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giocondamente l'avvento di una nuova dea fra il bel coro delle superne Ispiratrici.

Ma il maestro padovano non potè forse vedere, che la propria sentenza aveva valore di vaticinio; nè prevedere con quale altezza di creazione innovatrice questo si sarebbe entro pochi lustri avverato, per virtù di quel geniale alunno venuto dall'Ionio, che fu primo fra i nostri a udir chiara la musica voce della divinità giovanissima e a rivelarla presente con fremito di maschio cuore e ingegno. Ogni volta che si leggono certe pagine della famosa Prolusione di Pavia, del Discorso sul testo della Divina Commedia (1), dei Saggi sopra il Petrarca (2), ci si sente presi a poco a poco, trascinati e avvinti, non diversamente che dall'onda di musica o di poesia purissime, e saremmo davvero disposti a confermare che le dettò all'autore un nume, non prima noto agli uomini.

In realtà, è il travaglio spirituale dell'età nostra che si rivela, col Foscolo critico, in uno dei suoi aspetti più nuovi e caratteristici. Nella parola di lui sentiamo l'accento epico, come in quella dell'antico aedo: vi si esprime, con la nota eroica propria del genio, lo sforzo di rivoluzione e di ricostruzione che già iniziava per nuove vie l'evo contemporaneo. Quasi d'improvviso, la critica letteraria appare nel Foscolo una delle strade maestre per giungere alle più alte e mirabili esplorazioni dell'anima umana e dell' umano destino. Le vecchie distinzioni tradizionali secolari sono spezzate e annullate: l'arte non sta più a sè, appartata, nel bel regno olimpico degli aerei fantasmi, nella chiusa corte delle aristocratiche ele

(1) V. pagg. 452, 474, 477 di questo volume

(2) Pagg. 454, 482, 487.

ganze l'arte rivive d'un tratto in tutta la sua nativa libertà e potenza, al tocco magico del critico che svela il mistero della fusione originaria di essa con la vita: Foscolo annuncia l'identità essenziale e necessaria di poeta e d'uomo; l'interezza totale dello spirito nella poesia, forze morali e valori di pensiero, fantasia e passione, contemplazione e azione; l'unità inscindibile vivente nell'arte, di individuo e di storia. Una profonda rivoluzione spirituale evidentemente è implicita, ed è in atto, in tale critica letteraria: quella stessa che fermentava e si andava allora svolgendo nel movimento filosofico e colturale d'Europa.

La nostra critica compiva allora così una prima conquista nella sua storia particolare; e veniva ad occupare nel campo generale della coltura un posto importantissimo, non mai da essa tenuto. Ritrovato e ridato il contatto con gli spiriti magni dei poeti in cui la umanità più altamente si esprime, apriva nuovo adito, come efficace iniziatrice, a penetrare le più drammatiche realtà della vita e della storia e ripresentava per tal modo alla coscienza del secolo, rinnovata per essa in giovinezza di passione e di visione luminosa nel bagno castalio della poesia, i più grandi, i più affascinanti, i più sottili problemi che accendono e alimentano la fiamma della vita dello spirito. Nell'analisi acuta che il Foscolo fa dei caratteri di Dante e del Petrarca, nella ricostruzione vigorosa dell'ambiente storico di cui essi son figli e a cui reagiscono o soggiaciono, nello studio amoroso e finissimo con cui egli esamina, risuscita, giudica, ridà animal e moto alle figure create dall'arte di quelli, nei principi generali enunciati trattando con ispirata foga d'apostolo << dell'origine e dell'uffizio della letteratura », dovunque è

tale profusione di pensieri, di richiami, di germi fecondi, tale ampiezza d'orizzonte, che vi confluisce ogni elemento d'umanità e di spiritualità esperienza di passioni e di eventi e conoscenza di vicende storiche, religione e politica e filosofia. La critica nuova risveglia e promuove tutta questa molteplice vita interiore: sembra una ricca polla centrale da cui fluiscano diverse correnti intorno, in varie direzioni.

