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NUM. XXX.

Nota del Marchese Spinola Incaricato Sardo all' Emo Sig. Card. Pro-Segretario di Stato in data 2 Maggio 1851. cui vanno annessi gli articoli preliminari di un progetto di abolizione delle decime nell' Isola di Sardegna.

Il sottoscritto Incaricato d'Affari di Sua Maestà il Re di Sardegna, in conseguenza delle comunicazioni prima d'ora fatte alla Santa Sede riguardo all' abolizione delle decime nell' Isola di Sardegna, e delle buone disposizioni da Sua Santità mostrate in proposito onde procedere di concerto col Governo del Re in questa importante circostanza, da cui può derivare il maggior vantaggio pella Chiesa e pello Stato, ha ora l'onore di qui compiegato trasmettere a Sua Eminenza il Cardinale Antonelli Pro-Segretario di Stato della Santità Sua, un progetto, i di cui articoli a parere del Governo di S. M. potrebbero servir di base ad un accordo colla Santa Sede.

Il Governo del Re spera che il Santo Padre penetrato della necessità della suddetta abolizione, non che della lealtà delle sue intenzioni per l'esatto adempimento degli accordi, che verranno conchiusi, sarà per favorevolmente accogliere il progetto, di cui è caso, e coadiuvarlo coll' Apostolica Sua Autorità a conciliare le convenienze, ed il decoro della Chiesa, colle esigenze economiche della popolazione e dello Stato. Il sottoscritto non può a meno di lusingarsi, che il riscontro che l' Eminenza Sua sarà per favorirgli, appagherà le vive brame del Suo Governo, il quale nulla maggiormente desidera che di potere effettivamente provare al Sommo Pontefice quanto sia l'ossequio, e quanta la riverenza, che egli ed il Re professano alla Sacra Sua Persona.

Coglie chi scrive con premura questa circostanza per offrire all' Eminenza Sua Reverendissima i nuovi atti del massimo suo ossequio.

(Siegue il progetto)

Articoli preliminari per un progetto di abolizione delle decime nell' isola di Sardegna.

1 La Santa Sede ed il Governo del Re di Sardegna avendo di buon accordo riconosciuta l'utilità che nell' interesse della Chiesa e dello Stato sarà per risultare dall' abolizione delle Decime nell' Isola di Sardegna, e volendo dare i provvedimenti richiesti per porsi in grado di stabilire gli accordi necessari, onde da quella abolizione possano risultare tutti i vantaggi, che se ne aspettano, hanno fin d'ora convenuto nelle basi seguenti.

2 La S. Sede accetta ed il Governo del Re promette un assegnamento al Clero di Sardegna conveniente e corrispondente ai bisogni del Culto, secondo che verranno riconosciuti cogli accordi ulteriori. 3 L'assegnamento verrà fatto sulla base della riduzione possibile delle Diocesi, Abbazie, Priorati, Canonicati, Vicarie e Case Religiose avuto riguardo alle difficoltà delle comunicazioni nella Isola, alle rendite Ecclesiastiche ancora restanti dopo detratto l'ammonta re delle Decime abolite, ed ai bisogni di ciascuna diocesi.

4 L'assegnamento ai Parrochi sarà maggiore o minore secondo la maggiore o minore importanza delle Parrocchie in ragione della popolazione. Esse verranno divise in apposite categorie nelle quali saranno determinati gli assegnamenti personali al Parroco, e quello per il mantenimento di un corrispondente numero di Vice-Parrochi.

5 Uno speciale assegnamento sarà fatto ai Seminarj e stabilimenti Ecclesiastici proporzionato eziandio ai loro bisogni ed a titolo di compenso per ciò che vengono a perdere colla abolizione delle Decime. 6 L' assegnamento per le Parrocchie, Corpi Morali, e Stabilimenti Ecclesiastici, sarà fatto dove sia possibile senza inconvenienti colla cessione di beni demaniali, ed in difetto, mediante rendite sul Debito Pubblico perpetuo dello Stato.

7 Sua Santità acconsente che sia egualmente provvisto

con speciale assegnamento per la continuazione delle operazioni del Monte di Riscatto.

8 Un assegnamento speciale temporario, progressivamente decrescente provvederà ai maggiori riguardi da usarsi durante la loro vita in favore dei titolari dei benefizj, privati del reddito delle Decime. 9 I lavori preparatorj da formarsi sopra le basi sovraenunciate sono affidati ad una Commissione di sei membri da designarsi, tre dalla Santa Sede da scegliersi fra i Prelati del Regno, e tre dal Re di Sardegna tra i funzionarj superiori dell' amministra

zione.

10. A questa commissione che siederà in Torino verranno trasmessi i lavori della Commissione di Cagliari a misura che saranno terminati. Essa comporrà i quadri definitivi, che verranno sottoposti alla approvazione della Santa Sede e del Re.

