XXI. D' Omero non potè 'l celeste ingegno XXII. Quante fiate per ventura il loco Veggio, là dov' io fui da Amor preso, Tante mi par di nuovo esser acceso Da un disio più caldo assai che 'l fuoco E poi che quello ho riguardato un poco, E stato alquanto sovra me sospeso, Dico: Se tu ti fossi qui difeso Non sarest' or, per merzè chieder, fioco XXIII. A quella parte, ov io fui prima accesa Del piacer di colui che mai del core Non mi si partirà, sovente Amore Mi tira nè mi val il far difesa : tutta sospesa, Ir giù e 'n su, pregandol, se'l valore Il qual s' avvien che io veggia per grazia Contenta dentro mi ritraggo un poco, Lodando il Dio d' Amore e la fortuna E mentre che d'averlo visto sazia Esser mi credo, raccender il foco Sento di rivederlo e torno in una . XXIV. Il folgor de' begli occhi, che m' avvampa qualor io gli riguardo fiso Il cor M' è tanto nella mente ov' io l'ho miso Che invan caro Signor, ogn' altra vampa Ver me saetti del tuo paradiso ; Questo m' alleggia, questo m'ha conquiso, E bastiti per una avermi preso : E mentre 'l tuo valor la sua persona XXV. Quell' amorosa luce il cui splendore Che dentro al cor ardendo a mille a mille In altra parte mi convien voltare . Oh grieve caso ! ond' io forte mi doglio. Colei cui cerco di poter vederla; Sempre non posso poi lei riguardare XXVI. Tanto ciascuno ad acquistar tesoro Con ogni ingegno s'è rivolto e dato, Che quasi a dito per matto è mostrato Chi con virtù seguisce altro lavoro. Per che costante istare infra costoro Contro agli venti avversi a mia salute E dopo il giusto affanno, il già canuto Capo d' alloro incoronar ti degni. XXVII. Era il tuo ingegno divenuto tardo Tanto ch' io t'ho condotto ove s' invita Al glorioso fin ciascun gagliardo . In te sta il venir, se l'intelletto Aggiungi, dietro a me, che la corona Ti serbo delle frondi tanto amate. Che farai? vienne mi dice nel petto La Donna , per la quale Amor mi sprona: Ed io mi sto tant' è la mia viltate. XXVIII. Infra l'eccelso coro d' Elicona A me venuta disse: I' son Colei Che fo di chi mi segue il nome eterno E qui venuta sono ad amar presta; Lieva sù vieni. Ed io già di Costei Acceso mi levai: ond' io d'inferno Uscendo entrai nell' amorosa festa . Che cerchi XXIX. stolto ? che d' intorno miri? in ch' io Cenere sparta son le membra E mossi il petto a' pietosi desiri. Perchè non lievi gli occhi agli alti giri? La bella Donna vedendo cercarmi Quel, che già mai quaggiù veder non deggio. Ma come ravveduto m' abbandona, Piangendo penso, come qui impennarmi XXX. Se mi bastasse allo scriver l'ingegno Ed ancora l'angoscia ch' io sostegno 0 per lo suo o per lo mio errore Veggendo me della sua grazia fore Esser sospinto da crudele sdegno Io mostrerei assai chiaro ed aperto, Che 'l pianger mio e 'l mio essere smorto Maraviglia non sia ma ch' io sia vivo . Ma poi non posso ciaschedun sia certo Che gli è assai maggiore il duol ch' io porto, Che 'l mio viso non mostra, e ch' io non scrivo. |