico corso.

Dante, in somma, è rispettato dagli Italiani come il padre della loro lingua e poesia, come quegli

a quo, ceu fonte perenni,

Vatum Pieriis ora rigantur aquis;

come il modello degli scrittori in prosa ed in verso. Hanno per esso l'entusiasmo che i Greci avevano per Omero. Il Conte Magalotti lo chiamava, "il mare di tutto il senno." Egli fece nel 1667 un viaggio apposta fino a Ravenna per venerare la tomba di Dante: per venerar la gran tomba e sciorre il voto davanti alle benedette ossa, siccome feci solennemente in Ravenna. (Vedi Lett. fam. del Conte Magalotti Tom. i. lett. 56. p. 174.)

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Era nato, soggiunge Mr. De Voltaire, nel 1260... Bayle che scriveva currente calamo pel suo librajo circa quattro secoli dopo Dante, lo fa nascere nel 1265; e non ho nè maggiore nè minore stima per Bayle, per essersi egli ingannato di cinqu' anni.

L'articolo di Bayle è accurato ed autentico. Mr. De Voltaire è quello che fa uno sbaglio di cinqu' anni, seguendo un' altra opinione che non era ignota a Bayle, (Vedi la sua nota marginale 74,) ma egli ebbe ragione di rigettarla. E cosa accertata al di

Debbo rendere al padre della Poesia italiana

d'oggi che Dante nacque nel 1265; e l'anno 1321 è senza dubbio l'anno di sua morte. Mr. De Voltaire stesso lo fa morire dell' età di cinquanta sei anni, per lo che la sua nascita accade evidentemente nel 1265. Non Bayle dunque, ma egli, è quello che ha scritto currente calamo.

Mr. De Voltaire non prende un minore abbaglio circa il tempo in cui Dante si fece Ghibellino. Ciò che dice dei partiti di Firenze, pe' quali Dante fu esiliato, è oscuro ed inesatto come in seguito si vedrà.

Mr. De Voltaire doveva almeno valersi dell' istruzione che Bayle gli forniva. Poteva, tra le altre cose, imparar da lui a scriver Dante, e non Le Dante.. Si dice bene Le Tasse e l'Arioste, perchè son nomi di famiglia; ma Dante, abbreviazion di Durante, è un nome di battesimo. I Francesi nel trasportare i nomi italiani nella lor lingua si sono ingannati in una assai singolare maniera. Dicono Petrarque e Boccace, e scrivono Le Dante: la cosa dovrebb' essere intieramente all' opposto. Gl' Italiani scrivono Dante senz' articolo, ed Il Petrarca, e Il Boccaccio coll' articolo.

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Se Mr. De Voltaire si fosse schiarito in Bayle circa il primo luogo ove Dante bandito dalla patria si rifugiò,

gli onori che ho reso al padre delle Muse di Grecia.

non lo avrebbe fatto andare, dopo aver lasciato Firenze, da Federigo d' Arragona Re di Sicilia, di che non v'è prova alcuna, e quindi dal Marchese di Malespina ed alla fine dal Gran Can di Verona. Dante stesso gli avrebbe detto che suo primo asilo fu la corte del Signor di Verona. (Par. xvii. 70.)

Lo primo tuo rifugio e 'l primo ostello
Sarà la cortesia del gran Lombardo,

Che 'n su la scala porta il santo uccello.

Ma questo Signor di Verona non fu nè anche Can Della scala, il quale non entrò al governo che nel 1311 o 1312. Fu il suo fratello Alboino della Scala, o forse anche Bartolommeo predecessor d' Alboino.

Del resto avvertisco qui che la mia Memoria sopra Dante è stata scritta fino dal 1782, ed in conseguenza prima che il Signor Conte de Rivaroles avesse pubblicato la sua traduzion francese di questo Poeta, la quale non comparve prima del 1785, e ch' io non ho ancor letta.

DANTE.

La lingua di Dante. Sua Poesia. Suo gran Poema. Suo genio. Suoi sussidj. Sue imitazioni, e suoi imitatori.

TRA le somiglianze che vi sono tra Omero e Dante, una delle più risaltanti si è, il servizio che resero entrambi alla loro lingua materna. Dante trovò a un di presso la sua come Omero aveva trovato la greca; popolare, senza forma, e mista di dialetti che variavano di Provincia in Provincia, e di Città in Città. Altro appena non era ch' una lingua parlata: non era scritta in prosa, e ci volle del tempo pria che si osasse ciò fare. (2)

(2) Brunetto Latini Precettore di Dante compose il suo Tesoretto in francese. Questa lingua, cattiva com' era allora, gli sembrò, per servirmi della sua espressione, più delitable che la sua lingua materna.

Alcuni debili tentativi poetici del genere amoroso non davano ancora a questa lingua alcuna vastità era ella ancor fluttuante ed irregolare. Per far prendere alla Musa Italiana l'ascendente sulla Provenzale che la offuscava, vi bisognava un di quegli Uomini de' quali poco prodiga è la Natura, ma ch' ella innalza a guisa di splendide meteore, quando vuol dare al mondo un nuovo spettacolo, e fissar delle nuove epoche nella storia dello spirito umano.

Un tal uomo fu Dante. Egli il primo dissodù quel terreno che tuttora era inculto. Sottomesse la sua lingua al suo genio, e dalle cime del Parnasso a cui elevolla, le fece vedere un immenso orizzonte, Adattolla ad ogni soggetto, la piegò ad ogni stile, ad ogni maniera di senti mento e di pensiero, non meno atta la rese a di pingere i fenomeni della Natura che quelli dell' umana vita, le invenzioni delle arti, e le nozioni stesse più astratte delle scienze. Nelle sue mani ricevè ogni forma ed ogni modulazione.

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Per venire a capo di questa intrapresa, seguì senza accorgersene, ma acceso dal medesimo genio, e nella medesima situazione, l' esempio d'

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