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Proposizion che così ti conchiude, Perchè l' hai tu per divina favella?' Edio: 'La prova che il ver mi dischiude 100 Son l' opere seguite, a che natura Non scaldò ferro mai, nè battè incude.' Risposto fummi : 'Di', chi t' assicura 103 Che quell' opere fosser? Quel medesmo Che vuol provarsi, non altri, il ti giura.' 'Se il mondo si rivolse al Cristianesmo,' 106 Diss' io, 'senza miracoli, quest' uno È tal, che gli altri non sono il centesmo; Chè tu entrasti povero e digiuno

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124

Si ch' io approvo ciò che fuori emerse; 121
Ma or conviene esprimer quel che credi,
Ed onde alla credenza tua s' offerse.'
O santo patre, spirito che vedi
Ciò che credesti si che tu vincesti
Ver lo sepolcro i più giovani piedi,'
Comincia' io, 'tu vuoi ch' io manifesti 127
La forma qui del pronto creder mio,
Ed anco la cagion di lui chiedesti.
Ed io rispondo: Io credo in uno Iddio 130
Solo ed eterno, che tutto il ciel move,
Non moto, con amore e con disio;

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CANTO VENTESIMOQUINTO.

Se mai continga che il poema sacro,
Al quale ha posto mano e cielo e terra,
Si che m' ha fatto per più anni macro,
Vinca la crudeltà che fuor mi serra

4

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ΙΟ

Del bello ovil, dov' io dormii agnello Nimico ai lupi che gli danno guerra; Con altra voce omai, con altro vello Ritornerò poeta, ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò il cappello; Perocchè nella Fede, che fa conte L' anime a Dio, quivi entra' io, e poi Pietro per lei si mi girò la fronte. Indi si mosse un lume verso noi Di quella spera ond' uscì la primizia Che lasciò Cristo dei vicari suoi. E la mia Donna piena di letizia

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In te ed in altrui di ciò conforte: Di' quel che ell' è, e come se ne infiora 46 La mente tua, e di' onde a te venne :' Così segui 'I secondo lume ancora. E quella pia, che guidò le penne Delle mie ali a così alto volo, Alla risposta così mi prevenne : La Chiesa militante alcun figliuolo Non ha con più speranza, com' è scritto Nel sol che raggia tutto nostro stuolo; Però gli è conceduto che d' Egitto Venga in Jerusalemme per vedere, Anzi che il militar gli sia prescritto. Gli altri due punti, che non per sapere 58 Son domandati, ma perchè rapporti Quanto questa virtù t' è in piacere, A lui lasc' io; chè non gli saran forti, 61 Nè di iattanza, ed egli a ciò risponda, E la grazia di Dio ciò gli comporti.' Come discente ch' a dottor seconda, Pronto e libente, in quel ch' egli è esperto,

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Perchè la sua bontà si disasconda: 'Speme,' diss' io, 'è uno attender certo 67 Della gloria futura, il qual produce Grazia divina e precedente merto.

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Da molte stelle mi vien questa luce;
Ma quei la distillò nel mio cor pria,
Che fu sommo cantor del sommo duce.
"Sperino in te" nella sua teodia
73
Dice, "color che sanno il nome tuo :"
E chi nol sa, s' egli ha la fede mia?
Tu mi stillasti con lo stillar suo
Nell' epistola poi, sì ch' io son pieno,
Ed in altrui vostra pioggia repluo.'
Mentr' io diceva, dentro al vivo seno
Di quello incendio tremolava un lampo
Subito e spesso, a guisa di baleno.
Indi spirò: 'L'amore ond' io avvampo 82
Ancor ver la virtù, che mi seguette
Infin la palma, ed all' uscir del campo,
Vuol ch' io respiri a te, che ti dilette
Di lei; ed emmi a grato che tu diche
Quello che la speranza ti promette.'
Ed io Le nuove e le scritture antiche 88
Pongono il segno, ed esso lo mi addita.
Dell' anime che Dio s' ha fatte amiche
Dice Isaia, che ciascuna vestita
Nella sua terra fia di doppia vesta,
E la sua terra è questa dolce vita.
E il tuo fratello assai vie più digesta, 94
Là dove tratta delle bianche stole,
Questa rivelazion ci manifesta.'

