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Si che li sopra rimanea distinto
Di sette liste, tutte in quei colori,
Onde fa l'arco il sole, e Delia il cinto.
Questi ostendali dietro eran maggiori, 79
Che la mia vista; e, quanto al mio avviso,
Dieci passi distavan quei di fuori.
Sotto così bel ciel com' io diviso,
Ventiquattro seniori, a due a due,
Coronati venian di fiordaliso.
Tutti cantavan: 'Benedetta tue
Nelle figlie d' Adamo, e benedette
Sieno in eterno le bellezze tue.'
Poscia che i fiori e l' altre fresche erbette,
A rimpetto di me dall' altra sponda, 89
Libere fur da quelle genti elette,

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Ma leggi Ezechiel, che li dipigne
Come li vide dalla fredda parte
Venir con vento, con nube e con igne;
E quali i troverai nelle sue carte, 103
Tali eran quivi, salvo ch' alle penne
Giovanni è meco, e da lui si diparte.
Lo spazio dentro a lor quattro contenne 106
Un carro, in su due rote, trionfale,
Ch' al collo d' un grifon tirato venne.
Esso tendea in su l'una e l' altr' ale
Tra la mezzana e le tre e tre liste,
Si ch' a nulla fendendo facea male.
Tanto salivan, che non eran viste ; 112
Le membra d' oro avea, quanto era
uccello,

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Io vidi già nel cominciar del giorno
La parte oriental tutta rosata,
E l'altro ciel di bel sereno adorno,
E la faccia del sol nascere ombrata,
Si che per temperanza di vapori
L'occhio la sostenea lunga fiata;
Così dentro una nuvola di fiori,
Che dalle mani angeliche saliva,
E ricadea in giù dentro e di fuori,
Sopra candido vel cinta d'oliva
Donna m' apparve, sotto verde manto,
Vestita di color di fiamma viva.
E lo spirito mio, che già cotanto
Tempo era stato che alla sua presenza
Non era di stupor tremando affranto,
Senza degli occhi aver più conoscenza, 37
Per occulta virtù che da lei mosse,
D'antico amor senti la gran potenza.
Tosto che nella vista mi percosse

L'alta virtù, che già m' avea trafitto Prima ch' io fuor di puerizia fosse, Volsimi alla sinistra col rispitto

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Col quale il fantolin corre alla mamma, Quando ha paura o quando egli è afflitto, Per dicere a Virgilio: 'Men che dramma 46 Di sangue m' è rimaso che non tremi ; Conosco i segni dell' antica fiamma.' Ma Virgilio n' avea lasciati scemi Di sè, Virgilio dolcissimo patre, Virgilio a cui per mia salute die' mi: Nè quantunque perdè l'antica matre, 52 Valse alle guance nette di rugiada, Che lagrimando non tornassero atre. 'Dante, perchè Virgilio se ne vada, Non pianger anco, non pianger ancora; Chè pianger ti convien per altra spada.' Quasi ammiraglio, che in poppa ed in prora Viene a veder la gente che ministra 59 Per gli altri legni, ed a ben far la incuora, In sulla sponda del carro sinistra, Quando mi volsi al suon del nome mio, Che di necessità qui si registra, Vidi la Donna, che pria m' appario Velata sotto l' angelica festa,

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Drizzar gli occhi ver me di qua dal rio.

Tutto che il vel che le scendea di testa, 67
Cerchiato dalla fronde di Minerva,
Non la lasciasse parer manifesta ;
Regalmente nell' atto ancor proterva
Continuò, come colui che dice,

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E il più caldo parlar diretro serva :
Guardaci ben: ben sem, ben sem Beatrice :
Come degnasti d' accedere al monte?
Non sapei tu che qui è l' uom felice?'
Gli occhi mi cadder giù nel chiaro fonte ; 76
Ma veggendomi in esso, i trassi all' erba,
Tanta vergogna mi gravò la fronte.
Così la madre al figlio par superba,
Com' ella parve a me; per che d' amaro
Sente il sapor della pietate acerba.
Ella si tacque, e gli Angeli cantaro

Di subito: In te, Domine, speravi;
Ma oltre pedes meos non passaro.

