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Per voi, non per me certo,

Ch'aggiate a vil ciascuno ed a dispetto;
Chè simiglianza fa nascer diletto.
Chi è servo, è come quello ch'è seguace
Ratto a signore, e non sa dove vada,
Per dolorosa strada;

Come l'avaro seguitando avere,
Ch' a tutti signoreggia :

Corre l'avaro, ma più fugge pace

(O mente cieca, che non puoi vedere 70 Lo tuo folle volere!)

Col numero, ch' ognora passar bada,
Che infinito vaneggia.

Ecco giunti a colei che ne pareggia:
Dimmi, che hai tu fatto,
Cieco avaro disfatto?
Rispondimi, se puoi altro che nulla.
Maledetta tua culla,

Che lusingò cotanti sogni invano :
Maledetto lo tuo perduto pane,
Che non si perde al cane;

Che da sera e da mane

80

Hai ragunato, e stretto ad ambe mano, Ciò, che si tosto ti si fa lontano.

Come con dismisura si raguna,

Così con dismisura si distringe.
Quest' è quello che pinge

Molti in servaggio; e s' alcun si difende,
Non è senza gran briga.

Morte, che fai; che fai, fera Fortuna; 90 Che non solvete quel che non si spende? Se 'l fate, a cui si rende ?

Nol so; posciachè tal cerchio ne cinge,
Che di lassù ne riga.

Colpa è della ragion, che nol castiga.
Se vuol dire : Io son presa;
Ah! com' poca difesa

Mostra signore a cui servo sormonta!
Qui si raddoppia l' onta,

Se ben si guarda là, dov' io addito.
Falsi animali, a voi ed altrui crudi :
Che vedete gir nudi

100

Per colli e per paludi Uomini, innanzi a cui vizio è fuggito; E voi tenete vil fango vestito. Fassi dinanzi dall' avaro volto

Virtù, che i suoi nemici a pace invita Con materia pulita,

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Per allettarlo a sè; ma poco vale;
Che sempre fugge l' esca.
Poichè girato l' ha, chiamando molto,

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SESTINA I.

Al poco giorno, ed al gran cerchio d'ombra Son giunto, lasso! ed al bianchir de' colli,

Quando si perde lo color nell' erba, E'l mio disio però non cangia il verde ; Si è barbato nella dura pietra, Che parla e sente come fosse donna. Similemente questa nuova donna

ΙΟ

Si sta gelata, come neve all' ombra, Che non la muove, se non come pietra, Il dolce tempo, che riscalda i colli, E che gli fa tornar di bianco in verde, Perchè gli copre di fioretti e d'erba. Quand' ella ha in testa una ghirlanda d' erba

Trae della mente nostra ogni altra donna ;

Perchè si mischia il crespo giallo e 'l verde

Si bel, ch' Amor vi viene a stare all' ombra :

Che m' ha serrato tra piccoli colli Più forte assai che la calcina pietra. Le sue bellezze han più virtù che pietra, El colpo suo non puol sanar per erba ;

20

Ch' io son fuggito per piani e per colli, Per potere scampar da cotal donna ; Ed al suo viso non mi può far ombra Poggio, nè muro mai, nè fronda verde. Io l'ho veduta già vestita a verde

Si fatta, ch' ella avrebbe messo in pietra L' Amor, ch' io porto pure alla sua

ombra :

Ond' io l'ho chiesta in un bel prato d'erba

30

Innamorata, com' anco fu donna, E chiuso intorno d' altissimi colli. Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli Prima che questo legno molle e verde S' infiammi (come suol far bella donna) ᎠᎥ me, che mi torrei dormir su pietra Tutto il mio tempo, e gir pascendo l'erba,

Sol per vedere de' suoi panni l'ombra. Quandunque i colli fanno più nera ombra, Sotto il bel verde la giovane donna Gli fa sparir, come pietra sott' erba. [Vulg. Eloq. ii, 10, 13.]

SESTINA II.

Amor, tu vedi ben, che questa donna
La tua virtù non cura in alcun tempo,
Che suol dell' altre belle farsi donna.
E poi s' accorse ch' ell' era mia donna,
Per lo tuo raggio, che al volto mi luce,
D' ogni crudelità si fece donna:
Sicchè non par ch' ell' abbia cuor di
donna,

Ma di qual fiera l' ha d' amor più freddo.
Chè per lo tempo caldo e per lo freddo
Mi fa sembianti pur com' una donna, 10
Che fosse fatta d' una bella pietra

Per man di quel, che me' intagliasse in pietra.

