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manu propria scripta a Dante florentino poeta clarissimo. Quae diligenter et accurate correcta fuit per reverendum magistrum Joannem Benedictum Moncettum de Castilione Arretino, Regentem Patavinum, Ordinis Eremitarum Divi Augustini, sacræque Theologiæ doctorem excellentissimum.

1

Una seconda edizione ne fu fatta in Napoli nel 1576 da Francesco Storella, inserendola in una serie d'opuscoli filosofici e scientifici, ch' egli raccolse ed unì insieme. Il volume che porta la data Neapoli apud Horatium Salvianum MDLXXVI, è in folio, e contiene le operette seguenti: 1. Asclepii ex voce Ammonii Hermæ in Metaphysicam Aristotelis Præfatio; 2 Dantis Alagherii florentini, poetæ atque philosophi celeberrimi, profundissima Quæstio de figura elementorum Terræ et Aqua; 3. Hyeronymi Girelli franciscani Disceptatio de speciebus intelligibilibus adversus Zimaram 4. Ambracii de Alis Gravinatis Speculatio de scientia quam Deus habet aliorum a se; 5. Francisci Storellæ Adnotationes in Præfationem Asclepii; 6. Ejusdem Stimulus philosophorum; 7. Ejusd m prima Lectio, dum in Gymnasio Neapolitano librum de ortu et interitu aggressus est. 2

n;

La traduzione italiana, posta a fronte del testo latino, è del chiarissimo signor professore Francesco Longhena, e fu primamente stampata dal Torri nella sua edizione del 1843.

1 Due sol esemplari se ne conoscono oggi in Italia: l'uno è nella Trivulziana di Milano, donde il Torri potè trar la copia per farne la sua edizione; l'altro è nella Marucelliana di Firenze; ma questo giacque per varii anni smarrito, onde a me non fu dato d'arricchirne la mia prima edizione delle Opere minori di Dante: fu poscia ritrovato incluso in un volume d'antiche miscellanee.

2 Di questo volume, assai raro anch'esso, esiste un esemplare nell'Ambrosiana di Milano.

DE AQUA ET TERRA

QUÆSTIO AUREA AC PERUTILIS

EDITA PER DANTEM ALAGHERIUM, POETAM FLORENTINUM CLARISSIMUM,

DE NATURA DUORUM ELEMENTORUM AQUAE ET TERRAE DISSERENTEM.

Universis et singulis præsentes litteras inspecturis, Dantes Alagherii de Florentia, inter vere philosophantes minimus, in Eo salutem, qui est principium veritatis et lumen.

§ I. Manifestum sit omnibus vobis, quod, existente me Mantuæ, quæstio quædam exorta est, quæ dilatata multoties, ad apparentiam magis quam ad veritatem, indeterminata restabat. Unde quum in amore veritatis a pueritia mea continue sim nutritus, non sustinui quæstionem præfatam linquere indiscussam: sed placuit de ipsa verum ostendere, nec non argumenta facta contra dissolvere, tum veritatis amore tum etiam odio falsitatis. Et ne livor multorum, qui absentibus viris invidiosis mendacia confingere solent, post tergum bene dicta transmutent, placuit insuper in hac cedula meis digitis exarata, quod determinatum fuit a me relinquere, et formam totius disputationis calamo designare

Quæstio,

§ II. Quæstio igitur fuit de situ et figura, sive forma duorum elementorum Aqua videlicet et Terra; et voco hic formam illam, quam Philosophus ponit in quarta specie qualitatis in Prædicamentis. Et restricta fuit quæstio ad hoc, tamquam ad principium investigandæ veritatis, ut quæreretur:

LA QUESTIONE

DELL' ACQUA E DELLA TERRA.

AUREA QUISTIONE ED UTILISSIMA

PUBBLICATA DALL' ECCELLENTISSIMO POETA FIORENTINO DANTE ALIGHIERI
INTORNO ALLA NATURA DE' DUE ELEMENTI ACQUA E TERRA.

A tutti ed a ciascuno in particolare, che questo scritto vedranno, Dante Alighieri, il minimo fra' veri filosofi, augura salule in Colui, ch'è principio e lume della verità.

