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LXXXII [212].

Beato in sogno e di languir contento,
D'abbracciar l'ombre e seguir l'aura estiva,2
Nuoto per mar che non ha fondo o riva,
Solco onde, e'n rena fondo e scrivo in vento.3
El sol vagheggio si ch'elli ha già spento
Col suo splendor la mia vertù visiva,
Ed una cerva errante e fuggitiva *

Caccio con un bue zoppo e 'nfermo e lento.5
Cieco e stanco ad ogni altro ch'al mio danno,
Il qual di e notte palpitando cerco,7
Sol amor e madonna e morte chiamo.
Così venti anni, grave e lungo affanno,
Pur lagrime e sospiri e dolor merco:
In tale stella presi l'esca e l'amo.9

8

Il sonetto è bello. V'è del ricercato si e dello studiato, ma ricerca e studio non eccedono; onde le immagini non velano il sentimento, non sono la maschera di esso, ma la sua espressione elegantemente artificiata. Certo non siamo a quella ispirazione che lo rapisce, e per ragion della quale le metafore luccicanti e lavorate cadono come d'incanto e la poesia sorge bella e nuda; siamo in un momento in cui il sentimento è caldo bensì, ma lascia all'intelletto tutto il suo potere: siamo a una temperatura media o intermedia, in cui il poeta ci tira con doppia corda, sebbene la doppia corda non abbia la virtù di quella sola corda de' momenti poetici davvero. È una donnina ben fatta, ma che non rinunzia alle grazie dell'acconciarsi e del dipingersi.

1 Beato in sogno: non realmente.

2 l'aura estiva. L'aura estiva è lieve e fugace: sfiora e fugge. Vi è allusione a Laura.

3 Nuoto per mar ecc. Tutte opere o vane o impossibili.

4 errante: che non fila diritto nella fuga; ma va in tutte le direzioni.

5 Caccio con ecc.: inseguo non già con cane o bracco, ma con un bue zoppo ecc. Arnaldo Daniello aveva cantato: " Io

sono Arnaldo che ammasso l'aura e 66 caccio la lepre con il bue e nuoto conL tro corrente, ("Jeu sui Arnautz qu'amas l'aura E chatz la lebre ab lo bou E nadi contra suberna „).

6 Cieco e stanco nel proseguir tutte cose, tranne quelle che sian dannose per me.

7 palpitando cerco: cerco con palpito o con dolore. Quelli che prendono palpitando in senso di palpando, atto proprio dei ciechi, non avvertono che il poeta dice precisamente di aver gli occhi aperti solo quando si tratta di guadagnar il danno proprio.

8 Pur lagrime ecc.: fo incetta, compro in sul mercato non altro che ecc.

9 In tale stella ecc.: sotto una così disgraziata stella io abboccai all'amo

amoroso.

LXXXIII [225].

Dodici donne onestamente lasse,1
Anzi dodici stelle, e 'n mezzo un Sole 2
Vidi in una barchetta allegre e sole,
Qual non so s'altra mai onde solcasse.
Simil non credo che Jason portasse

Al vello, onde oggi ogni uom vestir si vole; *
Nè 'l pastor di ch'ancor Troia si dole;5
De' qua' duo tal romor al mondo fasse."
Poi le vidi in un carro triunfale:7
Laurea mia con suoi santi atti schifi9

10

Sedersi in parte e cantar dolcemente.
Non cose umane o vision mortale: 11
Felice Autumedon, felice Tifi,
Che conduceste si leggiadra gente.12

LXXXIV [242].

Mira quel colle, o stanco mio cor vago;
Ivi lasciammo ier lei,18 ch'alcun tempo
1+ ebbe
Qualche cura di noi, e le ne 'ncrebbe: 15
Or vorria trar de li occhi nostri un lago.16

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3 Qual non so ecc.: una barchetta tale, quale io non so se altra bella così ecc.

Dicono si tratti del Rodano; ma perchè, se non il Sorga, non potrebbe anche essere la Durenza?

4 Simil non ecc.: Non credo che la barca (detta Argo) la quale portò Giasone alla conquista del vello d'oro in Colchide, del quale vello tutti si vogliono vestire a' tempi nostri, fosse simile a questa in bellezza.

5 Nè'l pastor ecc.: nè la barca la quale portò Paride per rapir Elena, del quale rapimento Troia si duole ancora, perchè non è ancora risorta dalle sue rovine.

