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presente non avvertite. Inoltre è singolare in esso trovarsi le narrazioni e le poesie disposte per ordine colle loro dichiarazioni e divisioni lineate in color rosso. Ciò che ha data occasione a noi di credere che in tempi più vicini a Dante queste dichiarazioni e divisioni si considerassero tuttavia come fuori del seguito dell'operetta; e ci siamo però consigliati di separarle dal testo riguardandole siccome semplici note, o chiose. Così la Vita Nova assume nella nostra edizione un andamento insolito, per difesa del quale ci richiamiamo a quanto il Biscioni osservò già nelle sue Annotazioni sopra la Vita Nuova, e a ciò che disse della Nota occorsagli nel Codice Guicciardini, ove sono le divisioni delle poesie poste in margine a modo d' interpretazioni. Ma di tale nuova disposizione altre ragioni intrinseche fornisce, al veder nostro, l'operetta medesima. Osserviamo in essa, come ogni qualvolta l'autore indicar vuole dove comincino le parti in cui egli divide le sue poesie, fa uso costantemente di questo modo: la seconda la terza (parte) comincia quivi. Per che a noi sembra, che con quell' avverbio di lontananza QUIVI esso ne voglia richiamare a cosa assolutamente disgiunta da quella che si abbia allora sott' occhio. Questo e non altro essere stato l'intendimento dell' Alighieri confermasi eziandio

....

da ciò, che allorquando per la squisitezza della materia vuol egli che chi legge si spedisca in certa guisa dall'impaccio delle chiose in fine, acciocchè l'effetto delle poesie riesca più pieno, dispone che precedano alle medesime le lor dichiarazioni e divisioni. Degno ancora da osservarsi è, che nelle chiose per alcun tratto anteposte alle poesie l'autore stesso fa uso di questo modo: dissi lasso: dissi peregrini ecc. Se le chiose formassero un corpo solo col testo, nè dovessero leggersi separate, potrebb' egli difendersi sanamente che Dante scritto avesse con buona sintassi, usando la voce dissi nell'atto di dichiarare ciò che peranche non avea detto? Tutte queste ragioni insieme ci hanno indotti a separare l'esposizione delle poesie dal testo loro, e dalle interposte narrazioni.

Sarà forse tra' lettori chi avrebbe desiderato maggior copia d' erudizione nel preambolo, e nelle nostre note che tratto tratto s'incontreranno a pie' di pagina. Ma noi, pensando che poco si sarebbe potuto aggiungere a quella che spiegarono in proposito il canonico Biscioni, e ultimamente gli editori Pogliani, ci siamo tenuti contenti alla sola diligenza de' confronti, rimettendo per tutto il resto gli studiosi alle due nominate edizioni.

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1 Vita Nuova di Dante Alighieri B. P. S. (a)

ca $.

1 QUI COMINCIA UNO LIBRO LO QUALE FECE DANTE ALIGHIERI DA FIRENZE.

L

In quella parte del libro della mia memoria () dinanzi alla quale poco si potrebbe 2 si trovava rubri- leggere 2 si trova una robrica (b) la quale dice: Incipit Vita Nova. Sotto la quale robrica io trovo 3 scritte molte cose, e le parole le quali è mio intendimento 4 d' assemprare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenza.

3 scritte le parole

B. P. S. 4 assemplare B.

esemplare P.S.

(a) A questo suo giovanil lavoro allude Dante medesimo, quando pel Canto XV dell' Inferno fa dire a Brunetto Latini maestro suo :

Ed egli a me: se tu segui tua stella

Non poi fallire a glorioso porto

Se ben m' accorsi in la VITA NOVELLA.

Cosi legge il codice Antaldino meglio di tutti gli altri che leggono nella vita bella. Imperocchè ser Brunetto che mori nel 1294 vide senza dubbio questo saggio degli studi dell' Alighieri, da cui potè pronosticare ciò che il suo alunno sarebbe stato negli anni adulti.

(*) Nel nostro codice mente in margine.

(b) Robrica verisimilmente più italiano che non è rubrica, dal rųstico latino robius per rubeus.

Nove fiate già appresso al mio nasci

6 del grado B.P.

7

8

alla fine B. S.

al fine P.
Ed apparvemi

vestita di nobi

lissimo B. P. S.

mento era tornato lo cielo della luce quasi 5 ad 5 al medesimo S. un medesimo punto, quanto alla sua propria girazione; quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa Donna della mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, i quali non sapevano che si chiamare. Ella era già in questa vita stata tanto che nel suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente delle dodici parti l' una 6 d' un grado: sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, e la vidi quasi 7 dalla fine del mio anno nono. Ella parvemi vestita d'un nobilissimo colore umile ed onesto sanguigno, cinta e ornata alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenìa. In quel punto dico veracemente che lo spirito della vita, 9 il quale 9 che dimora S. dimora nella segretissima camera del cuore, cominciò a tremare sì fortemente che apparìa ne' menomi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: Ecce deus fortior me 10 qui veniens dominabitur mihi. In quel punto lo spirito animale, il quale dimora nell' alta ca- 11 ne!la camer? mera nella quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro protesioni (*), si cominciò a maravigliare molto, e parlando specialmente a li spiriti del viso, disse queste parole: 13 Appa- 13 ruit jam beatitudo 14 vestra. In quel punto lo spirito naturale, il quale dimora in quella parte ove si 15 mostra (**) il nutrimento no- 15_ministra B 16 cominciò a piangere e piangendo 16 sì cominciò piangere, e piangendo disse queste parole: Heu miser! quia frequenter

stro,

12

(*) Nel n. cod. percezioni in marg. (**) Nel n. cod. ministra in marg.

10 veniens B.P.S.

B. S.

12 percezioni B. P. S.

B. S.

Apparavit 14 nostru B. P.S.

P. S.

B. P.

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