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egli, per guadagno che io voglia ch' e' faccia, ma perch' egli vada a suo diletto veggendo il mondo. E quando Giannetto fu per montar, tutta Vinegia trasse a vedere, perchè di gran tempo non era uscita di Vinegia una nave tanto bella e tanto ben fornita, quanto quella. E a ogni persona incresceva della sua partita; e così prese commiato da messere Ansaldo e tutti i suoi compagni, ed entrarono in mare, e alzarono le vele, e presero il camino d' Alessandria nel nome di Dio e di buona ventura. Ora essendo questi tre compagni in tre navi, e navicando più e più dì, avvenne che una mattina innanzi giorno il detto Giannetto vide un golfo di mare con un bellissimo porto, e domandò il padrone come si chiamava quel porto; il quale gli rispose: messere, quel luogo è d' una gentildonna vedova, la quale ha fatto pericolare molti signori. Disse Giannetto: come? Rispose costui: messere, questa è una bella donna e vaga, e tiene questa legge; che chiunque v' arriva, convien che la sera finga di andare a dormire; e sia poscia capace di far festa per tutta la notte senza mai addormentarsi, e se lo fa, ch' e' la tolga per moglie, ed è signora del porto e di tutto 'l paese; e s' egli non riesce alla pruova, perde tutto ciò ch' egli ha. Penso Giannetto fra se un poco, e poi disse: trova ogni modo che tu vuoi, e pommi a quel porto. Disse il padrone: messere, guardate ciò che voi dite, però che molti signori vi sono iti, che ne sono rimasi diserti. Disse Giannetto: non t' im

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pacciare in altro; fa quel ch' io ti dico; e così fu fatto, che subito volsero la nave, e calaronsi in quel porto, che i compagni dell' altre navi non se ne furono accorti niente. Per che la mattina si sparse la novella, come questa bella nave era giunta in porto; tal che tutta la gente trasse a vedere, e fu subito detto alla donna, sì ch' ella mandò per Giannetto, il quale incontanente fu a lei, e con molta riverenza la salutò, ed ella lo prese per mano, e domandollo chi egli era e donde, e se e' sapeva l'usanza del paese. Rispose Giannetto che sì, e che non v'era ito per nessuna altra cosa. Ed ella disse: e voi siate il ben venuto per cento volte; e così gli fece tutto quel giorno grandissimo onore, e fece invitare baroni e conti e cavalieri assai, ch' ella aveva sotto se, perch' e' tenessero compagnia a costui. Piacque molto a tutti i baroni la maniera di Giannetto, e 'l suo essere costumato e piacevole e parlante; sì che quasi ognuno se ne innamorò, e tutto quel giorno si danzò e si cantò, e fecesi festa nella Corte per amore di Giannetto; e ognuno sarebbe stato contento d' averlo avuto per signore. Ora venendo la sera, la donna lo prese per mano, e menollo in camera e disse: e' mi pare ora d'andarvi a posare. Rispose Giannetto: Madonna io son pronto; e subito vennero due damigelle, l' una con vino, e l' altra con confetti. Disse la donna: io so che voi avete colto sete, però bevete. Giannetto prese de' confetti, e bevve di questo vino, il quale era lavorato da far dormire, ed egli nol sapeva, ed ebbene una mezza

