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E correa contra il ciel per quelle strade
Che il sole infiamma allorchè quel da Roma
Tra' Sardi e Corsi il ve le quando cade.

PURG. C, 18, v. 76.

Dichiarazione. Sono decorsi sei giorni dal cominciamento del poema sino a quest'ora, e ne sono decorsi altrettanti dal plenilunio; dunque erano già cinque giorni che la luna scorrea ver levante contra il ciel per 14 gradi al giorno i quali sommano a settanta gradi del zodiaco, ossia intorno a due segni e mezzo. Pertanto la luna passò dal primo di Libra al primo di Scorpione, e da questo al decimoquinto di Sagittario: segno in cui trovasi il sole sul finire di novembre. Conducasi perciò questo grado 15° (in cui era la luna) sull'orizzonte orientale del Purgatorio; e si vedrà che al Purgatorio, già essendo passate le cinque ore dal tramonto del sole, non mancava che un'ora alla mezza notte.

XIX.

Quanto tra l'ultimar dell'ora terza
El principio del di par della spera,
Che sempre a guisa di fanciullo scherza:
Tanto pareva già in ver la sera

Essere al sol del suo corso rimaso;

Vespero là, e qui mezza notte era.

PURG. c. 15. v, 1.

XX.

ben cinquanta gradi salito era Lo sole, ed io non m'era accorto....

PURG. c. 4. v. 15.

Dichiarazione. Questi due esempi nelle parole escono alquanto dall'uso consueto; ma chi bene ponga mente li troverà della stessa natura degli altri. — Per vederne chiara la verità, quanto al primo, basta attenersi all'ultimo verso, ove dice che al Purgatorio era vespero e mezza notte a Ro

ma.

Quivi l'autore apertamente ne assicura di aver confrontato la prima e l'ultima ora canonica del di: e dall'essere al fine di terza il sole tanto elevato sopra l'orizzonte orientale, scorrendo su pel cielo (la sfera che sempre scherza) quanto al principio di vespero si trova alto sopra l'orizzonte occidentale; egli disse che tanto tratto di cielo ancora doveva discendere il sole verso l'orizzonte occidentale (verso la sera) per tramontare, quanto ascendendo ne percorre in oriente dall'orizzonte (il principio del di) sino a quel punto di cielo, ove si compie terza (l'ultimare dell'ora terza); ossia un tratto di cielo di 45 gradi, chè tanto si estende lo spazio di terza, e di qualunque ora canonica. In altri termini: quanto cielo vediamo noi di là, ove il sole compie terza, sino all'orizzonte orientale, tanto ne rimaneva dal punto di cielo ove era il sole sino all'orizzonte occidentale.

Per isciogliere adunque il problema, secondo la frase dell'autore, si conduca il primo di Ariete, stanza del sole sulla plaga occidentale del Purgatorio per guisa, che trovisi elevato sull'orizzonte di 45 gradi; ossia per modo, che tra il primo di Ariete e l'occidente vi siano tutti i trenta gradi dei Pesci, più i primi quindici di Aquario: ciò fatto si guardino le ore dei luoghi confrontati, e puntualmente si avrà vespero al Purgatorio, e mezza notte a Roma.

La stessa norma è da tenere pel secondo esempio. Il sole era salito cinquanta gradi sull'oriente del Purgatorio: si contino adunque cinquanta gradi, cominciando dal primo di Ariete, e andando alla sinistra: ciò sono trenta di Ariete, e venti di Toro. Conducasi questo grado sull'orizzonte già detto, e si avrà al Purgatorio l'ora di sesta già cominciata da oltre un quarto, precisamente venti minuti.

XXI

Dall'ora ch'io avea guardato prima,

Io vidi mosso me per tutto l'arco
Che fa dal mezzo al fine il primo clima;

1 Vedi num. X.

Si ch'io vedea di là da Gade il varco
Folle d'Ulisse, e di qua presso il lito,
Nel qual si fece Europa dolce carco.
E più mi fora discoverto il sito,

Di questa aiuola; ma il sol procedea

Sotto i miei piedi, un segno e più partito.

PARAD. C. 27 v. 79.

Dichiarazione. Clima è una zona di terra e di cielo compresa tra due cerchi paralleli all'equatore. Al tempo di Dante i terrestri erano sette dall'equatore al settentrione, che si succedevano come sette zone o fasce comprese nella parte abitabile del globo.

La lunghezza del giorno costituiva la posizione di ciascuno clima terrestre: sicchè il susseguente nella sua fine aveva mezz'ora di giorno più del suo autecedente: ed il settimo aveva sei metà d'ora più che il giorno del primo clima.

Il primo clima cominciava là verso l'equatore dove il giorno più lungo durava per ore 12 34, e terminava là dove era di 13. Quivi era il principio del secondo, che terminava dove il giorno più lungo bastava per ore 133 ecc.: ed il settimo aveva cominciamento dove il giorno maggiore era di ore 154 e là dove era di 16 finiva.

