Vadano le gazzette a processione, · Percotendo a castigo e a medicina; Debbe ogni scheda le larghezze sue Di' pur che il mondo è arcanamente retto A girar fino in fondo a suo dispetto. A mala pena sboccia il neonato, Quasi sbrogliati d' una gran fatica, Lo mandano, che Iddio lo benedica, Ed ecco rintostare il diavoleto, Ecco la frusta che spietata batte, - Se viene a galla, immagina, un Maratte Che gli elettori eleggono in ciabatte Se poi galleggia invece un di quei cosi Ovvero un ferma là de' più famosi; Di cent' altri che strillano: smettete Di dare il voto, per amor di Dio!.. Sull' Eletto, o li si che d' inquiete Vespe il ronzio stizzoso e l'ira cresce, E si sbizzisce del forar la sete. Per te rïesce, per me non rïesce, Per lui non leva un ragnolo d'un buco, Per quelli là non è carne nė pesce; Questi lo chiama grullo, e quegli eunuco, Ghiotto d'onori, ingordo di denari ; Uno lo bolla a birba, un altro a ciuco. E questi colpi di venti contrari Sullo stangone e sul repubblicano Chi t' ha sforzato di votare a caso, Di stare a letto, di beccare un tanto, Un' altra volta lascialo in un canto, E più lento di lui piglia o più desto, Dirai che adesso a giudicare è presto, Ed io rispondo: O allor perchè la gente**** L'onore è un trabocchetto Non si rende, o si vende. L'armi sono un pretesto E de' Bianchi e de Neri, Rispetto all' eguaglianza, Fratelli, ma perdio Intendo che il fratello |