tazza, perchè gli parve buono, e subitamente si spogliò e andossi a riposare. E come egli giunse nel letto, così fu addormentato, nè si risentì infino alla mattina, ch' era passata terza. Per che la donna quando fu giorno si levò, e fe cominciare a scaricare la nave, la quale trovò piena di molta ricca e buona mercatanzia. Ora essendo passata la terza, le cameriere della donna andarono al letto a Giannetto, e fecerlo levare e dissergli che s' andasse con Dio; però ch' egli aveva perduto la nave, e ciò che v' era; di che e' si vergognò, e parvegli avere mal fatto. La donna gli fece dare un cavallo e danari per le spese, ed egli se n' andò tristo e doloroso, e vennesene verso Vinegia; dove, come fu giunto, non volle andare a casa per vergogna, ma di notte se n' andò a casa d' un suo compagno, il qual si maravigliò molto, e gli disse: oimè! Giannetto, ch'è questo? Ed egli rispose: la nave mia percosse una notte in uno scoglio, e ruppesi e fracassossi ogni cosa, e chi andò qua, e chi là; io m' attenni a un pezzo di legno, che mi gittò a proda, e così me ne sono venuto per terra, e son qui. Giannetto stette più giorni in casa di questo suo compagno, il quale andò un dì a visitare messere Ansaldo, e trovollo molto maninconoso. Disse méssere Ansaldo: io ho sì grande la paura, che questo mio figliuolo non sia morto, o che 'l mare non gli faccia male, ch' io non trovo luogo, e non ho bene; tanto è l' amore ch' io gli porto. Disse questo giovane: io ve ne so dire novelle, ch' egli

ha rotto in mare e perduto ogni cosa, salvo ch' egli è campato. Disse messere Ansaldo: Lodato sia Dio! pur ch' egli sia campato, iò son contento; dell' avere ch' è perduto, non mi curo. Ov'è? Questo giovane rispose: egli è in casa mia; e di subito messere Ansaldo si mosse, e volle andare a vederlo. E com' egli lo vide, subito corse ad abbracciarlo e disse: figliuol mio, non ti bisogna vergognar di me, ch' egli è usanza che delle navi rompano in mare; e però, figliuol mio, non ti sgomentare; poichè non t' hai fatto male, io son contento, e menosselo a casa sempre confortandolo. La novella si sparse per tutta Vinegia, e a ognuno incresceva del danno che aveva avuto Giannetto. Ora avvenne ch' indi a poco tempo quei suoi compagni tornarono d' Alessandria, e tutti ricchi; e com' eglino giunsero, domandarono di Giannetto, e fu loro detta ogni cosa; per che subito corsero ad abbracciarlo, dicendo: come ti partisti tu, o dove andasti? che noi non potemmo mai sapere nulla di te, e tornammo indietro tutto quel giorno, nè mai ti potemmo vedere, nè sapere dove tu fossi ito; e n' abbiamo avuto tanto dolore, che per tutto questo camino non ci siamo potuti rallegrare, credendo che tu fossi morto. Rispose Giannetto: e' si levò un vento in contrario in un gomito di mare, che menò la nave mia a piombo a ferire in uno scoglio ch' era presso a terra, che appena campai, e ogni cosa andò sottosopra. E questa è la scusa che Giannetto diè, per non iscoprire il difetto suo. E sì fecero

insieme la festa grande, ringraziando Iddio pur ch' egli era campato, dicendo: a quest' altra primavera, con la grazia di Dio, guadagneremo ciò che tu hai perduto a questa volta, e però attendiamo a darci buon tempo senza maninconia. E così attesero a darsi piacere e buon tempo, com' erano usati prima. Ma pure Giannetto non faceva se non pensare, com' egli potesse tornare a quella donna, imaginando e dicendo: per certo e' conviene ch' io l'abbia per moglie, o io vi morrò; e quasi non si poteva rallegrare. Per che messere Ansaldo gli disse più volte: non ti dare maninconia, che noi abbiamo tanta roba, che noi ci possiamo stare molto bene. Rispose Giannetto: Signor mio, io non sarò mai contento, se io non rifò un' altra volta questa andata. Onde veggendo pure messere Ansaldo la volontà sua, quando fu il tempo gli fornì un' altra nave di più mercatanzia che la prima, e di più valuța; tal che in quella mise la maggior parte di ciò ch' egli aveva al mondo. I compagni, quando ebbero fornite le navi loro di ciò che faceva mestiero, entrarono in mare con Giannetto insieme, e fecer vela e presero lor viaggio. E navicando più e più giorni, Giannetto stava sempre attento di rivedere il porto di quella donna, il quale si chiamava il porto della donna del Belmonte. E giugnendo una notte alla foce di questo porto, il quale era in un gomito di mare, Giannetto l' ebbe subito conosciuto,,e fe volgere le vele e 'l timone e calovvisi dentro,

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