Il primo clima terrestre aveva principio a gradi dodici e mezzo, e terminava a 202, ove cominciava il secondo per terminare a ventisette e mezzo ecc. Il settimo terminava a gradi sessantasei e mezzo.

I climi celesti corrispondevano esattamente ai terrestri. Questo della latitudine dei climi, che va dall'equatore al settentrione: ora diremo alcuna cosa della longitudine, la quale corre da levante a ponente.

Tolomeo era di opinione che la lunghezza dei climi abitabili non si estendesse più che mezza circonferenza terrestre, ossia la durata delle dodici ore uguali, che percorre il sole da levante a ponente negli equinozi. E Dante suppone che Gerusalemme ne tenga il mezzo, e che Gange al

l'oriente e Gade all'occidente ne determinino il principio ed il fine.

Il primo clima adunque si estendeva dal grado 12 1⁄2 al 2012, sia del globo terrestre, sia della sfera celeste. In questa zona di cielo appunto si trovano i primi gradi di Gemini e tutto il Toro'.

Determinate così le nozioni dei climi celesti e terrestri, veniamo alla soluzione del quesito.

Il poeta avverte, che il sole procedeva sotto a' suoi piedi alla distanza di un segno e più. Supposto il sole nel primo di Ariete, possiamo supporre Dante nel 15o di Toro, un segno e mezzo distante dal sole: ed il testo così procede:

Io vidi mosso me, dice il poeta, per tutto l'arco che fa dal mezzo (dal meridiano) al fine (all'occaso) il primo clima: era disceso per la plaga occidentale per lo spazio di sei ore: e l'intero clima si estende da levante a ponente per dodici ore: dunque era sull'orizzonte occidentale del primo clima. Di là si volse a guardare la terra abitata, e vide li presso il lido della Fenicia onde fu rapita Europa. Questo lido è sotto il meridiano di Gerusalemme, e spetta al clima quarto, ove il giorno supera di due ore (quattro mezze ore) il giorno del principio del primo clima: dunque si trovava di trenta gradi sopra Gade, o sopra l'occidente; e poteva non solo vedere la Fenicia, ma anche più all'oriente, se, come vi era. notte, vi fosse stato giorno. E per la stessa ragione poteva ben vedere alla destra il varco folle di Ulisse, ma non il Purgatorio; il quale, antipodo al mezzo del clima 4o, era da lui distante ben più di una quarta parte della circonferenza terrestre.

Per l'operazione pratica sul nostro orologio è da premettere che Dante era nel primo di Gemini, e che il sole nei nove giorni del mistico viaggio erasi portato verso la metà dell'Ariete. Pertanto essendo il nostro quadrante costruito pel primo giorno degli equinozi (quando il sole è nel primo

1 Veli Alfragani, Chronologica et astronomica elementa, cap. X.

di Ariete), a compensare la distanza oltre ai quarantacinque gradi (un segno e mezzo) dal primo di Gemini alla stazione del sole, conviene ritirare la stazione del poeta di quindici gradi dal primo di Gemini al decimo quinto di Toro.

Supponiamo adunque il poeta nel 15o di Toro, e si giri il 15° di Ariete sull'occidente di Gerusalemme, affinchè il 15° di Toro si elevi su quell'orizzonte di 30 gradi (due ore di tempo); poscia si guardi a Gerusalemme, la quale, tramontatovi il sole da un'ora, appena sarà visibile pel crepuscolo, e perciò al suo levante già sarà tutto oscuro. Si guardi a Roma e già sarà ben avanzato il vespero. Pertanto l'Allighieri entrerà nell'Empireo al tramontare del sole per Roma, per convenire beato col sodalizio eletto alla gran cena, innanzi che morte tempo gli prescriba: ove l'arcangelo Gabriele, salutando il nome del Bel Fiore che egli sempre invocava e mane e seru, intonerà l'Ave Maria gratia plena. Ma disse il poeta: il sole procedea sotto i miei piedi un segno e più partito. Alla pratica intelligenza di questo, suppongansi i suoi piedi sul 1o grado di Gemini, e la testa al 15o: così stante, il sole coricato nel letto dell'Ariete gli starà proprio sotto i piedi.

XXII.

Forse semila miglia di lontano

Ci ferve l'ora sesta, e questo mondo
China già l'ombra quasi al letto piano,
Quando il mezzo del cielo a noi profondo
Comincia a farsi tal, che alcuna stella
Perde il parere infino a questo fondo:
E come vien la chiarissima ancella

Del sol più oltre, così il ciel si chiude
Di vista in vista intino alla più bella.

PARAD, C. 3). v. 1.

Dichiarazione. Non avrei prodotto questo punto, se non avessi vedute errate od imperfette le esposizioni della meglio

1 Parad. c. 32 v. 95.

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