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ticato gli cditori pesaresi, perchè nei codici esse seguono immediatamente i poetici componimenti ai quali si riferiscono, e restano quindi inframezzate col testo nella guisa stessa che nel Convito, ove le divisioni o sommarii delle canzoni stanno per entro il corpo dell' opera.

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Rispetto alla lezione dirò che ho tenuto a riscontro le quattro principali edizioni che di questa operetta abbiamo: Sermartelli 1576, Biscioni 1723, Poliani 1827, Nobili 1829, e ne ho trascelta quella che m'è apparsa la migliore o la più vera. Oltredichè ho pur riscontrato un codice della nobil famiglia Martelli di Firenze;2 e dirò che la lezione di questo prezioso Codice, e la stampa procuratane dal Trivulzio (Poliani 1827), sono più specialmente state il fondamento di questa mia edizione. Le principali varianti, resultate da tali riscontri, sono state da me notate in piè di pagina.

Finalmente mi sono studiato d' apporre a questo libretto, nella guisa che praticai pel Canzoniere, delle illustrazioni e note filologiche, istoriche e critiche, affinchè più agevole ad ogni condizion di lettori ne riuscisse l'intelligenza, ed affinchè non si vedesse uno de' più antichi ed eleganti scritti che vanti l'italiano idioma, andarne nel pubblico, privo d'ogni qualunque commento.

1 Cosi diceva nella prima mia pubblicazione del 1839; ma oggi le principali edizioni son cinque, poichè nel 1813 venne alla luce in Livorno quella del dottor Alessandro Torri, corredata di pregevoli lavori, e questa pure ho tenuta sempre sott' occhio.

2 Questo è quel medesimo Codice, di cui mi valsi pel confronto delle Rime liriche, e di cui feci più volte menzione nelle illustrazioni al Canzoniere. È membranaceo in fol. picc., ed appartiene al secolo XIV.

UANTE.

LA VITA NUOVA

DI

DANTE ALIGHIERI.

§ I. In quella parte del libro della mia memoria, dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere,1 si trova una rubrica,2 la quale dice incipit Vita Nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole, le quali è mio intendimento d'assemprare 5 in questo libello, e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

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§ II. Nove fiate già, appresso al mio nascimento, era tornato lo cielo della luce' quasi ad un medesimo punto, quanto alla sua propria girazione, quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, i quali non sapeano che si chiamare. Ella

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Dante nel processo chiama libello questa sua operetta. E nel Convito, Tratt. II, cap. 2, favellando di essa : E siccom' è ragionato per me nello allegato libello.

7 11 Sole. Intendi: già erano trascorsi quasi nove anni.

la gloriosa, al. la graziosa.

È questo un passo, che per anco non è stato potuto ben dichiarare da alcuno. Dice Dante, che quand' egli ebbe compiti nove anni, gli apparve davanti agli occhi la gloriosa donna della sua mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, i quali non sapeano che si chiamare, i quali, cioè, non sapevano come chiamarla. Ma se la chiamavan Beatrice, sapevan bene come chiamarla: onde in siffatte pa

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era già in questa vita stata tanto, che nel suo tempo io cielo stellato era mosso verso la parte d'oriente delle dodici parti l'una d'un grado: sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi alla fine del mio nono anno. 2 Ella apparvemi vestita di nobilissimo colore, umile ed onesto, sanguigno, cinta ed ornata alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenia. In quel punto dico veracemente 3 che lo spirito della vita, lo quale dimora nella segretissima camera del cuore, cominciò a tremare si fortemente, che apparia ne' menomi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: Ecce Deus fortior me, qui veniens dominabitur mihi.o In quel punto lo spirito animale, il quale dimora nell' alta camera,7 nella quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente allo spirito del viso, disse queste parole: Apparuit jam beatitudo

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role v'avrebbe contradizione. A toglier la quale, il Trivulzio invece di si chiamare credè doversi leggere si (cost) chiamare, intendendo allora : fu chiamata da molti Beatrice, i quali non sapeano che chiamarla così, cioè con tal nome. Ma i critici non se ne mostrarono soddisfatti. Invece di i quali io già proposi di leggere e quali, interpretando ed altri, vale a dire: fa chiamata da molti Beatrice, ed altri non sapevano come chiamarla. Ma questa lezione fu trovata più ingegnosa che vera; nè io v'insisto, quantunque sia questo un modo della lingua nostra, e quantunque Dante ne abbia fatt'uso due volte nel cap. 14, Tratt. II. del Convito. Parmi peraltro potere e dover dire, che la lezione è errata, o vi ha qualche lacuna; per esempio: fu chiamata da molti Beatrice, ed altri v'avea, i quali non supeano che si chiamare. Che il suo segreto fosse stato scoperto, e che v'avesse molti, i quali sapevano esser Beatrice la donna amata da Dante, lo dice egli stes so sul principio del § XVIII.