Ed io che son costante più che pietra
In ubbidirti per beltà di donna,

20

Porto nascoso il corpo della pietra, Con la qual mi feristi come pietra, Che t'avesse noiato lungo tempo : Talchè mi giunse al core, ov' io son pietra. E mai non si scoperse alcuna pietra O da virtù di Sole, o da sua luce Che tanta avesse nè virtù, nè luce, Che mi potesse atar da questa pietra, Sicch' ella non mi meni col suo freddo Colà, dov' io sarò di morte freddo. Signor, tu sai che per algente freddo L'acqua diventa cristallina pietra Là sotto tramontana, ov'è il gran freddo; E l'aer sempre in elemento freddo Vi si converte sì, che l' acqua è donna In quella parte, per cagion del freddo, 30 Così dinanzi dal sembiante freddo Mi ghiaccia il sangue sempre d'ogni tempo:

E quel pensier, che più m' accorcia il tempo,

Mi si converte tutto in umor freddo, Che m' esce poi per mezzo della luce, Là, ov' entrò la dispietata luce. In lei s' accoglie d' ogni beltà luce : Così di tutta crudeltate il freddo Le corre al core, ove non va tua luce: Perchè negli occhi sì bella mi luce 40 Quando la miro, ch' io la veggio in pietra,

O in altra parte, ov' io volga mia luce. Dagli occhi suoi mi vien la dolce luce, Che mi fa non caler d'ogni altra donna:

Cosi foss' ella più pietosa donna
Ver me, che chiamo di notte e di luce,
Solo per lei servire, e luogo e tempo;
Νέ per altro desio viver gran tempo.
Però, virtù, che sei prima che tempo,
Prima che moto e che sensibil luce, 50
Increscati di me, c' ho sì mal tempo.
Entrale in core omai, chè n' è ben tempo,
Sicchè per te se n'esca fuora il freddo,
Che non mi lascia aver, com' altri, tempo:
Chè se mi giunge lo tuo forte tempo
In tale stato, questa gentil pietra

Mi vedrà coricare in poca pietra Per non levarmi, se non dopo il tempo, Quando vedrò se mai fu bella donna Nel mondo, come questa acerba donna. Canzone, io porto nella mente donna 61

Tal, che con tutto ch' ella mi sia pietra, Mi dà baldanza, ov' ogni uom mi par freddo ;

Sicch' io ardisco a far per questo freddo La novità, che per tua ferma luce, Che non fu giammai fatta in alcun tempo. [Vulg. Eloq. ii. 13.]

§ IV.

POESIE CHE NON SI TROVANO CITATE IN NESSUNA OPERA DEL POETA.

SESTINA III.

Amor mi mena tal fiata all' ombra
Di donne, c' hanno bellissimi colli,
E bianchi più che fior di nessun' erba :
Ed havvene una ch'è vestita a verde,
Che mi sta in cor come virtute in pietra,
E 'ntra l'altre mi par più bella donna.
Quando riguardo questa gentil donna,
Lo cui splendore fa sparire ogni ombra,
Sua luce mi fier sì, che il cor m'impietra;
E sento doglia che par uom mi colli: 10
Fra ch' io rinvengo, i' son d'amor più
verde

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Mi tien giulivo: tal grazia m' impetra Il gran diletto, c' ho di starle all'ombra. Deh! quanto bel fu vederla sull' erba Gire alla danza vie me' ch' altra donna, Danzando un giorno per piani e per colli! Quantunque io sia intra montagne e colli, Non m' abbandona Amor, ma tienmi verde,

Come tenesse mai neun per donna : Chè non si vide mai intaglio in pietra, Nè alcuna figura, o color d' erba,

Che bel possa veder com' è sua ombra. Cosi m'appaga Amor; ch'io vivo all'ombra D'aver gioia e piacer di questa donna, Che in testa messa s' ha ghirlanda d'erba.

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M

Che in altra guisa basserebbe i colli, 10 E cosi cangerebbe, come il verde Color cangia segata la bell' erba. Io posso dire ch' ella adorna l' erba,

La qual per adornarsi ogni altra donna Si pon con fiori e con foglietta verde; Perchè risplende si la sua dolce ombra Che se n' allegran valli, piani e colli, E ne dona virtù, son certo, in pietra. Io so che sarei più vile che pietra

S'ella non fosse, che mi val com'erba, 20 Valut' ha già in drizzar monti e colli, Che neun' altra porriane esser donna, Fuor ch' ella sola, cui io amo all'ombra, Com' augellotto sotto foglia verde. E sed io fossi così umile verde,

Ovrar potre' la virtù d' ogni pietra, Senza neuna ascondersi sott'ombra ; Però ch' io son suo fior, suo frutto ed erba;

Ma niun può far così com' ella donna Delle sue cose, ch' ella scenda, o colli. 30 Tutte le volte mi par uom mi colli

Ch' io da lei parto, e mi sento di verde, Tanto m' aggrada vederla per donna : Quando non vedo lei, com' una pietra Mi sto, e miro fedel come l' erba Quell' anima, cui più vi piace l'ombra. Più non disio, che sempre stare all' ombra Di quella, ch'è delle nobili donna, Nanzi che d' altri fiori o foglie od erba.