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100

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106

E prima, appresso al fin d' este parole, 97
Sperent in te di sopra noi s' udì,
A che risposer tutte le carole;
Poscia tra esse un lume si schiarì,
Si che, se il Cancro avesse un tal cristallo,
L'inverno avrebbe un mese d'un sol di.
E come surge e va ed entra in ballo
Vergine lieta, sol per fare onore
Alla novizia, e non per alcun fallo,
Così vid' io lo schiarato splendore
Venire ai due, che si volgeano a rota,
Qual conveniasi al loro ardente amore.
Misesi li nel canto e nella nota ;
E la mia Donna in lor tenne l' aspetto,
Pur come sposa tacita ed immota.
'Questi è colui che giacque sopra il petto
Del nostro Pellicano, e questi fue 113
D'in sulla croce al grande offizio eletto.'
La Donna mia così; nè però piùe 115

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25

Ed io Per filosofici argomenti,
E per autorità che quinci scende,
Cotale amor convien che in me s' im-
prenti ;

Chè il bene, in quanto ben, come s'intende,
Così accende amore, e tanto maggio 29
Quanto più di bontate in sè comprende.
Dunque all' essenza, ov' è tanto avvan-
taggio
31
Che ciascun ben che fuor di lei si trova,
Altro non è ch' un lume di suo raggio,
Più che in altra convien che si mova
La mente, amando, di ciascun che

cerne

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CANTO VENTESIMOSESTO.

4

Mentr' io dubbiava per lo viso spento,
Della fulgida fiamma che lo spense
Usci un spiro che mi fece attento,
Dicendo: Intanto che tu ti risense
Della vista che hai in me consunta,
Ben è che ragionando la compense.
Comincia dunque, e di' ove s' appunta 7
L'anima tua, e fa ragion che sia
La vista in te smarrita e non defunta;
Perchè la Donna che per questa dia
Region ti conduce, ha nello sguardo
La virtù ch' ebbe la man d' Anania.'
Io dissi: 'Al suo piacere e tosto e tardo 13
Vegna rimedio agli occhi che fur
porte,

ΙΟ

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Nel transito del vento, e poi si leva Per la propria virtù che la sublima, Fec' io in tanto, in quanto ella diceva, 88 Stupendo; e poi mi rifece sicuro Un disio di parlare, ond' io ardeva; E cominciai: 'O pomo, che maturo Solo prodotto fosti, o padre antico, A cui ciascuna sposa è figlia e nuro; Devoto quanto posso a te supplico Perchè mi parli; tu vedi mia voglia, E

per udirti tosto non la dico,'

Tal volta un animal coperto broglia

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136

Poi fare a voi secondo che v' abbella. Pria ch'io scendessi all'infernale ambascia, I s'appellava in terra il Sommo Bene, 134 Onde vien la letizia che mi fascia; El si chiamò da poi, e ciò conviene, Chè l'uso de' mortali è come fronda In ramo, che sen va ed altra viene. Nel monte che si leva più dall' onda, 139 Fu' io con vita pura e disonesta Dalla prim' ora a quella che seconda, Come il sol muta quadra, l' ora sesta.' 142

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4

CANTO VENTESIMOSETTIMO. 'Al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo Cominciò 'Gloria' tutto il Paradiso, Sì che m' inebbriava il dolce canto. Ciò ch' io vedeva mi sembiava un riso Dell' universo; per che mia ebbrezza Entrava per l' udire e per lo viso. O gioia! o ineffabile allegrezza! O vita intera d' amore e di pace! O senza brama sicura ricchezza! Dinanzi agli occhi miei le quattro face 10 Stavano accese, e quella che pria venne Incominciò a farsi più vivace ;

E tal nella sembianza sua divenne,

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Qual diverrebbe Giove, s' egli e Marte Fossero augelli, e cambiassersi penne. La provvidenza, che quivi comparte Vice ed offizio, nel beato coro Silenzio posto avea da ogni parte, Quand' io udi': 'Se io mi trascoloro, Non ti maravigliar; chè, dicend' io, Vedrai trascolorar tutti costoro. Quegli ch' usurpa in terra il loco mio, 22 Il loco mio, il loco mio, che vaca Nella presenza del Figliuol di Dio, Fatto ha del cimitero mio cloaca

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Del sangue e della puzza, onde il perverso, Che cadde di quassù, laggiù si placa.'

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Si veggion di quassù per tutti i paschi: O difesa di Dio, perchè pur giaci? Del sangue nostro Caorsini e Guaschi 58 S'apparecchian di bere; o buon principio,

A che vil fine convien che tu caschi ! Ma l'alta provvidenza, che con Scipio 61 Difese a Roma la gloria del mondo, Soccorrà tosto, sì com' io concipio. E tu, figliuol, che per lo mortal pondo 64 Ancor giù tornerai, apri la bocca, E non asconder quel ch' io non ascondo.' Si come di vapor gelati fiocca

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Si come questo gli altri, e quel precinto Colui che il cinge solamente intende, Non è suo moto per altro distinto ; 115 Ma gli altri son misurati da questo, Si come dieci da mezzo e da quinto, E come il tempo tenga in cotal testo 118 Le sue radici e negli altri le fronde, Omai a te puot' esser manifesto. O cupidigia, che i mortali affonde Si sotto te, che nessuno ha potere Di trarre gli occhi fuor delle tue onde!

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