Andar dietro alle mandre alla pastura, D' andar a feste dentro a vostre mura . E prima che io 'l dicesse altrui ed or Martino Seguendo sempre dov' andasson elle. II. Di Diavol vecchia femmina ha natura Fiera diversa e fuor d' ogni misura Del ben s' attrista e con invidia il mira, E di veder il mal ingrassa o ride Ordina , pensa ciò ch' altrui martira, E dentro ha gioja quando di fuor stride. Così questo animal brutto conquide Ciascun che vive, ed ogni luce oscura. Al mondo spiace la sua opra e vista Più che non piacque a drieto in giovenezza : E per questo che vede al cor acquista Superbia e ira nella sua vecchiezza Sicchè le fa bramar l' altrui bellezza Tornar al simil della sua figura Dunque qual giovin donna è sì beata Che non giugne a tal tempo, de' volere Poi ch' ha passata la stagione amata, Metter la morte sua a non calere Che dietro al buono stato il reo vedere che chi al mal sempre s' indura . È peggio, Di Diavol vecchia femmina ha natura Fiera diversa e fuor d ogni misura . III. Donne , per tempo alcun donna non sia Che già mai fede a suo amante día . Chi perde il nome giammai non l'acquista, Di donna, perchè donna non è mai : E se col penter poi di ciò s'attrista Donna non torna per mover di guai . Or pensa, donna al fin di ciò che fai, Che tanto è donna Innamorato pruno , quanto onor disia IV. Già mai non vidi, come l' altr' ier uno . Lucente più che stella : Quando pigliava il prun le chiome bionde, Con bianca mano e bella ' Spesso tornando a quella Ardito, più che mai fosse altro pruno. Amorosa battaglia mai non vidi Qual vidi essendo sciolte Le treccie " e punto il viso. Oh quanti in me allor nascosi stridi Il cor mosse più volte Mostrando di fuor riso, ch' io diventassi pruno ! V. Perchè virtù fa l'uom costante e forte, A virtù corra chi vuol fuggir morte. Che val fuggir quel, che sempre s' appressa, E che ci guida ognora a mortal fine ? Corre la nostra vita e mai non cessa Infin che giugne all' ultimo confine : } Più tosto è vinto, e più s' appressa a morte Che val più tardi, che più tosto andare Che val, mia Canzonetta, che tu canti e che ci guida a morte. VI. Costanza sempre avrò d' amar costei Perch' ogni ben, ch' io sento, vien da lei Mai non m' assale pensier, doglia, o pena, Che non si parta gli occhi suo' mirando. Perchè natura al suo ben corre amando : L'alto mio Genitor debbo adorare " Il qual di niente al mondo m' ha creato : VII. Altri n' avrà la pena, e io il danno Se sotto fede ho ricevuto inganno Non manca mai la Divina vendetta Bench' alcun' ora paja che rispiarmi : Ond' io spero venir giusta saetta Inverso chi ha creduto saettarmi E di ciò che m' è fatto non curarmi VIII. Non creder Donna che nessuna sia Donna di me se non tu Donna mia . Così potess' io dimostrarti il core Là dove ognor la mente in te si posa, Che te servendo pur servir disia Di questo (lasso) non posso far prova : Però, Donna Donna, deh prova la mia fede; E se per mio effetto altro si trova, ચ e fia. Non possa io mai trovar da te mersede ; IX. Qual donna nacque mai vaga e onesta, E per star fermo sempre a tal disio Amor mi fe' trovar sua ghirlandetta, Dove benigna mi domandò s' io L' avea, ed io rispuosi: O giovinettà X. Splendor da Ciel vaga fioretta Alisa Produsse in terra, ove 'l mio cor s'affisa. cors' Con quelli raggi, che la mente accese, Vivo suggetto sempre a seguir lei : E perchè mai di me pietà non prese, Vol. IV. Bb |