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S IV. - Ma perchè la dimostrazione della nostra tesi dipende da alcune notizie storiche, e di dottrine, di che s'informa il Poema; così, prima di proceder oltre, fa d' uopo premettere su questo particolare argomento quanto esige il nostro assunto.

Scrisse già Carlo Sigonio la Storia del Regno d'Italia detto da alcuni anche di Lombardia, alla quale diede principio dicendo che due erano le glorie nostre, l'Impero cioè ed il Regno, il primo de' quali fu dai Romani, principal gente della Penisola; ed il secondo dagli stranieri, e cioè dai Longobardi, ai quali poi successero i Francesi, poi i Germani. Ma tacendo dell' origine, che alcuni fanno anche più antica e la riportano al tempo de' Goti, diremo essere noto, come Carlo Magno togliesse di mano ai Longobardi questo Regno, e come in lui fosse dal Pontefice Leone III ristabilita l'autorità imperiale in occidente (1), e come questa, per le vittorie del Magno Ottone, primo di questo nome, passasse col Regno italico in Germania, onde ebbe

(1) Il fatto di Leone III che ristabilisce l'Autorità imperiale in Occidente, e fa dell' Impero romano un Impero sacro vuolsi sempre avere in vista per conoscere come questo Impero essendo una pura creazione dei Papi, e avendo un fine unicamente sacro, che era quello di proteggere e difendere la Chiesa, a buon dritto apparteneva ai Papi l' approvare gl' Imperatori, e il diventare essi eredi legittimi dell'Impero nella vacanza del medesimo. L'Alighieri disconosce questo fatto, e quindi proclamando la indipendenza dell'Impero, si scaglia ingiustamente contro i Papi, perchè si arrogavano di approvare e di succedere agl' Imperatori, e si tenevano lontani dall' Italia quando invece di difendere la Chiesa ne diventavano gli oppressori e calpestavano le legittime libertà dei popoli. Il nostro Interprete occupato unicamente a darci la spiegazione del suo Autore, non si occupa molto nel notarne gli errori che in molta parte dipendono dal trasandare il fatto storico suddetto che il lettore imparziale deve sempre tener di vista, per non prendere abbaglio, e tacciare d'ambiziosi i Papi nell' atto che si rendevano propugnatori e vindici della Religione, della Giustizia, e di una verace e ben intesa libertà. Nota degli Editori.

poi l'Italia quegli Ottoni, Arrighi, Lotarii, Corradi, Federighi, Re e Imperatori ben noti a ciascuno per le storie. Sebbene fossevi differenza fra il Regno e l'Impero; l'Impero cioè ristabilito, detto pur esso romano, come, per tacer d'altro, appare dalle diverse coronazioni, la reale cioè che aveva luogo in Lombardia, ed anticamente nella città di Pavia, poi in Monza od in Milano, e la imperiale che aveva luogo in Roma: tuttavia all' Italia, ov'è il Lazio, e detta pur essa dall' Alighieri tutta quanta terra latina, appartenendo di ragione e più particolarmente l'Impero sopradetto; eravi connessione e dipendenza in ciò, che chi era Re d'Italia, doveva poi essere elevato all' altro più eccelso grado d' Imperatore; e chi era Imperatore, esercitava, o pretendeva almeno di esercitare per ciò stesso sovranità in Italia, e cioè nel Regno Italico, sicchè il Denina, dopo aver detto che fra i successori di Carlo Magno, coloro che portarono titolo d' Imperatore, ebbero maggioranza di autorità sul Regno d' Italia, soggiunse che: «Allorchè venne » a mancare le successione de' Carli, e che il Regno d' I» talia uscì di mano ai Francesi; e molto più dacchè man» carono affatto i Re d'Italia, coloro che furono creati » Imperatori, per piccoli che avessero gli stati proprii ed » ereditari, pretesero ed esercitarono, quando poterono, una » certa superiorità sopra i principati e le repubbliche, che » si andarono formando dallo smembramento del Regno » de' Longobardi, o dell' Impero Romano, cosicchè per lo » spazio di molti secoli appresso, poche rivoluzioni avven» nero in Italia, a cui il nome d'Imperio non desse occa»sione o pretesto (1) ».

Ma ad intender meglio ciò che qui è detto dal Denina, parmi si debba seguitare questa giunta, che è un

(1) Denina Rivoluz. Lib. VIII. Cap. VI.

