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mista però con sangue, onde ha eziandio natura corrispondente alla complessione. È uomo religiosissimo, molto giusto, privo d'ogni vizio, niente dedito alle voluttà, alle quali sogliono esser dediti li giovani, nè si diletta di spasso alcuno. Qualche fiata va alla caccia, ma rare volte; solo si diletta di negoziare, e stare nelli suoi consigli, nelli quali è molto assiduo, e gran parte del tempo in quelli dimora. È molto poco affabile, più presto avaro che liberale, per il che è poco ben voluto; non dimostra essere ambizioso di stato; ben ha grande ambizione d'armeggiare, e molto desidera ritrovarsi in una giornata di guerra; dimostra eziandio d'avere gran desiderio di fare l'impresa contro gl' infedeli; desidera eziandio sommamente di venire in Italia, pensando che da questa sua venuta dependa la grandez

za sua.

Quanto all'animo che sua maestà abbia verso vostra serenità, e gl'Italiani, certo è, che dopo cacciato d'Italia l'anno preterito l'esercito francese,lui era satisfattissimo di tutta Italia, massime di vostra celsitudine. Ora mò, non essendo state date le genti debite a quest'ultima giornata contro il re cristianissimo, benchè le parole siano buone, io non saprei affermare nè una cosa, nè l'altra, perchè sua maestà è di natura molto riserbata nel parlare. Quello che dico di vostra serenità dico del papa, al quale davano principalmente la colpa, che vostra celsitudine fosse andata così ritenuta con sua maestà. Verso il duca di Milano è da credere che abbia molto mal animo, il che la esperienza dimostra, vedendosi l'esercito cesareo essersi insignorito di tutto quello stato. Verso il marchese di Mantova non ha buon cuore, parendogli che da alcun tempo in qua non l'abbia ben servito. Penso che

meno si estimi offeso dal duca di Ferrara, perchè se ha dato favore alla parte Francese, gli pare avergli dato causa lui, avendolo sempre reietto per rispetto del

pontefice. Col re d'Inghilterra ha eziandio mal animo, e molti mesi sono io scrissi a vostra serenità, che fra loro cominciava a nascere discordia; ora mò, che è conclusa la pace fra il regno di Francia, e quel serenissimo re d'Anglia senza suo intervento, penso che sia malissimo soddisfatto. Verso l'arciduca suo fratello, per l'importunità sua, che mai non cessa di domandar cose nuove a Cesare, si giudica non abbia molto amore.

Aveva pretermesso, dicendo di sopra della natura di sua maestà, d'aggiungere quest'altra condizione, che Cesare è di poche parole e di natura molto modesta ; non si eleva molto nelle cose prospere, nè si deprime nelle avverse. Vero è che più sente la tristizia, che l'allegrezza, giusta la qualità della natura sua, la quale ho detto di sopra essere malinconica. Veramente in questa così grande vittoria avuta contro il re cristianissimo usò tanta modestia, che fu un miracolo; non si vide un segno d'insolenza, nè in parole, nè in movimento alcuno. Ben ha una parte non laudabile molto, dico d'inclinazione naturale; che, per quanto mi disse il suo confessore, col quale avevo qualche familiarità, dico il frate di san Francesco, che morì in Vagliadolid, è naturalmente Cesare memore delle ingiurie fattegli, nè le può dimenticare così facilmente. Questo è quanto si può dire da me della persona di Cesare, degno di notizia di questo eccellen

tissimo senato.

Venendo mò alla persona dell' arciduca d' Austria, unico fratello di Cesare, dico che questo è d'età di ventitre anni. Già sono passati quattro anni, ch'io non

l'ho veduto. Allora era più piccolo di persona della maestà Cesarea, e più magro: ha il labbro inferiore un poco grosso, e il mento un poco in fuori, ma non dispare come il mento di Cesare. È di natura che tende al collerico; però è acutissimo, pronto, ardentissimo di stato, e di signoreggiare; ragiona volentieri e vuole intendere ogni cosa. L'animo di costui verso Italia, e massime verso vostra celsitudine, per li andamenti suoi, credo che sia pessimo. Dai Germani è mal voluto: all'incontro è amato grandemente dagl' Ispani, fra li quali fu nutrito, e così sono state bene compensate le cose. Cesare nutrito in Fiandra, e grande amatore di quei costumi, e inimico delli costumi ispani, è stato posto re in Ispagna; costui nutrito in Ispagna, e imbevuto di quelli costumi, è stato posto in Germania per signore. Appresso Cesare i Fiamminghi hanno grande autorità: appresso l'arciduca, il conte Salamanca ispano; e così è stata limitata la potenza d'ambidue dalla sapienza di

vina.