1 Vuol dire ch'ella avea d'età la dodicesima parte d'un secolo, cioè anni otto e un terzo. Ciò si prova non tanto dal contesto, quanto dalle

parole stesse di Dante nel Convity, Tratt. 11, cap. 6: tutto quel cielo si muove, seguendo il movimento della stellata spera, da occidente a oriente, in cento anni uno grado. E cap. 15: lo movimento quasi insensibile che (il cielo stellato) fa da occidente in oriente per un grado in cento anni. Onde se un grado si fa in cento anni, la dodicesima parte d'un grado si farà in anni otto e un terzo.

2 Poiché Dante era nato nel mag gio 1265, e poichè aveva nove ann! quand' egli la prima volta s'incontrò in Beatrice, perciò il fatto qui accennato accadde nel maggio 1274. 3 veracemente, al. veramente.

Lo spirito o il principio vitale. 5 Nella sua canzone III, st. 5 e 6, l'Alighieri fa la storia del suo innamoramento con queste stesse particolarità, e quasi colle stesse parole. Può anche vedersi il canto XXX del Purgatorio, v. 34 e segg.

6 Ecco un iddio (Amore) più forte di me, che viene a signoreggiarmi. 7 Nel cervello.

8 Della vista. Viso per vista è usa. to spesso da Dante nel Convito e nel la Commedia. Lo spirito del viso è la facoltà visiva,

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vestra.1 In quel punto lo spirito naturale, il quale dimora in quella parte, ove si ministra lo nutrimento nostro, 2 cominciò a piangere, e piangendo disse queste parole: Heu miser! quia frequenter impeditus ero deinceps. D'allora innanzi dico ch' Amore signoreggiò l'anima mia, la quale fu sì tosto a lui disposata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria, per la virtù che gli dava la mia imaginazione, che mi convenia fare compiutamente tutti i suoi piaceri. Egli mi comandava molte volte, che io cercassi per vedere quest'angiola giovanissima: ond'io nella mia puerizia molte fiate l'andai cercando; e vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero : « Ella » non pare figliuola d'uomo mortale, ma di Dio. »o Ed avvegna che la sua immagine, la quale continuamente meco stava, fosse baldanza d'amore a signoreggiarmi, tuttavia era di sì nobile virtù, che nulla volta sofferse, che Amore mi reggesse senza il fedele consiglio della ragione in quelle cose, là dove cotal consiglio fosse utile a udire. E però che soprastare alle passioni ed atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse; e trapassando molte cose, le quali si potrebbero trarre dall' esemplo onde nascono queste, verrò a quelle parole, le quali sono scritte nella mia memoria sotto maggiori paragrafi.

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§ III. Poichè furono passati tanti dì, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l' apparimento soprascritto di questa gentilissima, nell' ultimo di questi di avvenne, che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo di due gentili donne, le quali erano di più lunga etade; e passando per una via volse gli occhi verso quella parte ov'io

1 Apparve già la vostra beatitudine.

2 Vale a dire, lo spirito vocale. 3 Guai a me misero poichè da qui innanzi sarò frequentemente impedito.

disposata, al. disponsata.

5 di sì nobili, al. di sì nuovi.

6 Omero di Elena, lib. III, v. 158: Αἰνῶς ἀθανάτησι θεῆς εἰς ὦπα οι xey, Ella rassomiglia maravigliosa

mente nel volto alle dee immortali.
Ma il Dionisi vuole che sia l'altra
espressione del libro XXIV, v. 258,
relativa ad Ettore, oud exet A'v-
δρος γε θνητοῦ παῖς ἔμμεναι, ἀλλὰ
Seolo, nè poteva d'uom mortale esser
figlio, ma d' un dio.

7 si nobile, al. sì nobilissima.
8 là dove cotal, al. ove tal.

9 Dunque Dante avea 18 anni, o Beatrice 17 e un terzo.

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