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La sua immaginazione era stanca del creare continui inganni a se stessa; quell' uomo che non l'amava più, non era nemmeno più amato da lei. Marcella ne aveva acquistata finalmente la certezza.

Mentre essa camminava verso casa assorta in questi pensieri, la marchesa Lamberti e la signora Goffredi rimaste sole discor revano fra loro.

invidia.

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È bella, diceva la Marchesa, che non provava nessuna

È una brava donna da casa,

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rispondeva con un certo sussiego la signora Goffredi, come parlasse di una categoria di gente, alla quale essa non apparteneva, ma che pure doveva es sere rispettata; è giovane e bella, e si conduce molto bene. Ha pochi desiderii e poche esigenze; ha ricevuto un'educazione mediocrissima di provincia, ed ha un'intelligenza assai limitata....

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- E delle scappatelle del marito, domandò con un sorrisetto pieno d'ironia la Marchesa, non sa niente?

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Non credo, rispose la signora Goffredi, sorridendo leg. germente anch'essa. - Possibile

esclamò la Marchesa.

-

replicò la signora Giulia;

- Possibilissimo, ella non riceve mai nessuno, e credo non si occupi d'altro che del bucato o della spesa. Del resto, aggiunse con gesto autorevole, è una persona molto rispettabile, che di certo non farebbe mai uno scandalo.

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La signora Goffredi non potè andare sino alla fine del suo discorso, perchè in quel punto entrarono altre visite. La Marchesa continuò a sorridere fra sè per un pezzetto, ricordando lo sprezzo della signora Goffredi per l'educazione di provincia, le note del bucato e le spese delle cuoche. La marchesa Lamberti, la quale non faceva che una sola grande differenza fra le persone, ed era questa la diversità che corre fra una, contessa, una duchessa o una marchesa come lei, e il resto del mondo; si maravigliava dei sarcasmi della signora Giulia, e per virtù di quello stesso pregiudizio che le faceva fare una distinzione sola, giudicava Marcella con criterio più elevato della Goffredi.

Essa usci in quel giorno dal salotto della Goffredi pensosa e accigliata; tornò subito a casa sua, e giuntavi disse che non riceveva in quella mattina neppure gli amici più intimi. Stette più di un'ora passeggiando su e giù nella sua sala, e dalle mosse concitate e dal suo aspetto turbato, era facile arguire che era

travagliata da pensieri tormentosi. Di tempo in tempo guardava il pianoforte, e la sua mente agitata ricordava la sera, nella quale Flavio le aveva detto di mandar via la Giorgetta ed il poeta francese per restar solo con lei.

Indegno! mormorava allora fra sè la Marchesa, e pareva che per effetto di quei pensieri, e per le stesse infedeltà di Flavio, crescesse in lei il capriccio amoroso ch'egli le avea ispirato e che essa non aveva ancora potuto domare.

Era un pezzo che Vittoria Lamberti aveva giurato a se stessa di vendicarsi, e in questo giorno, dopo aver veduto Marcella, il suo pensiero tornava sopra quel triste disegno, con passione, con rabbia.

Finalmente, dopo lunghe e agitate riflessioni, dètte in un grido di gioia e battendo le mani esclamò:

Eureka! - E corse nella sua camera, ove chiamò subito una sua vecchia e fidata cameriera.

Era già un po' di tempo che Flavio a casa sua non ci stava neppur più per lavorare.

Una mattina egli s'era portato via, zitto zitto, tutto il suo voluminoso manoscritto, i libri che soleva consultare, le carte, le penne, i dizionarii.

Dove erano andati a finire?

Marcella non ne fece caso. Osservò che Flavio da quel giorno non scriveva più, e non tornava più a casa che all'ora di pranzo, ma essa credeva di aver perduto ormai il diritto d'interrogarlo intorno a ciò che gli piaceva di fare; soltanto senti dopo quel fatto più viva la necessità di affrettare lo scioglimento di quel simulacro di legame che era ancora tra lei e suo marito.

