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la realtà che la circondava. Le infantili voci dei figli, la parola arguta e affettuosa del marito, questo era il suo mondo, questo il suo paradiso.

Da' suoi scritti scintillano lucidi i pensieri, e questi pensieri, che sono pur tanto semplici, ci rapiscono, ci ammaliano, perchè sinceri e perchè partono da un cuore nobilissimo. Il sorriso dell'ironia, il ghigno dello scetticismo si trasformano in un senso di pietosa reverenza per questa donna cosi modesta, per questa poetessa così gentile ed entusiasta, cosi ricca d'impressioni soavi e pure. Si ammira la poetessa, ma si ammira ancor più la donna, e si resta commossi dinanzi all' affetto acceso, verecondo e dolce, che emana da ogni suo verso, da ogni sua parola, come da un fiore il profumo. Poche anime furono elette al pari della sua.

La sua tomba è ora divenuta un altare; la candida luce della famiglia, della virtù e dell'arte la irradia e la consacra.

P. G. MOLMENTI.

Venezia, 15 ottobre 1876.

DELLA

NUOVA ANTOLOGIA

LETTERATURA.

Le Fonti dell' Orlando Furioso. Ricerche e studi di Pro RAJNA. Firenze, G. C. Sansoni, 1876. (In-16° grande, pagine XIII-531.)

Le fonti del Furioso, come vien notato nella Prefazione, furono ricercate da molti in tutti i tempi, incominciando da Fausto da Longiano, e venendo fino al Bolza. Ma questi lavori e studii precedenti sono appena un piccol cenno di quel libro ordinato, metodico e relati vamente compiuto, che ora sul medesimo argomento ci presenta il signor Rajna. L' egregio Professore di letterature neolatine nell' Accademia di Milano ha consacrato la maggior parte de' suoi studii ai poemi romanzeschi, e già ne ha dato saggio con molte e dotte monografie nel Propugnatore di Bologna, ed altrove. Quindi non ci era per avventura alcuno in Italia più acconcio di lui a prendere in esame il F#rioso, per iscuoprire le origini di tante leggiadre fantasie, che resero quel poema una maraviglia del mondo. Precede una lunga introduzione, della quale una parte è nota ai lettori della Nuova Antologia, che la lessero nel fascicolo del giugno 1875. In essa l'Autore parla brevemente, ma con piena cognizione, dei due cicli epici principali, il Carolingio e il Bretone; ne considera lo svolgimento, le reciproche relazioni, il loro passaggio in Italia, e il fermarsi in Toscana, e così apresi la via a ra gionare del Pulci, del Boiardo, dell' Ariosto, concludendo, non a torto, che il carattere genuino dell' epopea giunse alla sua maggior perfezione piuttosto in quello che in questo, benchè l' Ariosto, toccando quegli argomenti colla verga magica de' Classici, li cangiasse in oro, e infondesse loro una giovinezza perpetua. Le principali fonti, da cui ha attinto il gran Ferrarese, sono da una parte il poema del Boiardo, che egli, come giustamente avverte il Rajna, non si può dire lo abbia