§ I. Sia manifesto a voi tutti, come, essendo io in Mantova, insorse una certa quistione, la quale assai volte largamente discussa più a fine d'apparenza che di verità, rimanevasi in. determinata. Laonde, essendo io fin dalla fanciullezza continuamente nutrito nello studio della verità, non soffersi di lasciare indiscussa la prefata quistione; ma piacquemi dimostrare il vero intorno ad essa, e gli argomenti addotti in contrario risolvere, si per amore della verità, come per avversione alla falsità. Ed affinchè il livore di molti, i quali sogliono fabbricar menzogne a danno degli assenti degni d' invidia, non abbia a trasmutare le cose delte bene, ho voluto inoltre sopra questo foglio scritto di mio pugno lasciar ciò che da me fu determinato, ed accennare colla penna la forma di tutta la disputa.

Quistione.

§ II. Versò dunque la quistione intorno al sito e alla figura, ossia forma de' due elementi, dell' Acqua cioè e della Terra. E chiamo io qui forma, quella che il Filosofo pone nella quarta specie della qualità ne' Predicamenti; e fu la quistione ristretta a questo, come a principio d'investigure la

DANTE.

2.

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utrum aqua in sphæra sua, hoc est in sua naturali circumferentia, in aliqua parte esset altior terra, quæ emergit ab aquis, et quam communiter quartam habitabilem appellamus ; et arguebatur quod sic multis rationibus, quarum, quibusdam amissis propter earum levitatem, quinque retinui, quæ aliquam efficaciam habere videbantur.

Prima Ratio.

§ III. Prima fuit talis: Duarum circumferentiarum inæqualiter a se distantium impossibile est idem esse centrum: circumferentia aquæ et circumferentia terræ inæqualiter distant; ergo etc. Deinde procedebatur: Quum centrum terræ sit centrum universi, ut ab omnibus confirmatur; et omne quod habet positionem in mundo aliam ab eo, sit altius; quod circumferentia aquæ sit altior circumferentia terræ concludebatur, quum circumferentia sequatur undique ipsum centrum. Major principalis syllogismi videbatur patere per ea, quæ demonstrata sunt in geometria; minor per sensum, eo quod videmus in aliqua parte terræ circumferentiam includi a circumferentia aquæ, in aliqua vero excludi.

Secunda Ratio.

§ IV. Nobiliori corpori debetur nobilior locus; aqua est nobilius corpus quam terra: ergo aquæ debetur nobilior locus. Et cum locus tanto sit nobilior, quanto superior, propter magis propinquare nobilissimo continenti, qui est cœlum primum; ergo etc. Relinquo, quod locus aquæ sit altior loco terræ, et per consequens quod aqua sit altior terra, quum situs loci et locati non differat. Major et minor principalis syllogismi hujus rationis quasi manifeste dimittebantur.

verità, cioè di ricercare se l'acqua nella sua sfericità, vale a dire nella propria naturale circonferenza, fosse in qualche parte più alta della terra, la quale emerge dalle acque, ed è comunemente chiamala quarta abitabile; ed argomentavasi affermativamente per molte ragioni, delle quali, tralasciate alcune per la loro leggerezza, cinque ritenni, che aver sembravano qualche efficacia.

Prima Ragione.

§ III. Fu questa la prima: Due circonferenze l'una dall'altra inegualmente distanti è impossibile che abbiano un centro comune; La circonferenza dell'acqua e quella della terra distano inegualmente: Dunque ecc. Indi procedevasi : Essendo il centro della terra centro dell' universo, siccome da tutti si conferma; e tutto ciò che ha nel mondo una posizione diversa da quello, è più alto; concludevasi, che la circonferenza dell' acqua fosse più alta della circonferenza della terra, avvegnachè la circonferenza segua d'ogni intorno lo stesso centro. La maggiore del principale sillogismo appariva manifesta per le dimostrazioni, che porge la geometria; la minore pel senso, in quanto che vediamo in qualche parte la circonferenza della terra essere inchiusa nella circonferenza dell' acqua, in alcuna parte poi esserne esclusa.

Seconda Ragione.

§ IV. A più nobile corpo è dovuto più nobile luogo: l'acqua è corpo più nobile della terra; dunque devesi all'acqua luogo più nobile. Ed essendo tanto più nobile il luogo, quanto è superiore pel suo approssimarsi di più al nobilissimo de'continenti, ch'è il primo cielo; dunque ec. Tralascio, che il luogo dell'acqua sia più alto di quello della terra, e in conseguenza che l'acqua sia più alta della terra, non essendo differente il sito del luogo da quello della cosa locata. La maggiore e la minore del principal sillogismo di questo ragionamento quasi manifestamente si escludevano.

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