Dal giorno in cui Flavio aveva portato via tutto ciò che gli abbisognava per lavorare, e il suo lavoro stesso, egli doveva avere eletto moralmente un domicilio altrove. Marcella, senza indagare, senza curiosità, senza sdegno, senti che anche il Flavio che non l'amava, più il Flavio di questi ultimi tempi, si era separato defi nitivamente da lei. Ma che cosa le importava di sapere dove egli fosse andato ?

Riordinò per l'ultima volta tutta la casa, riassettò la biancheria, volle fossero ripuliti tutti gli armadi e le mobilie, e fece tutto ciò, non per pedanteria, ma per rivedere ogni cosa, per dire addio a tutto quello che essa aveva amato e custodito per amore di Flavio nel governo della sua casa.

Erano scorsi pochi giorni dopo la visita di Marcella alla signora Goffredi, e da quel giorno essa non era più uscita di casa. Il tempo era stato sempre bellissimo; la primavera andava man mano cangiando la sua veste nuova con altra più splendida, e i suoi colori un po' freddi con quelli più vivaci e caldi dell' estate, ma la poveretta non se ne accorgeva. Aveva passato que' giorni chiusa nel suo quartierino al terzo piano, aveva detto addio ad ogni cosa che in esso vi era ed aveva lasciato a ciascuna un lembo dell'anima sua, e non s'era più sovvenuta del tempo che passava nè di quello che sarebbe venuto, ma aveva vissuto con intensità e con desolazione in quello che non poteva più tornare.

Aveva detto addio a tutti, tranne che ad uno solo; a lui, a quello che le ricordava ancor meno che le mura della casa e i mobili delle camere, il sentimento pel quale faceva questi addii. Flavio non s'era accorto di quant' avveniva nella sua casa. Egli non aveva sospetto alcuno di quel che pensasse o facesse Marcella. Una mattina, mentre un po' più presto del solito egli stava per uscire di casa, essa lo fermò.

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Vorrei parlarti,

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disse, padroneggiando la sua commozione; ma poi, vedendo com' egli udite quelle parole fece un movimento impaziente come avesse premura, aggiunse: - Sarò breve....

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Se non si tratta di cosa proprio necessaria, - interruppe Flavio con timore istintivo di ciò ch' ella stèsse per dire. - Indispensabile, -replicò Marcella risolutamente. Allora egli posò il libro che aveva in mano e si mise a sedere.

Erano le Metamorfosi di Ovidio, com' egli ricordò più tardi; rammentandosene poi per molto tempo.

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cella,

disse guardandola, mentr' ella stava

È un pezzo, Flavio, incominciò a dire lentamente Mar

che non mi ami più.

Mi vuoi fare una scena?

interruppe Flavio sgomento e

facendo una mossa come per alzarsi sei forse gelosa?

Marcella sorrise, di un sorriso freddo, amaro, desolato.

- No, rispose con tranquillità. Non sono gelosa e non intendo fare una scena. Voglio dirti questo che sai e voglio aggiungere altro che forse ignori.

--

Che cosa? domandò Flavio quasi timidamente.

Che anch'io non ti amo più! - Lo disse lentamente e quasi

esitasse avanti di pronunciare quelle sillabe e temesse di non dirgli il vero.

Flavio rimase sbalordito. Non provò dolore, ma una maraviglia indescrivibile, e quelle parole gli parvero tanto strane, tanto incredibili che non potè rispondere.

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- Ho detto tutto quello che ti dovevo dire, — aggiunse Marcella, appoggiandosi alla tavola e guardando le pareti della camera, i quadri, le tende, e tutte quelle cose care e familiari, quasi chiedesse aiuto, il resto è nulla; sono particolari che non mi riguardano più.

Ma che cosa è stato? - disse Flavio ancora confuso, mentre incominciava a farglisi chiaro ciò che pensava e voleva sua moglie, e apriva a un tratto gli occhi della mente su quanto era avvenuto. Che cosa vorresti fare?

