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NOTIZIE ISTORICHE DI GIOVANNI
BOCCACCIO.

Boccaccio di Chellino originario di Certaldo in

Val d'Elsa erasi in Firenze applicato alla mercatura; ed astretto a viaggiare per li suoi negozj, fece assai lunga dimoranza in Parigi. S'invaghi in essa città d' una giovane donna e n' ebbe il nostro Giovanni nel 13.3. Il padre in bassa età trasportò il fanciullo in Firenze, dove fin dal principio diede luminose prove di quel che sarebbe divenuto un giorno nella carriera delle ottime discipline col mostrare un vivace e svegliato talento e coll' attendere con singolar profitto ai primi rudimenti grammaticali, nei quali ebbe a precettore Giovanni da Strada. Gli convenne poi da giovine interrompere il corso degli studj, poichè il padre, che avealo destinato alla mercatura, gli fece intraprendere a tal oggetto diversi viaggi; ma Giovanni annojatosi di tal genere di vita, e mostrando un' insuperabile inclinazione per le lettere, vinse alla fine la ripugnanza del padre, che gli concedè liberamente di applicarsi alle scienze; in cui Giovanni fece poi tanto progresso, che divenne in breve uno dei più dotti uomini del suo tempo. La poesia, l' eloquenza, la filosofia, le lingue greca e latina, la geografia la mitologia, la storia, e finalmente l'erudizione di ogni genere, furono il vasto campo, in cui esercitossi questo preclaro ingegno Fu grandissimo amico del Petrarca suo cooperatore nell' introdurre e promovere in Italia il buon gusto della letteratura e specialmente lo studio della lingua greca, della quale per opra sua si eresse

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una pubblica cattedra in Firenze a cui fu deputato Leonzio Pilato Calabrese, o come altri dicono, di Tessalonica, uomo in quella versatissimo; la qual cattedra essendo la più antica di quante ne siano state aperte in Occidente

accresce molto onore alla memoria del Boccaccio. Nella sua giovanile età peregrinando fu a Napoli, e si innamorò quivi d'una Donna, a cui diè il nome di Fiammetta: credesi comunemente, che questa fosse la bella Maria figliuola naturale del Re Ruberto, maritata a nobile personaggio fu dessa celebrata assai da Giovanni che scrisse in suo onore e dedicolle varj poemi e romanzi. Moltissime opere ci sono di lui rimaste nell'una e nell' altra lingua. Abbiamo in prosa latina La Genealogia degli Dei il libro Su i nomi delle selve, dei monti, e dei fiumi ec. i nove libri Dei casi degli uomini e delle donne illustri, e l'opera Sulle celebri Donne In poesia latina abbiamo l'Egloghe; ma sì nella prosa che ne' versi latini è molto lungi dall' antica purità ed eleganza, anzi è di qualche cosa al Petrarca stesso inferiore. Nè maggior lode acquistossi co' suoi versi italiani, nei quali non fece gran riuscita, contuttochè si fosse applicato appassionatamente alla poesia . Di questa ci ha lasciato la Teseide, il Filostrato, ed il Ninfale Fiesolano poemi in ottava rima e ed altre opere di minor conto Se però egli non guadagnò mol, ta fama dalla volgar poesia, moltissima ne acquistò dalla prosa, in cui fu eccellente anzi unico e singolare Come pertanto il Dante creò dirozzò e migliorò ed il Petrarca ingentili e perfezionò la prima, così il Boccaccio corresse ripoli e adornò la seconda di manierachè assicurossi con

l'Amorosa Visione in terza rima

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questa la perpetua celebrità del nome e meritossi il glorioso titolo di padre della prosa italiana. In essa le opere più pregiate sono: il Comento sopra Dante, la Vita del medesimo, il Filocopo la Fiammetta, l' Ameto, e il Laberinto di Amore detto altrimenti il Corbaccio, tutti romanzi . Ma l'opera, per cui egli salì al più alto grado di onore e di riputazione, e per cui singolarmente possedè il primato fra gl' italiani prosatori, è il famoso Decamerone, che anche a' di nostri leggesi con diletto. Esso contiene cento Novelle di vario argomento, che finge essere state raccontate in dieci giorni da dieci interlocutori. Quivi egli ha profuso a larga mano ogni grazia e venustà della lingua, quivi ha adoperato tutta l'eleganza e vivacità dello stile. O si riguardi in queste la semplicità e naturalezza dei racconti, o la purità e sceltezza delle parole, ol amenità delle materie, o la fecondità della immaginazione, possono proporsi sicuramente per esemplare di colto e leggiadro stile di prosa Italiana. Le Rime Liriche del Boccaccio furono in un volume raccolte dal Cav. Baldelli, e pubblicate in Livorno nel 1802. presso Masi e Compagno e queste stesse si ristampano nella presente Raccolta.

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