6 De' qua' duo ecc.: de' quali Giasone e Paride la fama è così grande nel mondo, specialmente pe' poemi in cui essi son cantati.

7 carro triunfale: simile a quello usato pe' trionfi, o carro nel quale le belle

donne passarono come in trionfo.

8 Laurea. È il nome Laura nella forma latinizzata dal Petrarca; ma schietto, e senza altro velo che il latinizzamento. 9 con suoi santi ecc.: gli atti o il contegno della bella donna eran puri e nella loro purezza repellenti ogni ombra di impurità o di vizio.

10 in parte: divisa dalle altre.

11 Non cose ecc.: Cose queste da non potersi fare dagli uomini, e visione o spettacolo che all'occhio mortale non è dato vedere.

12 Autumedon cocchiere di Achille e Tifi pilota di Giasone. Dunque per figura di antonomasia: avventurato cocchiere di quel carro e avventurato pilota di quella barchetta delle dodici donne con Laura in mezzo a loro.

13 lasciammo ier: va pronunziato lasciamm'ier perchè il verso torni.

14 alcun tempo: per un certo tempo. 15 e le ne 'ncrebbe: e sentì pietà rincresciosa del nostro stato.

16 un lago di lagrime.

Torna tu in là, ch'io d'esser sol m'appago;
Tenta se forse ancor tempo sarebbe

Da scemar nostro duol che 'nfin qui crebbe,1
O del mio mal participe e presago.

Or tu, ch'ài posto te stesso in oblio,
E parli al cor pur come e' fusse or teco,
Miser e pien di pensier vani e sciocchi! 2
Ch'al dipartir dal tuo sommo desio,
Tu te n'andasti, e' si rimase seco,
E si nascose dentro a' suoi belli occhi.

LXXXV [245].

Due rose fresche e colte in paradiso
L'altr'ier, nascendo il di primo di maggio,
Bel dono e d'un amante antiquo e saggio
Tra duo minori egualmente diviso,

Con si dolce parlar e con un riso
Da far innamorare un uom selvaggio,
Di sfavillante ed amoroso raggio
E l'un e l'altro fe' cangiare il viso.3

5

Non vede un simil par d'amanti il sole
Dicea ridendo * e sospirando inseme;
E stringendo ambedue volgeasi a torno.
Cosi partia le rose e le parole;
Onde 'l cor lasso ancor s'allegra e teme.”
O felice eloquenzia, o lieto giorno!

1 Tenta se ecc.: vedi un po' se non sarebbe per caso ancora tempo d'ottener da Laura che scemi il dolor nostro ecc.

Si osservi quanta mai incertezza: non la speranza della riuscita, ma appena una speranza tenue delle condizioni favorevoli alla riuscita è l' impulso del tentativo.

2 Or tu ch'ài ecc. Qui un altro pensiero sorge a un tratto e come acquistando personalità fa osservar al poeta: Dico a te, che hai perduta la coscienza di te stesso e parli col tuo cuore come se tu l'avessi teco, tu infelice sei e stupidamente vai fantasticando! dappoichè ecc.

3 Due rose fresche e colte in paradiso l'altro ieri, primo di maggio, in sul mattino, offerte in dono da un amante vecchio e saggio a due amanti minori di lui per età, una per ciascuno, e accompagnate da un riso e da parole dolci così da destar amore in uomo indurito

6

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5 e sospirando: forse perchè ritornava a' suoi giovani anni e a' suoi amori, o forse perchè una dolce invidia sentiva per quei due giovani amanti.

6 E stringendo ecc. Il saggio amante, staccate le due rose, dovè offrirle prima a' due amanti che forse erano o andavan con lui a' suoi due lati, e poi prendersi entrambi e cercar di accostarli dinanzi a sè l'uno all'altro e, parlando loro, girar l'occhio dall'uno all'altro. In tal maniera partia o divideva loro rose e parole.

7 s'allegra e teme: allegria per aver

LXXXVI [246].

