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Colui che i peccator di là uncina.

E'l Frate: io udi' già dire a Bologna

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Del diavol vizi assai, tra i quali udi',

Ch'egli è bugiardo, e padre di menzogna. Appresso 'l Duca a gran passi sen gì,

Turbato un poco d'ira nel sembiante:
Ond'io dagl' incarcati mi parti'
Dietro alle poste delle care piante.

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- uncina, attrappa coll' uncino. di qua uncina, il codice Angelico, E. R. *

.-a

142 143 udi' apostrofato per udii, in ambedue questi versi [a].Bologna, non tanto perchè sua patria, quanto perchè città ripiena d' uomini dotti in ogni materia. Ma il Biagioli sospetta esser questo un frizzo satirico dato dal Poeta così alla passata, e in ciò lo confermano i vv. 58. e segg. del XVIII.

passato canto. ←

147 incarcati, delle gravi vesti, intendi.

148 poste, orme, pedate. Vedi il Vocab. della Cr. →→ care piante, parole piene di soave affezione. BIAGIOLI. ←

[a] Cosi anche Par. xx. 31., ed il Petrar. canz. 12.

CANTO XXIV.

ARGOMENTO

Con molta difficoltà esce Dante con la fida scorta del suo Maestro Virgilio dalla sesta bolgia. Vede poi che nella settima sono puniti i ladri da velenose e pestifere serpi. E tra questi ladri trova Vanni Fucci da Pistoia, il quale predice alcuni mali della città di Pistoia, e de' suoi Fiorentini.

In quella parte del giovinetto anno,

Che 'l Sole i crin sotto l'Aquario tempra,

Vago è il principio di questo canto, e di gran bellezza questa nuova similitudine, tolta dalla stessa natura ; e sembra questo uno di quei luoghi ove il Poeta vuol mostrarsi quale egli è, cioè ad ogni altro superiore. Il principale suo intendimento si è di ritrarre quanto fu grande il suo sbigottimento, benchè di poca durata, in veder Virgilio si turbato. BIAGIOLI.< 1 giovinetto per di fresco incominciato. giovinett'anno, con maggior armonia legge il Vat. 3199, e con esso la rom. edizione.<

3.

2 Che vale in cui. Vedi il Cinonio [a].- 'l Sole i crin, i raggi, pe' quali Apolline, che da' poeti fingesi essere il medesimo Sole, appellasi crinito. - sotto l'Aquario, segno del zodiaco, col quale cammina il Sole per circa una terza parte di gennaio e due terze parti di febbraio. - tempra per raffredda, chiosano il Landino e il Daniello; ma però per quello che siegue a dirsi, e dell'accorciamento delle notti e della corta du

[a] Partic. 44. 5.

E già le notti al mezzo dì sen vanno; Quando la brina in su la terra assempra L'immagine di sua sorella bianca,

Ma

poco dura alla sua penna tempra,

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rata della brina, e molto più dello stupirsi il villanello alla creduta neve, piego più volentieri ad ispiegare col Vellutello che temperare significhi qui riscaldare, rinforzare alquanto; come di fatto sotto l'Aquario, e massime verso il fine, incomincia il Sole ad invigorire. E dal ferro che per tempera si assoda e fortifica, può intendersi ben detto, che il Sole ancora temperi i crini, i raggi, fortificandoli. Di questo parere è pure il Biagioli, che qui trova dal Poeta nostro imitato l'oraziano temperare, lib. 3. ode 19....quis aquam temperet ignibus.

3 al mezzo di. Di prendesi in questo luogo per lo spazio di 24 ore, ch'è il di civile. Onde il dire che le notti vanno al mezzo dì, è come a dire, che la durata delle notti scema, e si accosta ad essere di 12 ore. » a mezzo dì, legge l'Ang. E. R. - Vuole il Daniello che invece di al mezzo di si debba leggere al mezzo e i dì; ma il vuole a torto, contro l'autorità di tutti i testi; poichè intendendo per dì non il giorno artifiziale, ma il naturale, cioè il nottigiorno voxduespov, il νοχδήμερον,

senso è chiarissimo. TORELLI.←

4 al 6 Quando la brina assempra ec. Come assemprar libri e scritture dissero gli antichi Toscani invece di ricopiar libri e scritture (vedi il Vocab. della Crusca al verbo Assemprare,) e come il ricopiar libri e scritture fassi colla temprata penna; così dicendo Dante, che la brina assempra l'immagine di sua sorella bianca, invece di dire, che ricopia la brina in sè stessa l'immagine della neve, a conseguentemente espri merne la poca durata, aggiunge che la tempra, la temperatura, poco dura alla sua penna. Il colto lettore in questa descrizione del rigore dall'aria e della brevità de' giorni al principio dell'anno non può non vedere un supposto di troppo anticipata cessazione di freddo e di allungamento di giorni. Convien dunque credere che Dante abbia scelta per questa sua similitudine la minor durata possibile dei rigori invernali, e che molto ancora influisca in questo dettaglio l'aggiunta di circa sette giorni di più che facevasi all'anno per isbaglio ai tempi di Dante, cioè quasi tre secoli prima della correzione grego

