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DEL NUMERO NEL POEMA DANTESCO

So con quanta cautela bisogna procedere all'investigazione de' significati occulti del poema dantesco, con quanta energia bisogna respingere tutte le fantasticherie che può venire in mente a questo o a quello d'attribuire al nostro Dante; ma so pure che la Commedia non è una casa o palazzo cinese, circondato da una triplice o quadruplice muraglia, in cui non possano entrare se non mandarini d'un dato grado. È tutta quanta aperta ai liberi spiriti; e, quando, invece di fantasticherie, uno senta d'aver dei fatti, puramente dei fatti, da esporre, deve poter esclamar col poeta: « Ma qui tacer non posso!» e dire apertamente quello che pensa.

Ora, per esempio, io richiamerei volentieri, non con fantasticherie, tutta l'osservazione del lettore non pregiudicato sui contrapposti e sul numero.

Sono stati visti finora nella Commedia solo alcuni contrapposti, come, per esempio, quelli che ogni cantica termina con la parola stelle. Ma tutto, nei canti e nelle tre varie cantiche, è da considerare in continua corrispondenza di senso e di parola. Difatti, anche parlando aprioristicamente, e non sapendo che Dante ci tiene a queste corrispondenze, come si potrebbe immaginare un tutto artistico ben ordinato, nel quale alla prima si scorga che le parti principali stanno in evidente corrispondenza; come immaginare che nei particolari poi, una statua, un aggetto, un bassorilievo, una pittura, una linea, da una parte, non abbia il suo artisticamente degno corrispondente dall'altra? Poi c'è un'altra ragione. Se le persone e le

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scene si collegano in un dramma, nella Commedia, che è pure un dramma, dove però non si possono più incontrare le stesse persone, a Dante non doveva dispiacere che i personaggi diversi formassero in altro modo un ragionevole collegamento. Perchè, tutte le cose ben collocate e collegate, per piccole che siano, acquistan sempre un valore moltiplicato dal numero di quelle che precedono, come da quelle che seguono.

Tutti conoscono la precisione tecnica dantesca, che si spinge perfino a non ripetere mai la stessa rima nel medesimo canto, come notava anche l'Alfieri', che numerava le pagine e le parole delle varie cantiche, come avvertiva il Mariotti. E ora, credo, si dovrebbe anche osservare l'importanza che Dante dà allo stesso numero.

Che cos'è il numero? Numero è ordine; e

quanto per mente o per loco si gira,
con tanto ordine fe', ch'esser non puote
senza gustar di Lui chi ciò rimira, 3

dice Dante del Creatore. Il nostro poeta è un altro creatore, che vuol descrivere l'universo in uno spazio limitato.

Per spiegare al lettore la mia idea, permetta che io richiami alla sua memoria il concetto che dei numeri avevano i pitagorici e il medio evo. Mi segua con un po' di pazienza.

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Pitagora, il gran filosofo, a cui l'Italia e Roma devono il rinnovamento della coscienza religiosa e civile, la filosofia il nome, e la scienza gl'immensi progressi fatti nelle matematiche, aggiungendo i pitagorici quelle applicate a quelle

Satire.

2 Dante e la statistica delle lingue. Firenze, 1880.

Paradiso, X, 4 e seg.

♦ Cfr. le opere di ARISTOTELE, e specialmente quelle coi dotti commenti di BARTHÉLEMY SAINT-HILAIRE, Paris, 1891, vol. 36, in-8°; poi le opere di filosofia: RITTER, Histoire de la philosophie pythagoricienne, in 8, Hambourg, 1826; BRANDIS, Sur la théorie numérique des pythagoriciens et des platoniciens, nel Musée du Rhin, 3o année; ZELLER, Geschichte der Philosophie der Griechen, 1o vol., 3a ediz.; Geschichte der abendändischen Philosophie von EDUARD RÖTH, Manheim, 1855; FRANCK, Dictionnaire des sciences philosophiques, Paris, Hachette, 1885 e Journ. d. Sav., 1874; Pythagore et la philosophie pythagoricienne, contenant les fragments de Philolaus et d'Architas ecc., par A. ED. CHAIGNET, ouvrage couronné par l'Institut, 2 vol. in 8°, 1873.

pure, portando la loro opera nell'ottica, nella meccanica, nella musica, nella geodesia, per tutto dove il numero e le linee potevano aiutar l'osservazione e la spiegazione dei fenomeni; Pitagora, la cui vita divenne presto leggendaria e miracolosa, e la cui scienza profonda è stata segno di venerazione e di rispetto ai più grandi geni antichi e moderni, sostenne l'armonia delle sfere celesti, mosse da leggi costanti e numerabili; e fece il numero base di tutto lo scibile, come Talete diceva che era l'acqua, e Anassimene l'aria. Il numero è allo stato d'unità negl' individui, molteplice nella collettività, sia in una sola specie che nelle varie: è dunque per Pitagora l'essenza delle cose, anzi la sostanza e la materia, l'elemento di tutto, perchè si trova per tutto. È in grazia del numero che l'universo esiste, e può chiamarsi cosmos, ordine. E non soltanto ordine matematico, ma armonia; perchè armonia e ordine, sono inseparabili. « L'armonia e il numero, » dice Filolao, << non sopportano e non comportano errori ». Essa è la legge che concilia i contrari, che mette l'unità nella diversità, e la proporzione, la misura, la bellezza, nel tutto, nell'insieme degli esseri in genere, e in ogni essere in particolare. Non discutiamo, esponiamo; e non si potrebbe neanche molto bene discutere, giacchè le teorie pitagoriche non ci sono venute che monche, attraverso gl'insegnamenti d'Aristotele e di qualche altro. Anzi, i libri dove Aristotele ne parla ex professo non ci sono pervenuti. Così mancano documenti precisi di troppe cose, per parlar solidamente dell'intero sistema. « È difficile indovinare», dice lo Chaignet, « per quale ispirazione intima, per quale ricerca lenta o intuizione rapida, il genio arriva a porre certe questioni e a concepirne la soluzione. Chi crederebbe che la caduta di una mela abbia potuto ispirare a Newton il sistema della gravitazione? Concepire le proprietà de' numeri è proprio del matematico; ma scorgere e affermare il rapporto fra il numero e l'essere non è cosa sua. Ora il carattere della concezione di Pitagora sta qui. Non è un matematico chiuso nella. stretta cerchia de' suoi studi: è un metafisico, e un metafisico di genio, che è arrivato alla concezione ardita e profonda del

