Sayfadaki görseller
PDF
ePub

PARTE SECONDA

I.

La critica storica e psicologica

vince la critica classica, o retorica

UGO FOSCOLO

Il Foscolo nasce nel 1778 e muore nel 1827. Gli studi famosi su Dante e sul Petrarca sono compiuti dal poeta esule nell'ultimo periodo della sua vita e si potrebbero forse assegnare alla critica romantica. Ma in realtà il Foscolo che conosceva i critici francesi e inglesi, che aveva studiato Winchelmann e indubbiamente senti l'influsso delle idee nuove pure occupa un posto a parte; si allaccia alle tradizioni nostre del Settecento, a Vico in ispecie; e soprattutto, il Foscolo critico è interprete fedele, più che di determinate dottrine letterarie, di quel nuovo sentimento e concetto della letteratura che già egli aveva espresso e professato come poeta e come uomo, che con eloquenza sublime dichiarò nell'orazione Dell'origine e dell'uffizio della letteratura.

« Il concetto dominante di queste prose dice il De Sanctis parlando della Prolusione, delle lezioni e degli scritti critici del Foscolo è l'uomo soprapposto al letterato. Foscolo ti dà la formola della nuova letteratura. La sua forza non è al di fuori, ma al di dentro, nella coscienza dello scrittore, nel suo mondo interiore. Dante e Petrarca, visti da questo aspetto, risplendono di nuova luce. Lo stile si scioglie dall'elocuzione e da ogni artificio tecnico, e s'interna nel pensiero e nel sentimento. Lo stesso Beccaria è oltrepassato. Ci avviciniamo all'estetica. Non ci è ancora la scienza, ma ce n'è il gusto e la tendenza.

E ci è ancora di più. Vi rinasce il gusto delle investigazioni filosofiche e storiche, tenute in tanto disprezzo da un secolo che faceva tavola di tutto il passato. L'Italia vi ripiglia le sue tradizioni e si ricongiunge a Vico e a Muratori.

Foscolo apriva la via al nuovo secolo. E non è dubbio, che, se il progresso umano avvenisse non in modo tumultuario, ma in modo logico e pacifico, l'ultimo scrittore del secolo decimottavo sarebbe stato anche il primo scrittore del secolo decimonono, il capo della nuova scuola »

Il Foscolo critico è fuori di quel movimento che la scuola romantica inizia e svolge in Italia dal 1816 in poi; nella storia della nostra critica moderna egli è più il precursore di genio che non l'instauratore.

Con tutto ciò, egli non potrebbe éssere collocato insieme coi critici delle età precedenti se non per mostrare l'importanza del trapasso risolutivo dal vecchio al nuovo, e la distanza immensa che separa lui, primo dei nuovi, dai suoi predecessori della vecchia

scuola.

Il posto e il valore dell'opera critica di Foscolo sono chiaramente determinati dal De Sanctis con questi altri pochi tratti definitivi (nei Nuovi Saggi Critici, « Ugo Foscolo»): « La critica era tutta intorno alle forme e al meccanismo: tal letteratura, tal critica. Gravina, Cesarotti, Beccaria miravano ad una critica più alta, la quale non era in sostanza che un meccanismo ragionato o filosofico. Nessuno sospettò che la vita, come nella natura, così nell'arte viene dal di dentro, e che ove non è mondo interiore non è mondo esterno che viva, ancorchè correttissimo e splendidissimo nel suo meccanismo. Foscolo è il primo tra' critici italiani che considera un lavoro d'arte come un fenomeno psicologico, e ne cerca i motivi nell'anima dello scrittore e nell'ambiente del secolo in cui nacque. Quando Cesari raccoglieva le bellezze di Dante e Giordani rettoricava sulla Psiche, Foscolo aveva già scritto il suo Discorso sul testo di Dante e i suoi Saggi sul Petrarca. Critica... la cui importanza... rimane grandissima per la sua tendenza, guardandovisi quasi più l'uomo che lo scrittore, più le cose che le forme e più la vita interiore che l'esterno meccanismo »>.

Eugenio Donadoni (1), alle parole del Foscolo aggiungendo qualcosa di suo, ma interpretando sostanzialmente il pensiero di lui, dice: «La critica (secondo il Foscolo) è necessaria per tutti quelli

e sono gli innumerevoli che vogliano intendere uno scrittore, un poeta principalmente, rimoto dall'età nostra. La nostra è età scientifica, non più in grado d'intendere l'età poetica; ora la critica è il ponte tra le due età; essa integra il poeta: perchè dove il poeta pei suoi contemporanei era immediatamente sentito, per le età che vengono di poi ha bisogno di essere inteso. Ma intendere il poeta significherà valutarne l'anima e comprendere nel medesimo tempo i rapporti di quell'anima colle condizioni della vita esterna. Il critico dovrà essere un evocatore di anime e di tempi. Non gli basterà essere filosofo, nè archeologo, nè esteta: cioè appartenere ad una delle tre categorie, in cui il Foscolo divise i critici. Gli converrà essere queste tre cose insieme e qualche cosa di più: artista e scrittore in potenza, se non

(1) Nell'utile studio: Ugo Foscolo pensatore, critico, poeta; edito da R. Sandron.

in atto. Il critico ha da essere il fratello minore, che parla del fratello maggiore, o del fratello morto; ci deve essere la medesima aria di famiglia sul volto del critico e dello scrittore, di cui egli si intrattiene. Non basta l'erudizione. Al critico si domanda genio. I famoso Scaligero apparisce così al Foscolo non altro che un grande pedante ». oltre

Per la conoscenza del Foscolo critico, si tenga presente gli scritti da cui sono tratti i saggi qui raccolti e che cito nelle note anzitutto la mirabile, famosa prolusione di Pavia De!l'origine e dell'uffizio della letteratura, insieme con le cinque Lezioni di eloquenza che a quella seguirono. (Opere, ed. Le Monnier, Vol, II); poi le sue Illustrazioni alle Opere di Raimondo Montecuccoli da lui ripubblicate (Opere, cit. Vol. I.) e il Discorso storico sul testo del Decamerone (Opere, cit. Vol. III).

LO STILE (*)

I novellieri antichi sono festevoli e spesso buffoni, ed è perchè tal era a que' tempi il carattere de' Fiorentini : il loro stile tira al latino, perchè quella lingua rozza e nascente s'abbelliva de' modi di una lingua splendida e adottata universalmente. Ma chi scrivesse ora cose festevoli e buffonesche; chi usasse dello stile de' novellièri, vorrebbe addossarsi le armature degli antichi cavalieri, le quali dovrebbero essere rifuse, perchè quel prezioso mctallo fosse piuttosto convertito in arnesi più utili ai nostri giorni. Quelli che, come il Sanvitale, scrivono col metodo e con lo stile de' novellieri, vanno incontro a due inconvenienti: guastano con una fredda imitazione i loro originali; e, appunto per questa imitazione, sconfortano dalla lettura quegli uomini che non leggono gli antichi, e che non li possono intendere. Questo male d'imitare gli antichi deriva da più lontano principio. Le scuole tutte di letteratura non trovarono sino ad ora prosa migliore di quella del Boccaccio, e tutto quello che non segue il Boccaccio, e soprattutto nelle novelle, vien sentenziato come barbarie. Essi vanno magnificando lo stile del Boccaccio, quasi credano che lo stile tutto consista ne' voca

(*) Dalle pagine critiche sul Saggio di Novelle di Luigi Sanvitale: U. Foscolo, Opere, vol. X. Le Monnier, 1859.

« ÖncekiDevam »