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xiii. ove Virgilio cita sè stesso. In Cielo, Cacciaguida, uno degli antenati di Dante, gli prognostica il suo esilio ed il suo destino, come Anchise lo prognostica al suo figlio nei campi elisi. (Par. xvii.) Ma una particolarità della quale Virgilio s'è scordato e di cui Dante c' informa si è, che la conferenza tra 'l pio Enea ed Anchise ebbe per scopo il preparare da lungi il potere poutificio di Roma, e che senz' essa saremmo nella sventura d' esser privi di Papa. (Inf. ii. 25.)

Per questa andata onde gli dai tu vanto,
Intese cose che furon cagione

Di sua vittoria e del papale ammanto.

Stazio gli ha fornito l' idea de' due personaggi più abbominevoli, e più degni della dimora infernale. Il Conte Ugolino, il quale rode il cranio dell' arcivescovo Ruggieri, è il Tiranno della Tebaide; ed il ladro Fucci altro non è che il Capaneo ingrandito: egli pronunzia sì orribili bestemmie contro Dio, che la mia lingua avrebbe orrore a ripetere e la mia penna a trascrivere. (Inf. xiv, v. 51.)

Oltre a queste finzioni che sono evidentemente tolte da altrui, tutto lo stile di Dante è nutrito

di latina poesia e principalmente di quella di Virgilio (12).

(12) Ne porrò qui alcuni esempj a seconda che si offrono alla mia memoria. Per dipingere la moltitudine delle ombre affollate intorno alla barca di Caronte, Virgilio dice:

Quam multa in silvis, autumni frigore primo

Lapsa cadunt folia, aut ad terram gurgite ab alto
Quam multae glomerantur aves, etc,

Ecco come Dante ha cangiato ed amplificato questo paragone:

Come d'autunno si levan le foglie,

L'una appresso dell' altra, infin che 'l ramo
Rende alla terra tutte le sue spoglie:

Similemente il mal seme d' Adamo

Gittansi di quel lito ad una ad una
Per cenni com' augel per suo richiamo.

(Inf. iii. 112.)

Caronte tratta le ombre nella medesima maniera ne' due Poeti. Trovate il facilis descensus averni, Can. v. 20. Il Ter conatus eram collo dare brachia circum, ec. è felicemente variato in questi versi : Pur. ii, 79.

Oh ombre vane fuor che nell' aspetto!

Dai pochi esempj che ho citato in una nota si vedrà ch'egli non imita mai servilmente, ma da uomo libero, fatto per essere egli stesso imitato. E perchè non sarebbe stato così del padre della lingua e della poesia italiana, del primo classico della sua nazione? Il Patrarca, il Boccaccio, l'Ariosto attinsero tutti al ricco tesoro da lui accumulato, e se ne trovan prove manifeste fin dal principio dell' Orlando Furioso e della Ge

Tre volte dietro a lei le mani spinsi,
E tante mi tornai con esse al petto.

(Purg. ii. 79.)

Quell'O fortes pejoraque passi, ec. d' Orazio, od, o passi graviora di Virgilio, hanno il loro compagne nell' Inf. xxvi. 112.

O frati, dissi che per cento milia

Perigli siete giunti all' occidente, ec. Agnosco veteris vestigia flammae è espresso così:

D'antico amor sentî la gran potenza.

Ed anche meglio, Pur. xxx. 48.

Conosco i segni dell' antica fiamma,

rusalemme Liberata (13). "Dobbiamo studiarvi

ancor tutti, (dice il celebre Salvini); che il 66 sugo e il nervo del dire, la maestà e la varietà "del numero, l'evidenza, la forza, e in spezie "la proprietà indarno altronde si apprende." (Osserv. sul libro del Muratori, della Perf. Poes. lib. ii. c. 1.)

Ma gli imitatori di Dante passano i limiti dell' Italia i migliori Poeti da questa parte delle

:

(13) Questo verso: (Ger. lib. c.1.) "Molto egli oprò col senno e colla mano." E questi due dell' Ariosto: Le donne i cavalier l' arme gli amori,

Le cortesie l'audaci imprese io canto.

L' Ariosto non sdegnò nè anche di prender da Dante questo pueril bisticcio:

Io credo ch' ei credette ch'io credessi;

ed aggiungervi ancora,

Io credea e credo, e creder credo il vero.

Vado però d'accordo nell' opinione che ciò sia più scusabile nel festivo Poema dell' Orlando, e nella bocca d' una donna; e fors' è questa una satirica parodia.

Alpi, i più capaci di sentir per sè stessi il bello ed il sublime si sono arricchiti del suo tesoro. Basterebbe qui il nominar Milton, il quale per la somiglianza del soggetto s' incontra sì sovente con Dante nel Cielo e nell' Inferno. Non solo lo prende egli per modello nella sua ardita maniera di coniar nuove parole che rendono così energico il suo stile, e presentano immagini così vivaci all' immaginazione(14), ma ancora nelle sue idee più sublimi. Due parole di Dante gli hanno fornito o ridotto a memoria quella del figlio di Dio che apre le seste, e posandone un lato nel punto che ha scelto per centro, fa girar l' altro nel vuoto spazio per descriverci la circonferenza dell' universo che sta per creare (15); idea che

(14) Per esempio, Milton dice d' Adamo e d' Eva, che trovarono il vero Paradiso l'uno nelle braccia dell' altro. " IMPARADIS'D in one anothers arms." Questa parola è stata inventata da Dante, (Par. xxviii. 3.)

Quella ch' imparadisa la mia mente.

(15) I versi di Dante : egli dice del Creatore, (Par. xix. 40.)

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