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IV

Progressivo rinnovamento nei gusti e nei concetti. Efficace moralismo ispirato dalle idealità umane e di vita. Influssi stranieri. Elaborazione delle idee sulla fantasía.

GIAN VINCENZO GRAVINA

(1664-1718)

Il Gravina, forte particolarmente del sano gusto formato sui classici greci, intende bene il valore intrinseco e non formale della poesia. nell'analisi dell'Endimione (*) del Guidi, egli volge la sua critica tutta a cogliere e ricostruire in sè e per sè la vita del dramma, e tenta una vera analisi psicologica dei personaggi, dopo avere solennemente rifiutato il metodo dei critici rettorici, dimostrando con argomenti esatti l'inconsistenza delle loro regole. Si direbbe, che le sue osservazioni su Omero e su Dante, e certe altre pagine, nelle quali accusa in sostanza i suoi contemporanei di difetto di senso storico nel giudicare di poesia, avrebbero dovuto essere veramente l'inizio di una critica nuova; ma le condizioni dei tempi non lo permisero. Perchè certe verità siano feconde, non basta che siano enunciate e accolte dal pensiero occorre che siano accompagnate da un profondo rivolgimento di tutto lo spirito e della stessa vita morale: il che non può nascer mai dallo sforzo individuale, ma da cause multiple e complesse. Così, le verità adombrate dal Gravina critico dovranno aspettare circa un secolo per poter acquistar vita e forza nella coscienza comune delle persone colte e dei giudici di poesia.

Leggendo le pagine de! Gravina qui raccolte si ammireranno, fra i periodi eccessivamente lunghi e involuti che appesantiscono il suo stile, giudizi ed espressioni scultorie che meritano d'essere rilevate si vedano, ad esempio, i luoghi ove parla di Omero, di Sofo cle, di Dante, di Ariosto.

(*) Dal Discorso sull'« Endimione del Guidi (L'Endímione di Erilo Cleoneo pastore arcade, con un discorso di Bione Crateo. In Parma MDCXCVI).

a)

CONTRO LE POETICHE FORMALI DEI RETORI

PER UNA POETICA SOSTANZIALE E “FILOSOFICA” (1)

I CRITICI RETTORICI E LA SANA IDEA DELLA POESIA.

La perizia delle varie lingue, le ragioni delle cose naturali, le notizie dell'antichità, le pure e sincere interpretazioni delle leggi, e quel che per l'addietro era occupato da fosca e densa caligine pare ch' a' nostri tempi, quasi da nuovo spirito desto e agitato, si scuota l'antiche tenebre, e con alto volo a pura e sublime luce s'innalzi (2). In parte di tanto bene dovrebbe anche esser chiamata la scienza poetica. Perchè quantunque per numero e perfe zione di poetici componimenti fin'ora prodotti sia tal mestiero a sì sublime segno condotto che si è reso già sicuro (), e ha potuto liberamente scampare dall'oltraggio, che potea recargli la corruttela e il vizio, da cui nel principio di questo secolo gli era per opra di alcuni minacciata ruina, nondimeno la ragione intrinseca de' movimenti, colori e affetti poetici, e la vera scienza di questa facoltà, o non è intera per non avere gli antichi osservatori con la lor arte abbracciato l'ampio seno di essa, o perchè quel che i greci filosofi hanno avvertito e ridotto a vere cagioni, caduto nelle mani d'alcuni retori, sofisti, grammatici e critici scarsi di disegno e di animo digiuno e angusto, è stato da loro contaminato e guasto: avendo essi delle scientifiche riflessioni fatte da' filosofi sopra gli esempj particolari formate, contro la mente de' filosofi stessi primi e veri insegnatori di esse, leggi universali, e tessuto con quei miserabili precetti infelici legami a quegl'ingegni, che non osano uscir dai termini prescritti, e non ardiscono ergere il volo alle scienze, nè sanno spa

(1) Dal Discorso sull' « Endinione», cit.

(2) Non sembri esagerato questo alto elogio del Seicento: si pensi all'importanza del 1 avoro scientifico ed erudito in cui si raccolse la vita intellettuale di quel secolo, e che negli anni in cui l'autore scriveva queste parole prendeva nuovo vigore. Inoltre, scrivendo queste parole il Gravina alludeva probabilmente anche a Cartesio e al movimento rinnovatore promosso, o favorito, dalla dottrina di quel filosofo.

(3) Il Gravina non era solo a mostrare, in quella fine del sec. XVII, eccessiva fede nel rinnovamento poetico di reazione contro la corruttela e il vizio del secentismo per cui pur l'Arcadia era nata: l'illusione era generale.

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