Lo villanello, a cui la roba manca,
Si leva, e guarda, e vede la campagna
Biancheggiar tutta, ond'ei si batte l'anca:
Ritorna a casa, e qua e là si lagna,

Come 'l tapin, che non sa che si faccia;
Poi riede, e la speranza ringavagna,

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riana. POGGIALI. -e la sua penna, legge l'Ang. E. R. - Assemprare per copiare, ritrarre, l'usò anche il Davanzati nella Vita di Agricola: l'effige della mente è eterna, nè con altra materia od arte straniera l'assemprerai nè manterrai, che de'tuoi proprj costumi. Adunque cotal voce s'ha a poter adoperare ancor oggi. -Così il Biagioli, il quale poi per penna tempra intende i raggi del Sole già temperati sotto l'Aquario; avendo pure il Petrarca chiamato penne i capelli, e il Poeta nostro di sopra crini i raggi del Sole. - Un'identica interpretazione troviamo nella E. F. Il Torelli, esposta l'opinione del Vellutello e Daniello, che derivano assemprare dal francese assembler, assomigliare, e voglion qui detto assempra per assembla in grazia della rima, soggiunge: «Assemprare vuol

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dire ritrarre, copiare, ad exemplar effingere, come ben » nota la Crusca, e ne adduce esempj presi da'Prosatori. Non » è dunque vero che assempra significhi assomigli o sembri; » nel che s'inganna anco il Volpi nel suo 1. Indice, nè che Dante dicesse assempra per assembra in grazia della rima. » E qui nota quanto più vivamente ed elegantemente dicesse » Dante che la brina ritragge l'immagine della neve, di quello che la rassomiglia. Chi non intende la differenza, suo dan

כל

» no.» TORELLI. ←

7 la roba manca, intendi, onde pascere le pecorelle sue, come dal seguito apparisce.

9 si batte l'anca, effetto d'afflizione e rammarico.

12 ringavagna. Il Vellutello e il Daniello, e dietro ad essi il Venturi e il Perazzini [a], vogliono che ringavagna significhi ripone in cavagna o cavagno, nomi che si danno in Lombardia alla cesta. Ma se non altro ostacolo, vi sarebbe quella di non aver Dante scritto rincavagna, ma ringavagna.

[a] Correct, in Dantis Comoed.

Veggendo 'l mondo aver cangiata faccia
In poco d'ora, e prende suo vincastro,
E fuor le pecorelle a pascer caccia:
Così mi fece sbigottir lo Mastro,

Quand' io gli vidi sì turbar la fronte,
E così tosto al mal giunse lo 'mpiastro,
Chè come noi venimmo al guasto ponte,

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Il Venturi ne l'aggiusta facilmente con dire che la favella lombarda, almeno di quel tempo, avesse gavagno; non ci dice però chi abbia fatta lui di ciò fede.

Quanto a me dunque sembra più probabile che il Poeta nostro, a cagione della rima, usi qui, come in molti altri luoghi [a], dell'antitesi, e dica ringavagna invece di ringavigna: parola, di cui presto trarrebbesi significato dal noto verbo aggavignare, che specificatamente vale pigliare per le gavigne, pel collo, e generalmente pigliare. Tanto più che, trovando noi adoperato dagli antichi ingavinato ad ugual senso di aggavignato (vedi il Vocabolario della Crusca), possiamo ragionevolmente presumere che anche ingavignare e ringavignare si dicesse, come dicevasi aggavignare e riaggavignare. Vedi il medesimo Vocabolario. Onde per ringavagna intendiamo ripiglia. Alcuni testi (dice il Daniello)hanno riguadagna. →→Ma, con pace del nostro P. Lombardi, l'opinione de' sopraccitati Chiosatori prende conforto da una sentenza del chiarissimo signor conte Perticari. Dice egli nella Proposta [b], che ringavagna è voce romanesca. Perciocchè i Romagnoli hanno il termine gavagno, che vale canestro, o altro cestello da serbare ciò che si coglie. Ed è chiaro che Dante da gavagno creò ingavagna e ringavagna. ←←

13 14 l mondo per la terra. - aver cangiata faccia, non essere più bianca. vincastro, verga,

bacchetta. 17 turbar vale qui quanto turbarsi. Vedi il Vocabolario della Crusca a questo verbo, §. 2.

18 Ecosì tosio, come sparisce brina per Sole, al mal giunse,

[a] Come disse soso per suso, Iaf. c. x. v. 45., abborra ed abborri per abberra ed abberri, Înf. c. xxv. v. 144, e c. XXXI. v. a4. ec. [b] Vol. 2. P. 11, fac. 388. e seg.

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