Da quando l'esule italiano scriveva in Londra i suoi studi critici è passato un secolo. Ai giorni nostri, la critica ha tanta parte nel movimento intellettuale italiano e le si riconosce in esso un posto così eminente, che questi primi venticinque anni del Novecento sono stati caratteriz zati come « l'epoca della critica »>: e se la parola e il concetto di « critica » può assumere valore filosofico così ampio da giungere fino ad identificarsi con quello di « pensiero » o attività logica, in contrapposizione al campo della volontà e dell'azione e a quello della fantasia e dell'attività estetica, tuttavia, con quella definizione si è inteso designare proprio, precipuamente, la critica letteraria. Verso il mezzo, dello spazio di tempo intercorso fra i primi decenni del secolo passato e i primi decenni del secolo presente, sta, a dominare la storia della critica italiana moderna, la grande figura di Francesco De Sanctis. Oggi, dalla critica e dallo studio dei problemi estetici pullulano tutti i più vari, i più alti problemi dello spirito: filosofici, religiosi, storici, e anche pratici e politici. Della letteratura contemporanea appartengono forse alla critical le pagine più dense di pensiero, di universalità di visione, più ricche di puro « intellettuale amore », più originali e destinate a vita durevole.

La scuola, e non la scuola soltanto, ma ogni persona

non degna del

desiderosa d'una coltura personale, avvicinando i classici dell'età remota e della prossima, siano Virgilio o Dante o Manzoni o Carducci, domanda chi la inizi e faccia da intermediario chi faccia sentire approfondendoli nel passato i problemi dell'ora presente, chi faccia rivivere nello spirito dei grandi l'intima esperienza della propria vita. Accostando i monumenti più insigni e splendidi dell'arte, non si domanda più chi dia la rettorica notazione delle belle frasi, dei vocaboli peregrini e dei virtuosismi metrici, e tanto meno si desidera e si soffre l'aiuto dell' erudizione miope che si perde nei particolari e nelle quisquilie e che delle creazioni del genio fa strumento materiale per offrir nozioni di fredda scienza filologica e grammaticale o curiosità e divagazioni di cronaca minuta nome di storia che distraggono il pensiero e raffreddano l'animo. Ma si vuole chi faccia sentire con vibrazione interiore, con verità di commozione e d'intendimento senza artificio, il contatto, che sublima, dell'arte con la realtà della vita; si chiede l'ausilio di chi con serietà d'uomo, con forza d'alto ingegno, con sensibilità d'anima ricca e nobile, con lume di profondo e vasto sapere, con umana e vissuta esperienza, sappia penetrare, e far penetrare ad altri, l'opera d'arte nel suo centro ispiratore, da cui s'irradia in tutto il corpo della fantastica creazione la luce della poesia e da cui le belle forme sono nate; di chi sappia afferrarne con occhio prudente e sicuro la sintesi ideale, che in sè raccoglie e concentra quell'intimo fuoco di cui, cuore e fantasia, arse tutto l'artista. E questo è l'aiuto che porge la moderna critica, questa è l'opera ardua e felice a cui il critico per sè intende.

Quest'ufficio d'iniziazione assomiglia un poco a quello

di Virgilio, maestro e duca di Dante nel suo viaggio ultraterreno in cui il novissimo eroe deve consumare la più alta e piena esperienza delle cose umane e divine. Il provvidenziale soccorritore di Dante è, sì, « il savio che tutto seppe » della concezione medievale, ma in verità è pur sempre Virgilio, principe dei latini poeti, non un filosofo, non un teologo. Guida di poeta, un poeta. Un saggio e sapiente poeta. La critica letteraria ugualmente della quale il senso dell' arte e la facoltà estetica è elemento caratteristico e indispensabile; ed essa è pure, insieme ed essenzialmente, esercizio di pensiero ed uso di dottrina e sapienza.

Sostanziata di tali due elementi che ne fanno la propria natura, quando la critica avvicina i mistici del Trecento o la poesia in verso o in prosa di Manzoni, o la Commedia, è inseparabilmente e necessariamente alta ispiratrice e maestra e d'arte e di religione. Ed illustra arte e politica, se vuol penetrare la magia segreta della forza incisiva nello stile di Machiavelli; e passando oltre alla morale codificata ricerca l'armonia più profonda, e malnota, delle leggi della vita, se vuol sentire e rivivere il riso chiaro di primavera che corre e risuona per l'opera d'Ariosto e di Boccaccio.

Accompagna perciò, la critica, allo studio che più veramente può chiamarsi « umanistico »; e tale è essa per sè. Ricerca e rivela la pienezza dell' opera letteraria in forma e sostanza, l'unità dello spirito che fonde nella sua creazione la sintesi vivente delle proprie facoltà variamente predominanti, tutto e intero l'uomo, dunque, non. scissa la persona, non la mente, non l'anima dall'artista, dal << tecnico » delle forme belle. E per giungere a tro

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