11 Il progetto definitivamente approvato dalla Santa Sede, formerà il soggetto di speciali Bolle Pontificie, ed il Governo del Re promuoverà l'emanazione d'apposita legge presso il Parlamento.

NUM. XXXI.
XXXI.

Fogli senza firma consegnati dalla Legazione Sarda all' Eminentissimo Sig. Card. Pro-Segretario di Stato, contenenti alcune basi preliminari per le trattative colla S. Sede.

Il Governo del Re nel rappresentare alla Santa Sede

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l'urgente necessità nella quale egli si trova di dover promuovere alcune importanti riforme nelle parti essenziali della legislazione economica e civile del Regno non dubita punto di trovare nella Santa Sede quel concorso che sempre ebbero i Principi della Casa di Savoja, ogni qualvolta si facevano ad esporre al Padre comune dei fedeli i bisogni dei loro suddi ti, ed i bisogni dello Stato, il quale in ogni tempo ricevette dalla S. Sede insigni prove dell' affetto che

ben si merita la religiosissima popolazione di questo Regno.

Essa popolazione fu sempre guidata da un sentimento religioso vivissimo che importa grandemente al Governo di fare quanto da lui dipende perchè non venga per nessuna causa menomamente alterato, ed il suo scopo, egli non ne dubita, sarà pienamente ottenuto quando la S. Sede voglia dal canto suo venire in suo ajuto con l'Autorità della sua parola e di quelli accordi che possano assicurare al Clero ed al popolo i benefizi dei nuovi ordinamenti con i quali sarà in questi paesi consolidata nella rispettiva loro sfera d'azione l'Autorità della Chiesa, e l'Autorità del Principe.

Gli argomenti, sui quali il Governo del Re crede di dover chiamare la benevola attenzione della Santa Sede sono:

4. Lo stato del Clero, e delle case Religiose nell' Isola di Sardegna.

2. Lo stato del basso Clero e delle case Religiose degli Stati di terra ferma, e la legislazione sui voti monastici.

5. La legislazione ancora vigente negli Stati del Re sul contratto di Matrimonio, e sullo stato civile. 4. In fine il numero eccessivo delle feste, che sono ancora in vigore nei Regi Stati.

I.

Stato del Clero e delle Case Religiose
nell'Isola di Sardegna.

Su questo punto vi è luogo a credere che la S. Sede sia già disposta a riconoscere doversi apportare allo stato delle cose in Sardegna rilevantissime modificazioni. Quando ciò non fosse, basterebbe forse accennare a due essenziali circostanze la prima si è che la Chiesa in Sardegna è tuttavia nello stato, in cui trovavasi da cinque secoli: la seconda, che mentre la Sardegna non conta che una popolazione di 500 mila abitanti, essa è divisa in undici Diocesi. Quanto al primo fatto ne segue che sussistono tuttora

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1. Le pingui rendite di molti di quei Vescovadi, a fronte di Parrochi che vivono di miseria e di stento. 2. Le decime a beneficio non dei Parrochi, che almeno le consumerebbero in gran parte a beneficio dei parrocchiani, ma sibbene dei prebendati viventi in città a carico delle popolazioni della campagna. 3. Prebendati, ai beneficii dei quali è annesso l'uffizio di Parroco, e che fanno esercitare l'uffizio da Vicarii loro dipendenti e salariati, mentre essi vivono lautamente lontani dal parrocchie, mentre i loro Vicari non hanno di che vivere, obbligati ai servizi più vili per supplire al loro sostentamento, essendosi persino veduti alcuni di essi condurre al pascolo gli animali immondi. 4. La percezione delle Decime che impedisce ogni progresso di agricoltura, scoraggiando il coltivatore, togliendogli ogni interresse al miglioramento del suo fondo, i cui frutti in gran parte non gli appartegono. 5. Le Mitre godenti del dritto delle decime sui frutti delle campagne per le quali il Prelato non ha verun interesse che appaltare le decime ad uomini avidi di lucro, a discrezione dei quali rimangono poste le misere popolazioni. 6. L'impossibiliià per il Governo di ritrarre una imposta prediale qualunque in questo stato della coltura Sarda, ed il rifiuto assoluto di quelle popolazioni di concorrere a sollevare lo stato delle sue angustie finanziarie finchè dura questo stato di cose.

e

Dovrà ciostante la mano Regia continuare a proteggere lo stato così arretrato e di abbiezione nel quale sono piombate le misere popolazioni dell' isola? Per il Governo non vi è via di mezzo: o continuare questo deplorabile sistema, e lo stato e la Chiesa corrono allora insieme ad una certa rovina, poichè quando la Chiesa non potrà più percepire le decime, allo stato non verranno corrisposti i tributi col pretesto del debito delle decime -O lo stato salvando se stesso salva eziandio la ragione della Chiesa, quando abolite le decime lo stato riconoscerà essere dover suo di provvedere al decente sostentamento del Clero. L'abolizione delle Decime adunque, è effetto di quella legge suprema cui a nessuno è lecito di sottrarsi è legge di necessità.

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