continuato, ma sì che ne abbia continuato la materia: dipoi il Girone, il Cortese, e il Bret, o romanzo di Tristano, di Elia De Borron; e, quantunque in minori proporzioni, il Lancelotto e la Tavola Ritonda: dall' altra parte le fonti del gran lavoro furono i Classici antichi, e specialmente le Metamorfosi, l' Eneide, la Tebaide, l' Argonautica, dai quali non si contentò l' Ariosto di togliere solo i concetti, come fece per gli altri, ma ne imitò ancora, benchè da gran maestro, le più singolari bellezze; ed erudito alla scuola de' Classici diede più volte alle fantasie romanzesche una maggior verisimiglianza, determinazione e convenienza. Con questi criterii il signor Rajna prende a esaminare da capo a fondo il Furioso, tenendo lo stesso ordine progressivo de' canti, dal quale esce solo rare volte, per raccogliere insieme le sparte fila di qualche episodio. L'esame è diligente e minutissimo. Le fantasie ariostesche si scompongono nel crogiuolo del critico, e risolvonsi in molti e varii elementi che il Poeta seppe unire in un tutto, facendo quella che i retori antichi chiamavano contaminazione, e trattando quasi sempre con certa originalità la materia presa d'altronde. Non solo i fatti, ma anche le più piccole situazioni e circostanze sono spesso raffrontate con altri romanzi cavallereschi, e più e differenti passi di questi ci vengono posti innanzi in quell' ingenua forma dell' antico francese, con un' abbondanza che potrebbe parere soverchia, se non arrecasse il vantaggio di studiare insieme la ricca materia della cavalleria medievale. Onde si può dire che chi abbia ben letto e considerato questo volume, possegga molte cognizioni non solo sopra la tessitura del Furioso, ma su tutto quel mondo bizzarro e pur così importante e caratteristico, che è l'epopea romanzesca. Ciò d'altra parte rende un po' confusa la distribuzione delle fila principali, e più faticosa la lettura continuata del volume. Se l'Autore avesse potuto dare alla materia un ordine più sintetico, classificando, per esempio, i personaggi e i fatti importanti, e di ciascuno tesser l'istoria anteriore all' Ariosto, cercandone le relazioni colle respettive fonti, crediamo che il lavoro ne sarebbe riuscito più chiaro, più utile, e certo più artistico e dilettevole. Ma, lasciando stare che forse allora si poteva trascorrere in altri inconvenienti, bisogna anche riflettere che già abbastanza faticoso era per l'Autore il consultar tanti libri, il raccogliere tante somiglianze, senza ch' e' dovesse addossarsi la seconda fatica d'un ordine sintetico e ideale. Avremmo però voluto che al libro si fosse aggiunto un diligente indice alfabetico, il quale poteva rimediare in gran parte al difetto che abbiamo notato. Ma ciò non toglie punto che l'opera del signor Rajna non sia nel suo genere un libro fondamentale, e indispensabile per chiunque vuole studiare il Furioso, e possederne una cognizione solida e profonda. Desideriamo e speriamo che uno spaccio largo e sollecito di questo volume, impresso con tanta eleganza di caratteri, e con tanta esattezza tipografica, ricompensi l'attività del coraggioso Editore, e lo invogli a perseverare in un'impresa che a lui reca onore e all' Italia grande vantaggio.

Appendice al Vocabolario della Lingua parlata, compilata da GIUSEPPE RIGUTINI, ec. - Firenze, G. Barbèra, 1876. (Un fascicolo di pag. 128, in-16° grande.)

Non vi sono lavori più difficili a conseguire la perfezione che i Vocabolarii, se non altro perchè la lingua, essendo una cosa che mai non sta ferma, e tanto multiforme e svariata, non può trovarsi tutta quanta racchiusa fedelmente in uno o più volumi. Non fa maraviglia pertanto se questo Dizionario, che annunziammo e lodammo nel fascicolo di marzo 1875 della Nuova Antologia, lo vediamo seguito così presto da un' Appendice. Questa è compilata per intiero dal prof. Rigutini che, come dicemmo, ebbe anche l'opera principale nella compilazione del Vocabolario, ed è trattata collo stesso metodo: le più sono aggiunte o di nuove voci, o di nuovi significati di voci già registrate, alcune sono correzioni ed emendamenti: destinate tutte a fondersi in un corpo col Vocabolario stesso, quando se ne facesse una vera e propria ristampa, il che non avverrà sicuramente fra breve. (Avvertenza.) Questo è dunque un necessario complemento all' opera principale, non solo per la nuova ricchezza che somministra di termini familiari e vezzi e maniere proverbiali, ma anche perchè supplisce ad alcune omissioni importanti rimaste in quell' opera. Oltredichè, a metterla più in amore, ci regala due accessorii preziosi: cioè, una succinta teoria della coniugazione ita liana tanto de' verbi regolari, quanto degl' irregolari (disposti questi ultimi per ordine alfabetico), e, quello che più preme, una lettura, fin qui inedita, che il Rigutini fece, nel decorso anno, al Circolo filologico fiorentino. Essa tratta la questione del si dice o non si dice, fissando certi criterii per ammettere o rigettare le nuove voci che si vogliono introdurre nella lingua; ma lo fa con tal padronanza della materia, e nello stesso tempo con tanta grazia, arguzia e disinvoltura, che, mentre ti convince pienamente, ti lascia anche ricreato e contento. A quelli che la sentirono leggere e senza fine l' applaudirono, rincresceva il non vederla pubblicata per istampa. Questo poi era davvero il luogo più acconcio da inserirla, non potendosi trovare un argomento che meglio di questo fosse la natural prefazione al Vocabolario della Lingua parlata. Vocabolario italiano-greco, per MARCO PECHENINO. -Torino, tipografia Salesiana, 1876. (Un vol. in-8°, di pag. 718.)