L'aura che 'l verde lauro e l'aureo crine
Soavemente sospirando move,1

Fa con sue viste leggiadrette e nove
L'anime da' lor corpi pellegrine.3

Candida rosa nata in dure spine,*

6

2

Quando fia chi sua pari al mondo trove? 5
Gloria di nostra etate! O vivo Giove,
Manda, prego, il mio in prima che 'l suo fine.
Si ch'io non veggia il gran publico danno
E 'l mondo remaner senza 'l suo sole,
Nè li occhi miei che luce altra non hanno;
Nè l'alma che pensar d'altro non vôle,
Nè l'orecchie ch'udir altro non sanno
Senza l'oneste sue dolci parole.9

visto balenar d'amore il volto di Laura, chè i due minori amanti son Laura appunto e il poeta; timore forse di vederla ritrarsi e chiudersi in durezza maggiore dopo quello ch'era avvenuto, ovvero quell'abituale timore che egli sentiva dinanzi alla sua donna. Altri sta pel timore d'essere scoperto lui, il poeta. Il timore d'essere scoperto contrasterebbe con la saggezza del vecchio amante.

1 L'aura che 'l ecc. È questo un de' luoghi ove più destramente il poeta gioca rimescolando e trasfigurando le immagini in cui traspare o balena la sua donna. Se restiamo a l'aura, ci figuriamo un venticello dolce che agiti la chioma del lauro e quella di Laura. Se corriamo da l'aura a Laura, ci figuriamo costei che con il suo spirito dà moto alla sua persona e alla sua chioma dorata. A questa seconda figurazione l'immaginativa si ferma.

2 viste leggiadrette ecc. Le viste sono i sembianti o l'atteggiarsi vario delle belle forme conformato agli impulsi o moti interni del nobile spirito.

3 pellegrine: andate fuori del loro albergo. È la solita immaginazione del cuore che lascia l'amante e va a far soggiorno nell'amata o presso di lei.

4 Candida rosa ecc. S'affaticano gl' interpreti a cercar che cosa sieno le dure

spine. Or io non credo che c'entri qui il picciol borgo o l'umil terreno o la rigidezza della castità di Laura. Le dure spine, se mai, saranno quelle della selva terrestre. Ma a me sembra che il poeta possa esser impressionato della rosa tanto più bella quanto più rigido e feroce il pruno che la porta; e che la somiglianza sia con la rosa del pruno specialmente. Questo luogo ricorda il dantesco: " Ch'io ho veduto tutto il verno prima Il prun mostrarsi rigido e feroce, Poscia portar la rosa in su "la cima

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LXXXVII [249].

1

Qual paura ho, quando mi torna a mente
Quel giorno ch'i' lasciai grave e pensosa
Madonna e 'l mio cor seco! e non è cosa
Che si volentier pensi e si sovente.

I' la riveggo starsi umilemente
Tra belle donne a guisa d'una rosa
Tra minor fior, nè lieta nè dogliosa,
Come chi teme, ed altro mal non sente.
Deposta avea l'usata leggiadria,3

Le perle e le ghirlande e i panni allegri,
E 'l riso e 'l canto e 'l parlar dolce umano.
Cosi in dubbio lasciai la vita mia: 4
Or tristi auguri e sogni e penser negri
Mi danno assalto; e piaccia a Dio che 'nvano.

LXXXVIII [250].

Solea lontana in sonno consolarme
Con quella dolce angelica sua vista
Madonna: 5
or mi spaventa e mi contrista,
Nè di duol nè di tema posso aitarme."
Chè spesso nel suo volto veder parme
Vera pietà con grave dolor mista,
E udir cose onde 'l cor fede acquista
Che di gioia e di speme si disarme.9

8

1 grave e pensosa: gravemente pen

sosa.

2 ed altro mal ecc.: e non sente altro male che questo timor vago di mali che non sa.

3 l'usata leggiadria. Essendo lo spirito della bella donna come aduggiato da questo timore di mali futuri, s'era esso come arrestato nelle sue abituali operazioni; onde era venuto a mancare agli atti di Laura quel carattere di aristocratica e insieme semplice e naturale disinvoltura così gradito al mondo elegante.

4 la vita mia: Laura, del cui amore egli viveva.

5 Solea lontana ecc.: Madonna soleva essendo lontana da me apparir o venire

6

a me in sogno e darmi conforto del dolore della lontananza.

6 or mi spaventa ecc., perchè in sogno non si mostra più quella.

7 Nè di duol ecc.: e non posso difendermi o respingere il dolore che mi fa la sua vista e il timore che ho della sua fine.

8 Vera pietà: lagrime vere, cred' io. Il dolore e le lagrime di Laura sarebber derivate dal dover lasciare in terra senza di sè il poeta.

9 onde cor ecc.: per le quali cose il mio cuore si persuade che è venuto il momento di gettar come inutili da sè la gioia e la speranza o anzi la speranza di gioia. Gioia e speranza eran forza del suo cuore e però l'arme di esso.

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