Per voi, non per me certo, Ch'aggiate a vil ciascuno ed a dispetto; Come l'avaro seguitando avere, Corre l'avaro, ma più fugge pace (O mente cieca, che non puoi vedere 70 Lo tuo folle volere!) Col numero, ch' ognora passar bada, Ecco giunti a colei che ne pareggia: Che lusingò cotanti sogni invano : Che da sera e da mane 80 Hai ragunato, e stretto ad ambe mano, Ciò, che si tosto ti si fa lontano. Come con dismisura si raguna, Così con dismisura si distringe. Molti in servaggio; e s' alcun si difende, Morte, che fai; che fai, fera Fortuna; 90 Che non solvete quel che non si spende? Se 'l fate, a cui si rende ? Nol so; posciachè tal cerchio ne cinge, Colpa è della ragion, che nol castiga. Mostra signore a cui servo sormonta! Se ben si guarda là, dov' io addito. 100 Per colli e per paludi Uomini, innanzi a cui vizio è fuggito; E voi tenete vil fango vestito. Fassi dinanzi dall' avaro volto Virtù, che i suoi nemici a pace invita Con materia pulita, Per allettarlo a sè; ma poco vale; SESTINA I. Al poco giorno, ed al gran cerchio d'ombra Son giunto, lasso! ed al bianchir de' colli, Quando si perde lo color nell' erba, E'l mio disio però non cangia il verde ; Si è barbato nella dura pietra, Che parla e sente come fosse donna. Similemente questa nuova donna ΙΟ Si sta gelata, come neve all' ombra, Che non la muove, se non come pietra, Il dolce tempo, che riscalda i colli, E che gli fa tornar di bianco in verde, Perchè gli copre di fioretti e d'erba. Quand' ella ha in testa una ghirlanda d' erba Trae della mente nostra ogni altra donna ; Perchè si mischia il crespo giallo e 'l verde Si bel, ch' Amor vi viene a stare all' ombra : Che m' ha serrato tra piccoli colli Più forte assai che la calcina pietra. Le sue bellezze han più virtù che pietra, El colpo suo non puol sanar per erba ; 20 Ch' io son fuggito per piani e per colli, Per potere scampar da cotal donna ; Ed al suo viso non mi può far ombra Poggio, nè muro mai, nè fronda verde. Io l'ho veduta già vestita a verde Si fatta, ch' ella avrebbe messo in pietra L' Amor, ch' io porto pure alla sua ombra : Ond' io l'ho chiesta in un bel prato d'erba 30 Innamorata, com' anco fu donna, E chiuso intorno d' altissimi colli. Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli Prima che questo legno molle e verde S' infiammi (come suol far bella donna) ᎠᎥ me, che mi torrei dormir su pietra Tutto il mio tempo, e gir pascendo l'erba, Sol per vedere de' suoi panni l'ombra. Quandunque i colli fanno più nera ombra, Sotto il bel verde la giovane donna Gli fa sparir, come pietra sott' erba. [Vulg. Eloq. ii, 10, 13.] SESTINA II. Amor, tu vedi ben, che questa donna Ma di qual fiera l' ha d' amor più freddo. Per man di quel, che me' intagliasse in pietra. Ed io che son costante più che pietra 20 Porto nascoso il corpo della pietra, Con la qual mi feristi come pietra, Che t'avesse noiato lungo tempo : Talchè mi giunse al core, ov' io son pietra. E mai non si scoperse alcuna pietra O da virtù di Sole, o da sua luce Che tanta avesse nè virtù, nè luce, Che mi potesse atar da questa pietra, Sicch' ella non mi meni col suo freddo Colà, dov' io sarò di morte freddo. Signor, tu sai che per algente freddo L'acqua diventa cristallina pietra Là sotto tramontana, ov'è il gran freddo; E l'aer sempre in elemento freddo Vi si converte sì, che l' acqua è donna In quella parte, per cagion del freddo, 30 Così dinanzi dal sembiante freddo Mi ghiaccia il sangue sempre d'ogni tempo: E quel pensier, che più m' accorcia il tempo, Mi si converte tutto in umor freddo, Che m' esce poi per mezzo della luce, Là, ov' entrò la dispietata luce. In lei s' accoglie d' ogni beltà luce : Così di tutta crudeltate il freddo Le corre al core, ove non va tua luce: Perchè negli occhi sì bella mi luce 40 Quando la miro, ch' io la veggio in pietra, O in altra parte, ov' io volga mia luce. Dagli occhi suoi mi vien la dolce