CANZONE XI.

Amor, dacchè convien pur ch'io mi doglia, Perchè la gente m' oda,

E mostri me d' ogni virtute spento, Dammi savere a pianger come voglia: Si che 'l duol che si snoda

Portin le mie parole, come 'l sento.
Tu vuoi ch' io muoia, ed io ne son
contento:

Ma chi mi scuserà, s' io non so dire
Ciò, che mi fai sentire?

Chi crederà ch' io sia omai si colto? 10
Ma se mi dai parlar quanto tormento,
Fa, signor mio, che innanzi al mio
morire,

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Così dipinge, e forma la sua pena:
Poi la riguarda, e quando ella è ben piena
Del gran desio, che dagli occhi le tira,
Incontro a sè s' adira,

C'ha fatto il foco, ov' ella trista! incende.
Quale argomento di ragion raffrena,
Ove tanta tempesta in me si gira?
L'angoscia che non cape dentro, spira
Fuor della bocca sì, ch' ella s' intende,
Ed anche agli occhi lor merito rende. 30
La nemica figura, che rimane
Vittoriosa e fera,

E signoreggia la virtù che vuole,
Vaga di sè medesma andar mi fane
Colà, dov' ella è vera,

Come simile a simil correr suole.
Ben conosch' io che va la neve al Sole;
Ma più non posso: fo come colui,
Che nel podere altrui

Va co' suoi piè colà, dov' egli è morto. 40
Quando son presso, parmi udir parole
Dicer: Via via; vedrai morir costui ?
Allor mi volgo per vedere a cui
Mi raccomandi: a tanto sono scorto
Dagli occhi, che m' ancidono a gran
torto.

Qual io divegna si feruto, Amore,

Sal contar tu, non io,

Che rimani a veder me senza vita:
E se l'anima torna poscia al core,
Ignoranza ed oblio

50

Stato è con lei, mentre ch'ella è partita.
Com' io risurgo, e miro la ferita,
Che mi disfece quando io fui percosso,
Confortar non mi posso

Sì, ch' io non tremi tutto di paura.
E mostra poi la faccia scolorita
Qual fu quel tuono, che mi giunse
addosso ;

Che se con dolce riso è stato mosso,
Lunga fiata poi rimane oscura,
Perchè lo spirto non si rassicura. 60

Cosi m'hai concio, Amore, in mezzo l'Alpi,

Nella valle del fiume,

Lungo il qual sempre sopra me sei forte.
Qui vivo e morto, come vuoi, mi palpi
Mercè del fiero lume,

Che folgorando fa via alla morte.
Lasso! non donne qui, non genti accorte
Vegg' io, a cui incresca del mio male.
Se a costei non ne cale,

Non spero mai da altrui aver soccorso:
E questa, sbandeggiata di tua corte, 71
Signor, non cura colpo di tuo strale :
Fatto ha d'orgoglio al petto schermo
tale,

Ch' ogni saetta li spunta suo corso; Per che l'armato cuor da nulla è morso. O montanina mia canzon, tu vai ;

Forse vedrai Fiorenza la mia terra,
Chè fuor di sè mi serra,

Vota d'amore, e nuda di pietate :

Se dentro v'entri, va dicendo: Omai 80
Non vi può fare il mio signor più guerra;
Là, ond' io vegno, una catena il serra
Tal, che se piega vostra crudeltate,
Non ha di ritornar più libertate.

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È tal, che non potrebbe adeguar rima.
Ahi! angosciosa e dispietata lima,
Che sordamente la mia vita scemi,
Perchè non ti ritemi

Rodermi così il core scorza a scorza, Com' io di dire altrui chi ten dà forza? Chè più mi trema il cor, qualora io penso Di lei in parte, ov' altri gli occhi induca, Per tema non traluca

Lo mio pensier di fuor sì che si scopra, 30 Ch'io non fo della morte, che ogni senso Colli denti d' Amor già mi manduca : Ciò che nel pensier bruca

La mia virtù si che n' allenta l' opra. El m' ha percosso in terra, e stammi

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