uel vago, dolce, caro, onesto sguardo Dir parea: To' di me quel che tu puoi; Che mai più qui non mi vedrai da poi C' árai quinci 'l piè mosso a mover tardo.
Intelletto veloce più che pardo,
Pigro in antiveder i dolor tuoi ; Come non vedestà negli occhi suoi
Quel che ved' ora? ond' io mi struggo et ardo.
Taciti, sfavillando oltra lor modo,
Dicean: O lumi amici, che gran tempo Con tal dolcezza feste di noi specchi;
Il Ciel n'aspetta. a voi parrà per tempo; Ma chi ne strinse qui, dissolve il nodo ; E'l vostro, per farv'ira, vuol che 'nvecchi.
olea dalla fontana di mia vita Allontanarme, e cercar terre e mari; Non mio voler, ma mia stella seguendo E sempre andai ( tal Amor diemmi äita) In quelli esilj, quanto e' vide, amari, Di memoria e di speme il cor pascendo. Or, lasso! alzo la mano, e
arme rendo All' empia e 'violenta mia fortuna Che privo m'à di sì dolce speranza. Sol memoria m' avanza;
E pasco '1 gran deşir sol di quest' una : Onde l'alma vien men, frale e digiuna. Come a corrier tra via, se 'l cibo manca, Conven per forza rallentar il corso, Scemando la virtù che 'l fea gir presto; Cosi, mancando alla mia vita stanca Quel caro nutrimento in che di morso Diè chi 'l mondo fa nudo, e 'l mio cor mesto; Il dolce acerbo, e 'l bel piacer molesto Mi si fa d' ora in ora: onde 'l cammino
Si breve, non fornir spero e pavento. Nebbia o polvere al vento, Fuggo per più non esser pellegrino :
E così vada, s'è pur mio destino. Mai questa mortal vita a me non piacque (Sassel Amor con cui spesso ne parlo ) Se non per lei che fu 'l suo lume e 'l mio. Poichè 'n terra morendo, al Ciel rinacque Quello spirto ond' io vissi ; a seguitarlo, Licito fosse, è 'l mio sommo desío. Ma da dolermi ò ben sempre, perch' io Fui malaccorto a provveder mio stato C' Amor mostrommi sotto quel bel ciglio Per darmi altro consiglio:
Che tal morì già tristo e sconsolato, Cui poco innanzi era 'l morir beato.
Negli occhi ov' abitar solea 'l mio core Finchè mia dura sorte invidia n'ebbe, Che di sì ricco albergo il pose in bando; Di sua man propria avea descritto Amore Con lettre di pietà quel c' avverrebbe Tosto del mio sì lungo ir desïando. Bello e dolce morire era allor quando Morend' io, non moría mia vita inseme; Anzi vivea di me l'ottima parte. Or mie speranze sparte
A Morte; e poca terra il mio ben preme: Petrar. T. II.
Se stato fosse il mio poco intelletto Meco al bisogno; e non altra vaghezza L'avesse, desviando, altrove volto; Nella fronte a Madonna avrei ben letto: Al fin se' giunto d'ogni tua dolcezza, Ed al principio del tuo amaro molto. Questo intendendo, dolcemente sciolto In sua presenzia del mortal mio velo, E di questa noiosa e grave carne ; Potea innanzi lei andarne
A veder preparar sua sedia in Cielo : Or l'andrò dietro omai con altro pelo.
Canzon, s'uom trovi in suo amor viver queto, Di': Muor' mentre se' lieto;
Che Morte al tempo è non duol, ma refugio: E chi ben può morir, non cerchi indugio.
Mia benigna fortuna, e 'l viver lieto,
I chiari giorni, e le tranquille notti, Ei söavi sospiri, e 'l dolce stile
Che solea risonar in versi e 'n rime; Volti subitamente in doglia e 'n pianto, Odiar vita mi fanno, e bramar morte.
Crudele, acerba, inesorabil Morte, Cagion mi dai di mai non esser lieto, Ma di menar tutta mia vita in pianto, E i giorni oscuri e le dogliose notti. I miei gravi sospir non vanno in rime; E'l mio duro martír vince ogni stile.
Ov'è condotto il mio amoroso stile ? A parlar d'ira, a ragionar di morte . U' sono i versi, u' son giunte le rime Che gentil cor udía pensoso e lieto? Ov'è 'l favoleggiar d' Amor le notti ? Or non parl' io, nè penso altro che pianto.
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