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il pranzo chiacchierando, ma il cuoco, non avendo previsto il caso, tardò tanto che Ebles impazientito disse a Guglielmo: In verità un conte della vostra importanza non dovrebbe essere obbligato di rifornire le mense per ricevere un piccolo visconte quale son io! La cosa non ebbe allora seguito alcuno e si mangiò e si bevette allegramente. Se non che poco tempo dopo Guglielmo con tutta la famiglia rese la visita al visconte; e si noti che la corte del duca di Aquitania dovea essere molto rispettabile, rispettabile intendo quanto al numero, poichè del resto noi possiamo dubitare e per mille ragioni, che non fossero troppo castigati i vassalli di uno il quale andava progettando l'istituzione d'un monastero di generose sul tipo della nuova regola dei Certosini (1). Il visconte, punto sbigottito, dopo aver rese le liete accoglienze al suo signore, ordinò senz' altro, nuovo Lucullo, che fosse data l'acqua alle mani e si mettesse in tavola. Fu servito allora un banchetto che l'eguale, dice lo storico, non avrebbe dato un principe per le sue nozze. Qualcuno sorriderà pensando forse al miracolo dei cinque pani e due pesci, ma questa volta il caso si spiega più naturalmente: quel di a Ventadorn era fiera e i buoni sudditi portarono al castello tutte le loro provvigioni. Vi fu anzi di più: durante il pranzo un carrettiere entrò nel cortile con un carico di cera bianca allora costosissima; ruppe le doghe di una botte, lasciò in terra il contenuto come cosa da nulla e se ne andò gridando: Vengano le genti del conte

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(1) Il prof. P. Rajna (Romania, Aprile 1877 p. 249) dimostrò con validi argomenti che la storiella della badia di Niort raccontata dal Ginguenė (Hist. litter. de la France XIII, 43) viene da una falsa interpretazione d'un passo del cron. Guglielmo di Malmesbury (Bouquet. XIII, 19), il quale forse prese in buona fede i frizzi satirici di una poesia del conte ora perduta.

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di Poitou a vedere come si getta la cera a Ventadorn. Ebles ricompensò poi lautamente il carrettiere, gli diè in feudo il luogo dove abitava e creò i suoi figli cavalieri. L'abbondanza in questo genere non pare esclusivo privivilegio del secolo nostro.

Il piccolo Bernardo, come donzello, accompagnava in tutte le escursioni il suo signore, accompagnava la bella Agnese di Montluçon, moglie del visconte, in quelle suntuose cavalcate nelle quali i pizzi, le gemme, i velluti, le sete, la magnificenza dei cavalli e spesso la bellezza delle dame e dei ricchi baroni facevano il quadro più artisticamente perfetto che pittore mai possa ideare. — In una di tali gite a Turenne noi possiamo porre il primo incontro del fanciullo con Margherita figlia del castellano e da questo medesimo istante il principio del suo amore per lei; Bernardo stesso lo afferma in una poesia (1). La vicinanza poi, le relazioni tra le famiglie strette da parentela ed il caso, questo grande fattore degli umani avvenimenti, fecero in modo che tali visite si replicassero e l'affetto avesse occasione di germogliare e di crescere nei due fanciulli. E l'amore, prima nascosto, in processo di tempo ritrovò probabilmente la via di manifestarsi e di trasformarsi in quel segreto e saldissimo legame, tanto frequente allora (2), pel quale i due cuori rimanevano e

(1) Ray. Choix etc. Tom. III, p. 51.

(2) II Fouriel (op. cit. Tom. I, p. 509) prova che tali vincoli di amore spirituale non erano rotti neppure dal matrimonio di uno dei due. Potrebbe essere anche citata una novella di Raimondo Vidal (Millot, op. cil. Tom. III, p. 279) per dimostrare che il più delle volte questi legami spirituali tendevano a diventar corporali; quivi infatti si racconta che un cavaliere (il quale, dopo sette anni di servizio presso una donna, avendo osato di chiederle la ricompensa di passare una notte con lei, era stato scacciato) fu accolto in qualità di amante da una damigella e continuò come tale anche allor ch'ella si fece sposa, anzi allora ebbe ciò che l'altra gli aveva negato.

ternamente congiunti.

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Poichè la bellezza di Margherita non dove tardar molto ad attirare gli sguardi curiosi dei raffinati conoscitori del vero merito e a suscitare così nell'animo di Bernardo, insieme col sentimento della gelosia, la coscienza del suo affetto; mentre poi sulla fantasia della fanciulla, già formata, doveano fare grand' impressione la figura piacente del giovane trovatore, la gentilezza del tratto, la soavità nel canto e le lodi infinite da lui raccolte nelle più nobili comitive. Ma, se non abbiamo prove per affermare che in quel tempo i due giovani confessassero il reciproco affetto, la naturalezza della cosa e gli avvenimenti successivi della vita di Bernardo c'inducono a credere che l'abbian fatto quando Margherita sposò Ademaro di Limoges (1). Allora il poeta innamorato, con l'arte sua rendendosi amico il visconte Ademaro, ed approfittando opportunemente dei privilegi concessi alla classe dei Trovatori, potè accostarsi più spesso a Margherita: ed ella, vittima forse di un matrimonio d'interesse, non senza piacere posava lo sguardo sul bel giovanetto che tanto dolce. la guardava e le cui note parea volessero penetrarle nell'anima. Cosi egli si sforzava di piacerle recitando i versi d'Ebles, il vecchio suo benefattore, o narrandole le antiche storie di Troia, o traducendole dai romanzi francesi i compassionevoli casi di Tristan l'amante e d'Iseut la bionda (2); nè lei si occupava di schermirsi dalla passione che le doveva costare poi si gravi dolori. Se non che Bernardo, intimorito dell'altezza a cui avea levato il suo affetto, non osava dichiararlo e gli dava sfogo in canzoni

(1) Cfr. la Nota su Bernardo di Ventadorn.

