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Et è la ragione evidente, perciò che cosa più maravigliosa è che si faccia una mutatione grandissima in contrario in uno et poco tempo, et in uno et piccolo spatio di luogo, che si faccia in più et lunghi tempi, et in vari et in larghi luoghi.

Dice Aristotele, che la grandezza dell'epopea in comparatione della tragedia è maggiore, perchè l'epopea può rappresentare più cose menate a fine in un tempo in diversi luoghi, et la tragedia non può rappresentare se non che aviene in un luogo, et si rappresenta in palco, et tocca a certi rappresentatori. Ma tace l'altra via, per la quale la grandezza dell'epopea può divenire maggiore di quella della tragedia, la quale è, che non solamente può rappresentare più cose menate a fine in diversi luoghi in un tempo, ma può anchora rappresentare diverse cose, o anchora una lunga avenuta in successione d'un lungo tempo in uno o diversi luoghi. Il che non può fare la tragedia, conciosia cosa che ella non possa rappresentare attione avenuta se non in luogo et in termine di dodici hore, come è stato detto. Et è da intendere sanamente quello che dice Aristotele, che nella tragedia non è licito a rappresentare molte parti fatte in un tempo in diversi luoghi, ma solamente quella che s'introduce in palco, et è de' rappresentatori, per ciò che per mezzo de' messi et di prophetie, si possono anchora rappresentare cose fatte in diversi luoghi in un tempo medesimo, secondo che è stato detto di sopra. Ma, perchè, quando s'introduce messo o propheta, si passa nel campo dell'epopea et nel modo narrativo, forse per ciò Aristotele non ha fatta mentione di ciò, nè egli l'ha per cosa che naturalmente pertenga alla tragedia et al modo rappresentativo tragico.

TORQUATO TASSO

(1544 - 1595)

Il Tasso è la più illustre vittima dell'aristotelismo letterario intransigente: artista sensibile e tutto vibrazione interiore, uomo di spirito delicato e di carattere debole, che gli sgherri e i fanatici della critica tirannicamente imperante tengono in rispetto, trepidante e docile, e pur suo malgrado sempre parzialmente ribelle per intima necessità nell'atto della creazione artistica: quando tratta di poetica teoricamente, allora può star su se stesso, e aderisce ad Aristotile; forse anche gli sembra allora d'essere in ciò libero e interamente sincero, con la sua discussione alta, cavallerescamente serena, dignitosamente elegante.

Si veda il primo dei passi qui riferiti, tenendo sempre presente che ossequio ad Aristotile» vuol propriamente dire: «ossequio agli aristotelici » arrabbiati del secondo Ĉinquecento, i quali, astrattamente assoluti e conseguenti fino all'assurdo, della preziosa trama di obbiettive osservazioni e di sottili considerazioni del filosofo sugli antichi capolavori greci fecero corda da capestro per il nuovo classicismo italiano ed europeo.

Il secondo passo prende il titolo da parole e propositi del Tasso stesso e si veda come, sotto un titolo così attraente e in un saggio tanto promettente di critica in atto, non si trovi poi se non un'analisi formale e rettorica che non supera affatto il suo tempo, se non per una maggior finezza di gusto, esposizione eletta, amore d'artista per l'argomento suo.

OSSEQUIO DI POETA AD ARISTOTILE

Dopo la grandezza siegue l'unità, che fu l'ultima con dizione da noi a la favola attribuita. Questa è quella parte, cortesissimo Signore, la quale ha dato a i nostri tempi occasione di varie e lunghe contese a coloro

che furor literato in guerra mena. (')

(1) Petrarca, Trionfo della Fama, cap. III.

Però che alcuni necessaria l'hanno giudicata; altri a l'incontra hanno creduto la moltitudine delle azioni al poema eroico più convenirsi: et magno judice se quisque tuetur. Facendosi i difensori della unità scudo dell'autorità d' Aristotile, della maestà degli antichi greci e latini poeti; nè mancando loro quelle armi che da la ragione sono concedute, hanno per avversari l'uso de' cavalieri e delle corti, e, sì come pare, l'esperienza ancora, infallibile paragone della verità: veggendosi che l'Ariosto, il quale, lasciando le vestigia degli antichi scrittori e le regole d'Aristotele, ha molte e diverse azioni nel suo poema abbracciate, è letto e riletto da tutte l'età, da tutti i sessi, noto a tutte le lingue, piace a tutti; tutti il lodano, vive e ringiovenisce sempre nella sua fama, e vola glorioso per le lingue de' mortali ove il Trissino, a l'incontro, che i poemi d'Omero religiosamente si pensò d'imitare, e d'osservare i precetti d'Aritotele, mentovato da pochi, letto da pochissimi, muto nel teatro del mondo e morto a la luce, sepolto a pena nelle librarie e nello studio d'alcun letterato si ritrova. Nè mancano in favor di questa parte, oltre l' esperienza, saldi e gagliardi argomenti: però che alcuni uomini dotti ed ingegnosi, o perchè così veramente credessero, o pur per mostrar la forza dell'ingegno loro, e farsi graziosi al mondo, lusingando a guisa di tiranno (chè tale è veramente) questo consentimento universale, sono andati investigando nuove e sottili ragioni, con le quali l'hanno confermato e fatto più forte. Ma come che abbia costoro in somma riverenza per dottrina e per eloquenza, e l'Ariosto per le medesime cagioni e per felicità d'ingegno e di stile, dico nondimeno, che non dee esser seguito nella moltitudine dell' azioni, la quale può bene esser scusabile nell' epopeia rivolgendo la colpa al comandamento de' signori, od altra ragione sì fatta; ma la scusa sarà più tosto della fortuna che dell' arte, e fia scompagnata d'ogni lode. Nè per temerità o a caso mi muovo a così dire; ma per molte ragioni, le quali, o vere o verisimili che siano, possono in me confermare questa opinione. Perchè se la pittura e l'altre arti imitatrici ricercano che d'uno una sia l'imitazione; se i filosofi, che vogliono sempre l'esatto e 'l perfetto, fra le principali condizioni richieste ne' lor libri vi cercano l'unità del soggetto, la qual