Si come neve tra le vive travi

Per lo dosso d' Italia si congela,
Soffiata e stretta dagli venti schiavi,

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Si che notte nè sonno a voi non fura Passo, che faccia il secol per sue vie ; Onde la mia risposta è con più cura 106 Che m' intenda colui che di là piagne, Perchè sia colpa e duol d' una misura. Non pur per opra delle rote magne,

109 Che drizzan ciascun seme ad alcun fine, Secondo che le stelle son compagne ; Ma per larghezza di grazie divine, 112 Che si alti vapori hanno a lor piova, Che nostre viste là non van vicine, Questi fu tal nella sua vita nuova Virtualmente, ch' ogni abito destro Fatto averebbe in lui mirabil prova.

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Ma tanto più maligno e più silvestro 118 Si fa il terren col mal seme e non colto,

Quant' egli ha più del buon vigor terrestro.

Alcun tempo il sostenni col mio volto; 121 Mostrando gli occhi giovinetti a lui, Meco il menava in dritta parte volto. Si tosto come in sulla soglia fui

Di mia seconda etade, e mutai vita, Questi si tolse a me, e diessi altrui. Quando di carne a spirto era salita, E bellezza e virtù cresciuta m' era, Fu' io a lui men cara e men gradita; E volse i passi suoi per via non vera, Imagini di ben seguendo false, Che nulla promission rendono intera. Nè impetrare ispirazion mi valse,

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'O tu, che sei di là dal fiume sacro,' Volgendo suo parlare a me per punta, Che pur per taglio m' era paruto acro, Ricominciò, seguendo senza cunta, 4 'Di', di', se questo è vero; a tanta accusa Tua confession conviene esser congiunta.'

Era la mia virtù tanto confusa,

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Come balestro frange, quando scocca
Da troppa tesa, la sua corda e l'arco,
E con men foga l' asta il segno tocca;
Si scoppia' io sott' esso grave carco,
Fuori sgorgando lagrime e sospiri,
E la voce allentò per lo suo varco.
Ond' ella a me: 'Per entro i miei disiri, 22
Che ti menavano ad amar lo bene
Di là dal qual non è a che si aspiri,
Quai fossi attraversati o quai catene
Trovasti, per che del passare innanzi
Dovessiti così spogliar la spene?
E quali agevolezze o quali avanzi

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Nella fronte degli altri si mostraro, Per che dovessi lor passeggiare anzi?'

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Ciò che confessi, non fora men nota
La colpa tua: da tal giudice sassi.
Ma quando scoppia dalla propria gota 40
L'accusa del peccato, in nostra corte
Rivolge sè contra il taglio la rota.
Tuttavia, perchè mo vergogna porte
Del tuo errore, e perchè altra volta
Udendo le Sirene sie più forte,
Pon giù il seme del piangere, ed ascolta; 46
Si udirai come in contraria parte
Mover doveati mia carne sepolta.
Mai non t' appresentò natura o arte 49
Piacer, quanto le belle membra in ch' io
Rinchiusa fui, e sono in terra sparte :
E se il sommo piacer sì ti fallio

Per la mia morte, qual cosa mortale
Dovea poi trarre te nel suo disio?

Ben ti dovevi, per lo primo strale

Delle cose fallaci, levar suso

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Diretro a me che non era più tale. Non ti dovea gravar le penne in giuso, 58 Ad aspettar più colpi, o pargoletta, O altra vanità con sì breve uso. Nuovo augelletto due o tre aspetta ; Ma dinanzi dagli occhi dei pennuti Rete si spiega indarno o si saetta.' Quali i fanciulli vergognando muti, Con gli occhi a terra, stannosi ascoltando, E sè riconoscendo, e ripentuti,

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Di penter sì mi punse ivi l' ortica,

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Che di tutt' altre cose, qual mi torse
Più nel suo amor, più mi si fe' nimica.
Tanta riconoscenza il cor mi morse,
Ch' io caddi vinto, e quale allora femmi,
Salsi colei che la cagion mi porse.
Poi quando il cor di fuor virtù rendemmi, 91
La Donna ch' io avea trovata sola,
Sopra me vidi, e dicea: 'Tiemmi, ti-
emmi.'

Tratto m' avea nel fiume infino a gola, 94
E tirandosi me dietro, sen giva
Sopr' esso l'acqua, lieve come spola.
Quando fui presso alla beata riva,
Asperges me si dolcemente udissi,
Ch' io nol so rimembrar, non ch' io lo
scriva.

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tuoi

Le tre di là, che miran più profondo.'

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