(2) Che Bernardo conoscesse i romanzi del ciclo classico risulta da un verso della canzone che si trova nel Ray. op. cit. Tom. III p. 42; che sapesse i casi di Tristano, allora in gran voga, si scorge da altri due versi della canzone portata dal Mahn, Werke der Troubadours Vol. I, p. 23 e, quantunque non s'abbia certezza di traduzioni provenzali fatte in quel tempo dei romanzi francesi, pure anche solo dal Ray. id. Tom. II, p. 312 risulta come fossero notissimi.

dirette alla sua dama, non peraltro nominandola mai, o soltanto accennandola in confuso colle parole Bel-Vezer, Mon-loi, Fis-Ioi e Tristan.

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Ahime! prigioniero ei dice che mai farò e » qual consiglio posso dare a me stesso ? Poich' ella non > sa il male che mi cagiona ed io non ardisco implorare pietà..... Ma pur dovendo morire, le dirò l'affanno che > sopporto.» (1)

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E propose di scriverle; ma pare non l'abbia fatto in vista forse del pericolo a cui l'avrebbe esposta; stimò invece partito migliore il più audace, e con una poesia (2) le chiese un abbocamento secreto. Un bel giorno dunque di aprile, quando la foglia s'apre ai raggi del sole e spunta il bianco fiore del giglio e l'azzurro dei boschi, quando tutta la natura è soggiogata dall' amore e gli uccelli rispondendosi fan trilli e ritornelli e l'usignolo alta e chiara. eleva cantando la sua voce (3), Bernardo, colto l'istante. in cui Margherita era sola, le apri tutto l'animo suo. Naturalmente ella non poteva accogliere, per la dignità del suo grado, i propositi del giovane poeta e lo respinse, mat con più benevolenza forse che non avrebbe dovuto; se non che il dado ormai era gittato e Bernardo fidava molto, e con ragione, negli eventi, nella fortuna, nel genio suo: egli canta meglio degli altri perchè ha il cuore più ricco di affetti e la speranza non lo abbandona; quantunque la fortezza avesse resistito al primo assalto non la si mostrava

(1) Cfr. in fondo la Nota su Bern. di Vent. canzone: En cossirier et en esmai.

(2) Cfr. la Nota su B. di V. canz.: Per Crist amor.....

(3) Vedansi i bellissimi incominciamenti di molte canzoni, dov'è ammirabile il senso giusto della natura ed una seducente mollezza primaverile; in Bernardo cose originali, nei trovatori posteriori spesso copie manierate.

invincibile. Eccolo dunque intento con ogni cura all'assedio; canzoni e visite si succedono a tempo.

« In fede mia, adoro la migliore e la più bella; nel >> cuore sospiro e con gli occhi piango dacchè tanto io » l'amo che me ne vien gran danno. E che posso io

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» fare se l'amore m'incatena? Il carcere dov' egli m'ha » chiuso non s'apre se non con le chiavi della mercè ed io mercè non trovo..... Buona signora, altro non vi chiedo » eccetto che mi prendiate al vostro servizio; vi servirò come si deve servire un buon padrone, anche senza >> ricompensa. Eccomi ai vostri comandi umile, sincero, >> allegro e cortese. cortese. Nè orso, nè leone già voi siete per » uccidermi se a voi mi rendo. (1)

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In un altro luogo (2) egli va più innanzi : vorrebbe trovarsi con lei solo in un castello e là viversene in pace, ove potesse ottenere ciò che ardentemente desidera, ciò per cui nel giorno va smaniando e la notte non dorme, quel bacio che non potendole dare col suo consentimento le vorrebbe togliere con frode nel modo stesso che Pietro Vidal più tardi userà verso la signora di Barral e Beltramo di Marsiglia con la sua bella.

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« Sola ben la vorrei trovare che dormisse o ne facesse le viste, così ch'io le rubassi quel bacio che non son da tanto per domandarle.... Perdio, mia donna, poco >> esperimentammo l'amore, vassene il tempo e noi per» diamo il meglio. (3)

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« Il tempo va, viene e si muta per giorni, per mesi

e per anni, ed una io voglio e volli sempre della quale

non ho punto ancora goduto. » (4)

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(2) Cfr. la Nota su Bern. di Vent. canz.: Quan la vertz foilla

s' espan.

(3) Ray. Choix etc. Tom. III, p. 53.

(4) Cfr. la Nota su Bern. di Vent. canz.: Lo temps vai, ven....

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