luce, Che mi fa non caler d'ogni altra donna: Cosi foss' ella più pietosa donna Mi vedrà coricare in poca pietra Per non levarmi, se non dopo il tempo, Quando vedrò se mai fu bella donna Nel mondo, come questa acerba donna. Canzone, io porto nella mente donna 61 Tal, che con tutto ch' ella mi sia pietra, Mi dà baldanza, ov' ogni uom mi par freddo ; Sicch' io ardisco a far per questo freddo La novità, che per tua ferma luce, Che non fu giammai fatta in alcun tempo. [Vulg. Eloq. ii. 13.] § IV. POESIE CHE NON SI TROVANO CITATE IN NESSUNA OPERA DEL POETA. SESTINA III. Amor mi mena tal fiata all' ombra Mi tien giulivo: tal grazia m' impetra Il gran diletto, c' ho di starle all'ombra. Deh! quanto bel fu vederla sull' erba Gire alla danza vie me' ch' altra donna, Danzando un giorno per piani e per colli! Quantunque io sia intra montagne e colli, Non m' abbandona Amor, ma tienmi verde, Come tenesse mai neun per donna : Chè non si vide mai intaglio in pietra, Nè alcuna figura, o color d' erba, Che bel possa veder com' è sua ombra. Cosi m'appaga Amor; ch'io vivo all'ombra D'aver gioia e piacer di questa donna, Che in testa messa s' ha ghirlanda d'erba. M Che in altra guisa basserebbe i colli, 10 E cosi cangerebbe, come il verde Color cangia segata la bell' erba. Io posso dire ch' ella adorna l' erba, La qual per adornarsi ogni altra donna Si pon con fiori e con foglietta verde; Perchè risplende si la sua dolce ombra Che se n' allegran valli, piani e colli, E ne dona virtù, son certo, in pietra. Io so che sarei più vile che pietra S'ella non fosse, che mi val com'erba, 20 Valut' ha già in drizzar monti e colli, Che neun' altra porriane esser donna, Fuor ch' ella sola, cui io amo all'ombra, Com' augellotto sotto foglia verde. E sed io fossi così umile verde, Ovrar potre' la virtù d' ogni pietra, Senza neuna ascondersi sott'ombra ; Però ch' io son suo fior, suo frutto ed erba; Ma niun può far così com' ella donna Delle sue cose, ch' ella scenda, o colli. 30 Tutte le volte mi par uom mi colli Ch' io da lei parto, e mi sento di verde, Tanto m' aggrada vederla per donna : Quando non vedo lei, com' una pietra Mi sto, e miro fedel come l' erba Quell' anima, cui più vi piace l'ombra. Più non disio, che sempre stare all' ombra Di quella, ch'è delle nobili donna, Nanzi che d' altri fiori o foglie od erba. CANZONE XI. Amor, dacchè convien pur ch'io mi doglia, Perchè la gente m' oda, E mostri me d' ogni virtute spento, Dammi savere a pianger come voglia: Si che 'l duol che si snoda Portin le mie parole, come 'l sento. Ma chi mi scuserà, s' io non so dire Chi crederà ch' io sia omai si colto? 10 Così dipinge, e forma la sua pena: C'ha fatto il foco, ov' ella trista! incende. E signoreggia la virtù che vuole, Come simile a simil correr suole. Va co' suoi piè colà, dov' egli è morto. 40 Qual io divegna si feruto, Amore, Sal contar tu, non io, Che rimani a veder me senza vita: 50 Stato è con lei, mentre ch'ella è partita. Sì, ch' io non tremi tutto di paura. Che se con dolce riso è stato mosso, Cosi m'hai concio, Amore, in mezzo l'Alpi, Nella valle del fiume, Lungo il qual sempre sopra me sei forte. Che folgorando fa via alla morte. Non spero mai da altrui aver soccorso: Ch' ogni saetta li spunta suo corso; Per che l'armato cuor da nulla è morso. O montanina mia canzon, tu vai ; Forse vedrai Fiorenza la mia terra, Vota d'amore, e nuda di pietate : Se dentro v'entri, va dicendo: Omai 80 È tal, che non potrebbe adeguar rima. Rodermi così il core scorza a scorza, Com' io di dire altrui chi ten dà forza? Chè più mi trema il cor, qualora io penso Di lei in parte, ov' altri gli occhi induca, Per tema non traluca Lo mio pensier di fuor sì che si scopra, 30 Ch'io non fo della morte, che ogni senso Colli denti d' Amor già mi manduca : Ciò che nel pensier bruca La mia virtù si che n' allenta l' opra. El m' ha percosso in terra, e stammi |