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Per vincere l'avversione che la più parte de' giovani sentono allo studio delle lingue classiche, non vi ha miglior mezzo che l'insegnarle, quanto più è possibile, con quel metodo semplice e pratico che si usa per le lingue viventi. Quindi la necessità di scrivere, e fors' an che di parlare spesso in latino e in greco; e per conseguenza di avere de' buoni Vocabolarii che traducano le voci italiane nelle corrispondenti delle due lingue. Ma mentre di Dizionarii scolastici italiano-latini (non disputiamo se buoni o cattivi) si aveva abbondanza, non era così facile

trovarne di italiano-greci, tali almeno che avessero una certa ampiezza. A ciò ha inteso supplire il prof. Pechenino, già noto ai cultori del greco per altri lavori, proponendosi di fornire i discenti di un Lessico, che sicuramente li guidasse a conoscere e convertire i vocaboli e le maniere di una lingua nelle voci e nelle frasi dell' altra. » E certo, per ricchezza di voci italiane, e di maniere anche moderne, di cui si addita il corrispondente greco, questo Dizionario vince di gran lunga i precedenti fatti in Italia, compreso ancora quello di Federigo Brunetti (Venezia, 1873), di cui fu parlato lodevolmente in questa medesima Rivista. Ma quanto ai criterii seguìti dal Compilatore, e quanto alla scelta e all'ordine de' vocaboli greci, noi crediamo più utile per le scuole l'altro, benchè tanto minore di mole, del Brunetti. Lasciamo stare un lusso inutile di voci o di significati italiani, molti de' quali non sono più in uso: difetto proprio di tutti i lessici poliglotti compilati sulla vecchia Crusca. Ma, inoltre, le voci stesse greche sono ammucchiate in troppa copia, senza esatta distinzione dei termini più o meno usati, o legittimi; sovente la voce greca messa per prima non è la più comune nel senso generale della voce italiana; e qualche volta la più comune manca del tutto. Non ci consente la brevità di un bollettino di dar le prove di quanto asseriamo; ma il lettore ne potrà facilmente trovare esempi, studiando le voci Libertà, Camera, Aspirare, Appetito, Capriccio, Cappello, Canto. Sappiamo anche noi che i dotti d' una lingua sanno scegliere di per sè il vocabolo più acconcio, e non hanno bisogno di venir guidati e presi per mano come i giovinetti. Ma poichè il Vocabolario presente apparisce fatto più specialmente per le scuole, cioè, per chi ancora non possiede bene la lingua greca, noi persistiamo a credere che in una scuola tornerà d' uso più facile sicuro quello del Brunetti, tanto meno copioso di voci, ma tanto meglio determinato, e, non ostante molte inesattezze, tanto più razionalmente ordinato.

Prose scelte di Pietro Giordani, proposte come libro di lettura alle Scuole liceali da G. CHIARINI. — Livorno, coi tipi del Vigo, 1876. (Pag. xv-526.)

Sul merito artistico dello scrivere di Pietro Giordani sono varie le opinioni, tenendolo alcuni come un modello di stile robusto ed efficace, ed altri niente più che uno squisito rettorico. Sarà dunque opportuno l'averlo proposto per testo di lettura ne' Licei? Senza pretendere di risolvere la questione, noi non sapremmo censurare tale idea. Infatti nel Giordani l'arte c'è, ed è sapientemente adoperata: quello che sembra eccesso, dipende dall' indole stessa del suo ingegno riflessiva e incisiva, che lo traeva a dir tutte le cose in una foggia solenne, e ad atteggiare il discorso a pose, quasi diremmo, atletiche. Pericoloso ne sarebbe lo studio, quando non venisse accompagnato da quello di autori più semplici e più vicini al parlar familiare; ma il Chiarini appunto ha preveduto questa obbiezione, intendendo che il suo Giordani si legga insieme col

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