Ha poi la cesarea maestà quattro sorelle. La prima è madama Leonora, la quale fu moglie del re di Portogallo defunto; ora è stata promessa a monsù di Borbone. È maggiore d'età di Cesare, e penso abbia ventotto anni; non è brutta, nè bella; a me pare sia molto buona; non ha per alcun modo di quelle grandezze ispane, ma è vera fiamminga. Di costei è una sola figliuola, ed è in Portogallo, la quale la cesarea maestà ha molto tentato d'averla nelle mani; però non l'ha ancora avuta. Costei ha di dote quattrocento mila doble, che sono poco meno di tanti ducati d'oro, le quali il re

Fu poi data a Francesco I.

di Portogallo s'obbligò di darle in dote, avendo una figlia sola, per il contratto dotale. Madama Leonora desiderava avere il re cristianissimo per marito: pur non si partirà dalle voglie di Cesare. La seconda sorella, minore di Cesare, è madama Isabella. Questa è maritata nel re di Dania, il quale venne a visitare Cesare in Fiandra, quando noi vi andammo. È uomo, se è lecito così parlare d'un re, che ha del leggero, e l'effetto ha dimostrato la sua leggerezza, perchè è stato cacciato dal suo stato, ed ora è in Fiandra con sua moglie, e suoi figliuoli, vivendo a mercè d'altri. Questa sorella non è stata veduta da me.

La terza è madama Maria, moglie del re d'Ungheria. Questa io ho veduta, e visitata a Inspruch, dove era con la cognata, moglie dell' arciduca, e sorella del re d'Ungheria. Costei è magra, acuta, ha fama d'avere grande ingegno, e valere assai.

La quarta sorella è madama Caterina, ultimamente maritata in questo re Giovanni di Portogallo. Questa non ho veduta, perchè stava sempre chiusa in Tordesilla con sua madre.

La madre di Cesare, come ho detto ancora vive, ed è melanconica in Tordesilla *; al suo governo è il marchese di Feria. Lei alle volte ha alcune fantasie, nelle quali s'affissa, e poi ritorna; non si vede mai; sta chiusa in quella rocca di Tordesilla.

C'è poi madama Margherita, sorella che fu del re Filippo, padre di Cesare: costei prima fu maritata nel duca Filiberto di Savoja; ora è vedova, ed è al governo della Fiandra. Ha d'entrata circa cinquemila

Questa principessa mori nubile. Vedi Yol. 1.o, pag. 183, nota 2. 2 Vedi più sopra a pag. 27. nota.

ducati, venti mila in Ispagna per il suo duario, venti mila in Savoja pure per il suo duario nel contado di Bressa, del quale è governatore il maggiordomo maggiore di Cesare, come di sopra dissi. Ha poi la contea di Borgogna datale da Cesare, dalla quale ha dieci mila ducati, e la terra di Malines in Fiandra le è stata data a godere in vita sua. Costei è riputata d'animo favorevole alle cose di Francia. E con ciò, serenissimo principe, sono venuto alla fine delle tre parti, le quali proposi nel principio del mio parlare alla serenità

vostra.

Giunse poi il fine delli due mesi, che fu il termine deputatomi per vostra celsitudine di stare col clarissimo messer Andrea Navagero, successor mio; e il clarissimo messer Lorenzo de' Priuli mio collega, ed io prendemmo licenza dalla cesarea maestà, e da quelli altri signori, li quali si trovavano in corte, e così partimmo, lasciato il clarissimo messer Andrea Navagero, il quale oltre la singolar dottrina sua, per la quale è celebre e in Italia, e fuor d'Italia, ha tanta prudenza, e desterità, che del servir suo questo eccellentissimo stato, non solo in questa legazione, ma in ogni altro carico tanto si può prometter della persona sua, quanto d'ogni altro. Anche il suo segretario, Zuannet Negro, è in verità molto diligente, ed affezionatissimo

Il voto del Contarini non potè compiersi, perchè il Navagero venne appunto a morire nel tempo di questa legazione in Francia, dove il Navagero era passato per talune differenze insorie alla corie cesarea. Maudò egli la descrizione del suo viaggio ad un suo amico a Venezia, descrizione stampata già fra le sue opere, ed ora riprodotta dal Tommiaseo, per la parte che risguarda la Francia; ma è questa una pura descrizione geografica, e nou una relazione diplomatica, per il che da noi non viene riprodotta in questa Raccolta.

Vol. IV.

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