- Che cosa? rispose ella dolcemente. Che cosa devono fare coloro che si sono amati e che non si amano più? Lasciarsi, - aggiunse con fermezza.

- Lasciarsi? Ma siamo marito e moglie? disse Flavio.

---

- Sono forse io tua moglie? rispose Marcella. — Non vi ha nessuna, proprio nessuna, che tu ami più di me? nessuna che viva della tua vita più di me? E forse qui in questa casa il pernio della tua esistenza? è questa la tua famiglia, nel senso vero della parola; è qui il focolare ove riposi dal lavoro, ove tessi i tuoi disegni per l'avvenire; è qui che ami, che soffri? Non rispondere una bugia, disse, interrompendolo con un gesto di stanchezza, quasi di nausea morale. - Non lo è, non hai dun que qui la tua famiglia, ed io non sono più tua moglie. —

Gli occhi sempre tranquilli e sereni di Marcella brillavano, e il suo volto si era animato.

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- Voglio farlo cessare,

rispose.

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Ma la legge, le convenienze, la società?

Flavio i nostri parenti?....

vuoi fare uno

interruppe

Che cosa esigono? domandò essa con fermezza.

Mio Dio, Marcella, sei tu che me lo chiedi? Sei tu che senza motivo e per cose che si possono facilmente accomodare, vorresti turbare la pace della tua famiglia, della mia....

pace mia, ma fu sincero e non lo disse.

come te, screditarsi....

voleva dire la

Una donna rispettata

- Screditarsi.... balbettò Marcella e volle sorridere, ma non potè e per non screditarmi dovrei.....

Restare come sei la padrona di questa piccola casa, la moglie di un uomo che ti apprezza e ti stima.

Marcella non lo lasciò finire. Forse aveva sperato da lui una parola di affetto, e una sola avrebbe bastato per trattenerla, per farle chinare la fronte e riprendere per qualche tempo ancora la catena che stava per rompere; ma ciò che diceva Flavio le fece salire il sangue alle gote, e provò un impeto di collera e d'impazienza.

-

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Non sapevo disse che vi fosse un genere di prostituzione, colla quale si guadagna il rispetto della gente.

Flavio non rispose. La guardò per un momento come incerto se era proprio Marcella che ardiva parlare cosi; poi si alzò avvicinandosele.

- Che cosa ti hanno detto di me?

chiese con tuono leggiero e dolce ad un tempo come chi voglia tranquillare una bambina che fa le bizze.

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- Nulla, rispose Marcella. - Che cosa potevano dirmi gli altri di più di quanto sapevo da te stesso? Perchè aggiunse con tuono supplichevole come di chi non ne può più sprecare tante parole intorno ad una cosa che non può nè rivivere nè mutarsi per opera di esse? Se l'ho detto, è perchè era l'ultimo triste dovere che dovevo ancora compiere con te. Ora ho finito.

- E se io non volessi? - replicò Flavio, e cercò di prenderle una mano. Era egli commosso? O era l'egoismo che gli suggeriva di cercare ogni mezzo per evitare un turbamento grave nella sua vita, nella sua casa?

Era l'uno e l'altro. Un ultimo tributo di rimpianto al passato, e un sentimento egoista lo spingevano simultaneamente. E se non volessi lasciarti? - disse.

Marcella lo guardò impaurita; il tuono della sua voce, l'atto umile e affettuoso le fecero un effetto interamente contrario a quello che s'aspettava Flavio; le parve di vedere un morto a camminare, le parve di udire ancora per un'ultima volta quel marito adorato che l'aveva tanto amata; lo riconobbe nel gesto, nella voce, e senti vivamente quanto egli era differente dal Flavio che non l'amava più.

tue,

F

Taci, disse con impeto, queste mosse non sono più le il tuono stesso delle tue parole non è vero.

E se.... se.... se dicessi la verità? - replicò audacemente. Marcella non rispose. Lo sguardo ardito di Flavio pareva divenisse sincero; essa allora si commosse non per un sentimento, ma per uno scrupolo. E nel mentre provava un senso di sprezzo

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