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Chi bene intende questo che dett' aggio
Caccerà l'ira fuor del suo coraggio,
Ingiurie e pene non faran dannaggio,

Ma gran frutto.

Nessuno è contento del proprio stato.

Di BINDO BONICHI di Siena, Poeta moralista, ma miglior Filosofo che Poeta. Morì nel 1337.

SONETTO.

IL calzolaio fa il suo figliuol barbiere,
Così il barbier fa il figliuol calzolaio,
E'l mercatante fa il figliuol notaio,
Così il notaio fa il figliuol drappiere.

Mal contento è ciascun di suo mestiere;
Ciascun guadagnar pargli col cucchiaio,
L'altro gli par che faccia con lo staio:
Non ha l' uom sempre tutto quel che chere.

Null' uomo al mondo si può contentare:
Chi star può fermo nel luogo fallace?
Ovver sicuro in tempestoso mare?

Assai fa l'uomo se ben porta in pace
L'avversità che gli convien passare,
Mentre che sta in quest' ardente fornace.

AMOR

CONTEMPLATIVO.

Di MATTEO FRESCOBALDI di Firenze. Nei soggetti amorosi credesi uno dei primi in merito dopo il Petrarca. Quantunque morisse nel 1348. fiorì al tempo della morte di Dante.

N. B. Siccome in questi tempi la Poesia Italiana cresceva, e perfezionavasi a mano a mano, così spesso la propagazione del genio si giudica meglio dal momento in cui gli Autori fiorivano.

SONETTO.

COM' più riguardo l' onesta bellezza

Che sotto nero manto chiara luce,
Più sento Amor che nella mente adduce
Gaia novella gioia d' allegrezza.

La qual m' infiamma sì di sua vaghezza
Che sovr' ogni virtù nel cor riluce;
Quest' è colei che n' entrò per la luce
Con quel Signor che frange ogni durezza.

Sì dolcemente dentro dal cor posa
Che ciascuno mio spirito contenta,
E l' alma più mi vive dilettosa.

Ver è ch' alcuna volta par ch' io senta
Una fiamma d'amor tanto amorosa,
Che la troppa dolcezza mi tormenta.

IN MORTE DI DANTE.

Di MUCCHIO FATINELLI di Lucca. Fiorì ai tempi, in cui morì Dante.

SONETTO.

Caudato.

Spirito gentile, o vero DANTE A noi mortali il frutto della vita, Dandolo a te l' alta bontà infinita Come congruo e degno mediante.

O verissimo in carne contemplante
Di quella gloria là dove sortita
E' l'anima tua santa, oggi partita
Da la miseria della turba errante.

A te (il quale io credo fermamente,
Rispetto alla tua fede e gran virtute,
Essere a piè del vero Onnipotente)

Mi raccomando, e per la mia salute
Priego che preghi quella Magestade
Ch'è uno in tre, e tre in unitade;

Della cui Trinitade,

E del cui regno sì bene scrivesti
Quanto dimostran tuoi sagrati testi,

DEFINIZION D'AMORE.

D'Autore incerto.

SONETTO.

MOLTI volendo dir che cosa è Amore
Disser parole assai, ma non potero
Dir di lui cosa, che assembrasse il vero,
Nè raccontar qual fosse il suo migliore.

Ben furo alcun che disser ch' era ardore
Di mente immaginato per pensero;
Alcun dissero ch' era disidero

Di piacer nato dentro dallo core.

Ed io dico che Amor non è assembianza,
Nè cosa corporal ch' abbia figura,
Anzi è ben passion e disianza.

Piacer di forma, dato per natura

Colla virtù del cor, ch' ogni altra avanza:

E

questo basti fin che il piato dura.

VOLUM

FINE DEL QUINTO VOLUME E DEL SECOLO XIV.

.

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BETTINELLI (Ab. Saverio.) Prefazione
BOCCACCIO (Giovanni.)

50

V

Il Falcone. No

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9

L'accorto servitore. Novella VILLANI (Giovanni.) Dell' origine della Città di Firenze.

119

INDICE DEI POETI.

AUTORE INCERTO (d'.) Definizion d' Amo

re. Sonetto

240

BENE (Sennuccio del.) Ad Amore Canzone

VOL. V.

199

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