6 94 97 Proposizion che così ti conchiude, Perchè l' hai tu per divina favella?' Edio: 'La prova che il ver mi dischiude 100 Son l' opere seguite, a che natura Non scaldò ferro mai, nè battè incude.' Risposto fummi : 'Di', chi t' assicura 103 Che quell' opere fosser? Quel medesmo Che vuol provarsi, non altri, il ti giura.' 'Se il mondo si rivolse al Cristianesmo,' 106 Diss' io, 'senza miracoli, quest' uno È tal, che gli altri non sono il centesmo; Chè tu entrasti povero e digiuno 109 124 Si ch' io approvo ciò che fuori emerse; 121 CANTO VENTESIMOQUINTO. Se mai continga che il poema sacro, 4 7 ΙΟ Del bello ovil, dov' io dormii agnello Nimico ai lupi che gli danno guerra; Con altra voce omai, con altro vello Ritornerò poeta, ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò il cappello; Perocchè nella Fede, che fa conte L' anime a Dio, quivi entra' io, e poi Pietro per lei si mi girò la fronte. Indi si mosse un lume verso noi Di quella spera ond' uscì la primizia Che lasciò Cristo dei vicari suoi. E la mia Donna piena di letizia 13 16 49 52 55 In te ed in altrui di ciò conforte: Di' quel che ell' è, e come se ne infiora 46 La mente tua, e di' onde a te venne :' Così segui 'I secondo lume ancora. E quella pia, che guidò le penne Delle mie ali a così alto volo, Alla risposta così mi prevenne : La Chiesa militante alcun figliuolo Non ha con più speranza, com' è scritto Nel sol che raggia tutto nostro stuolo; Però gli è conceduto che d' Egitto Venga in Jerusalemme per vedere, Anzi che il militar gli sia prescritto. Gli altri due punti, che non per sapere 58 Son domandati, ma perchè rapporti Quanto questa virtù t' è in piacere, A lui lasc' io; chè non gli saran forti, 61 Nè di iattanza, ed egli a ciò risponda, E la grazia di Dio ciò gli comporti.' Come discente ch' a dottor seconda, Pronto e libente, in quel ch' egli è esperto, 64 Perchè la sua bontà si disasconda: 'Speme,' diss' io, 'è uno attender certo 67 Della gloria futura, il qual produce Grazia divina e precedente merto. 70 76 79 Da molte stelle mi vien questa luce; 85 91 100 103 106 E prima, appresso al fin d' este parole, 97 109 25 Ed io Per filosofici argomenti, Chè il bene, in quanto ben, come s'intende, cerne 34 CANTO VENTESIMOSESTO. 4 Mentr' io dubbiava per lo viso spento, ΙΟ 43 Nel transito del vento, e poi si leva Per la propria virtù che la sublima, Fec' io in tanto, in quanto ella diceva, 88 Stupendo; e poi mi rifece sicuro Un disio di parlare, ond' io ardeva; E cominciai: 'O pomo, che maturo Solo prodotto fosti, o padre antico, A cui ciascuna sposa è figlia e nuro; Devoto quanto posso a te supplico Perchè mi parli; tu vedi mia voglia, E per udirti tosto non la dico,' Tal volta un animal coperto broglia 91 94 97 136 Poi fare a voi secondo che v' abbella. Pria ch'io scendessi all'infernale ambascia, I s'appellava in terra il Sommo Bene, 134 Onde vien la letizia che mi fascia; El si chiamò da poi, e ciò conviene, Chè l'uso de' mortali è come fronda In ramo, che sen va ed altra viene. Nel monte che si leva più dall' onda, 139 Fu' io con vita pura e disonesta Dalla prim' ora a quella che seconda, Come il sol muta quadra, l' ora sesta.' 142 4 CANTO VENTESIMOSETTIMO. 'Al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo Cominciò 'Gloria' tutto il Paradiso, Sì che m' inebbriava il dolce canto. Ciò ch' io vedeva mi sembiava un riso Dell' universo; per che mia ebbrezza Entrava per l' udire e per lo viso. O gioia! o ineffabile allegrezza! O vita intera d' amore e di pace! O senza brama sicura ricchezza! Dinanzi agli occhi miei le quattro face 10 Stavano accese, e quella che pria venne Incominciò a farsi più vivace ; E tal nella sembianza sua divenne, 7 13 16 19 Qual diverrebbe Giove, s' egli e Marte Fossero augelli, e cambiassersi penne. La provvidenza, che quivi comparte Vice ed offizio, nel beato coro Silenzio posto avea da ogni parte, Quand' io udi': 'Se io mi trascoloro, Non ti maravigliar; chè, dicend' io, Vedrai trascolorar tutti costoro. Quegli ch' usurpa in terra il loco mio, 22 Il loco mio, il loco mio, che vaca Nella presenza del Figliuol di Dio, Fatto ha del cimitero mio cloaca 25 Del sangue e della puzza, onde il perverso, Che cadde di quassù, laggiù si placa.' Si veggion di quassù per tutti i paschi: O difesa di Dio, perchè pur giaci? Del sangue nostro Caorsini e Guaschi 58 S'apparecchian di bere; o buon principio, A che vil fine convien che tu caschi ! Ma l'alta provvidenza, che con Scipio 61 Difese a Roma la gloria del mondo, Soccorrà tosto, sì com' io concipio. E tu, figliuol, che per lo mortal pondo 64 Ancor giù tornerai, apri la bocca, E non asconder quel ch' io non ascondo.' Si come di vapor gelati fiocca 67 Si come questo gli altri, e quel precinto Colui che il cinge solamente intende, Non è suo moto per altro distinto ; 115 Ma gli altri son misurati da questo, Si come dieci da mezzo e da quinto, E come il tempo tenga in cotal testo 118 Le sue radici e negli altri le fronde, Omai a te puot' esser manifesto. O cupidigia, che i mortali affonde Si sotto te, che nessuno ha potere Di trarre gli occhi fuor delle tue onde! 121 |