cosa mancandovi, imperfetto lo stimano; se nella tragedia e nella commedia è da tutti giudicata necessaria; dee esser necessaria ancora nel poema eroico, non apparendo niuna causa, per la qual questa unità cercata da' filosofi, seguita da' pittori e da' scultori, ritenuta da' comici e da' tragici, debba esser da l'epico fuggita e disprezzata. E se l'unità porta in sua natura perfezione, ed imperfezione la moltitudine; se i Pitagorici numerano l'una fra' beni e l'altra tra' mali; se questa a la materia s'attribuisce e quella a la forma; perchè nella buona favola ancora dell'epopeia non sarà ricercata l'unità? Oltre a ciò, presupponendo che la favola sia il fine del poeta (come afferma Aristotele, e niuno ha sin qui negato) s'una sarà la favola, uno sarà il fine; se più e diverse saranno le favole, più e diversi saranno i fini. Ma quanto meglio opera quel che riguarda ad un sol fine, di colui il qual diversi fini si propone, tanto ancora sarà più lodato l'imitatore d'una sola favola e d'una sola azione. Aggiungo, che da la moltitudine nasce l'indeterminazione; e questo progresso potrebbe andare in infinito, senza che le sia da l'arte prefisso o circonscritto termine alcuno. Laonde dice Aristotele ne' Problemi, che noi più volentieri sogliamo udire quelle istorie ch'espongono una cosa solamente, dell'altre da le quali più ne sono raccontate; perchè siamo più attenti a le cose, e possiam meglio intendere le più note. Ma l'uno è più noto, perch'è definito; a l'incontro le cose che son molte, partecipano dell'infinito. Il poeta ch'una favola tratta, finita quella, è giunto al suo fine: chi più ne tesse, o quattro o sei o dieci ne potrà tessere; nè più a questo numero che a quello è obbligato. Non potrà aver dunque determinata certezza qual sia quel segno ove convenga fermarsi. Ultimamente la favola è la forma essenziale del poema: laonde, se più saranno le favole, l'una delle quali da l'altra non dependa, più saranno conseguentemente i poemi. Essendo dunque questo che chiamiamo un poema di più azioni non un poema, ma una moltitudine di poemi insieme congiunto, o quei poemi saranno perfetti o imperfetti: se perfetti, bisognerà ch' abbiano la debita grandezza: ed avendola, ne risulterà una mole più grande assai, che non sono i volumi de' legisti; se imperfetti, è meglio a far un sol poema perfetto, che molti imperfetti. Lascio da parte, che se questi poemi son molti

e distinti di natura, come si prova per la moltitudine e distinzion delle favole, avranno molto del confuso co '1 mescolare le membra dell'uno con quelle dell'altro. Ma perchè io ho detto che il poema di più azioni è una confusione di molti poemi, e prima dissi che l'Orlando Innamorato e Furioso erano un sol poema, non si noti contrarietà nella mia opinione; però che qui intendo la voce esattamente secondo il suo proprio e vero significato; ed ivi la presi come comunemente s'usa: un sol poema, cioè una sola composizione d'azioni; come si direbbe una sola istoria ed un sol libro. Da queste ragioni mosso per avventura Aristotele, o d'altre ch'egli vide ed a me non sovvengono, determinò ch'una fosse la favola del poema.

COME SI DEBBONO LEGGERE I POETI,

SECONDO UNA LEZIONE CRITICA DEL TASSO.

Due sono le cagioni, da le quali l'eccellenza della Poesia, e particolarmente del verso, suol derivare. la natura, e l'arte: ma la natura, o sia dono dell'influenze celesti, o effetto della temperatura del corpo, che così al poetare inchinati ci renda, come ora ad uno ora ad un altro esercizio ci dispone, più tosto si desidera che si possa con alcuna sorta di studio conseguire; ed è anzi degna di ammirazione in colui nel qual si ritrova, che di alcune lodi d'industria sia meritevole. L'arte poi a le fatiche ed a li studi delli uomini è (per così dire) esposta, e da chi con qualche lume di giudicio la cerca, impossibil non è che sia conseguita. Ma molti di coloro, che hanno l'ingegno abile e disposto al poetare, e che sono (come si dice) nati a i versi e a le rime, compiacendo al genio, e ricusando il freno dell'arte, si lasciano da quella loro natural disposizione inconsideratamente trasportare. Altri poi, o privi di questo dono, a l'arte si rivolgono, o non contenti di esso, cercano con la cura o con l'industria di abbellirlo e di adornarlo. Ma questi tali per due strade assai diverse camminano: però che alcuni, proponendosi 1 esempio d'eccellente poeta, fingono a quella similitudine i versi loro, e con gli istessi colori e con l'ombre istesse, i lineamenti e la forma medesima procurano di dar loro,

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