Dell'arte poetica: ragionamenti cinque

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F. Le Monnier, 1859 - 359 sayfa

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Sayfa 325 - Questa più d' altra è bella, e più pudica. Forse vuoi Dio tal di virtute amica Torre alla terra , e 'n ciel farne una stella ; Anzi un sole : e se questo è , la mia vita , I miei corti riposi , ei lunghi affanni Son giunti al fine. O dura dipartita, Perché lontan m' hai ratto da
Sayfa 102 - Voglio ben dirvi generalmente, e senza andar dietro a tutte le minutezze, che se l' uomo che parla avrà riguardo alla persona sua e alla materia di cui parla, e molto più al finn che egli in parlando si avrà proposto, sarà lo stile sempre bello; né accaderà cercare se egli nobile debba dirsi, o umile, o temperato; perciocché, essendo conveniente alla persona, alla materia ed al fine, starà bene, qualunque nome egli s'abbia.
Sayfa 307 - Aristeo e le grand' opre che in esilio feo il gran figliuol d'Anchise e della Diva, dal suo pastore in una quercia ombrosa sacrata pende; e, se la move il vento, par che dica superba e disdegnosa: — Non sia chi di toccarmi abbia ardimento ; che se non spero aver man sì famosa, del gran Titiro mio sol mi contento.
Sayfa 102 - Giove s'allegra di mirar sua figlia, l'aria e l'acqua e la terra è d'amor piena, ogni animal d'amar si riconsiglia. Ma per me, lasso, tornano i più gravi sospiri, che del cor profondo tragge quella ch' al ciel se ne portò le chiavi, e cantar augelletti e fiorir piagge e 'n belle donne oneste atti soavi sono un deserto e fere aspre e selvagge.
Sayfa 36 - Per dir dunque della rettorica, acciocché intendiate come é scarsa di precetti eziandio là dove abbonda di bellissimi e utilissimi avvertimenti ; vedete quanto si estendono i maestri in quella parte, ove mostrano le figure per cui si adorna e si fa bella l...
Sayfa 302 - Chiama al suo scampo ea le sue difese. Così, caduta la sua gloria in fondo, E domo e spento il gran valor antico, Ai colpi de l' ingiurie è fatta segno. Puoi tu non, colmo di dolor profondo, Buonviso, udir quel ch' io piangendo dico, E non meco avvampar d...
Sayfa 162 - Ora questi linguaggi così tra lor differenti, che i letterati chiamerebbono, cred'io, dialetti, sono, una gran parte, così brutti e deformi (almeno per tali si tengono), che niuno è quasi in Italia che, volendo parlar 'bene, voglia parlare il linguaggio suo. Però si sforzano quasi tutti di allontanarsene; e lasciando le forme e le maniere più proprie e particolari della lor provincia, ritengon quelle solo che son più comuni, e che sperano dover...
Sayfa 87 - ... quanto dire, cittadini del mondo; e questi non avranno certamente urbanità niuna ; anzi mostrando di non esser nati in niun paese, mostreranno di non esser nati né meno nel mondo. Bisogna dunque che colui che compone, pigli una lingua in cui comporre, e studi gl' idiotismi e l
Sayfa 90 - E certo che il variar l'ordine delle parole serve mirabilmente a variar gli stili; e massime ove diasi al sentimento un lungo giro, accresce di gran lunga la maestà del discorso. Però questo costume che ebber gli antichi di sospendere per lungo tratto il sentimento e variar la disposizione delle parole, dee ritenersi quanto si può. Dico, quanto si può ; perché se si usassero tutte quelle sospensioni e frapposizioni che usaron gli antichi, le persone, che più non vi sono avvezze (colpa forse...
Sayfa 165 - ... d'Italia e da tutti gli scrittori più illustri quelle forme di dire che paion esser più gentili e più proprie. Il che facendo, fingonsi una lor lingua, la qual veramente non parlasi in niun luogo, ma è però intesa da per tutto, ed ha i suoi idiotismi, le sue proprietà e le sue grazie né più né meno, come fosse lingua usata da qualsivoglia nazione più colta e più gentile. Il conte Baldassar Castiglione non altra lingua volle usar che questa, e scrisse in essa quel suo famoso Cortegiano...

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