ristretto di quello che il Muratori detta nella Dissertazione III delle Antichità italiane intorno appunto alla elezione degli Imperatori e dei Re d' Italia. Carlo Magno tenne da prima il Regno d'Italia ereditario nella sua famiglia, che tale seguitò ad essere fino a Lodovico II figlio di Lotario e pronipote di esso Carlo; ma morto senza prole maschile Lodovico, i principi italiani pretesero di eleggere essi il Re. Difatti elevato dal Pontefice all' Impero Carlo il Calvo, i principi secolari ed i vescovi del Regno Italico radunati in Pavia, elessero questo medesimo Carlo a Re d'Italia; e così poscia furono eletti Carlo il grosso, Berengario Duca del Friuli, Guido Duca di Spoleto, Lodovico ed Ugo di Provenza, Ridolfo di Borgogna, il II Lotario, il II Berengario ed Adalberto, da cui passata poscia in Germania la Corona d' Italia in Ottone I, della elezione di costui, dice Landolfo Seniore storico Milanese, che Valperto Arcivescovo di Milano, convocati i vescovi, i duchi e tutti i principi d'Italia, menò lagnanze di Adalberto, e che quindi spregiata la superbia di lui e della sua gente, che teneva in dura soggezione l'Italia, tutti, in mezzo a trasporti di gioia, elessero e proclamarono Re il suddetto Ottone. Sia pure che tali elezioni fossero talvolta più dettate dalla necessità e dalla presenza degli eserciti, che volontarie e graziose; intervennero non pertanto, e così di poi furono eletti Ottone II ed Ottone III; ed alla Dieta Germanica, in cui fu scelto Corrado il Salico, furono invitati non solo i principi della Germania, ma anche quelli d' Italia, i quali per istrettezza di termine non avendo potuto condursi colà in tempo opportuno, si fecero poi incontro all' eletto nella città di Costanza coll' Arcivescovo di Milano, e si assoggettarono a lui, giurandogli fedeltà. E ciò fu certo tal quale concorso e ricognizione della già fatta elezione, a cui gl' Italiani ebbero parte anche in tempi posteriori, come ad esem

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pio, allorchè fu eletto Federico Barbarossa, narrando Ottone Vescovo di Frisinga, ed Amando segretario di esso Federico, rapportato da Geroldo (An. 1152), che molti illustri principi della Lombardia, della Toscana, della Liguria e d'altre regioni italiche, e la maggiore e più scelta parte de' Magnati nel Regno d' Oltr' Alpe si radunarono nella città di Francfort, e che tutti convennero nell' eleggere esso Federico (1). Dal che, e dall' esserci stato conservato da Frate Francesco Pepino dell' Ordine de' Predicatori l'atto di elezione di Corrado figlio secondogenito di Federico II (2), da cui appare che neppure a quel tempo era stabilito il Collegio dei sette Elettori, è manifesto, dice il Muratori nella detta Dissertazione III, quanto siano false le opinioni di Geroldo e del Conringio, il primo de'quali vuole stabilito il Collegio dei sette Elettori fino da Ottone III, ed il secondo che l' Italia, fin da quando fu occupata da Ottone I, riconoscesse sempre ne' soli Germani il diritto esclusivo ad eleggere il Re che doveva governarla, mentre questo in realtà fu assai più tardi, allorchè variate le condizioni per evitare la confusione ed i dissidii di tanti elettori, fu rimesso a determinato e ristretto numero il diritto di eleggere colui, che doveva essere Re di Germania e insieme dell' Italia, e poscia Imperatore. Appare quindi come quest'ultima, cioè la parte di essa che formava il Regno Italico, appartenesse agli eletti di Germania, poichè prescindendo anche dall' antica conquista, la elezione veniva fatta dapprima dai Principi del Germanico Regno non solo, ma eziandio da quelli dell' Italico, e poscia dai soli sette Elettori costituiti in luogo di tutti, quando già l' Italia,

(1) Ivi Multi illustres Heroes ex Lombardia, Tuscia, Ianuensi et aliis Italiae dominiis, et major et potior pars principum in Transalpino regno convenerunt in urbe Francofurti etc.

(2) Murat. Ann. 1237.

abbattuti i Vescovi, ed altri potentati col crescere di quella indipendenza, che poi fu detta libertà delle Città italiche, non pensava più a concorrere alla elezione, e quando già dei due Regni, di cui da principio si tennero talora distinte le epoche, il Germanico tendeva ad assorbire l' Italico, e questo all' incontro a sottrarsi dal Germanico. Nella quale ultima prova, sebbene dagli Italiani si procedesse oltre assai, nè i Comuni, nè i principi però, ancorchè guelfi, si credettero mai affatto liberi da ogni soggezione verso gl' Imperatori, nè gl' Imperatori mai affatto privi del diritto di sovranità ed alto dominio, che ebbero sopra le città del Regno Italico.

S V. Detto dell' origine e del fondamento dell' antica Signoria Germanica in Italia, vuolsi soggiungere, che l'eletto appellato anche Re de' Romani, veniva poi ordinato Imperatore, al che però non bastava il voto degli Elettori, ma era necessario il consentimento del Sommo Pontefice, da cui particolarmente dipendeva l' Impero e la relativa incoronazione, prima della quale non si tennero in possesso vero dell' autorità imperiale, neppure i primi Imperatori Carolingi, sebbene in questi, per avvantaggi che s' ebbero sopra i successori, l'Impero sia stato creduto ereditario da taluni, ed in ispecie dal Corningio, confutato perciò dal Muratori, che provò essere intervenuta per essi pure elezione e consentimento del Papa (1). Si noti però che al tempo di Dante, dopo molte lotte tra il Sacerdozio e l'Impero, ed in mezzo alle parti e passioni politiche, che ne sorsero, fu talora sostenuta la sentenza contraria. Così allorquando Lodovico il Bavaro non potè ottenere, come pure sperava, dopo aver vinto il suo competitore Federico d'Austria, di essere approvato Imperatore da Giovanni XXII,

(1) Vedi la suddetta Dissertazione. III.

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