BARTHÉLEMY SAINT-HILAIRE, op. cit., pr. XVIII e seg.

l'universo, vedendo in quello niente altro che un sistema di rapporti e di numeri. » Continuando, Pitagora pensa che tutta la natura fisica si riduce a figure geometriche, e queste a numeri, scoprendo in tutte le armonie della natura armonie musicali, i cui rapporti si risolvono con numeri proporzionali; applicazione, dice Barthélemy Saint-Hilaire, che è una delle glorie della sua scuola.

E ogni numero à il suo speciale significato. Che cos'è egli nella sua essenza? l'unità. Dunque l'uno è il principio di tutto. È un Dio che comanda a tutto, e sempre uno, solo, immobile, eguale a se stesso, il primo principio che contiene in germe tutto l'universo, che è composto di contrari, i quali devon trovarsi nel primo principio chiamato pari-dispari, che Dante rammenta nel Convivio (II, 14): « Pitagora, secondochè dice Aristotele nel primo della Metafisica, poneva i principî delle cose naturali lo pari e lo dispari, considerando tutte le cose essere numero ». L'unità consisteva in tutti e due; e così per arrivare a dieci principî, s'avevano le così dette sistoichie, cioè tavole parallele:

1o finito, infinito; 2o pari, dispari; 3° unità, pluralità ; 4° destra, sinistra; 5° maschio, femmina; 6' quiete, movimento; 7° diritta, curva; 8° luce, tenebre; 9° bene, male; 10° quadrato, quadrilatero irregolare.

Tutto che fosse perfetto si doveva risolversi in dieci. Quando qualche cosa non tornava, la facevan tornare; p. e., parlando de' cieli, essendocene soltanto nove visibili, ci aggiungevano l'Antichthôn, come contrapposto e contrappeso alla Terra; e così eran dieci.

E nell'ordine e nell'armonia, come s'è detto, i pitagorici comprendevano la musica, a cui consacrarono gran parte delle loro meditazioni, sottomettendola alle leggi matematiche e portandola al grado di scienza. La musica è una purificazione; è inseparabile dalla bellezza; doveva servire all'educazione della gioventù; e non soltanto i bei canti, e i bei rimmi, ma le belle forme e le belle figure: la pittura, la scultura, la ginnastica,

! BARTHÉLEMY SAINT-HILAIRE suppone che fosse la Luna. Anche per il dieci PITAGORA avrà certamente le lodi dei moderni, i quali non possono trovare in lui che un glorioso precursore del sistema decimale.

la danza. E giacchè l'educazione è un'armonia, ne vien di conseguenza che l'armonia preparerà l'educazione.

E che cos'è la musica? È l'isocronismo prolungato delle vibrazioni: val a dire l'eguaglianza della durata di ciascuna vibrazione per uno spazio di tempo relativo alla durata del suono. E questa durata è una proporzione e un numero. Le stesse sensazioni, le stesse scosse del sistema nervoso, particolari alla musica, non sono che elementi razionali, una combinazione e uno sviluppo di rapporti numerici. L'essenza della musica e il principio della sua bellezza è nel numero; e Sant'Agostino, mezzo pitagorico, diceva: Pulchra numero placent. Ratio sentit nihil aliud sibi placere quam numeros. 1

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Così l'anima è armonia; e siccome il mondo è un essere vivente, e à un'anima, anche il mondo è un'armonia.

Il numero dunque, secondo la scuola italica, si manifesta, e manifesta la sua presenza attiva nei movimenti dei corpi celesti e divini, nell'essere dell'uomo, nella sua vita, e in tutto ciò che produce, nelle arti, anche manuali, e specialmente nelle belle proporzioni.

Tutto essendo un numero, l'essere sensibile e individuale, il mondo, la sostanza, la materia, le qualità attive o passive delle cose, gli esseri concreti e gli esseri astratti, l'uomo e il cavallo la giustizia e l'occasione, l'anima e la vita, la sensazione e il pensiero, tutto si riduce a numero. Ma siccome ogni numero è generato dall'Uno, padre del numero, l'Uno è di necessità il principio universale: ev apyά Távτov, e, secondo vari filosofi, à la stessa importanza della monade, e tiene lo stesso posto, senza far la stessa parte, che la sostanza nel sistema di Spinoza.

Volete voi proprio vedere quali ne sono gli effetti e l'essenza? Guardate la potenza della decade, a cui Filolao scioglie un inno: grande, infinita, onnipossente, sorgente e guida della vita divina e umana. Senza quella tutto è indeterminato, tutto è oscuro, tutto sparisce. La decade dà al numero la forma finita, perfetta. Ogni essere reale, ogni numero è decadico, perchè la decade racchiude in sè ogni essere, îãлav qústv, il pari e il dispari, il finito e l'infinito, il bene e il male.

De Ordin.

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