GLI OCCHI. SONETTO. IO son sì vago de la bella luce De gli occhi traditor, che m' anno ucciso, Che là dov' io son morto, e son deriso, La gran vaghezza pur mi riconduce. E quel, che pare, e quel, che mi traluce, M' abbaglia tanto l' uno e l'altro viso, Che da ragione, e da virtù diviso Seguo solo il desio, com' ei m' è duce. Lo qual mi mena pien tutto di fede A dolce morte sotto dolce inganno, Che conosciuto solo è doppio il danno. E mi duol forte del gabbato affanno; Ma più m'incresce (lasso!) che si vede Meco pietà tradita da mercede. Sullo stesso argomento. SONETTO. NE gli occhi porta la mia donna amore, Ogni dolcezza, ogni pensier umíle AMANTE AFFLITTO. BALLATA. O voi, che per la via d'amor passate, Attendete, e guardate, S' egli è dolore alcun, quanto 'l mio, grave; E prego sol, ch' a udir mi soffriate; E poi immaginate, S' io son d'ogni dolore ostello e chiave. Amor, non già per mia poca bontate, Ma per sua nobiltate, Mi pose in vita sì dolce, e soave, Così leggiadro questi lo core ave? In guisa che di dir mi vien dottanza; Che per vergogna celan lor mancanza, E dentro de lo cor mi struggo e ploro. LA CORNACCHIA. APOLOGO. QUANDO il consiglio degli Augei si tenne Di nicistà convenne Che ciascun comparisse a tal novella, E la Cornacchia maliziosa e fella E da molti altri Augei accattò penne; Ma poco Perchè pareva sopra gli altri bella. Fu conosciuta. Or odi che ne avvenne. Che tutti gli altri Augei le fur dintorno; Sicchè senza soggiorno La pelar sì ch'ella rimase ignuda; E così la lasciaro in grande scorno. Di fama o di virtù che altrui dischiuda: Che spesse volte suda Dell' altrui caldo, tal che poi agghiaccia; Dunque beato chi per se procaccia. CONTRO UN MILITARE, Di PASSERA DA LUCCA, cognominato Della Gherminella. Visse alla Corte di Castruccio Signore di Lucca. Il suo stile non fu scelto; ma seppesi bene spiegare, specialmente nei sentimenti satirici. Fiorì nel 1310. SONETTO Caudato. TU non sei Ettor figliuol del Re Priano Alle guagnele, tu se' più codardo, IL GIUBBILO. Del BEATO GIACOPONE BENEDETTI di Todi. Dapprima professò leggi, poi fu Religioso della minore Osservanza. Si riconosce per uno dei padri della Lingua Italiana, sebbene mescoli varj dialetti insieme, come vedrassi dal seguente saggio. Compose varj sacri inni per la Chiesa, tra quali gli si attribuisce il celebre Stabat Mater. Mori nel 1306. Gli lasciamo la sua ortografia per meglio distinguere il suo stile. CANZONETTA. Iubilo del core |